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Filetto di merluzzo farcito in crosta di porro: piccoli spaccati di sapori veri

Nel tempo, grazie al mio trascorso di vita, ho imparato che quelle piccole e sane regressioni, che mi hanno fatto perdere l'accessibilità alla materialità superflua, mi hanno permesso di entrare in contatto con una parte di me più vera, forte e sensibile. Nelle grandi difficoltà ho imparato che sono in grado di non arrendermi. Ho imparato che non è importante se qualcuno mi dà della pazza perché non ho quasi più vita sociale: so accettare di non averla, se la necessità mi impone questo. Non è importante che tutti capiscano. L'importante è che io continui a lottare per costruire qualcosa. Che sappia di esserne all'altezza. E che lo faccia non per avere un consenso, ma per poter vivere di qualcosa di edificante, da far crescere su sani principi. Non mi sono mai piaciute le scelte semplici, trovo diano poche soddisfazioni. Mi piacciono le decisioni per cui mostrare di avere quel pizzico di follia, forte determinazione e sufficiente fiducia in se stessi. Mi piacciono quelle decisioni che mi fanno credere di essere qualcuno. Ed è proprio nel momento in cui reimposto e contengo la mia vita, che mi accorgo di quanta bellezza risiede nelle piccole cose.
Con voi condivido una passione, ma forse in questa stessa passione, vi trasmetto qualcosa di più...

Leggendo e rileggendo le tue ricette mi viene in mente Picasso... Ora spiego.... 
L'arte e la passione nel creare... Picasso usava la pittura...e sono famosi i suoi periodi, evidenziati dalla diversità di colori utilizzati e anche dalla diversità di pittura...e la stessa cosa mi è capitato con te ! Dalle tue ricette traspaiono anche i tuoi stati d'animo ed è bellissimo.
E' come se i tuoi lettori sbirciassero il tuo diario segreto... Per farla breve la magia che avvolge le ultime tue creazioni mi fa capire che sei in un periodo combattivo: impasti tutto piadine, brioche, sfoglie, biscotti e non solo.. Hanno tutti gusti cazzutti da nn smettere mai di mangiarli ..
Sei forte potente e decisa nel tentare il tutto per tutto....

Ingredienti

1 filetto di merluzzo
2 foglie di porro + q.b.
20 g di foglie di sedano
10 g di nocciole
15 g di olive taggiasche
1/2 cespo di insalata scarola
1 cucchiaino di farina di mandarino
sale rosa dell'Himalaya
olio evo
semi di sesamo

Prelevate due foglie dal porro, lavatele e sbollentatele in acqua salata. Stendetele su un canovaccio e lasciatele asciugare. 
Tagliate una parte di porro a fettine sottili, quindi fatele rosolare in una padella con dell'olio. Unite l'insalata scarola tagliata a striscioline, salate, aggiungete la farina di mandarino e cuocete a fiamma moderata per circa 10 minuti, in modo da farla appassire.
Nel frattempo occupatevi del battuto di sedano. Lavate le foglioline e asciugatele. Unite le nocciole e le olive taggiasche, quindi tritate tutto. Io preferisco utilizzare la mezzaluna per avere omogeneità, qualsiasi sia il livello di finezza del trito. In questo caso ho lasciato tutto piuttosto grossolano. Le olive, per i miei gusti, danno già un sapore deciso, per cui ho preferito non aggiungere sale.
Sistemate le due foglie di porro una accanto all'altra, sovrapponendole leggermente. Togliete le lische dal filetto di merluzzo, quindi sciacquatelo e salatelo appena su entrambe i lati. 
Ricoprite le foglie di porro, nella parte centrale, con metà pesto di sedano. Adagiatevi il merluzzo, quindi terminate con il pesto, coprendo la superficie superiore del filetto.
Avvolgete il merluzzo nelle foglie di porro, sistematelo in una pirofila leggermente unta e cospargetelo, in superficie, con i semi di sesamo. Finite con un filo di olio. Portate il forno a 180° e infornate, per 30 minuti.
Quando la superficie sarà dorata, estraete la pirofila e servite, insieme alla scarola e al porro.

Boccone dopo boccone, un percorso di semplicità, dove i sapori si accostano delicatamente senza coprirsi. Si rispettano e si completano in maniera incantevole, coccolando il palato con morbide pennellate.


Non servono grandi magie per portare in tavola sapori appaganti e genuini. Talvolta serve soltanto quel sano pizzico di follia ^_^


abc

Piadina sfogliata con farina di farro monococco: di cene, di amiche e di gocce di tempo

Arriva a scadenze più o meno regolari, la cena con Fio. Gli impegni non sempre ci permettono di rispettare i programmi, ma non ci facciamo intimorire, noi. La conditio sine qua non rimane sempre la stessa: io penso a cucinare. Non mi spaventa farlo anche se la cucina sarà la sua. Capita più volte che mi trovi a cucinare nelle case di amiche. A me è una cosa che fa immenso piacere.
L'ultima volta che ci siamo viste, quando preparai questi panzerottini deliziosi, le promisi che le avrei fatto la piadina. "Mi piace!!!!!", aveva esordito, per cui quale migliore occasione per mettere finalmente in elaborazione una ricetta archiviata più di un anno fa? Ad un giorno dall'evento, sopraffatta dagli impegni, ho messo le mani avanti informandola che avrei sperato di riuscire a mantenere fede al mio impegno, che avrei fatto il possibile, ma che avrei dovuto fare i conti con appuntamenti e scadenze tali che mi sarebbe rimasto pochissimo tempo per mettermi a smanettare in cucina. Alla fine ho fatto i salti mortali, ho pianificato tutto nei minimi dettagli, ma ci sono riuscita. Finalmente la piadina sfogliata di Ornella è stata sperimentata. Con le mie farine, con le mie quantità e con il suo procedimento. Una vera meraviglia!!!! Credo tornerò a mangiare piadina un po' più spesso ^_^

Ingredienti

100 g di farina Petra 1
130 g di farina di farro monococco
50 g di latte vegetale
70 g di acqua
30 g di olio evo + q.b.
1 pizzico di bicarbonato di sodio
1 pizzico di sale

Mescolate le farine con il sale e il bicarbonato. Fate intiepidire latte e acqua, miscelati e versateli sulle farine. Iniziate ad impastare, quindi unite l'olio. Lavorate l'impasto fino ad ottenere una pasta liscia ed elastica. Avvolgetela in un foglio di pellicola, quindi lasciatela riposare per almeno 15 minuti.
Riprendete il panetto e schiacciatelo leggermente, formando un filoncino.
Arrotolatelo partendo da un'estremità, quindi allungatelo in un cordone e tagliatelo in 4 pezzi di stessa misura. Arrotondate ciascuna parte, creando quattro sfere, avvolgete con la pellicola e lasciate riposare per almeno mezz'ora.
   Trascorso il tempo di riposo prendete una pallina alla volta e stendetela in unq sfoglia circolare.
Versateci sopra un filo di olio evo e spennellatelo su tutta la superficie.
Arrotolate la sfoglia non troppo stretta, formando un cilindro, che chiuderete a chiocciola.
Procedete con tutto l'impasto, quindi avvolgete nuovamente tutto nella pellicola trasparente e lasciate riposare per almeno un'ora, in frigorifero. E' importante coprire l'impasto affinché rimanga morbido e non formi una crosticina in suerficie.
Tirate fuori dal frigo l'impasto circa mezz'ora prima della preparazione, in modo da portarlo a temperatura ambiente. Stendete ciascuna chiocciolina con un mattarello (ma vi garantisco che una bottiglia di Campari va bene ugualmente - e a Fio saprò cosa regalare!!), formando una sfoglia dello spessore desiderato.
Scaldate una padella da piadina (questa, per timore, me l'ero portata da casa ^_^) e, quando sarà ben calda, adagiatevi una sfoglia alla volta. Lasciatela cuocere un paio di minuti per lato, quindi giratela e procedete fino a quando sarà cotta e dorata in superficie. Ci vorranno circa 6/7 minuti a piadina.
Farcitela a piacere. Io, questa volta, ho utilizzato della bresaola, della certosa light e della rucola.
Chiudete la piadina come vi piace maggiormente (a me piace arrotolata) e...... gustate.
Il piacere di gustare, dopo un'eternità, qualcosa di simile mi ha portato a trangugiare questa meraviglia, ma, come insegna Fio, gustate morso dopo morso, con calma, riconoscendo ora la cremosità della crescenza, ora la sapidità della bresaola, ora il carattere della rucola, in una pasta che avvolge. Imparare ad amare il cibo e a rispettarlo è anche questo: valorizzarlo sul palato.

Grazie Ornella per questa prelibatissima ricetta, che ripeterò ogni volta in cui sarà piadina ^_^
E grazie a Fio per aver, ancora una volta, apprezzato. Credo che le nostre cene, d'ora in poi, saranno queste ^_^

Una scelta pratica e vincente, anche per chi ha poco tempo. E, mi raccomando, scegliete bene le vostre farine!!!!!

abc

Saccottini al cioccolato con farro monococco e semi di canapa: il valore aggiunto di una dispensa ricca e fornita

Ebbene sì, sono giunta al termine delle mie scorte per le colazioni domenicali. Mi fa star bene l'arrivo di questo momento: lo attendo con trepidazione, perché mi piace l'idea di mettermi nuovamente al lavoro su nuovi impasti. Mi piace utilizzare nuovi ingredienti speciali, di cui riempio la dispensa, o semplicemente affinare procedimenti già applicati. E mi piace sfornare brioche su brioche, da riporre, come una formichina, nel congelatore, pronte a deliziare i miei gioiosi risvegli domenicali.
Questa volta la conta ha decretato, vincente, la farina di farro monococco. Preziosissima. Rappresenta un vero e proprio multivitaminico, in quanto contiene da 5 a 8 volte in più antiossidanti come i carotenoidi ed un contenuto proteico maggiore e di qualità. Voglio dire, me la sarei potuta perdere, secondo voi? Le sue proprietà la portano ad essere altamente digeribile e vi posso garantire che tutto è reale. Mentre oggi vi parlo di questa delizia, in cantiere ci sono state altre preparazioni che, di soddisfazioni, me ne hanno regalate molteplici ^_^ In questa sfogliatura ho voluto provare la mia margarina, questa volta preparata con l'olio di riso al posto dell'olio di semi di soia: una favola, la migliore di sempre. Vi consiglio questa piccola modifica sulla ricetta originaria e vedrete che splendida resa!! Ingredienti Per il poolish 200 g di farina Petra 1 200 g di acqua 15 g di lievito madre secco naturale Per l'impasto poolish 250 g di farina di farro monococco 125 g di farina Petra 1 25 g di crusca 27 g di lievito madre secco natrale 30 g di semi di canapa 7 g di malto d'orzo in polvere 55 g di zucchero di canna grezzo Demerra 235 g di latte vegetale 35 g di olio di riso Per il ripieno 90 g di cioccolato fondente extra 25 g di pistacchi di Bronte tostati 50 g di fichi secchi 20 g di latte vegetale 10 g di olio di riso Per la sfogliatura 85 g di margarina 15 g di farina di riso Preparate il poolish mescolando la farina con il lievito madre. Quindi versate l'acqua e mescolate velocemente, fino a quando tutta la farina sarà bagnata, ma senza lavorare troppo.    Coprite la terrina con un foglio di pellicola e lasciate riposare, al riparo dalla luce, per un tempo che possa andare dalle 15 alle 18 ore. Il poolish sarà pronto quando vedrete tante bollicine in superficie e vedrete il centro dell'impasto affondare leggermente. Preparate le farine per l'impasto. Mescolatele con il malto, il lievito, la crsca e i semi di canapa. Trasferite il poolish nell'impastatrice (io utilizzo il Bimby), unite una parte di farina, lo zucchero e il latte. Iniziate a impastare. Unite, poco alla volta, la farina restante. In ultimo versate l'olio, a filo, flasciando che venga ben assorbito e che l'impasto incordi bene e acquisisca elasticità. Trasferite la pasta in una terrina leggermente infarinata, copritela con la pellicola e lasciatela risposare, al riparo da correnti di aria e dalla luce, fino al raddoppio. Io l'ho lasciata riposare per 7 ore. Nel frattempo occupatevi del ripieno. Inserite in un boccale il cioccolato e tritatelo finemente. Unite i fichi secchi, privati del picciolo, e i pistacchi. Tritate tutto fino ad ottenere una pasta. Unite il latte e portate ad ebollizione, a bagno maria (io utilizzo la cottura del Bimby). Versate l'olio e mescolate fino a farlo assorbire completamente. Dovrete ottenere una pasta lucida decisamente densa, che, raffreddando, diventerà una pasta modellabile. Tenetela da parte fino al momento dell'utilizzo. Mescolate la margarina con la farina di riso, quindi riprendete l'impasto lievitato e stendetelo, su un piano infarinato, in una sfoglia rettangolare. Versate la margarina al centro della sfoglia, in un quadrato che lasci due lembi di pasta liberi, ai lati.    Piegate a libro l'impasto: i lati esterni dovranno essere ripiegati verso il centro. Avvolgete tutto con un foglio di pellicola trasparente e lasciate riposare in frigorifero per un'ora. Riprendete l'impasto, stendetelo leggermente, quindi procedete con una piega a tre. Avvolgetelo nuovamente nella pellicola e lasciatelo nuovamente riposare. Procedete con un'altra piega a tre, quindi fate ancora riposare l'impasto in frigorifero.
Trascorso il tempo, stendete la sfoglia su una spianatoia, formando un rettangolo spesso poco meno di un centimetro. Con l'aiuto di una rotella, tagliate delle strisce di circa 10 cm per 25/30 cm di lunghezza (la dimensione la deciderete in base ai vostri gusti). Prendete la farcitura al cioccolato e formate, con poco impasto alla volta, dei cordoncino, che andrete a posare sulle estremità di ciascuna striscia di pasta. Iniziate ad arrotolare la pasta verso il centro, da entrambe le parti, fino a fare incontrare i due rotolini al centro. Trasferite i saccottini appena ottenuti su una teglia rivestita da carta forno, lasciando una buona distanza tra loro. Coprite con un foglio di pellicola trasparente e ponete in frigorifero per una notte intera, o per almeno una decina di ore. Estraete la teglia mezz'ora prima della cottura, in modo da fare acclimatare l'impasto. Portate il forno alla temperatura di 190°. Spennellate i saccottini con una parte di margarina mescolata ad un cucchiaino di latte vegetale. Infornate e lasciate cuocere per 30 minuti. Controllate che non scuriscano troppo in superficie. Sfornati, trasferite i saccottini su una gratella e lasciateli raffreddare. A questo punto non vi resterà altro che gustarli. Crosticina croccante e cuore soffice. L'assenza dell'uovo rende leggero l'impasto e il morso è assolutamente una coccola a cui cedere senza ripensamenti. E senza possibilità di resistenza. La farcitura sarà intensa e consistente, ma allo stesso tempo delicata e inebriante. Un binomio perfetto, per una colazione da signori e per una scelta di genuina golosità. A voi l'assaggio e la scelta di coccolarvi per molte e molte colazioni ^_^
 abc

Zuppetta vellutata di cozze e ceci: l’espressione finale di un capriccio caparbio

Vi capita di essere inseguiti senza tregua, giorno e notte, che siate tranquilli o indaffarati, da un pensiero, che porta inevitabilmente ad un desiderio e che picchietta nella vostra testolina senza lasciarvi liberi dalla morsa fino al suo soddisfacimento? Beh, certo questo potrebbe essere un capriccio che colpisce differenti sfere emotive e non solo la cucina. Ma quando capita in cucina, non vi sembrerebbe strano che a perseguitarvi sia una cozza? Voglio dire: si sente il desiderio di cioccolato, di dolci a dismisura, di sapori morbidi e avvolgenti. Ma di una cozza, che becchetta dentro le orecchie fino a farvi alzare le mani, arresi, ne avete già sentito parlare? Ecco, quella che ho tuffato in questa zuppetta è proprio lei: la cozza assillante. Mi sono svegliata un giorno con il desiderio di gustare il suo sapore sapido e intenso e fino a quando non ho reso concreto questo sogno, nient'altro è riuscito a soddisfarmi. Confesso che, nel "riesumare" la versione sfiziosa di cartoccio di cozze, ho smosso un bel po' di quella sabbia depositata nel cassetto dei sapori riposti, ma la gioia nel vedere finalmente lei, regina della tavola, in una versione ancora mai provata, è stata meravigliosamente appagante. L'avvolgenza della crema, delicata nella consistenza ma di carattere nel sapore, con la croccantezza di una parte di mitili e dei semi di zucca tostati, hanno legato tra loro in maniera ineccepibile, regalando al palato armonia e completezza.
Ora, finalmente, sospiro e attendo il prossimo capriccio.

Ingredienti

1 kg di cozze
50 g di ceci secchi
1 bustina di zafferano
1 costa di sedano
2 spicchi d'aglio
20 g di porro
10 g di semi di zucca
olio evo
noce moscata

Lasciate i ceci in ammollo per qualche ora. Quindi fateli bollire fino a renderli morbidissimi. Potrebbero volerci un paio di ore, tutto dipenderà dal tempo di ammollo. Salate solo quando mancherà poco alla cottura, in modo che non rimangano belli morbidi.
Potrete anche prepararli il giorno precedente e tenerli da parte.
Lavate le cozze, raschiando bene i gusci ed eliminando le barbette. Accertatevi di utilizzare solo le cozze chiuse. Mettetele in una padella con due spicchi d'aglio schiacciati, la noce moscata e con una costa di sedano tagliata a pezzi.
Coprite con un coperchio e lasciatele sulla fiamma viva fino a quando si saranno schiuse. A questo punto spegnete il fuoco e lasciate intiepidire. In questo modo i sapori si armonizzeranno bene.
Nel frattempo lavate il porro e tagliatelo a rondelle sottili. Fatelo appassire in una padella con un filo di olio caldo. Aggiungete un cucchiaio di acqua, per lasciarlo morbido, quindi unite lo zafferano.
   Io ho evitato di aggiungere il sale perché le cozze hanno un sapore molto importante di natura e non ho ritenuto necessario accentuarne la sapidità.
Se proprio vi trovaste nelle condizioni di poterlo fare, eliminate le pellicine dai ceci. Non prendetemi per pazza: è proprio questa la parte del legume che causa gonfiore. Così, al telefono con la mamma, mi sono messa a pulire cece per cece. Un lavoro certosino che mi ha anche divertito ^_^
A questo punto estraete le cozze dai gusci, eliminate gli spicchi d'aglio e tenete da parte il sedano. Filtrate il fondo di cottura e unitevi i ceci cotti, il sedano, il porro con lo zafferano e 2/3 delle cozze. Frullate tutto a lungo, in modo da ottenere una crema vellutata.
Scaldate una padella con un po' di olio evo e fate saltare le cozze tenute da parte, a fiamma vivace, fino a che si formi una crosticina croccante. I semi di zucca, invece, fateli saltare in una padella, senza grassi aggiunti, fino a quando inizierà a creparti la pellicina esterna.
A questo punto impiattate tutto: versate la vellutata in una scodellina e unite le cozze croccanti e i semi di zucca.
Gustate, cucchiaio dopo cucchiaio, e lasciatevi inebriare dai sapori travolgenti. Lasciatevi conquistare dal crunch dei semi di zucca e dalla consistenza delle cozze saltate.

E fate che sia una meritatissima coccola, da gustare indisturbati.

abc

Pizzette di polenta taragna al pesto di… : dal più audace al più delicato, l’idea perfetta per ogni palato

Se non sono pazze, non le vogliamo.
Spesso, quando condivido su Instagram le mie avventure, accompagno le immagini con questo hashtag, perché, ne sono consapevole, la follia è il motore della mia creatività e della voglia di fare, di sperimentare e di non fermarmi mai.
Tempo fa, quando preparai il cardo gratinato, di cui vi ho parlato pochi giorni fa, mi chiesi se non fosse possibile utilizzarne le foglie e trasformarle in qualcosa di unico e commestibile. Sono partita dalla totale ignoranza in merito alla loro edibilità, ma ho fatto io stessa da cavia. Ve lo confesso, queste pizzette sono per palati audaci: l'amaro del cardo è decisamente dominante. Tanto che vi consiglio, se proprio non vi sentite pronti ad un simile passo, di gustare la meraviglia di queste polentine con un pesto di sedano. Sono certa saprà rendere unica questa esperienza.
Ma perché questa forma? Perché questo formato? Per chi mi segue su Fb l'anticipazione c'è già stata.
Dalla scorsa settimana è online il nuovo sito della mia agenzia viaggi, la Mai Soli nel Mondo. Ci sto lavorando anima e corpo, un passo alla volta, divisa tra millemila impegni, lavoro e passioni. Lo sto riempiendo, poco alla volta, di contenuti. Ci saranno racconti, ci saranno consigli, ci saranno articoli che racconteranno curiosità, ci sarà esperienza e voglia di crescere. Parallelamente al sito, infatti, è nato un blog che mi permetterà di esservi un po' più vicina. E sapete qual è il logo della Mai Soli nel Mondo? Ve lo dico in un linguaggio culinario: eccolo ^_^
Questa pizzetta vuole essere un invito a conoscermi meglio, nelle mie conquiste quotidiane, nelle fatiche e nei piccoli grandi traguardi raggiunti.
Ed ora, gustando la bontà di un piatto semplice e inebriante, preparatevi a gustare le mie nuove avventure in giro per il mondo ^_^ Vi aspetto!!

Ingredienti

Per la polenta
50 g di farina precotta per polenta taragna
210 g di acqua
2 g di sale grosso
30 g di caciotta vaccina

Per il pesto
40 g di foglie di cardo
10 g di pistacchi
25 g di caciotta vaccina
10 g di olive taggiasche
5 g di olio di riso
20 g di latte vegetale
sale rosa dell'Himalaya
noce moscata

parmigiano grattugiato

Preparate la polenta portando ad ebollizione l'acqua con il sale e l'olio. Versate a pioggia la polenta, mescolando, e fate cuocere, a fiamma moderata, per 10 minuti circa. Prima di spegnere la fiamma unite il formaggio, tagliato a pezzi, e moscolate fino a farlo sciogliere. Versate la polenta ancora bollente in stampi rotondi. Con questa quantità, dose per 1 persona, mi sono venute 6 pizzette del diametro di circa 8 centimetri. Lasciate raffreddare completamente. In questo modo si rapprenderà e manterrà la forma.
Lavate molto bene le foglie di cardo, quindi asciugatele accuratamente. Inseritele in un boccale, insieme ai pistacchi e al formaggio. Tritate per qualche secondo, poi unite le olive taggiasche, l'olio, il latte, il sale e la noce moscata.
Tritate fino ad ottenere una crema compatta.
Versate tutto in una padella calda, con un filo d'olio e allungate con acqua sufficiente a rendere tutto piuttosto cremoso. Lasciate cuocere per circa una decina di minuti, a fiamma bassa.
Estraete le polentine dalle forme, quindi ungetele leggermente. Scaldate una padella antiaderente e fate rosolare le pizzette, girandole più volte, fino a quando formeranno una bella e invitante crosticina dorata. Resistete dall'assaggiarle ^_^ Per me è stato davvero difficile: ci sono cose per cui perdo la testa!
Procedete con il condimento: su ciascuna pizzetta mettete un cucchiaino di pesto di cardo, o se preferiste, di pesto di sedano (questa versione è buonissima). Cospargete con del parmigiano grattugiato, quindi passate tutto sotto il grill per qualche minuto.
Quando il parmigiano sarà sciolto e la crosticina ben croccante, allora servite e assaporate.
Cuore morbido, esterno croccante, sapori audaci, avvolgenza e intensità. Tutto in un solo morso.

Ideali da contestualizzare a piacere e da proporre come aperitivo, magari a buffet, non vi lasceranno di certo indifferenti.

Ricordate che il sapore del cardo sarà molto deciso e non a tutti i palati potrà piacere. Ma anche un semplice concentrato di pomodoro, o un saltato di germogli, potranno rendere giustizia a delle pizzette veramente sfiziose ^_^


abc

Straccetti di platessa croccanti con crema di sedano verde e uvetta alla cannella: il piacere oltre l’aspetto

E' trascorso molto tempo, da quando ho preparato questo piatto. L'ho sempre lasciato da parte perché le foto non rendevano giustizia al sapore. E mi scuso per quanto il colore di queste immagini sia orribile, ma è arrivato il momento di condividere questo nuovo abbinamento di sapori.
E' un periodo in cui non riesco più a cucinare con la solita devozione. Mangio, sia chiaro, ma nulla che mi impegni troppo tempo, che invece sto dedicando a diversi progetti di lavoro, oltre che al lavoro stesso. Mi concedo quello scatto, che condivido in Facebook e su Instagram e poi basta. La mia testa, però, continua ad essere in fermento. Seppur sia difficile mettere tutto insieme, concentrando le energie, il piacere di gustare nuovi sapori non vuole proprio abbandonarmi. Per fortuna.
Questo piatto nasce dal desiderio di assaporare un filetto di platessa in maniera semplice, ma in una forma differente, di accostarlo a sapori contrastanti, ora dolci, ora aspri. La salsa a base di sedano e uvetta è un abbraccio perfetto, che dà sapore alla delicatezza di questa carne tenera. E, anche se questa volta l'occhio dovrà accontentarsi, il piacere per il palato rimane garantito!!

Ingredienti

2 filetti di platessa
1 cucchiaio di farina di iso
30 g di foglie di sedano verde
10 g di uvetta
1 spicchio d'aglio
2 filetti di acciuga sott'olio
2 cucchiai di vino rosso
1/2 cucchiaino di cannella
olio evo
sale

Scaldate una padella, quindi fatevi sciogliere i filetti di acciuga. Unite poi lo spicchio d'aglio schiacciato e lasciate insaporire.
Nel frattempo lavate e asciugate le foglie di sedano. Radunatele su un tagliere insieme all'uvetta e tritate tutto con una mezzaluna (per praticità potrete utilizzare un tritatutto, io preferisco il risultato della manualità della mezzaluna).
Versate il trito nella padella, insieme all'acciuga e fate insaporire. Irrorate con il vino rosso, aggiungete la cannella e lasciate ridurre tutto, a fiamma bassa, per una decina di minuti. Se fosse necessario, aggiungete un po' di acqua. Assaggiate la sapidità ed eventualmente correggete con un pizzico di sale.
Sciacquate i filetti di platessa e asciugateli, tamponandoli con della carta assorbente. Tagliateli in straccetti della dimensione a voi gradita. Infarinateli, quindi buttateli in una padella, nella quale avrete fatto scaldare un paio di cucchiai di olio evo. Mi raccomando a procedere solo quando sarà molto caldo. Fate saltare gli straccetti a fiamma viva, salandoli a piacere, per tre minuti circa. Quando saranno ben dorati e croccanti spegnete la fiamma e impiattate.
Create una base con la crema di sedano, quindi coprite con la platessa.

Il piacere di sentire sul palato l'armonia di sapori tanto diversi, che si completano e si esaltano tra loro, sarà un'esperienza meritevole, che cercherete di immortalare, forchettata dopo forchettata.

Mai come questa volta il consiglio è....
chiudete gli occhi e assaporate.



abc

Cardo piccante gratinato al forno con besciamella light all’aroma di mandarino: ed è tutto una sorpresa

Ci sono sapori che si collegano a ricordi, a tradizioni, a contestualizzazioni precise. Per me il cardo è sempre stato sinonimo di bagna caoda, inebriante piatto della cucina piemontese che vedeva la famiglia interamente raccolta intorno alla tavola tra quantitativi infiniti di verdura cruda e cotta, pane e una salsina a base di aglio e acciughe che le mani sapienti di nonna Maria preparavano con amore. Talvolta uno sformatino echeggiava nell'aria, ma mai niente di più. Sapore amaro che difficilmente conquista palati giovani, nel tempo mi ha conquistato più nel pensiero, che nell'utilizzo. Perché il suo impiego, da quando la bagna caoda non è più affare per il mio stomaco e lo sformativo da semplice comparsa è diventato un lontano ricordo, è sempre stato lungi dalla mia cucina.
Poi un giorno, dopo aver visto un delizioso piatto preparato dalla cara amica Mimma, mi sono detta che avrei dovuto affrontare questo distacco e prendere confidenza con quei sapori, contestualizzandoli in modo differente. Il tempo di mettere a fuoco un'idea e mi sono trovata con una teglia improvvisata, dove il cardo veniva avvolto da una delicata besciamella vegana, leggermente piccante e aromatizzata.... indovinate con cosa.... e fu magia!!!! Mi promisi di replicare il piatto quando avessi avuto la mia mamma a pranzo da me e rimandai a quel momento l'insieme di scatti che avrei condiviso con voi. Ed eccomi qui, a presentarvi un piatto semplicissimo, che mette insieme sapori decisi ad altri delicati, consistenze soffici e vellutate, leggerezza e bontà. Consapevole che il palato, ancora una volta, apprezza una scelta alimentare educata.

Con questo piatto, che con lei ho condiviso, faccio gli auguri alla mia splendida mamma, spalla, amica, confidente, che oggi apre un po' di più il suo bocciolo di bellezza e grandezza.
Buon compleanno Otta!!

Ingredienti

1/2 cardo
1 cucchiaino di olio piccante (per me prodotto con i peperoncini dell'orto di famiglia)
pepe
noce moscata
sale rosa dell'Himalaya
besciamella

Per la besciamella
1 cucchiaino di olio evo
1 cucchiaio raso di farina di riso
sale rosa dell'Himalaya
1 cucchiaino di farina di mandarino
150 ml di latte vegetale (per me di avena)

Sepatare le coste del cardo e pilitele eliminando le foglie e i filamenti. Tagliateli in pezzi di una decina di centimetri e in bastoncini larghi circa 1 centimetro.
Scaldate in una padella un cucchiaino di olio piccante, quindi fate saltare i bastoncini di cardo a fiamma viva, per qualche minuto, aggiungendo sale, pepe e noce moscata a piacere.
   Nel frattempo preparate la besciamella, scaldando l'olio in un pentolino. Prelevate dal fuoco, aggiungete la farina di riso e mescolate velocemente. Unite, quindi, la farina di mandarino (o un po' di scorza d'arancio, se non aveste ancora ceduto alla farina di mandarino ^_^) e il sale. Versate poco latte alla volta, mescolando in modo da non fare formare grumi. Mettete nuovamente sul fuoco e portate dolcemente ad ebollizione, sempre mescolando. Quando raggiungerà il bollore, abbassate la fiamma e fate addensare, mescolando continuamente, per un paio di minuti. Spegnete il fuoco e lasciate imtiepidire.
Versate la besciamella sui cardi, mescolate e lasciate insaporire a fuoco basso per un minuto, quindi trasferite tutto in una pirofila. Infornate a 220° e cuocete per 30 minuti.
Quando in superficie vedrete una bella crosticina dorata, sfornate e servite.
Vi avverto: sarà una lotta a chi pulirà la pirofila!!!!

Si sarà creato un piatto perfettamente legato e ben assestato nei sapori, dove il sapore del mandarino sposerà perfettamente l'amaro del cardo e il piccante del peperoncino donerà carattere alla delicatezza della besciamella.

Leggero come neanche potreste immaginare, vi lascerà senza parole!!! Ma assolutamente a bocca piena ^_^


abc

Digestive al mandarino e arachidi: chiamereste ‘semplice biscotto’ l’incontro perfetto di percorsi ed esigenze?

Strano, ma vero: BISCOTTI!!!!
Non ne avrò mai abbastanza. Mentre vi racconto di questa meraviglia, sto già assaporandone le ultime briciole ed elucubrando su nuove versioni. Con il tempo ho messo a punto alcune tecniche, ho preso confidenza con ingredienti insoliti, affinato l'intuito per i sapori e le consistenze insolite e dato continuamente ossigeno al bisogno di creare. Non amo particolarmente il dolce stucchevole, tanto da strabuzzare gli occhi di fronte alle quantità di zucchero che leggo nelle ricette classiche. Ho definitivamente eliminato gli ingredienti raffinati, scegliendo fonti di fornitura che possano garantirmi la genuinità degli stessi. E piuttosto rinuncio alla riuscita del progetto come tradizione comanda, ma non mi lascio tentare da un panetto di burro o da una farina 00. Sto benissimo così. Non è estremismo: il mio corpo è felice, carico ed energico. E io non potrei chiedere di più. Per questi biscotti, che in parte richiamano una digestiva, in parte racchiudono sapori insoliti, il percorso è stato attento e studiato e si è avvalso di qualche tentativo, prima del raggiungimento della forma attuale, per me perfetta. Sono friabili come ci si aspetta da un frollino. Sono leggeri come ci si aspetta da una digestiva. Sono rustici come ci si aspetta dalla scelta degli ingredienti utilizzati. Sono inebrianti come solo la farina di mandarino potrebbe renderli. Sono ricchi come solo semi e cereali sanno essere. E sono ideali per qualsiasi momento della giornata, dalla colazione allo spuntino. Senza uova, senza latticini, non incontrano solo i gusti dei più attenti, ma soddisfano anche le esigenze dei consapevoli ed intolleranti.
Lo chiamereste ancora semplice biscotto?

Ingredienti

65 g di arachidi
80 g di farina di riso
25 g di olio di riso
50 g di fiocchi d'avena
35 g di semi di girasole
15 g di semi di lino
45 g di latte di mandorla
30 g di miele all'arancia (oppure malto di riso per la versione vegana)
5 g di farina di mandarino
2 g di sale grosso integrale

Inserite le arachidi con il sale grosso in un boccale, quindi tritate fino a formare una crema piuttosto granulosa. Non dovrete ottenere un burro vero e proprio, ma una crema che permetta di legare, ma che lasci piccoli pezzi di arachide da assaporare al morso.
Aggiungete, quindi, i fiocchi d'avena, i semi di lino, i semi di girasole e la farina di mandarino. Tritate tutto, creando un impasto fatto di briciole. A questo punto aggiungete il miele, l'olio di riso, la farina di riso e impastate, versando, poco alla volta, il latte necessario ad ottenere un impasto compatto, ma non troppo morbido. La quantità indicata potrebbe variare in base alla qualità della farina utilizzata.
   Formate un panetto, avvolgetelo nella pellicola, e dimenticatevelo in frigorifero per almeno due ore.
Almeno vuole anche dire tutta una notte oppure l'intera giornata. Questo significa che potrete preparare l'impasto con largo anticipo, assecondando i vostri impegni. ERGO.... non avete scusanti!!!! Non voglio arrogarmi il diritto di organizzare le vostre giornate, ma potrete biscottare anche se oberati di impegni! ^_^
Quando riprenderete l'impasto per stenderlo, armatevi di un po' di sana pazienza: l'impasto non è burroso come una classica frolla, per cui sarà più complicato tenerlo compatto. Ma la fatica verrà ripagata.
Stendete uno strato sottile, mezzo centimetro al massimo, e tagliate i biscotti della forma desiderata. Trasferite tutto su una teglia coperta da carta forno.
   Infornate a 180° e cuocete per 15 minuti, 20 al massimo (a seconda del vostro forno). Controllate che non scuriscano troppo. E' facile, essendo così sottili, che brucino, per cui state nelle vicinanze del forno per il tempo di cottura.
Una volta pronti sfornateli e trasferiteli su una gratella, fino al totale raffreddamento.
A questo punto non dovrete fare altro che assaporarli!!

Sarà difficile fermarsi ad uno, ma anche a due biscotti. Sia impreziositi da creme o marmellate, sia in totale semplicità e purezza, il sapore comanda un richiamo continuo e la manina si allunga senza colpo ferire ^_^

Io li ho apprezzati molto con la mia crema alle nocciole, nelle mie colazioni luculliane. Ma non ho saputo resistere alla sua natura aromatica anche per un semplice spuntino pomeridiano, o per accompagnare il caffè del dopo pranzo ^_^


Se alla gola non si comanda, la gola si può educare. E questa ne è una dimostrazione ^_^

abc

Tortino di verdure saltate in crosta di carote: di sapori, di colori, di passioni e necessità


E’ un periodo in cui rincorro il tempo. La testa è piena di idee, di scadenze, di impegni, di lavoro e la cosa mi rende fiera e viva. Ma allo stesso tempo mi toglie energie e concentrazione per fantasticare in cucina e, soprattutto, per rendere concrete le stesse fantasie. Nonostante tutto, cerco di mantenere vive le buone abitudini e, se non riesco a dedicarmi a nuove sperimentazioni con la costanza di sempre, l’ottimizzazione arriva in risposta alla necessità di concentrare tempi e risorse. Laddove arriva un’idea, arriva anche il metodo perfetto per metterla in atto. Così nasce questo tortino. Il desiderio di creare un concentrato di verdure, in una forma nuova e originale che rispettasse un paio di sani principi, mi ha portato ad immaginare una crosta di carote, in cui incastonare un bouquet di gemme colorate e saporite. Un ripieno fatto di verdure, quante più ne vogliate, saltate in padella in maniera semplice. Una base preparata in poche mosse, senza farine aggiunte, per non creare un vero e proprio impasto. Una cottura in forno, che non richiede costante attenzione. E un risultato, di fatto, che non è quello di una vera crostata. Quello che si percepisce sul palato è un insieme di consistenze differenti che mantengono inalterati la natura e i sapori delle materie prime utilizzate. Mi è piaciuta l’idea di come questo piatto possa essere una proposta per ottimizzare rimasugli di verdure che abitano il nostro frigorifero e mi è anche piaciuta la ricchezza di sapori che quegli stessi avanzi portano con sé. Un piatto appagante, insomma, meraviglioso da gustare anche il giorno dopo, semplicemente scaldato in padella, con quella crosticina sfiziosa che trasforma un concentrato di vitamine in vero sfizio!

Ingredienti

Per l’impasto
180 g di carote
35 g di fiocchi d’avena
15 g di semi di lino
20 g di burro di arachidi salato (autoprodotto)
10 g di gomasio

Per il ripieno
1 carota
1 piccolo broccolo
10 cavolini di Bruxelles
¼ di porro
50 g di piselli (per me dell’orto di famiglia, surgelati)
olio di olive taggiasche
sale rosa dell’Himalaya
noce moscata
pepe
1 cucchiaino di farina di nocciole e radicchio


Pulite le carote, tagliatele in pezzi e inseritele in un boccale. Aggiungete anche i fiocchi d'avena (mettetene di più, se voleste ottenere un impasto più sodo e consistente), i semi di lino, il burro di arachidi salato e il gomasio. Tritate tutto a più riprese, fino ad ottenere una crema compatta, piuttosto densa e uniforme.
Avvolgete tutto in un foglio di pellicola trasparente e lasciate riposare in frigorifero almeno per un'ora. Potreste anche preparare la base la sera prima, oppure il mattino per la sera. Questo permette di organizzarvi al meglio.
   Preparate ora la farcitura. Fate imbiondire, in una padella calda con un cucchiaio di olio di olive taggiasche, il porro tagliato a fettine sottili. Nel frattempo tagliate la carota a dadini, quindi sbollentatela per un minuto in acqua salata. Dopo questo passaggio, unite la carota al porro. Procedete, con lo stesso passaggio, anche con le cime del broccolo, con i cavolini di Bruxelles tagliati a metà e, infine, con i piselli. Fate saltare in padella insaporendo con sale, noce moscata e pepe. Durante il tempo di rosolatura in padella, fate bollire il torsolo del broccolo, in acqua salata, fino a renderlo morbido. Tagliandolo in piccoli tocchetti ci metterà molto meno tempo.
Rivestite una teglia con la carta forno (la quantità di impasto basterà per una teglia di 20 cm di diametro). Ponete l'impasto di carota al centro e iniziate ad appiattirlo e stenderlo, con l'aiuto di un bicchiere leggermente bagnato sul fondo.
Frullate il torsolo del broccolo, insieme alla farina di radicchio e nocciole (in mancanza di questa potrete usare semplici nocciole tritate o qualsiasi spezia a vostro piacere). Assaggiate e correggete, eventualmente di sale, quindi versate la crema sulle verdure saltate.
Versate tutto sulla base di carote, quindi infornate su un ripiano basso, in forno caldo a 200°.
Cuocete per 30 minuti.
Quando sarà ben dorata in superficie, sfornate e lasciate intiepidire. Quindi prelevatela dalla teglia e servitela.

Con un tortino di queste dimensioni ho mangiato due volte. Magari il mio piccolo stomaco si accontenta di poco, ma vi garantisco che la pietanza, pur essendo unicamente a base di verdure, è decisamente nutriente.
I colori vi conquisteranno e, con essi, anche i sapori inebrianti della semplicità.
Divertitevi a utilizzare le vostre verdure preferite e personalizzate i sapori. Non avrete che da divertirvi. Sicuramente saprete prendere per la gola i vostri assaggiatori.




Parlando di cucina vegana o di cucina vegetariana, ma anche di qualsiasi cucina per intolleranze,
provate a pensare di trovare la corrispondenza tra scelte e necessità e.... di portarla in vacanza!
Anzi, di trovarla in vacanza ^_^
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Vi aspetto per soddisfare i vostri sogni vacanzieri!
(presto online il nuovo sito)
abc

Omelette aperta di farinata di ceci con porro e spinaci: una catena infinita di sani rituali e nuovi contesti

E' capitato, un paio di settimane fa, che, pubblicando una foto su Instagram, abbia scatenato i palati golosi dei miei fedelissimi amici followers. Uno scorcio di pranzo, con una semplice, quanto intensa, farinata di ceci. Per me è frequente dipingere i pasti in questo modo, a cadenze piuttosto regolari. Nel tempo ve l'ho proposta in più versioni, tra cui ricordo quella a mo' di sandwich e a mo' di lasagna. Le dosi della pastella sono sempre le stesse (talvolta un po' più liquida, talvolta più densa), ma l'effetto è sempre sorprendente.
Quando, quel giorno di un paio di settimane fa, si è scatenata la lotta alla farinata, si è nuovamente riaccesa la fiammella della fantasia. E così una mattina, mentre percorrevo i miei 10 km di corsa, ho messo a punto la versione perfetta. Mi capita spesso di arrivare ad un dunque mentre fatico. E, visto il risultato, questa volta la fatica pare sia stata particolarmente intensa e fruttuosa.
Sapete che ho eliminato molti alimenti dalle mie abitudini. Molti altri me li concedo 'una tantum'. E anche quelle volte, seleziono sempre il come. Tra i formaggi che di tanto in tanto entrano in frigorifero c'è la certosa, rigorosamente light. E' uno dei pochi formaggi che il mio stomaco ancora riesce a tollerare, sempre che sia somministrato in dosi parsimoniose. Questa occasione mi è sembrata perfetta. Una omelette aperta, in cui la farinata cuoce solo alla base, lasciando da un lato una bella crosticina sfiziosa, e dall'altro una morbida farcitura.
Ringrazio Maria Grazia, Manuela e Mimma per avermi dato fiducia e per aver portato sulle loro tavole la loro versione, apprezzatissima. E chiunque non abbia ancora ceduto alla bontà (e alla ricchezza) di questo piatto.... avanti, vi aspettano grandi sorprese!

Ingredienti

50 g di farina di ceci
125 g di acqua
7 g di olio evo + qb
sale rosa dell'Himalaya a piacere
3 cespi di spinaci freschi
50 g di certosa light
1/4 di porro
1 cucchiaio di parmigiano grattugiato

Preparate la pastella con almeno 2 ore di anticipo. Volendo potrete prepararla la mattina per la sera, o la sera per il pranzo del giorno seguente. Stemperate la farina di ceci setacciata con poca acqua alla volta. Sbattete bene con una frusta, in modo da ottenere una pastella liscia e senza grumi. Aggiugete l'olio e lasciate riposare in frigorifero per almeno 2 ore.
Lavate accuratamente gli spinaci. Fateli soffocare per 5 minuti in una padella calda, con un filo di olio evo. Salate a piacere e condite, eventualmente, con le spezie che gradite (trovo che con gli spinaci stia molto bene la noce moscata).
A me piacciono piuttosto croccanti, per cui non li faccio cuocere troppo. In questo modo anche il loro colore vivo rimarrà inalteraro.
   Tagliate a fettine sottili il porro. Fatelo soffriggere in una padella, con un cucchiaio di olio evo, fino a farlo dorare. A questo punto spegnete la fiamma e tenetelo da parte.
Portate a temperatura elevata una padella con un altro cucchiaio di olio evo. Io ne ho usata una antiaderente, del diametro di 28 cm. Mi raccomando: dovrà essere molto calda. Riprendete la pastella di farina di ceci ed aggiungetevi il sale, in quantità a voi gradita. Versatela, quindi, nella padella, lasciandola sul fuoco a fiamma viva.
Versateci sopra il porro, quindi la certosa ridotta in bocconcini. Sistemate subito gli spinaci a coprire la superficie, quindi cospargete con una buona manciata di parmigiano grattugiato.
Il tempo di fare tutto questo e coprite la padella, abbassando leggermente la fiamma. Lasciate cuocere fino a quando il parmigiano sarà completamente fuso. Il tutto avverrà, dal momento in cui avrete versato la pastella, nel giro di 10 minuti, 15 al massimo. Se vi preparaste la pastella e gli spinaci il giorno prima (volendo anche il porro), la preparazione sarebbe decisamente express ^_^ e non avrete scuse per un buon pasto sano e leggero anche con pochi minuti a disposizione!
Non vi rimane che servire e gustare. Le sensazioni le proverete direttamente sul palato.
Lo spessore della farinata permette di sentire il sapore autentico e inconfondibile. La crosticina sul fondo sarà irresistibile e la cremosità della certosa legherà i sapori dei ceci con quelli del porro. Gli spinaci saranno la dolce nota di pienezza per quello che è un piatto completo e assolutamente prezioso.
Ho immortalato questo piatto in innumerevoli scatti, nel tentativo di farvi assaggiare al meglio questa delizia, ma il suggerimento rimane quello di farvi grosse scorte di farina di ceci e.... PROVARCI!!!

Convinti o no, io vi ho avvisato ^_^
abc

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