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Pomodorini ripieni di nuvole al pistacchio: la ricerca irrefrenabile del quinto senso di piacere

Inizia la stagione delle verdure. I piatti si alleggeriscono e acquisiscono aspetti variopinti che irradiano luce e riempiono gli occhi, prima di appagare il palato. Così capita che, in preda ad un raptus da pomodorite acuta (proprio io che per lunghi mesi non ho guardato un pomodoro con la coda dell'occhio, neanche sotto forma di conserva), dando il benvenuto ai primi pomodori di stagione, immagini questi bocconcini ripieni di.... nuvole. Quando mi trovo davanti ad un piatto particolarmente ben riuscito, o che comunque mi rende fiera di me stessa, mi prodigo per cercare lo scatto perfetto, l'angolazione migliore, l'inquadratura magica. Come se volessi far passare, tramite la fotografia, quanto possa appagare tutti e cinque i sensi. A volte il soggetto è fotogenico, altre volte meno, altre ancora la luce mi aiuta, altre no. Va bene, tante chiacchiere per tergiversare: non sono una fotografa e i mezzi a disposizione sono davvero nulli, ma ce la metto sempre tutta. Credo che le immagini di questi pomodori ripieni non rendano molta giustizia ai sapori che hanno regalato all'assaggio. E' stato come riempirli di quella leggerezza che ricorda le nuvole. I sapori sono decisi, ma con moderazione. La consistenza è soffice, amorevole e avvolgente. Sfiora il palato e riempie le papille. Appaga. Nutre. Sono piccoli scrigni di piacere. Parlano di primavera e solleticano l'appetito.
Ingredienti   4 pomodori sardi 25 g di parmigiano 25 g di pangrattato di riso 10 foglioline di basilico fresco 15 g di pistacchi tostati non salati sale olio Pulite e lavate i pomodori. Tagliate la calotta superiore e svuotateli, aiutandovi con uno scavino. Salateli all'interno e capovolgeteli in uno scolapasta. Lasciateli almeno un'ora, affinché perdano quanta più acqua possibile. Nel frattempo pulite i pistacchi, cercando di togliere al meglio le pellicine e tritateli insieme al parmigiano e alle foglie di basilico, accuratamente lavate e asciugate. Unite il pangrattato di riso e mescolate fino ad ottenere un composto uniforme. Non sarà necessario aggiungere sale, poiché il parmigiano renderà sufficientemente sapido il ripieno. Riprendete i pomodorino, sgocciolateli bene e iniziate a riempirli con questo composto. Schiacciate bene con un cucchiaino affinchè la farcia sia ben compatta all'interno. Sistemate i pomodori in una pirofila leggermente unta e spolverizzate tutto con la farcia rimanente. Accendete il forno a 200° e, quando sarà in temperatura, irrorate i pomodori con un po' di olio e infornate. Cuocete per 20 minuti circa. I pomodori dovranno incresparsi e la superficie dovrà risultare dorata. Quando saranno pronti sfornateli, lasciateli intiepidire leggermente e serviteli. Raccogliete la farcitura depositata sul fondo della pirofila e accompagnatene, a mo' di briciole, i pomodori stessi. Saranno soffici e avvolgenti, caldi di cottura, ma saranno sfiziosissimi anche raffreddati. Si prestano ad essere un piacevole contorno, ma si fanno apprezzare decisamente anche come piacevole appetizer. Piccoli bocconcini finger da buffet. Il piacere rimane inalterato e i sensi.... appagati.abc

Quinoa rossa con lamponi, mirtilli e rosmarino: l’inatteso stupore per un risultato che toglie le parole

Sì, mi tocca confessarlo, questa è una di quelle volte in cui, penso, immagino, metto insieme, taglio, salto, mescolo, impiatto e all'assaggio..... rimango letteralmente senza parole. Nella possibile casistica ci sono sapori che piacciono, sapori che non piacciono, quelli che ti lasciano indifferente e quelli che "neanche te li aspetti". Quando ho coinvolto le mie papille in questa esperienza ho capito che sì, si sarebbe trattato dell'ultimo caso: questi sapori non te li immagini proprio. E non immagini neanche quanto bene possano legarsi e quanta magia possano regalare al palato. Io ho solo pensato che sì, un bel battuto di rosmarino ci sarebbe stato bene, accanto a quella quinoa. Ho pensato che avrei potuto spezzare quell'equilibrio con un tocco dolciastro e che, magari, la salsa di soia avrebbe legato tutto. Ci provo, mi sono detta. Credo che il risultato mi abbia anche dato la risposta: ci ho preso in pieno!! Gusti, certo, ma l'avvolgenza di questo piatto è qualcosa che a fatica si può immaginare. E l'audacia, in cucina, mi riserva sempre grandi soddisfazioni.

Ingredienti

35 g di quinoa rossa
70 g di acqua
15 g di frutti rossi essiccati
1 rametti di rosmarino
1 cucchiaino di salsa di soia
1 pizzico di sale
olio evo

Lavate e asciugate i rametti di rosmarino. Prelevate le foglioline e tritatele, non troppo finemente.
Fate scaldare un cucchiaio scarso di olio evo e, quando sarà ben caldo, unitevi il rosmarino. Lasciatelo rosolare per un minuto circa.
   Nel frattempo sciacquate, sotto un getto di acqua corrente, la quinoa. Unitela al soffritto e mescolate velocemente. Unite anche i frutti rossi e fate insaporire tutto per poco tempo. Versate quindi l'acqua bollente (deve sempre essere in quantità doppia rispetto alla quinoa), aggiungete un pizzico di sale fino, coprite e fate cuocere fino al totale assorbimento.
Quando sarà quasi cotta, aggiungete alla quinoa un cucchiaino di salsa di soia.
Mescolate e lasciate che insaporisca bene e che i sapori leghino perfettamente tra loro. Spegnete il fuoco e fate riposare per un minuto circa il tutto.
A questo punto impiattate, decorate con qualche frutto rosso e servite.

Piatto semplice e veloce (giusto il tempo di cottura della quinoa, circa 15 minuti) che saprà sicuramente stupirvi con i suoi sapori intensi e particolari. E, ancora una volta, tanti benefici di ingredienti ricchi di proprietà salutari.
Quando il buono è salubre il piacere è doppio!!abc

Fette biscottate allo yogurt, vaniglia e amaretti: fatale fu quel giorno, maestoso è il risultato

La prima volta in cui mi accostai all'idea di prepararle in casa ne ero già convinta. Inizierai a mangiare fette biscottate a colazione, mi dissi. Io che solo per un breve periodo della mia giovinezza mi sono dedicata a questo tipo di croccantezza (ettecredo, non avevo ancora assaggiato queste), poco incline a quel sapore piatto e banale, sapevo che sarebbe iniziata una lunga staffetta alla caccia di sapori nuovi e di bilanciamenti giusti affinché friabilità e croccantezza potessero soddisfarmi. Mi cimentai subito con la versione bicolore, perché sia mai che si cominci con qualcosa di semplice e scontato. Arrivai a seguire il metodo di Fulvia, seppur senza pasta madre, nella versione nocciolata. Perfezionai il tiro (difficile dopo le precedenti) con quelle ai frutti rossi, che mi sono costate un paio di fallimenti, prima di arrivare al risultato desiderato. Poi arrivai a questa ipotesi, con la farina di soia, con lo yogurt, gli amaretti e farine speciali. Ho mangiato abbozzi deformi di fette biscottate per 3 settimane, ma ci sono riuscita: ecco a voi la fetta biscottata che, ad oggi, raggiunge il livello massimo di croccantezza e friabilità. Soddisfatta è dire poco!!!!

Ingredienti

197 g di farina Petra 1
63 g di farina di soia biologica integrale tostata
96 g di farina integrale
126 g di acqua
150 g di yogurt greco alla vaniglia con 0% di grassi
60 g di Nocciolini Bonfante (o amaretti)
25 g di crusca di grano
11 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
7 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)

Tritate gli amaretti non troppo finemente e teneteli da parte.
Miscelate le farine setacciate (soprattutto quella di soia). Versate l'acqua e mescolate velocemente. Fate riposare l'impasto per circa 1 ora. Trascorso il tempo unitevi lo yogurt, gli amaetti, la crusca di grano, il lievito e il malto. Iniziate ad impastare, amalgamando bene gli ingredienti. Lavorate bene la pasta fino a quando sarà compatta ed elastica.
A questo punto date all'impasto la forma di un panetto e mettetelo a lievitare, in una ciotola coperta da pellicola trasparente, fino al raddoppio. A me ci sono volute 6 ore. Abbiate cura di tenerlo al riparo da correnti di aria. Il tempo di lievitazione potrà variare anche in base alla temperatura presente .
Riprendete la vostra pasta e stendetela, su una spianatoia infarinata, in un rettangolo spesso circa un centimetro. Effettuate una piega a tre, poi stendetelo nuovamente. Praticate un'altra piega a tre e lasciatelo riposare per un paio d'ore sotto la ciotola, che capovolgerete sopra. Trascorso il tempo, allargatelo ancora con il mattarello, a formare un rettangolo con il lato più corto lungo quanto lo stampo che utilizzerete per la cottura.
Arrotolatelo su se stesso mantenendo come lunghezza quella del lato più corto, poi adagiatelo all'interno dello stampo. Copritelo con un foglio di pellicola leggermente unto e fatelo lievitare fino a quando avrà raggiunto il bordo dello stampo stesso. Accendete il forno e portatelo ad una temperatura di 200°. Quando l'avrà raggiunta infornate lo stampo e abbassate a 175°. Cuocete per circa 1 ora. La superficie dovrà risultare dorata e l'interno compatto (se non ne foste certi fate la prova del coltello).
Sfornate il pane e sfilatelo dalla teglia. Posatelo su una gratella appoggiato su un fianco e lasciate che raffreddi completamente.
Io l'ho lasciato tutta la notte.
Quando sarà pronto tagliatelo a fettine non troppo spesse.
Sistemate le fettine sulla griglia del forno e fatele tostare a 150°, con il forno semi aperto, per circa 20 minuti, girandole un paio di volte affinché rimangano croccanti uniformemente.
A questo punto sfornatele e lasciatele raffreddare (ce la farete?)
Le sentirete immediatamente croccanti e la loro friabilità vi conquisterà all'istante.

Questa volta lascio libera interpretazione all'accompagnamento. Che sia marmellata, cioccolato o semplice miele (o sciroppo d'agave, o malto di riso), non avrete scampo: anche voi siete nella rete del fettebiscottatore seriale.

abc

Uovo scomposto fritto su asparagi filanti: il piatto della tradizione come mai fu fatto

Sicuramente in qualche recondito anfratto della mia testolina, piuttosto lontanto dalla zona di volo del mio unico neurone genietto, abitava, indisturbata, l'immagine di questo tuorlo fritto. Che poi... scusate se è poco, parliamo nientepopodimeno che del tuorlo fritto di Cracco (scusate, ma chi sarebbe???). Probabilmente ai tempi non avevo neanche lontanamente idea di chi fosse tale Carlo Cracco ed oggi, lo scrivo a chiare lettere, NON HO ASSOLUTAMENTE VOLUTO RIPRODURRE LA SUA MAGISTRALE ESECUZIONE. Semplicemente avevo voglia di un uovo scomposto. Semplicemente mi sono posta la domanda "ce la farai, piccola grande Cuocherellona?" e sicuramente mi sono data la risposta ^_^ Primo tentativo: Cuocherellona 1, Carlo Cr....ehm uovo fritto 0. Ho vinto io, certo. Non parliamo di una frittura vera. Sapete bene che ci tengo a nutrire in maniera genuina l'habitat di quel piccolo neurone e di tutto il sistema in esso contenuto. Ma posso solo garantirvi che quella crosticina così delicata e stuzzicante mi ha decisamente conquistato. Intorno ci ho costruito un piatto. Ecco, l'uovo rotto sugli asparagi filanti è sempre stato un piatto apprezzato, in famiglia. Ho pensato di rivisitarlo. Ed eccolo qui, tutto per voi!!

Ingredienti

2 uova
10 asparagi
2 cucchiai di parmigiano grattugiato + q.b.
1 cucchiaino di semi di sesamo
sale
pangrattato di riso
olio evo

Lavate gli asparagi e cuoceteli al vapore. Fateli intiepidire, poi tagliate a tocchetti la parte inferiore, fino circa a 3/4.
Separate i tuorli delle due uova dagli albumi. Raccogliete gli albumi in una ciotola, mentre i tuorli adagiateli sul pangrattato di riso. Coprite delicatamente i rossi, facendo attenzione a non romperli. Lasciateli riposare, in modo che la panatura rassodi bene.
Unite agli albumi le code degli asparagi, i semi di sesamo e il parmigiano. Salate secondo il vostro gusto. Sbattete il tutto con una forchetta, versate in uno stampino (io ne ho usato uno da 15 cm di diametro) e fate cuocere in forno fino al completo rassodamento.
   A questo punto fate saltare gli asparagi tenuti da parte in padella, con un filo di olio evo. Salateli e aggiungete, alla fine, una buona manciata di parmigiano.
Coprite la padella con un coperchio, abbassate la fiamma, e attendete che il formaggio si sciolga, avvolgendo gli asparagi stessi. Quando saranno pronti trasferiteli si un piatto. Sistemate delicatamente i tuorli nella padella calda, con un filo d'olio, e fateli cuocere per un minuto circa a fiamma moderata. A questo punto girateli e procedete con la cottura dalla parte opposta. Cercate di farli cuocere uniformemente, ma ovviamente senza romperli.
Io ero talmente presa da questa fase, che non ho avuto modo di fotografare la cottura. Ma vi dico che.... si può fare ^_^
Adagiate la frittatina di ablumi accanto agli asparagi e unitevi i due tuorli.
Servite e assaporate all'istante. Il tuorlo dovrà rimanere cremosissimo all'interno.

Il contrasto di consistenze, nonché di sapori, renderà piacevole e divertente ogni assaggio e vi farà desiderare di arrivare al momento della rottura della scocca croccante.
  
A quel punto sarà puro piacere....
abc

Crocchette di ceci neri e spinaci: dalla visione all’assaggio attraverso il supporto dell’interpretazione

Non riesco a ripetere due volte una mia stessa ricetta, figuriamoci se riesco ad attenermi alle dosi di una ricetta proposta da qualcun altro e apprezzata!! Chiamiamola interpretazione, chiamiamolo desiderio di personalizzazione, diciamo anche che provo quel pizzico di piacere nel sentirmi libera di esprimere il mio estro, seppur nella riproduzione di qualcosa di già esistente. Non me ne voglia la dolce Rachele, che ho riempito di complimenti quando ho visto i suoi kofta di ceci e spinaci. La mia reazione è stata questa: LI DEVO PROVARE. Ma già sapevo che il cumino non l'avrei messo, che i ceci sarebbero stati neri e che il fritto non sarebbe stato proprio fritto. Però, in tempo record, la sua ricetta, o meglio l'ispirazione arrivata dalla sua ricetta, si è materializzata sulla mia tavola ed è stato un grande successo. Cosa dire di questa farina di soia che sto amando ogni volta di più? Non posso spiegare il sapore. Solo il profumo inebria. L'apertura del sacchetto è un'esperienza sensoriale. Mi ci chiuderei dentro ogni volta, ad immergermi, sporcarmi e farmi riempire di quell'aroma che travolge. Così ho pensato di provarla anche in una panatura. Beh.... un successo! Presto proverò anche la versione al forno; intanto gustare queste crocchette salutari e piene di sapori intensi mi ha assolutamente soddisfatto. Grazie Rachele e.... a voi l'assaggio.

Ingredienti

60 g di ceci neri secchi (120 g bolliti)
200 g di spinaci freschi
20 g di farina di soia + q.b. per la panatura
15 g di crusca d'avena
15 g di semi di lino
noce moscata a piacere
pepe a piacere
latte d'avena q.b. per la panatura
sale
olio evo

   Mettete a mollo i ceci per una notte e poi bolliteli. Io ho provato a farli bollire senza ammollo per un paio d'ore, con un pizzico di bicarbonato, e il risultato è stato lo stesso. Una volta cotti lasciateli raffreddare su un piano.
Tritate grossolanamente i semi di lino, poi unitevi la crusca d'avena, la farina di soia e i ceci. Aggiungete noce moscata e pepe e tritate tutto.
Lavate bene gli spinaci e cuoceteli al vapore per qualche minuto.
Strizzateli e uniteli al composto di ceci. Tritate ancora tutto velocemente e salate a piacere. Prelevate poco impasto alla volta e formate delle crocchette della forma desiderata. Su un foglio di carta assorbente versate della farina di soia.
Intingete ciascuna crocchetta nel latte di avena, poi passatela nella farina di soia, cercando di coprire tutta la superficie uniformemente. Togliete la farina in eccesso, che rimarrà facilmente attaccata all'impasto, e lasciate riposare le crocchette, in frigorifero, per almeno mezz'ora. In questo modo si rassoderanno e la panatura diverrà compatta, agevolando la cottura. Io le ho lasciate riposare per più di un'ora.
Fate scaldare due cucchiai di olio in una padella e, quando satà ben caldo, unitevi le crocchette.
Lasciatele rosolare bene, a fiamma piuttosto vivace, girandole spesso affinché la cottura sia uniforme.
Quando le vedrete dorate, spegnete il fuoco e trasferitele su un foglio di carta assorbente, in modo che l'olio in eccesso venga rilasciato.
A questo punto servitele. Io le ho accompagnate con una salsina preparata con della meravigliosa salsa di pomodoro preparata dalla mia mamma, che ho fatto cuocere e ridurre, aggiungendo qualche goccia di tabasco e un cucchiaino di salsa di soia.
L'abbinamento l'ho trovato strepitoso.

Ho assaporato, crocchetta dopo crocchetta, senza davvero riuscire a fermarmi. Il gusto intendo, la compattezza giusta, l'abbinamento di sapori contrastanti hanno reso questo piatto un vero successo!

abc

Schiacciata rustica dolce alle castagne con pinoli e semi: ultimi assaggi di quel che è stato e il cambio di stagione

La colazione della domenica, quella lunga attesa che appaga il palato. Mi tocca fare una precisazione. In tempi in cui ero molto più rigorosa nel rispettare le regole alimentari (parlo di quelle legate ai dolci, prima che i dolci venissero trasformati in "dolci dalle spiccate e salubri proprietà" - cosa non si fa per convincersi!!), riservavo alla domenica l'unico momento di vera dolcezza. Non un biscottino (uno... si fa per dire) insieme al caffè dopo essermi deliziata con un paio di kiwi, oppure una mela, una frittatina di albumi, avena e semi di lino e un bel litrozzo di tè verde deteinato, che è la mia colazione quotidiana. No, appena un frutto e poi.... DOLCE!!! Un cappuccino per giganti, che poi mi vedeva alle prese con coliche per le due ore successive, ma guai togliermi quel piacere, e un bel dolce che sostenesse l'imponenza della tazza. Ora che, invece, la scusa del dolce ricco di spiccate e salubri proprietà porta a concedermi un quantitativo ben più consistente di dolcezza anche dopo la colazione da marines quotidiana (lo so, è una colazione che sfamerebbe un esercito!), quella della domenica passa più inosservata. Certo è che non manca il divertimento nel preparare lievitati di ogni genere, da far crescere tutta la notte e da infornare la domenica stessa. Questo rimane. Rimane il piacere di coccolarsi con qualcosa di nuovo, casalingo (ormai non è una novità) e sano. Così, in una pausa da croissant di cui ho proposto migliaia di versioni, ecco quella voglia di schiacciata dolce. E quella farina mi guardava dritto negli occhi. Come poter resistere?

Ingredienti

145 g di farina Manitoba bio
65 g di farina di castagne
90 g di farina di mais fioretto
80 g di zucchero di canna grezzo + 10 g per la farcitura
175 g di latte di avena tiepido + q.b. per spennellare
20 g di olio evo + q.b. per spennellare
5 g di malto d'orzo
9 g di lievito madre secco
1 pizzico di sale
15 g di pinoli
20 g di semi di girasole

Setacciate le farine e mescolatele con lo zucchero di canna grezzo, il lievito e il malto d'orzo.
Fate intiepidire il latte (a 26°) e unitelo all'impasto, mescolando per amalgamare tutto. Aggiungete il sale e versate l'olio a filo, facendolo assorbire bene. Impastate fino ad ottenere un panetto compatto, che riporrete in una terrina e farete lievitare, coperto e in un luogo tiepido, per circa 6 ore.
Quando sarà raddoppiato di volume riprendetelo e stendetelo, sgonfiandolo con le dita, in un disco spesso circa un paio di centimetri.
Versate sulla superficie il mix di pinoli, semi di girasole e zucchero. Arrotolatelo su se stesso e poi ancora nel verso opposto, in modo che tutto venga perfettamente incorporato alla pasta.
Lasciate riposare l'impasto per un paio d'ore (almeno, ma io per necessità l'ho lasciato tutta la notte), sempre in una terrina coperta da un foglio di pellicola trasparente.
Quando sarà nuovamente gonfiata e diventata soffice, stendete la pasta in una sfoglia rotonda, lasciandola piuttosto spessa.
Praticate dei tagli a croce sulla superficie e spennellate con l'emulsione di latte di avena e olio.
Cospargete la superficie con un po' di zucchero di canna e infornate, a 200°, per circa 30 minuti.
Controllate la cottura: la farina di castagne e lo zucchero di canna conferiscono all'impasto una colorazione di per sé scura, per cui fate attenzione a non farla dorare troppo in cottura. Verificate che sia ben cotta alla base, dopodiché sfornatela e lasciatela intiepidire.
Rimarrà molto morbida all'interno e croccante in superficie. Lo zucchero ne amplificherà la fragranza e l'impasto rustico saprà deliziarvi.
Nel caso in cui non abbiate occasione di finirla in tempi ragionevoli (^_^) potrete congelarla senza problemi, una volta raffreddata completamente.

Dopo aver proposto una focaccina alle castagne con le mele (qui) e aver apprezzato l'abbinamento, posso confermare che anche una versione più rustica, con l'aggiunta di frutta secca e semi, dà assolutamente un valore a questa farina che, per stagionalità, va verso il capolinea.

Ultimi assaggi di dolcezza autunnale prima di nuove esaltanti avventure ^_^abc

Tagiolini di zucca agli agretti e crema di feta: tempi, rincorse e… un piede salva l’altro

Sono fatta così. Non datemi tempi, non mettetemi fretta. Io le cose le faccio, e le faccio anche con impegno, ma i tempi devono essere i miei. Sotto pressione non rendo come vorrei. La chiamo ispirazione, propensione al godere del piacere di fare qualcosa e tutto questo non ammette tempistiche. Piuttosto perdo un'occasione, ma quando la colgo, so che la affronto con lo spirito giusto e con tutte le energie a disposizione.
Per questo non ho mai partecipato ad un contest. Che poi voglio dire, tantissimi mi interessano, solo che vuoi che in quel periodo non mi senta ispirata, vuoi che non abbia in dispensa quel particolare ingrediente, vuoi che la mia testolina (e quel neurone genietto in sinapsi alterne) non la persuadi tanto facilmente, sta di fatto che, puntualmente, quando arrivano le congiunzioni astrali affinché quel piatto prenda forma e tempo, il contest è appena concluso. E, sorridente di quel sorriso rassegnato che fa scuotere la testa la testa con rassegnazione, assaporo con orgoglio la mia piccola creazione. Questa volta no. Questa volta ci avrei tenuto particolarmente. Già, sono stata molto colpita dallo spirito di questa iniziativa. Sandra è una grande donna, e quando una grande donna guarda negli occhi un'altra forza e si rimbocca, con lei, le maniche, quello che ne viene fuori è decisamente ammirevole. Un primo piatto di pasta fresca, senza farine raffinate (vi adoro!!!), che costi, per 4 persone, meno di 5 euro: avreste mai pensato che potessero venire fuori piatti pazzeschi come quelli proposti qui? E allora questa volta ce la faccio, cara Sandra. Arrivo in tempo limite, ma contrubuisco con grande, grandissimo piacere.


Con questa ricetta partecipo al contest
Pasta che ti passa.... Impastiamo la crisi
di Sandra e Gaia

Ingredienti

Per la pasta
310 g di zucca (€ 2,28/kg = € 0,70)
310 g di semola di grano duro (€ 1,10/kg = € 0,34)
1.5 g di sale + q.b. per la cottura (€ 0,01)

Per il condimento
300 g di agretti (€ 3,30/kg = € 1,00)
100 g di feta light (€ 1,49)
20 g di olive di Riviera denocciolate (€ 8,36/kg = € 0,16)
20 g di semi di zucca tostati (€ 16,80/kg = € 0,34)
1 spicchio d'aglio (€ 0,05)
olio evo (€ 12/l = € 0,10)

Costo totale del piatto, per 4 persone, € 4,19

Cuocete al vapore la zucca e procedete alla preparazione della pasta, come indicato qui. Se fosse necessario aggiungete semola, in modo che l'impasto rimanga morbido, ma non appiccicoso. Avvolgetela in un canovaccio e lasciatela riposare per un'oretta in frigorifero.
Mettete a mollo gli agretti, pulendoli dalle radici. Sciacquateli un paio di volte, in modo da eliminare tutti i rimasugli di terra e sporco. Quindi fateli saltare in padella con un filo d'olio e uno spicchio d'aglio. Dopo un paio di minuti abbassate la fiamma, salate, coprite la padella con un coperchio e procedete con la cottura fino a quando saranno morbidi e l'acqua di vegetazione quasi del tutto evaporata.
   Riprendete l'impasto, stendetelo in più sfoglie sottili e tagliatele a spaghettini. Stendeteli su un canovaccio, infarinateli bene e lasciateli asciugare.
Passate al condimento.
Tritate la feta insieme ai semi di zucca e alle olive e mescolate fino ad ottenere un composto omogeneo.
Portate ad ebollizione abbondanta acqua salata e cuocete i tagliolini per un paio di minuti (dovranno rimanere al dente).
Quando saranno pronti scolateli, tenendo da parte un po' dell'acqua di cottura, e trasferiteli nella padella in cui avete fatto cuocere gli agretti. Unite 3/4 del composto di feta e saltate tutto a fiamma viva per qualche minuti, aggiungendo un po' dell'acqua di cottura, in modo da creare una cremina. Quando il liquido si sarà ridotto, spegnete la fiamma ed impiattate.
Cospargete i piatti con la restante feta e passate  per un paio di minuti sotto il grill del forno.
Serviteli molto caldi. Il sapore deciso della feta, con la delicatezza della zucca e la punta di carattere degli agretti, vi saprà donare il piacere di un primo piatto stuzzicante e conturbante.

Non vi resta che divertirvi a.... spettinarli e a spettinarvi!! ^_^


abc

Pancakes alla crema cioccopera: la soluzione vincente che mette pace tra gli sfidanti

Quando mi capita di aprire gli occhi, casualmente, vedere che l'orologio proietta appena le 5.30 del mattino sul soffitto e sentire il motorino d'avviamento della mia testolina partire, c'è poco da fare. Se poi mi compare davanti agli occhi l'immagine di un pancake, proiezione di un desiderio nascosto tra le forme oniriche della notte e pescato a caso in un improvviso risveglio, beh, nessuna speranza. Posso girarmi e rigirarmi per dieci minuti, forse trenta, arrivo ai sessanta quando gli occhi urlano il bruciore della stanchezza, ma non c'è modo di riconquistare la funzionalità-riposo. Pancake batte sonno, sempre. Irrimediabilmente. Allora mi alzo e, per la gioia dei vicini, inizio a sbattere uova, scaldare padelle e padellini, frullare, mescolare. Generalmente tutto questo succede nei giorni di festa, ecco perché il sospetto d'ira dei vicini. In fondo solo nei giorni di festa mi concedo una colazione più, diciamo, peccaminosa. E sentire uno sbattitore elettrico nel totale silenzio mattutino, nell'unico giorno in cui la sveglia è impacchettata nel cassetto del comodino, credo potrebbe, prima o poi, portare ad una rivolta condominiale. Ma io sono pronta, sempre pronta: pancakes per tutti!!!!!!!!!!

Ingredienti

Per i pancakes
60 g di farina Petra 5
40 g di farina di segale
100 ml di latte di avena
6 g di lievito per dolci
10 g di zucchero di canna integrale
1 uovo
15 g di olio di semi di soia
1 pizzico di sale

Per la crema
1 pera
45 g di cioccolato fondente
cannella a piacere

Lavate accuratamente la pera, pulitela dal picciolo e dal rotsolo, tagliatela a dadini piccoli e mettetela in un pentolino, sul fuoco. Quando saranno ben morbide spezzettateci il cioccolato , mescolate e fatelo sciogliere bene. Untevi la cannella a piacere.
Quando sarà tutto cremoso spegnete il fuoco e passate con un frullatore ad immersione, fino a quando otterrete una crema liscia ed omogenea.
Preparate tutti gli ingredienti. Mescolate le due farine, lo zucchero e il lievito. Separate il tuorlo dall'albume e metteteli in due contenitori separati. Unite al tuorlo il latte di avena e l'olio e sbattete tutto velocemente.
   Versate tutto nella ciotola degli ingredienti secchi e sbattete, con una frusta elettrica, fino a creare una crema spumosa. Aggiungete il pizzico di sale e continuate a lavorare il composto. Tenetelo da parte.
Riprendete la ciotola in cui avete messo l'albume. Sempre con la frusta montatelo a neve ben ferma. Ci vorrà qualche minuto, non scoraggiatevi. Se voleste potrete aggiungere un pizzico di sale o mezzo cucchiaino di succo di limone. Personalmente riesco ad avere un ottimo risultato anche senza questi trucchetti.
Versate l'albume a neve nella pastella tenuta da parte e, con molta delicatezza, mescolate dal basso verso l'alto, fino a quando le due parti si saranno amalgamate perfettamente. Attenzione a non fare smontare l'albume.
Scaldate ora un padellino antiaderente e versate un filo di olio evo. Generalmente passo uno scottex per togliere l'esubero e lasciare unta la superficie. Versate nel centro due cucchiai di pastella e allargateli, formando un cerchio di mezzo centimetro di spessore. Fatela cuocere fino a quando si formeranno delle bollicine in superficie, quindi giratela e cuocetela dall'altra parte. Lasciatela sul fuoco ancora per un minuto e poi sistematela su un piatto. Dovranno essere appena dorate.
Procedete con una nuova cottura, ungendo la padella ogni volta, fino a terminare la pastella. Man mano sistemate i pancakes uno sopra l'altro: rimarranno caldi e sarà un piacere deliziarsene.
Quando saranno tutti pronti, versate sopra la montagnetta di pancakes la crema di pera e cioccolato (in alternativa potrete usare miele, sciroppo d'agave o semplice marmellata. Al vostro gusto la scelta).
A questo punto non dovrete fare altro che sedervi, magari con un buon caffè, e deliziarvi con una colazione unica e indimenticabile!

Soffici, delicati, avvolgenti e coccolosi. Con la farcitura che desidererete, renderanno la vostra colazione un momento di indimenticabile..... condivisione ^_^


abc

Frolla ai pistacchi con radicchio filante allo zafferano: l’importanza di chiedersi sempre il perché

La mia mente contorta, che cerca sempre un motivo, e poi una dimostrazione pratica, e poi ancora un'evoluzione della teoria, anche ad orari improbabili della notte (il neurone genietto là dentro mica sta dietro al sorgere o al calare del sole!!), mi ha messo davanti questa domanda: se con gli anacardi e le arachidi si fa il burro, se le nocciole sono da tritare a più riprese per non fare sprigionare l'olio in esse contenuto, se le noci sono così ricche di acidi grassi (omega 3) e se la frutta secca di per sé è una fonte importante di grassi insaturi.... perché non posso utilizzare questo prezioso elemento come sostitutivo del burro per una gustosissima pasta frolla? E visto che non sono abbastanza propensa a facilitarmi le cose, perché non creare una frolla che escluda anche l'ombra di un uovo? Su una cosa, probabilmente, mi troverete scontata: la base di questa pasta è fatta di pistacchi. Ormai c'è chi associa alla parola pistacchio il mio volto. Non mi stupirei se qualche azienda spacciatrice di pistacchi mi chiedesse di prestare il mio volto per le confezioni da mettere in commercio. Del resto loro, i pistacchi, qui ci stanno alla grande!! Conferiscono un sapore dolciastro che contrasta l'amarognolo del radicchio e stuzzicano il palato, prima che sia deliziato dalla morbidezza del formaggio. Perché questa testolina con il neurone anarchico non lascia mai nulla al caso!!

Ingredienti

Per la pasta frolla
30 g di pistacchi tostati non salati
35 g di farina integrale
15 g di farina di soia integrale tostata
15 g di olio evo
15 g di latte di avena
1 g di sale
2 rametti di rismarino

Per la farcia
100 g di mozzarella
1 scalogno
1/2 cespo di radicchio semilungo
1 cucchiaio di olive di Riviera denocciolate
1 pizzico di sale
1 bustina di zafferano
olio evo
noce moscata

Tritate molto finemente i pistacchi, riducendoli a farina. Unite la farina integrale e quella di soia e le foglioline del rosmarino lavate e asciugate. Tritate ancora tutto, poi unitevi l'olio, il latte e il sale.
Lavorare l'impasto velocemente, fino a creare un composto compatto, che avvolgerete nella pellicola trasparente e che metterete a riposare, in frigorifero, per almeno mezz'ora.
Nel frattempo tagliate il radicchio a striscioline e mettetelo a bagno in acqua fredda.
Tritate la mozzarella con la bustina di zafferano e il sale, in modo da creare una sorta di crema. Copritela con un foglio di pellicola trasparente e lasciatela riposare in frigorifero per il tempo di preparazione del radicchio.
Scaldate un filo di olio in una padella e fate soffriggere lo scalogno affettato finemente. Quando sarà dorato unite il radicchio lavato. Salate e unite noce a moscata a piacere e fatelo soffocare, facendo in modo che perda tutta l'acqua di vegetazione.
Scolate bene le olive e tagliatele a metà. Unitele al radicchio, togliete la padella dal fuoco e fate raffreddare.
Quando sarà freddo mescolate il radicchio alla crema di mozzarella e zafferano ottenendo un composto ben amalgamato.
Riprendete la pasta frolla. Stendetela in una sfoglia rotonda non troppo sottile e foderate uno stampo. Io ho usato una mono porzione a forma di stella.
Riempitela con la farcia, cercando di compattarla bene. Fate attenzione che non superi il livello del rivestimento.
Accendete il forno a 200° e, una volta in temperatura, infornate.
Cuocete per circa 20/25 minuti.
Quando sarà ben dorata in superficie sfornatela e lasciatela intiepidire leggermente. In queso modo acquisirà compattezza.
A questo punto non avrete da fare altro che impiattare e servire.
Deliziarsi di tanta genuina bontà sarà un piacere che vorrete non finisse mai (c'è sempre la strada della doppia dose, ma attenzione alle calorie!!!).

A chi ancora non vi avesse ceduto, consiglio vivamente di provare la delicatezza e la dolcezza della farina di soia: profumo, sapore e consistenza che si fanno apprezzare da tutti i sensi!!

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Spiedini di polpo e carciofi in pastella allo zenzero: approcci e tattiche di una sfida quasi impossibile

Guardavo e riguardavo quel polpo che mi sfidava, con i suoi tentacolini. Lo guardavo cercando di scorgere il suo punto debole e, lì, affondare il colpo. La realtà è che credo di aver dato al polpo la migliore interpretazione che conosca (ricordate questa meraviglia?). Ma credete veramente che una sfida quasi persa in partenza mi scoraggi al punto da non affrontarla? Ci avevo riprovato con il polpo glassato in crosta di pistacchi ( sempre loro ^_^) e ne ero stata decisamente entusiasta. Questa volta, però, cercavo un abbraccio insolito. Una pastella tutta mia, che sicuramente avrebbe reso di più in una frittura, ma che.... ho reso mia con una cottura in forno. L'aspetto sicuramente ne risente, ma il sapore ve lo posso solo lasciare immaginare. L'aroma dello zenzero e della scorza di limone, legati alla dolcezza di una farina che sto imparando ad amare ogni volta di più, fanno di questi spiedini un perfetto capolavoro.
Il lato critico che vive in me non può comunque esimarsi dal ritenere questa versione ancora un gradino sotto la versione croccante. Ma sappiate che ho già in mente una nuova interpretazione ^_^
E solo questione di tempo!

Ingredienti

4 tentacoli di polpo
2 carciofi
1/2 limone
olio evo q.b.

Per la pastella
30 g di farina di soia integrale tostata
20 g di farina di riso impalpabile
90 g di acqua
1/2 cucchiaino di zenzero in polvere
1/2 cucchiaino di scorza di limone bio non trattata
1 pizzico di bicarbonato

Separate i tentacoli del polpo e bolliteli, in acqua salata, per 15 minuti. Adagiate i tentacoli nell'acqua bollente poco alla volta, in modo che si arriccino bene. Quando saranno pronti scolateli e lasciateli asciugare perfetamente.
Pulite i carciofi dalle foglie esterne, tagliate le punte ed eliminate la barbetta e le spine interne. Tagliateli a spicchi e metteteli in ammollo nel succo di mezzo limone allungato da un po' di acqua. Portate ad ebollizione abbondante acqua salata e sbollentateli per 3 minuti. Trascorso il tempo, scolateli e gettateli velocemente sotto dell'acqua ghiacciata, in modo da fermarne la cottura. Fate asciugare molto bene anche questi. E' importante che gli alimenti siano perfettamente asciutti, quando li cuocerete con la pastella, per permettere alla pastella stessa di rimanere attaccata e di non scivolare via a causa dell'acqua in superficie.
Passate ora alla pastella. Setacciate la farina di soia e unitela all farina di riso. Aggiungete la scorza del limone, il bicarbonato e lo zenzero in polvere. Non salatela, poiché il sale renderebbe meno croccante la pastella in cottura (questo soprattutto se friggeste!!). Mescolate tutto e unite, poco alla volta, l'acqua. Regolatevi in base alla farina che utilizzerete. La farina di soia tende ad assorbire molta acqua, ma se ne usaste un altro tipo, potrebbe volercene meno. Dovrete ottenere una pastella densa, ma non troppo pastosa. Lasciatela riposare una decina di minuti in frigorifero.
Prendete 4 spiedi e iniziate a comporli. Partite da uno spicchio di carciofo, poi infilzate il tentacolo del polpo ben attorcigliato e poi ancora un altro spicchio di carciofo.
Con un pennellino cospargete su tutta la superficie la pastella, coprendo bene sia carciofini che polpo. Se vi dovessero avanzare degli spicchi di carciofo, coprite anch'essi e adagiateli singolarmente sulla teglia. Saranno un ottimo accompagnamento.
   Adagiate gli spiedini su una teglia coperta da carta forno e leggermente unta e infornate, a 200°. Dopo 15 minuti girate gli spiedini e procedete con la cottura per altri 15 minuti.
Quando saranno ben dorati e decisamente croccanti, sfornate e salate in superficie.
Fateli riposare per un minuti circa, poi serviteli, insieme ai piccoli cuori di carciofo cotti separatamente.
Il contrasto di consistenza tra carciofo e polpo, delicato e morbido l'uno, corposo e importante l'altro, saranno uniti in un abbraccio aromatico che vi regalerà una gradevole esperienza sensoriale.


Delicato, sfizioso e assolutamente intrigante. Un modo originale per portare in tavola i piatti di sempre in una forma diversa.

E, soprattutto, una pastella versatile e stuzzicante, che sposa bene verdure di ogni tipo. Alla carica!!!!

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