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Panatura di totani al forno: il piacere della finzione, quando di finto c’è soltanto la frittura

Lo confesso, per quanto la mia cucina tenda sempre più verso un'impronta vegetariana, con qualche slancio vegano, ci sono piatti a cui non so davvero resistere. Non me li concedo spesso, ma quando sento l'ispirazione, è bene che la colga: per qualcuno potrebbe essere una benedizione vedermi mangiare così!! La carne l'ho quasi definitivamente eliminata. Se una volta mi concedevo dei bei filetti, o delle costate, o polpette di ogni genere, o ancora tanti begli ossicini da ripulire al meglio, oggi mi riduco ad un pezzo di pollo al mese e a qualche fettina, qua e là, di prosciutto e di bresaola. Difficile che senta il bisogno di saziarmi di carne. Differente è il discorso per il pesce. Forse perché è più delicato, forse perché il mio stomaco ne gadisce la leggerezza, forse perché mi fa semplicemente più gola, insomma, davanti ad un buon piatto di pesce non riesco a fermarmi. E questa volta mi è bastato vedere dei freschissimi totanelli in pescheria, per capire che li avrei apprezzati. E che li avrei preparati così. E' una vita che non li mangio e ho sentito che fosse arrivato il momento di rimediare. Di finto, in questa portata, c'è solo la frittura. Perché tutto quello che si può cercare in un piatto del genere, si avverte in modo deciso. La croccantezza della panatura, la fragranza data dalla cottura, la tenerezza della carne e l'avvolgenza del profumo. A chi piace, uno spicchio di limone sarà l'unico accessorio richiesto, poi.... così'altro desiderare?

Ingredienti

200 g di totani freschi
1/2 limone bio
noce moscata
zenzero in polvere
2 bacche di cardamomo
5 g di olio evo
sale
1 cucchiaino di farina di riso
1 cucchiaio di pangrattato di riso

Lavate i totani, puliteli dagli occhi e dalle interiora e tagliateli ad anelli. Lavate il limone. Prelevate la buccia e tenetela da parte. Spremete metà limone. Versate il succo in una boule, insieme all'olio, al sale, alla noce moscata, allo zenzero e ai semi di cardamomo contenuti nelle bacche. Amalgamate bene, quindi unite i totani tagliati. Aggiungete la scorza del limone, mescolate bene con le mani in modo che la marinatura avvolga perfettamente il pesce, coprite con un foglio di pellicola e lasciate marinare per un paio d'ore in frigorifero.
Trascorso il tempo, accendete il forno e portatelo alla temperatura di 180°.
Sistemate su un foglio la farina di riso, il pangrattato e una bella grattugiata di noce moscata. Mescolate tutto in modo da ottenere una polvere omogenea.
Prelevate i totani dalla marinatura e scolateli. Passateli nel pangrattato, facendo in modo che vengano completamente coperti dalla panatura.
   Ungete leggermente una teglia (io l'ho coperta con un foglio di carta forno, poi unto leggermente) e sistemate i totani, cercando di distribuirli senza che rimangano accavallati tra loro.
Infornate e cuocete a 180° per 30 minuti, controllando la cottura e smuovendoli un po' dopo circa 20 minuti. Controllate che siano ben dorati e che lo siano uniformemente. Eventualmente salateli ancora, quando mancheranno pochi minuti.
Sfornateli e serviteli.
Io li ho accompagnati con delle sfoglie di melanzana, ovviamente non fritte ^_^
Ora, come mi piace consigliare, sporcatevi le mani!!!!! E non lasciate neanche una briciola.
La croccantezza della panatura e la morbidezza del totano vi sapranno conquistare in una lotta all'ultimo anello ^_^



abc

Maltagliati di crèpes alle castagne su note di clementine: i momenti perfetti per le ispirazioni travolgenti

Dando uno sguardo ai miei ultimi post, constato che non pubblico una ricetta di primo piatto dal 30 giugno, quando una deliziosissima zuppa di ceci scaldava un animo svuotato da un'importante perdita (solo Claudia è riuscita a corrompermi, in seguito, con un'insalata d'orzo, la sua ^_^). Pizzicata!!!! Non mangio molti primi ^_^ La pasta, beh, direi che ormai non la tocco da lunghi mesi. A volte penso al riso, a quello integrale. Altre volte penso a creare un impasto con le mie farine speciali, ma niente, non c'è verso che poi trasformi tutto in effetto tridimensionale. I perché li lascio nascosti dietro la porta. Diciamo che prediligo legumi, verdure, frutta e poco altro ^_^ Ma questa volta la folgorazione è arrivata così forte, che non ho potuto resistere. Un vago pensiero si è trasformato in certezza durante una sessione di allenamento, correndo i miei dieci chilometri domenicali ^_^ "Castagna e crudo", perfetto!!!!! "Castagna, clementina e crudo", è lui!!!!!! Forse il desiderio di provare questa nuova idea mi ha fatto correre più veloce che mai e, una volta tornata a casa, forte del tempo record e dell'idea travolgente, mi sono messa a pasticciare. Per l'ormai consolidata regola per cui non mischio mai le differenti proteine animali, le crèpes le ho volute senza uovo. Avevo già proposto la variante integrale, quindi ero quasi erta di fare centro anche questa volta. L'aggiunta della canapa sativa permette di eliminare l'utilizzo dell'olio e il sale nero conferisce all'impasto un colore ancora più particolare ^_^ Ma in fondo tutto sta qui, nell'ingrediente fondamentale. Sapete qual è? La testardaggine, ovvio ^_^ Questo piatto vince, vince decisamente e prepotentemente. E' IMPOSSIBILE resistere.

Ingredienti

Per le crèpes
25 g di farina di castagne
5 g di farina di canapa sativa
70 g di acqua
sale nero di Cipro
1 clementina (scorza)

Per il condimento
60 g di castagne bollite
70 g di acqua
5 g di olio evo + q.b.
1 clementina (scorza)
2 fette di prosciutto crudo magro
sale

Setacciate la farina di castagne e mescolatela alla farina di canapa sativa. Unite poca acqua alla volta e mescolate con una frusta, cercando di non creare grumi.
Grattugiatevi dentro la scorza della clementina, avendo cura di incorporare solo la parte più esterna, e unitevi il sale. Mescolate tutto e lasciate riposare la pastella in frigorifero, per un'ora almeno.
Nel frattempo tagliate la scorza dell'altra clementina a striscioline e fatela insaporire in un cucchiaio di olio evo in padella, a fiamma bassa.
Prendete le castagne, che avrete fatto bollire e avrete sbucciato, e unitele in un bicchierone con 5 g di olio evo e un pizzico di sale.
   Lavorate con un frullatore ad immersione, aggiungendo poca acqua alla volta, fino ad ottenere una crema vellutata e compatta, piuttosto densa.
Versatela in padella, insieme alla scorza della clementina e unitevi il prosciutto crudo tagliato a striscioline. Lasciate insaporire a fiamma bassa, aggiungendo poca acqua, se necessario, per ammorbidire tutto. Nel frattempo riprendete l'impasto e preparatevi a cuocere le crèpes.
Scaldate una padella antiaderente e ungetela con pochissimo olio. Quando satà molto calda versatevi un mestolino di pastella. Stendetela in una sfoglia sottile e lasciatela cuocere, a fuoco medio, perun paio di minuti. Abbiate cura nel girarla, poiché non avendo uova tenderà a rompersi facilmente.
Una volta capovolta, continuate la sua cottura per un altro minuto, quindi trasferite la crèpe in un piatto e procedete fino alla fine della pastella.
Quando le avrete preparate tutte, tagliatele a strisce. Unitele alla crema di castagne e mescolate tutto.

Non vi resta che servire il piatto. Armonioso, avvolgente, vi saprà regalare un'esperienza totalizzante.

Non credo ci siano parole che possano rendere meglio di un assaggio. Chiudete gli occhi e lasciatevi andare. Non ve ne pentirete.

abc

Sgorbietti di porro in crosta di ceci: tutto il sapore di un ricordo in un’immagine di ‘decadente estetismo’

Da sempre, fin da quando ero piccolina, mia mamma ha rappresentato, per me, la risposta alla mia mancanza di fantasia. Lei ha l'animo di una bambina, la forza di una sognatrice e il carattere di un'artista. Nel tempo ho sempre sfruttato questa sua capacità di arrivare laddove io tendevo ad arenarmi. Un'immagine, una forma, un colore, una descrizione. Così eccola coinvolta in un nuovo gioco quando, in preda ad uno dei miei raptus, metto insieme un paio di idee e creo questi sgorbietti. Ho sorriso insieme a lei, perché, per quanto mi tenga a debita distanza da certi prodotti, sono proprio stata rapita dal cartellino che diceva OFFERTA sul mio amato Fontal Nazionale. Amato? Sì, perché la storia di questo formaggio risale a parecchi anni fa e diventa simpatica nel passato più recente. Il sabato sera, in casa dei miei genitori, si è sempre usato preparare la pizza. Si impastava a rotazione, senza una regola se non quella del si faccia avanti chi è libero: mia madre veloce e pragmatica, mio padre meticoloso e amorevole, mio fratello che faceva saltare e picchiare l'impasto per un'eternità e poi io, che pregavo, ogni volta, che arrivasse a lievitazione. La pizza era condita sempre in 4 o 5 modi differenti, ma l'ingrediente comune era il formaggio: il Fontal. Mia mamma prediligeva quello estero, più compatto, più facile da tagliare e, forte della gestione dell'economia domestica, più economico del fratello Nazionale. Non certo un formaggio da conquista, ho sempre pensato io. Volente o nolente, arrivò comunque il giorno in cui assaggiai il fratellino. Ma vogliamo mettere? Morbido, cremoso, con quella crosticina da perderci la testa. Insomma, da quando vivo sola la sola parola estero mi dissuade da comprare il Fontal. Ebbene, volente o nolente, quel giorno è arrivato anche per papà: con buona pace di mamma, la scoperta di un mondo :D Ammaliato dall'avvolgente cremosità di quella fettina, quasi in una manifestazione di innocente incontinenza di idee, ha simpaticamente investito mamma di parole e rimostranze per avergli fatto mangiare Fontal estero per lunghissimi anni e avergli sempre nascosto questa meraviglia ^_^ Sorrido ogni volta, come ho sempre sorriso quando, a casa mia, in tavola compariva il Nazionale. Mi piaceva vedere la reazione di papà: era come se si illuminasse ^_^ Allora ho ceduto: ho preso la mia fetta di Fontal ("faccia un paio di etti" e mi sono ritrovata tre etti e mezzo nel sacchetto : / ) e ne ho immaginato una forma. La sua cremosità, con la dolcezza del porro.... sì, è fatta. Poi l'idea di questa morbida crosticina (ossimoro azzeccato, perché la crema è morbida, ma con la cottura diventa sfiziosamente croccante all'esterno) che mantiene all'interno tutta la scioglievolezza del formaggio..... e la loro incredibile bruttezza :D E adesso come li chiamo? "Maaaaaaaaaaamma!!!! Ho bisogno di te". Ve lo dico? L'ho messa in seria difficoltà. I miei sgorbietti le hanno smorzato tutto il carico di fantasia che si è sempre portata dietro ^_^
Alla fine è così, li chiamo sgorbietti. Sono dei brutti ma buoni in versione salata. Sono gli inguardabili, ma anche gli irresistibili. Pessimi d'estetica, ma intensi nel sapore, ricchi di ricordi e di pura golosità.

Ingredienti

50 g di farina di ceci
35 g di acqua
5 g di olio evo + q.b.
sale nero di Cipro
130 g di porro
80 g di Fontal Nazionale
10 g di semi di sesamo
sale
farina di riso

Setacciate la farina di ceci in una ciotola capiente. Aggiungete l'olio e poi l'acqua, poco alla volta. Mescolate con una frusta, in modo da evitare che si formino i grumi.
Unite il sale nero di Cipro, mescolate bene e lasciate riposare la pastella, coperta con un foglio di pellicola trasparente, per un'ora, in frigorifero. Occupatevi, nel frattempo, del ripieno.
   Lavate il porro e tagliatelo a rontelle piuttosto fini. Fate scaldare un cucchiaio di olio evo in una padella e, quando sarà ben caldo, unitevi il porro. Fatelo cuocere a fiamma bassa, coperto, fino a quando sarà appassito e morbido. Salate a piacere. A questo punto spegnete la fiamma e lasciate intiepidire.
Tritate il Fontal e unitelo al porro, insieme ai semi di sesamo. Mescolate tutto, fino a creare una crema densa e ben amalgamata. Fate raffreddare completamente.
In questo modo acquisirà compattezza e sarà più facile lavorarla. Preparate su un foglio di carta assorbente un po' di farina di riso e riprendete la pastella di ceci.
Inumiditevi le mani. Prelevate una cucchiaiata scarsa di crema al porro e lavoratela fino a formare una polpetta. Passatela nella pastella, coprendone perfettamente l'intera superficie, poi nella farina di riso, impanandola completamente. Posatela su un piatto e continuate fino a terminare la crema di porro.
Fate riposare gli sgorbietti, così ottenuti, per almeno mezz'ora, in frigo o, ancora meglio, in freezer.
Sono consistenze piuttosto difficili da lavorare, ma con l'accortezza della mano inumidita, tutto riuscirà alla perfezione.
Scaldate dell'olio evo in una padella. Una volta che sarà molto caldo, adagiatevi delicatamente gli sgorbietti e fate in modo che vengano irrirati dall'olio su tutta la superficie.
Procedete con la cottura a fiamma viva, girando spesso e con estrema attenzione le polpette, fino a quando saranno dorate su tutta la superficie. A questo punto non vi resta che servirle. Io le ho presentate su un letto dei miei amatissimi germogli di soia saltati in padella.
Sono irresistibili da assaporare molto caldi, anche se vi consiglio di prestare attenzione al palato: il formaggio rovente è un grande nemico della gola e della fretta ^_^
In ogni caso anche tiepide hanno il loro perché. Acquisiscono compattezza, senza alterare la loro bontà.

E ora ditemi: brutti sono brutti, ma vorreste farmi credere che non siano una favola????? ^_^
Voi assaggiate, io mi gusto il sorriso di papà ; ))

abc

Cookies integrali con uvetta e avena: il perfetto equilibrio su un’indomabile bilancia

La rincorsa al biscotto perfetto, per me, è un'inarrestabile missione. Generalmente quando la bilancia pende maggiormente dal lato della genuinità, la bontà piena, quella che ti fa chiudere gli occhi all'assaggio, quella che ti riempie di piacere, quella che ti fa trattenere il fiato per dieci secondi, quella che appaga ogni singola papilla gustativa, ecco, quella bontà tende sempre ad essere ad un livello leggermente inferiore. Per contro, quando la bontà piena è largamente raggiunta, la genuinità, fosse solo per un paio di dettagli, viene sempre a meno. Ovvio, direte, le cose buone sono anche quelle meno salutari. Ma io, che testarda lo sono dalla nascita, lascio a voi la libertà di avvalorare questa tesi e continuo la mia ricerca. Perché se penso che il punto di incontro perfetto possa esistere, allora devo assolutamente raggiungerlo. Ho studiato, ho pensato, ho immaginato, ho messo insieme le mie conquiste, ho variato, ho perfezionato, ho provato e.... Sono alla seconda infornata! Io, che mai ripeto due volte la stessa ricetta, che replicare non aguzza l'ingegno, che magari qualcosa posso ancora migliorarlo..... ho atteso che la scorta della prima sfornata terminasse e ho replicato. Doppie dosi, questa volta ^_^ Perché qui c'è proprio quell'incontro perfetto: genuinità e bontà piena. Qui i piatti della bilancia sono allineati perfettamente. Qui il sorriso irradia il volto e l'assaggio diventa rito.

Ingredienti

25 g di uvetta
30 g di fiocchi di avena
15 g di semi di sesamo
15 g di semi di lino
45 g di zucchero di canna Dulcita (io ridurrei a 40 g)
100 g di burro di arachidi
40 g di farina d'orzo integrale
15 g di farina di soia bio tostata
45 g di farina integrale
8 g di polvere lievitante naturale (oppure 1/2 cucchiaino di bicarbonato)
50 ml di latte di avena (o di soia, o di riso, o quello che desiderate)
1/2 cucchiaino di aceto di mele

Pesate e preparatevi tutti gli ingredienti.
Tritate i semi di lino, quindi unite il burro di arachidi e lo zucchero.Lavorate bene, fino a rendere tutto una crema omogenea.
A questo punto mescolate le farine con il lievito (o il bicarbonato) e versatele, poco alla volta, all'impasto. Unite anche il latte e l'aceto di mele. Per ultimo unite l'uvetta, i semi di sesamo e i fiocchi di avena.
Mescolate bene fino ad amalgamare perfettamente tutti gli ingredienti.
Formate un panetto, avvolgetelo in un foglio di pellicola trasparente  e lasciatelo riposare in frigorifero per un'ora almeno.
Trascorso il tempo, riprendete l'impasto e stendetelo in una sfoglia spessa circa mezzo centimetro. Tagliate i biscotti con lo stampo prefetiro (io ho usato simpaticissimi stampi Silkomart presi alla fiera del Cake Design appena terminato a Malpensa) e posizionateli su una teglia foderata da carta forno.
Infornateli alla temperatura di 180° e cuoceteli per 20 minuti. Non appena saranno cotti e ben dorati, sfornateli e trasferiteli su una gratella, fino a farli raffreddare completamente.
   A questo punto potrete decidere di decorarli, o di lasciarli naturali. Io ne ho decorati quattro con la crema di pistacchi (e altri ne avrei voluti decorare con del cioccolato fuso.... ma mi sono trattenuta ^_^) e gli altri li ho lasciati naturali. Conservateli in una scatola di latta, oppure in un barattolo di vetro.
Dureranno comodamente un paio di settimane, se ben nascosto dalla vostra visuale ^_^

Nella seconda sfornata ho diminuito leggermente la quantità di zucchero (motivo per cui ho messo l'appunto negli ingredienti) ed ho integrato l'uvetta con le bacche di Goji. Inutile dire che sono venuti perfetti ; )) Un concentrato di benessere ed energia, da gustare pienamente, senza abusarne!! Sono genuini, ma le loro calorie le hanno!!

Per un'inizio di giornata alla grande sono ideali!abc

Vellutata di spinaci e castagne al cardamomo: l’importanza di saper attendere il momento giusto

Probabilmente avrei dovuto attendere il mio momento. Funziona così per tutto: ogni cosa a suo tempo. Così avrei dovuto anelare a questa spezia per molti mesi, prima di riuscire a trovarla. E in questi mesi avrei dovuto nutrirmi del suono del suo nome, arricchirmi, immaginarne il sapore. E non so spiegarvi quanto la sola idea che si era creata nel mio immaginario mi facesse amare questo incontro. Poi un giorno, in trasferta in quel di Torino, mamma mi propone una visita al Negozio Leggero di Moncalieri. E' il luogo in cui generalmente mio fratello fa scorte di ogni bene, tutti prodotti alla spina che puoi decidere di farti confezionare direttamente in barattoli tuoi personali, portati da casa. Scelta etica, anche questa. Si trova davvero ogni genere di delizia. Quel giorno mamma sapeva che mi avrebbe reso felice. Ho trovato il mondo. E, il mondo, ho portato a casa. Ma soprattutto, questo negozio, abbarbicato sulla collina del centro storico, è stato teatro del grande incontro: il mio olfatto e il cardamomo. Profumo intenso, che mi ha subito affascinato. Pieno, rotondo, proprio come l'avevo immaginato. I suoi semi sono piccole pepite dal sapore rispettoso, ma travolgente. Dolce e incisivo. Di carattere. Esattamente come piace a me. Il sacchetto ha subito acquisito volume e il suo aroma mi ha reso trepidante fino al momento in cui ho potuto viverne la trasposizione sul palato. Oggi è un elemento importante nella mia cucina: dagli infusi alle pietanze, è un favoloso insaporitore che, con le sue preziose proprietà antisettiche, diuretiche e depurative (se voleste approfondire leggete qui), coccola e appaga. Oggi ve lo presento vestito da primo piatto. Lasciatevi inebriare.

Ingredienti

200 g di spinaci freschi puliti
200 ml di acqua
3 bacche di cardamomo
10 castagne + 2 per il crumble
sale nero di Cipro
1 cucchiaio di olio evo + q.b.

Lavate molto bene gli spinaci, in modo che tutta la terra e le impurità vengano eliminate. Inseriteli in una pentola capiente e unite l'acqua. Mettete sul fuoco e portate ad ebollizione.
Nel frattempo aprite le tre bacche di cardamomo e prelevate i semi.
Uniteli agli spinaci, in pentola, insieme al sale e coprite tutto. Lasciate bollire a fuoco basso per circa 20 minuti.
A parte fate bollire le castagne in abbondante acqua, per una ventina di minuti, al massimo mezz'ora. Scolatele, raffreddatele e sbucciatele. Tenetene due da parte, mentre il resto unitelo agli spinaci.
   Versate un cucchiaio di olio evo e passate tutto con un frullatore ad immersione, fino a quando si sarà creata una crema vellutata e momogenea.
In una padella scldate pochissimo olio evo. Sbriciolate le due castagne tenute da parte e fatele rosolare in padella, per pochi istanti, a fiamma viva. Dovranno dorare e diventare croccanti. A piacere potrete salarle leggermente. A questo punto tutto è pronto per essere impiattato.
Versate una generosa porzione in una ciotola e cospargete la superficie con il crumble di castagne.
Servite immediatamente e gustate la vellutata bollente.

L'aroma del cardamomo sposerà bene la delicatezza degli asparagi e donerà carattere alla consistenza delle castagne.
Un piatto semplice, genuino e nutriente. Che non risparmia, di certo, il sapore!


Con questa ricetta partecipo al contest di Michela e Alex
http://atuttopepe.blogspot.it/2014/10/crema-zucca-castagne-salsiccia-contest.html
 

abc

Cipollotti in agrodolce di balsamico e vaniglia: il tempo, le promesse e le pianificazioni

L'eredità lasciata dall'ultima semina di papà nell'orto vantava, tra le tante cose, degli splendidi cipollotti rossi. Piccoli, sodi, dolci. Ne chiesi subito una buona rappresentanza a mamma, perché l'idea di farne qualcosa di prelibato mi solleticava non poco la fantasia. Lei, che alle promesse non viene mai a meno, si è tempestivamente presentata con una vaschetta pienissima di queste prelibatezze. Nemico il tempo, nemici gli impegni e anche un filo di intorpidimento fisico emotivo, ho rinviato il lavoro di pulizia per molti, molti giorni. Così tanti che lei, ancor prima di me, è riuscita a mettere sotto vetro queste piccole gemme. La sua parte, sia chiaro ^_^ Ma il giorno è arrivato: finalmente mi procuro l'ingrediente segreto, dettaglio magico desiderato, immaginato e voluto per incastonare queste meraviglie, e, via, inizio a pulire il mezzo chilo di pepite. Un lavoro piuttosto lungo e neanche tanto gioioso, ma.... il risultato, in quel vasetto, vale ogni lacrima versata ^_^ Ho promesso a mamma che sentiremo insieme il clik del coperchio e che, insieme, ce ne delizieremo. E farò in modo che sia così, per essere all'altezza della sua promessa e perché lei lo merita. Lei merita tutta la bontà di questo mondo. Prima, però, mi sono accertata che ne piantasse altre centinaia: queste cipolle saranno la mia personale conserva, la mia coccola speciale per palati speciali e non mi accontenterò certo di mezzo chilo!! Allora sì.... il loro seme giace, speranzoso, nella fertile terra di casa. Attenderò, come per questa preparazione che si intensifica di sapore con il passare del tempo, e ne gioirò ancora. E ancora. E ancora.

Ingredienti

450 g di cipollotti (peso da puliti)
50 ml di aceto balsamico
30 ml di olio evo
1/2 stecca di vaniglia
40 g di malto di riso
peperoncino in polvere (per me con i peperoncini dell'orto)
1/2 cucchiaino di sale

Prendete i cipollotti e, muniti di coltellino e tanta pazienza, puliteli perfettamente. Divideteli per dimensioni (io li ho divisi in 3 gruppetti). Questo vi permetterà di avere una consistenza uniforme delle cipolle, una volta imbarattolate. E' un lavoro da pazzi, ma la normalità non mi è mai piaciuta!
Versate in un pentolino capiente l'olio, l'aceto balsamico, il malto di riso, il sale, il peperoncino e la 1/2 stecca di vaniglia, tagliata nel verso della lunghezza e aperta.
Scaldate tutto e lasciate insaporire. Quindi versate le cipolle di dimensione più grande. Lasciate insaporire per 5 minuti, poi versate quelle medie, e dopo 3 minuti quelle piccole.
Coprite la pentola e procedete con la cottura per circa 30 minuti.
Cercate di mescolarle il meno possibile, in modo che non si sfaldino. Il tempo di cottura potrebbe dipendere dalla dimensione delle cipolle. E' importante che non rimangano crude, ma che comunque non siano troppo morbide, e l'unico modo per capirlo è..... l'assaggio ^_^
Nel frattempo sterilizzate un vasetto da mezzo litro (o due, se li utilizzaste più piccoli).
Quando le cipolle saranno cotte, versatele velocemente nel vasetto, chiudetelo e avvolgetelo in un panno. Lasciatelo raffreddare a temperatura ambiente. In questo modo si formerà il sottovuoto e potrete conservare le cipolle per lunghi mesi, sempre che ci riusciate.
Di certo dovrete essere consapevoli che, più tempo riposeranno in dispensa, più sapore acquisiranno. La vaniglia si sentirà a partire dalla prima settimana in poi ^_^

Variate con il peperoncino secondo il vostro gusto. Io lo trovo gradevole nella misura in cui non coprirà la vaniglia, ma ne sosterrà l'aroma. E il connubio vi garantisco che è vincente!!


abc

Orzottini ai funghi porcini in crema di ceci: le confessioni di una gola peccaminosa

Ve lo confesso. Ora sì, sono pronta. Adesso che vi siete fatti un'idea di quanto la mia cucina rincorra sempre la vena salutista, di quanto scelga gli ingredienti con attenzione, prediligendo prodotti biologici e di stagione, minimizzando i grassi cattivi e mantenendo sempre un certo equilibrio, è bene che lo sappiate: ho una spasmodica attrazione per il cibo della tradizione. Sì, quello che non guarda la caloria, che non segue il bilanciamento di proteine e carboidrati. Quello pieno, rotondo, saporito. Amo la frittura. Quella ben fatta. Amo i sapori intensi. Con il tempo il mio corpo si è decisamente disabituato a cibi tanto ricchi. La prima reazione davanti ad un piatto del genere è sempre quella di strabuzzare gli occhi, perché è sempre "troppo", e il mio stomaco non risparmia mai grandi esibizioni di disaccordo ogni volta in cui la gola vince sulla razionalità, ma so apprezzare decisamente un buon piatto, seppur non sia più la mia quotidianità. E comunque in dosi pediatriche (cit.), soluzione che mette in pace gola e razionalità. Anche questo, però, ho ritenuto nel tempo che sia un aspetto positivo della mia identità alimentare. Il bello delle mie scelte sta nel sapermi concedere strappi. Forte del fatto che al presente ci sia arrivata per consapevolezza e per volere, non temo di perdermi in qualche dedalo di tentazione. Ma allo stesso tempo il piacere di apprezzare la buona cucina, mi permette anche di inebriarmi di sapori impegnativi dando maggiore valore alla mia ormai consueta alimentazione. Quindi non mi nascondo dietro una falsa smorfia se mi trovo un arancino (o un'arancina, per gli amici palermitani) taglirmi la strada, ma ne assaporo consistenze, sapori e profumi. E guai a chi mi disturba: potrei ringhiare come farebbe un cane a cui si cerca di portare via l'osso! :D A volte metto insieme le due cose, e quel che ne nasce è decisamente appagante. Così sono nati questi orzottini. Niente uova che appesantiscano, ma una crema di ceci che lega, insaporisce e dà consistenza. Il ripieno è delicato, l'involucro sfizioso e genuino. Ovviamente.... nessuna frittura ^_^ Allora, si assaggia?

Ingredienti

60 g di orzo perlato
200 g di acqua
15 g di farina di ceci
100 ml di latte d'avena + q.b.
2 funghi porcini freschi
10 g di okara di nocciole (o nocciole tritate)
10 g di olio evo + q.b.
1 spicchio d'aglio
pangrattato di riso
sale
noce moscata

Mettete in un pentolino capiente l'orzo sciacquato sotto acqua corrente e l'acqua. Portate ad ebollizione, quindi aggiungete il sale, abbassate la fiamma, coprite e cuocete per circa 35 minuti, fino a quando risulterà morbido e gonfio.
Nel frattempo preparate la crema di ceci. Setacciate la farine e aggiungete, poco alla volta, il latte di avena e l'olio. Unite un bel pizzico di sale e mescolate. Lasciate riposare la pastella.
Quando l'orzo sarà cotto, unite metà della crema e l'okara di nocciole (io l'ho ottenuto dalla spremitura delle nocciole nella preparazione del latte di nocciola). Mescolate bene tutto e lasciate riposare, coperto. Prendete i funghi. Puliteli eliminado la terra, quindi tagliateli a dadini non troppo grandi.
Fate scaldare un cucchiaio di olio in una padella. Quando sarà caldo unite uno spicchio d'aglio schiacciato (con la buccia). Lasciate insaporire per un minuto circa, quindi unite i funghi.
Fateli saltare a fiamma viva per un paio di minuti, quindi abbassate la fiamma, eliminate l'aglio, salate a piacere e fate cuocere, coprendo la padella, fino a quando saranno morbidi.Unite la crema di ceci rimanente e mescolate.
Procedete, ora, con la formazione degli orzottini. Inumiditevi le mani e prelevate una cucchiaiata di orzo. Fateci un solco nel mezzo e riempitelo con i funghi porcini. Chiudete gli orzottini e compattateli bene. Posateli su un tagliere e lasciateli riposare per una mezz'oretta circa, in frigorifero.
Versate in uno scodellino poco latte d'avena e su un foglio di carta assorbente il pangrattato di riso.
Immergete velocemente gli orzottininel latte, quindi impanateli, passandoli con insistenza nel pangrattato. Ponete nuovamente tutto sul tagliere e passateli nel freezer per circa venti minuti. Questo passaggio permetterà ai vostri orzottini di acquisire compattezza e di mantenersi in cottura.
Scaldate poco olio evo in una padella e quando sarà molto caldo ponete gli orzottini. Fateli subito ruotare, in modo che vengano interamente coperti dall'olio. In questo modo quando li girerete durante la cottura avranno la loro quantità di olio necessaria alla doratura perfetta.
Cuocete a fiamma viva fino a quando saranno ben croccanti e dorati. Quindi impiattateli, servendoli con i funghi che saranno avanzati dalla farcitura.

Assaporateli caldi. Con la forchetta o direttamente con le mani, sanno farsi amare a partire dal primo morso. Mi credete sulla parola o.... assaggiate? ^_^


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Gallette di riso venere alle nocciole e frutti rossi: doverose ammissioni e tattiche d’azione

Ho imparato, nel tempo e con l'esperienza, che iniziare un articolo o un discorso con una negazione è una scelta assolutamente perdente. Ebbene, questa volta mi tocca farlo. Consapevole, ma per necessità. Sì, perché so che NON sono la maga della fotografia. Non ho lo spazio, non ho l'attrezzatura, non ho la pazienza di creare maggiore disordine di quello che ci sia generalmente in casa e di trovare ulteriori energie per sistemare quel qualcosa in più di quello che già chiede attenzione, e la luce, qui, è veramente scarsa (uh, questa sì che è una bella scusa ^_^). Ma, e dico MA, la mia super fedele Canon compatta mi rende una modesta e orgogliosa apprendista foodblogger che cerca di trasmettere qualcosa più per le scelte di ingredienti, che per immagini. Anche perché queste gallette sono molto più sfiziose e travolgenti, che fotogeniche ^_^
Avevo aperto la saga del riso Venere presentandovi questi biscotti. Li ho fatti e rifatti così tante volte, che quella scorta di riso da ultimare è presto arrivata al termine. Non prima, però, di avere provato delle semplicissime gallette per la colazione. Dolci, insolite e sfiziose nelle varianti di consistenze, tra un chicco di riso, una nocciola, una bacca e un fiocco di farro. Decisamente irresistibili!!

Ingredienti

350 g di riso Venere bollito
45 g di frutti rossi essiccati
15 g di bacche di Goji
40 g d nocciole
75 g di malto di riso
15 g di fiocchi di farro soffiato

Se non l'aveste già pronto, procedete con la cottura del riso, in acqua leggermente salata. Prelevatene 350 g e versatelo in una ciotola capiente. Pestate grossolanamente le nocciole con un mortaio. Unitele al riso, insieme ai frutti rossi, alle bacche di Goji e al malto di riso. Mescolate tutto, in modo da creare un composto perfettamente amalgamato.
Unite, a questo punto, i fiocchi di farro soffiato. Mescolate ulteriormente.
Foderate una teglia con carta forno e versate il composto. Distribuitelo in maniera uniforme e compattatelo formando uno strato di non più di mezzo centimetro. Abbiate cura di non lasciare spazi e buchi nella sfoglia e di fare in modo che lo spessore sia uniforme. In questo modo la cottura sarà perfetta. Accendete il forno e portatelo alla temperatura di 180°.
Infornate e cuocete per 40 minuti circa. Trascorso il tempo, sfornate e trasferite la sfoglia su un ripiano. Tagliate subito, magari con una rotella taglia pizza, formando delle gallette della forma preferita.
Lasciatele, quindi, raffreddare. A questo punto sporcatevi le mani ^_^

Potrete conservaer le gallette in un contenitore in frigorifero. Arriveranno al settimo giorno senza perdere un solo grammo di aroma. La fragranza di una colazione a portata di mano!!!

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Chips di patate senza frittura: l’incontro tra curiosità, aspettativa, desiderio e gusto

Io sapevo che avrei cercato, da subito, di approcciarmi in maniera edificante al mio nuovo acquisto. Sapevo che avrei dovuto cercare un posticino di facile accesso, in cui riporlo, perché di frequente ne avrei sentito il bisogno. Sapevo che, per quei ripiani, sarebbero passati i più svariati alimenti e che, ciascuno di questi, mi avrebbe conquistato. E sapevo che, alla fine, avrei ceduto anche alle patate. Solo una cosa non avevo previsto: che proprio le patate sarebbero state tra le prime ad essere sperimentate ^_^
Il primo esperimento l'ho eseguito utilizzando le patate crude. L'essiccatore permette di essere utilizzato seguendo un programma crudista, che non prevede una temperatura superiore ai 42°. Ci ho provato. No, abbandono l'idea crudista sulle patate. Il loro sapore forte non mi conquista affatto. Ci riprovo: faccio sbollentare le patate, poi le passo sull'essiccatore, poi le aromatizzo. Decisamente d'impatto e molto sfiziose, ma gli aromi scivolano via facilmente. Con il terzo tentativo ho fatto centro. Ho affettato molto finemente le patate, le ho bollite velocemente con gli aromi e poi le ho essiccate. Che dire??!! Uno spasso ^_^
E con il brodo ottenuto..... una zuppetta niente male. Perché in cucina ci sono sempre infinite risorse da sfruttare!!

Ingredienti

2 patate rosse
2 rametti di rosmarino
1/2 spicchio d'aglio
sale grosso
noce moscata
paprika dolce

Pelate le patate e affettatele, con una mandolina, in fettine molto sottili. Lasciatele in ammollo, cambiando acqua un paio di volte, in modo che perdano il loro amido.
Nel frattempo lavate i rametti di rosmarino, Asciugateli, sfogliateli e tritateli, insieme all'aglio pulito. Aggiungete la noce moscata e la paprika secondo il vostro gusto (oppure utilizzate spezie diverse) e mescolate bene.
Mettete sul fuoco un pentolino con circa un litro di acqua. Aggiungete una piccolissima manciata di sale grosso e il trito di erbe e spezie. Portate ad ebollizione, quindi immergetevi le sfoglie di patata. Se fosse necessario cuocetele in due volte.
Lasciatele sbollentare per un paio di minuti, non di più. Più tempo le farebbe disfare. Prelevatele, quindi, con una schiumarola e sistematele su un canovaccio pulito, stendendole bene. Lasciatele asciugare.
A questo punto sistemate le sfoglie sui ripiani dell'essiccatore. Accendetelo alla temperatura di 42° e lasciatelo in azione per circa 4 ore. Controllate che siano ben asciutte e secche. Sarà facile che qualche fettina raggiunga prima la consistenza perfetta, e qualcuna dopo. Man mano togliete quelle pronte e lasciate terminare la preparazione delle altre. In totale, comunque, non ci dovremìbbero volere più di 4 ore. A questo punto potreste già essere soddisfatti. Io, però, non mi sono fermata qui.
Per rendere più sfiziose le mie chips le ho passate, per un paio di minuti, sotto il grill. In questo modo le ho fatte dorare e le ho rese ancora più croccanti.
E' un passaggio che vi consiglio vivamente. Vi permetterà di ottenere delle chips molto simili alle patatine, ma senza un solo filo di olio.
Per chi non avesse l'essiccatore, la stessa preparazione potrebbe essere effettuata in forno, ad una temperatura di 50°, con lo sportello leggermente socchiuso, in modo che il capore esca e non faccia ammorbidire le patate. Certo, però, sarebbe una scelta alquanto dispendiosa ^_^

Adatte da servire come aperitivo, da accompagnare a salsine (sempre fatte in casa, mi raccomando e sempre con un occhio di riguardo alla salute ^_^), sono sfiziose e perfette anche per uno spuntino spezza fame. Si conserveranno molto bene, mantenendo la loro perfetta croccantezza, chiuse in un barattolo di vetro.
Ah!! Non di poca importanza: dal momento che le patate, prima della cottura, hanno rilasciato una buona parte di amido e che il brodo di cottura rimarrà perfettamente aromatizzato, perché non approfittarne per fare una bella zuppa? Io l'ho preparata con germogli di soia e alga wakame. E l'ho gustata fino all'ultima goccia!! ^_^

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Crostata integrale di ricotta e mais: l’incontro di strade e scoperte in un dolce dal sapore travolgente

Ormai chi mi conosce un po' lo sa: quando scopro un nuovo ingrediente, o quando lo personalizzo, mentre tengo un piede ancorato alla scoperta, l'altro si lancia in nuove esplorazioni, contestualizzazioni e sperimentazioni. Così è nato questo dolce. A metà tra curiosità e certezze, laddove la cheesecake è tra i miei dolci preferiti e il mais là dentro come ci starà?, ho messo insieme un po' di conquiste e.... mi sono deliziata. Ma che sia chiaro: continuo a provare una irrefrenabile avversione per il mais in scatola e continuo a procurarmelo partendo dalla pannocchia, bella e sorridente, rub.... colta direttamente dai campi ^_^ Ricordate? Ve ne parlai qui. Nel frattempo non mi sono redenta. Piuttosto ne faccio senza ^_^ La base invece, beh, lei ha il fascino di quell'altra grande scoperta, quella che ha del genuino ma dell'ipercalorico, quella che è sempre di autoproduzione e che è meglio a piccole dosi: il mio deliziosissimo burro salato di arachidi. Ho scorte di arachidi sufficienti a sfamare tutto il paese ^_^ e il burro è sempre alla portata, ma mai pronto. Potrebbe irrimediabilmente tentarmi ^_^

Ingredienti

Per la base
100 g di burro salato di arachidi
65 g di zucchero di canna Dulcita
75 g di farina Petra 5
25 g di farina integrale
2 tuorli
30 g di latte (io uso il latte di avena)

Per la crema
245 g di ricotta vaccina
100 g di panna (io di riso)
200 g di mais (io da pannocchie bollite)
55 g di malto di riso
2 albumi

Inserite in un boccale il burro di arachidi, i tuorli e lo zucchero. Impastate tutto, fino ad ottenere un composto omogeneo.
Setacciate le farine e unitele al burro, poco alla volta. Continuate ad impastare, unendo, sempre poco alla volta (potrebbe volercene meno), il latte.
Quando l'impasto sarà compatto, formate un panetto, avvolgetelo in un foglio di pellicola trasparente e lasciatelo riposare in frigorifero per almeno un'ora.
Nel frattempo dedicatevi alla crema.
Mescolate la ricotta con il malto di riso, la panna e il mais. Mescolate in modo da rendere tutto omogeneo. Tenete da parte.
Montate a neve, non troppo ferma, i due albumi. Uniteli alla crema di ricotta e mescolate, delicatamente, dal basso verso l'alto.
Foderate una teglia con carta forno e accendete il forno ad una temperatura di 180°.
Riprendete l'impasto dal frigorifero e stendetelo in una sfoglia sottile. Adagiatelo nella teglia e fatelo aderire bene alle pareti. Versateci dentro la crema di formaggio e mais e livellate bene aiutandovi con una spatola.
Infornate quando il forno sarà in temperatura, su un ripiano non troppo alto. Lasciate cuocere per circa 1 ora, controllando che la doratura della superficie sia uniforme.
Quando avrà acquisito un aspetto dorato e gonfio spegnete il forno e lasciatela intiepidire.
Quindi sformatela e lasciate che raffreddi completamente.
Estraetela, a questo punto, dalla teglia e servitela.

Un dolce importante da un punto di vista nutrizionale, con un notevole concentrato di calorie, è morbido sul palato e avvolgente, con la sua crema dolce e sfiziosa. Il mais rende frizzante la farcitura, ma rispettandone la delicatezza.

A meno che non abbiate molte bocche da soddisfare, è il caso che porzioniate attentamente questa torta: in frigorifero si conserva comodamente per 7 giorni, senza che il sapore venga alterato, anzi, giorno dopo giorno i sapori saranno sempre più armoniosi e travolgenti.

Per me è stata una colazione piacevole e continua. Un dolce richiamo ai sapori casalinghi e genuini.


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