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Filetto di salmone al cocco

Ritorno. Dopo qualche settimana di pausa, che non è stata una pausa dai fornelli, ma non è stata neanche una corsa dietro menù luculliani. Ho cucinato, come sempre. Ho condiviso, come sempre. Ma vi ho lasciato alle vostre faccende festaiole. E questo tempo l'ho speso per dare voce a qualche curiosità, per dare spazio a qualche esperimento, per mettere nero su bianco qualche idea, per dare vita a qualche progetto. Insomma, ferma non lo sono stata. E, anzi, inizio da questa bizzarra proposta per svelare le mie piccole novità. Partendo dalla prima, questa, quella di una cottura insolita. Amo il salmone. Mi piace il suo sapore delicato, ma pieno. Mi piace la consistenza della sua carne. Mi piace la ricchezza che riserva, che sposa alla perfezione sapori essenziali e naturali. Mi piace da crudo ad appena rosato, non di più. E mi sono detta: "prova così". Allora, per la giornata total fat che di tanto in tanto concedo al mio corpo per variare la tipologia di dieta e mantenere sveglio e attivo il mio metabolismo, ho pensato di accostare due sapori che sono solita apprezzare in maniera distinta. Ho messo tutto sotto vuoto, ho trasferito il mio lingotto in lavastoviglie e.... boom!!!! Un'esplosione di sapori incredibili. Ormai la mia fama di folle mi segue come un'ombra. Ma finché una tecnica, come la cottura a bassa temperatura in lavastoviglie, mi soddisfa, perché abbandonarla? :) Non è certo essere "additata" come diversa a dissuadermi :D Anzi... Ingredienti 1 filetto di salmone 50 g di cocco fresco 1/2 limone biologico sale rosa pepe broccolo o verdura di stagione a piacere Eliminate pelle e lische dal filetto di salmone. Sciacquatelo, tamponatelo con un foglio di carta assorbente e tenetelo da parte. Eliminate la membrana esterna del cocco e tritate la polpa, insieme alla scorza di mezzo limone. Salate e pepate il pesce, massaggiandolo leggermente. Copritelo con il cocco e inseritelo in un sacchetto per sottovuoto. Procedete a sigillarlo e inseritelo in lavastoviglie, avviando il programma di 30 minuti a 60°. Nell'attesa spadellate velocemente la verdura che avete scelto per accompagnare il vostro piatto. Una volta che il programma di lavaggio sarà terminato, estraete il filetto dal sacchetto e passatelo su una piastra molto calda. Fate dorare per un paio di minuti per lato, quindi trasferite in un piatto, accompagnate con la verdura e servite. Morbido, ma croccante all'esterno. Delicato, ma ricco. Sfizioso, insolito, equilibrato. Per me un vero successo!! abc

Biscotti al cocco senza burro

Eviterò di chiamarli biscotti di Natale, perché la forma è solo una clausola temporale legata all'occasione. E' già alquanto strano che pubblichi qualcosa a tema, ma limitare il piacere di questi dolcetti ad un solo periodo dell'anno mi pare un po' impertinente :D E' da quando ho scoperto la dieta Chetogenica, l'importanza dei grassi e il digiuno intermittente che ho selezionato, tra le fonti amiche, il cocco. L'ho sempre amato, ma non ne ho mai fatto largo uso. Oggi spacco noci di cocco come se non ci fosse un domani, per la felicità dei vicini di casa, e, udite udite, faccio uso di cocco rapè che, finalmente, ho trovato senza solfiti. Eggià, perché mi si è stretto il cuore quando, girando il sacchetto in dispensa, e da lì in poi tutti i sacchetti trovati al supermercato, ho letto quella parolina antipatica. I solfiti sono ovunque, o quasi. Diciamo che sono in molti più alimenti di quelli che immaginiamo. Così, come faccio a meno di tutto il cibo in scatola, mi sono detta: "farò a meno anche del cocco rapè". Ma potrà mai essere che non esista, al mondo, del cocco rapè naturale? La risposta è qui, ed è un grande sì!! Complice la mia fornitrice di farine (io la definisco spacciatrice, ma suona un po' adace), posso dire mai più senza e in questi biscotti troverete solo tanta bontà. Non solo per il vostro palato. Perfettamente in linea con i principi di cui vi riempio continuamente la testa. A dimostrazione del fatto che sano è buono e non prevede sacrifici!! Ingredienti 125 g di farina di saragolla 75 g di cocco rapè (senza solfiti) 25 g di olio extravergine di oliva 40 g di yogurt greco intero 20 g di zucchero bruno 1 tuorlo d'uovo 1/2 limone biologico (con la buccia edibile) 1/2 cucchiaino di vaniglia in polvere Riducete lo zucchero bruno in zucchero a velo. Aggiungete nel boccale il cocco rapè con l'olio extravergine di oliva. Io ne ho scelto uno dai sentori erbacei, delicato. Se fosse troppo forte, sostituitelo con l'olio che siete abituati ad utilizzare. Frullate tutto, a più riprese, fino ad ottenere una pasta densa. Inserite lo yogurt e il tuorlo, quindi amalgamate bene tutti gli ingredienti. Versate, infine, la farina, la scorza del limone grattugiata e la vaniglia. Impastate fino ad ottenere un composto omogeneo e fatelo riposare, in frigorifero, per un'ora circa. Riprendete l'impasto e stendetelo, formando una sfoglia di circa mezzo cm di spessore. Riragliate i biscotti della forma desiderata e trasferiteli su una teglia. Cuocete i biscotti a 170° per 20 minuti. Sfornateli e fateli raffreddare. Se voleste, decorateli, oppure cospargeteli di zucchero a velo. Per me sono perfetti così, nella loro essenzialità. Gustateli con un caffè, regalateli, affondateli in una cioccolata calda.... insomma, abusatene :D (con moderazione :P )abc

Gnocchi di zucca ai pistacchi

E' del tutto vero: non mangio pasta e, quando ne ho desiderio o, ben più probabile, ho in programma di viziare qualche ospite, la preparo in casa. E' davvero molto, ma molto, ma molto raro che apra un pacco di fusilli, o penne, o conchiglie, o tortiglioni, o eliche o qualsivoglia formato. La rarità ricade sempre sullo spaghetto, o linguina, o comunque pasta lunga. Per il resto.... ci sono le mani, gli ingredienti prescelti, un po' di creatività e di sano lavoro. Ma soprattutto, direi, tanto piacere. Così ecco che l'esperimento di un folle giorno d'autunno, periodo in cui la zucca staziona costantemente nella mia cucina, vede nascere uno gnocco concettualmente difficile, ma dal risultato decisamente convincente. Tanto che al primo assaggio è seguita una produzione più consistente, da condividere con amici e da offrire anche a voi. Beh, un giorno si potrà assaggiare anche attraverso un monitor: inizio a portarmi avanti. E non me ne vogliate se fino a quel giorno non potrete allungare una forchetta per servirvi, io le occasioni le metto sempre a disposizione. I vicini saranno i più fortunati, ma per gli altri rimane il piacere di sporcarsi le mani e sfidarsi :) Ingredienti Per gli gnocchi 600 g di zucca Delica cruda pulita 200 g di farina di ceci 70 g di fecola di patate 5 g di lievito alimentare in scaglie 3 g di sale rosa curry q.b. paprika q.b. Per il condimento 150 g di zucca Delica pulita 150 ml di bevanda vegetale all'avena 25 g di pistacchi sgusciati 10 g di olio extravergine di oliva sale rosa q.b. Tagliate a tocchetti la zucca che utilizzerete per la preparazione degli gnocchi e cuocetela al vapore, fino a quando sarà perfettamente morbida. Frullatela insieme al sale, al curry e alla parika, quindi aggiungete la farina, la fecola e il lievito alimentare. Impastate fino ad ottenere un composto omogeneo e piuttosto appiccicoso. Trasferite tutto su una spianatoia e lavorate, aggiungendo ulteriore farina per facilitarvi, creando un panetto. Prelevate un po' di impasto alla volta e lavoratelo con le mani, creando dei salsicciotti. Tagliate gli gnocchi e lasciateli sulla spianatoia, ben infarinati. Fate saltare in un wok la restante zucca, aggiungendo sale e bevanda di avena. Fate cuocere a fuoco basso, con un coperchio, fino a rendere la zucca morbida. Spegnete il fuoco e lasciate intiepidire. Trasferite tutto in un boccale, aggiungete l'olio extravergine di oliva e frullate tutto con un minipimer.  Trasferite nuovamente tutto nel wok e aggiungete i pistacchi, che nel frattempo avrete tritato o pestato, finemente, in un mortaio. portate a bollore abbondante acqua salata e cuocete gli gnocchi. Basteranno pochi minuti. Quando inizieranno a venire a galla scolateli e trasferiteli nel wok insieme al condimento. Saltate tutto a fiamma vivace per qualche istante, quindi impiattate. Spolverizzate con qualche briciola di pistacchio, concludete con un giro di olio e servite.abc

Croissant di farro al burro di nocciole

E' passato davvero tanto tempo, da quando ho sfogliato l'ultima volta. Un po' mi sono scoraggiata, posso dirlo? Sì, perché, se da una parte vive un forte desiderio di sfornare il croissant perfetto, dall'altra esiste la consapevolezza che gli ingredienti che ho scelto di utilizzare non mi permettono di avere il risultato tanto fervido nell'immaginario. Quando vedo una pasta soffice, alveolata e stratificata, inciampo sempre: sbircio i dettagli, speranzosa, ma poi, alla fine..... rinuncio. Nella mia cucina niente farina 0 o, men che meno, 00. Niente burro, figuriamoci poi se in quantità così generose! E allora come posso pensare di ottenere il risultato sperato? Ma io non mi arrendo e, se anche alla vista manca quel piccolissimo dettaglio della sfogliatura, la morbidezza e la fragranza sono decisamente presenti, in questi piccoli cornetti. Sono nati in un giorno in cui, preparando una crema di cioccolato, ottenni, per un errore, un estratto dalla lavorazione delle nocciole. La misi in un contenitore e la lasciai riposare in frigorifero. Venne fuori un burro, e capii che ci avrei riprovato. La farina è la mia preferita: farro integrale. E lo zucchero, scelto di proposito di questa qualità, è ridotto ai minimi termini (tanto che in queste proporzioni regalano una brioche a prova di "palato educato" e "disintossicato"). Adesso sono pronta a parlarvene. E voi, siete pronti a gustarli? Ingredienti 240 g di farina di farro integrale 135 g di farina di tipo 2 15 g di farina di canapa sativa 40 g di zucchero di cocco 35 g di lievito madre essiccato (per me Cuor di Macina) 20 g di malto d'orzo in polvere 180 ml di bevanda all'avena 1 uovo 40 ml di olio extravergine di oliva (per me Il Maestrale, di Casale San Giorgio) 55 g di burro di nocciole Frullate lo zucchero di cocco, fino a polverizzarlo. Mescolatelo alle farine setacciate, al malto d'orzo e al lievito madre essiccato. Aggiungete la bevanda di avena tiepida e iniziate ad impastare. Unite, quindi l'uovo e lavorate fino ad incorporarlo completamente, quindi procedete con l'olio, versato a filo. Impastate fino a quando otterrete un impasto compatto ed elastico, che riporrete in una terrina, coperta con un foglio di pellicola trasparente, e lascerete lievitare fino al raddoppio. Lavorate il burro di nocciole creando un panetto quadrato di circa 20 cm di lato. Stendete l'impasto in una sfoglia quadrata, ponetevi sopra il panetto di burro in obliquo e ripiegate gli angoli della pasta verso il centro. Effettuate una piega a metà, quindi un'altra nel verso opposto. Avvolgete l'impasto nella pellicola e lasciate riposare per un'ora, in frigorifero. Riprendete l'impasto, stendetelo con il mattarello ed effettuate una piega a tre. Lasciatelo riposare nuovamente in frigorifero per un'ora, sempre avvolto nella pellicola, quindi ripetete la piega a tre. Dopo l'ultima ora di riposo stendete la sfoglia in un rettangolo di altezza di circa 20 centimetri. Ritagliate dei triangoli di circa 10 cm di base e arrotolateli, partendo proprio dalla base. Sistemateli su una teglia, coperta da carta forno. Copriteli con la pellicola e lasciateli lievitare, nel forno spento, per una notte intera, o per almeno 6 o 8 ore. Spennellate la superficie con un cucchiaio di bevanda di avena emulsionato con un cucchiaino di olio extravergine di oliva e, volendo, un po' di zucchero (sempre a velo). Infornate a 190° e cuocete per circa 20 minuti. Quando i croissant saranno dorati (ma fate attenzione che le farine daranno già un colore scuro all'impasto e vi inganneranno con facilità), sfornateli e lasciateli raffreddare su una gratella. A questo punto assaporateli: farciti o naturali, secondo il vosto gusto. Se, come me, sarà necessario, congelateli (ma solo quando saranno completamente freddi) e favoritene all'occorrenza. abc

Pane di semi e farina di mandorle

Che io sia sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo: si sa. Che abbia sviluppato una forte propensione al salutismo: si sa. Che mi piaccia scoprire affinità con chi, questo stile di vita, lo ha scelto e lo perpetua: si sa. Che io sia innamorata di lei: ora lo sapete anche voi. Mi è bastato vedere la foto del suo nuovo pane magico, per avere la certezza che, quel pane, in qualche modo sarebbe entrato nella mia cucina. Ed è stato così, con le mie interpretazioni, ma con la certezza che da lei arrivano sempre grandi cose. In fondo la scelta di arricchire la mia alimentazione con i semi è testimoniata dal fatto che la preparazione più frequente, nella mia cucina, sia questa. Confesso che il crunch sfizioso è insuperabile, e che è davvero difficile fermarsi, una volta iniziato :D Ma di tanto in tanto cambiare consistenza e sfruttare la versatilità di un pane morbido mi stuzzica!! L'idea è quella di ottenere un accompagnamento che possa essere ricco, ricchissimo di fibre e grassi buoni, senza portare con sé grandi carichi di carboidrati (zuccheri). E visto che rispetta anche esigenze gluten free, perché non proporlo come valida alternativa al pane comune? Che dite: procediamo all'assaggio? Ingredienti 50 g di semi di zucca 50 g di semi di girasole 50 g di semi di sesamo 40 g di semi di lino 40 g di semi di chia 250 g di acqua 75 g di mandorle spellate 50 g di crusca di avena (certificata gluten free) 3 g di sale rosa 1/2 cucchiaino di spirulina 5 g di lievito alimentare secco Inserite tutti i semi in una ciotola e mescolateli tra loro (provateci con le mani: è decisamente terapeutico!!). Aggiungete acqua e lasciate in ammollo per un'oretta. Vedrete che i semi assorbiranno tutto il liquido e creeranno una sostanza vischiosa. Tritate le mandorle, insieme al sale, fino ad ottenere una farina fine. Aggiungete la crusca di avena, la spirulina e il lievito alimentare e mescolate bene. Versate questi ingredienti secchi nel composto di semi e mescolate tutto, fino ad amalgamare perfettamente. Versate l'impasto in uno stampo da plumcake e infornate, a 180°. Cuocete per 50 minuti, quindi estraete il pane dallo stampo e rimettetelo in forno, capovolto, per altri 50 minuti. Estraete il pane e lasciatelo raffreddare. Quindi iniziate ad affettarlo e a gustarne l'avvolgenza. Da solo, in pietanze salate, con marmellate o cioccolato, in crostini..... avrete l'imbarazzo della scelta per goderne. Ovviamente, visto che le cose belle mi stanno a cuore e che le occasioni, se meritano, non me le faccio scappare facilmente, ho approfittato della riuscita di questa meraviglia per donare una nuova ricetta ad un'altra donna che stimo molto: lei, la mia splendida Leti!! Una forza della natura :) E allora ecco la mia proposta salata, che mica si può vivere di soli dolci!! :D Con questa ricetta partecipo al contest The Free Food Lover organizzato da Senza è Buono e Shake Your Free Life.abc

Lo zucchero allo specchio: il veleno è da attribuire alla raffinazione?

Ho un'idea precisa riguardo all'informazione e ai canali attraverso cui essa venga diffusa. E non è un caso che parte di questi canali li snobbi come fonte di apprendimento e li sfrutti unicamente per generare stimoli utili ad approfondire le mie conoscenze, mettendo in atto nuove ricerche. Ormai è da tempo che porto avanti la mia battaglia contro l'utilizzo dello zucchero. L'ho spesso definito il peggior nemico dell'uomo (insieme alla farina raffinata) e questa tesi ha fondamenti legati a studi su quelle che sono le fonti di energia più preziose. Che, fatevene una ragione, non sono forme zuccherine! Ma, in un periodo in cui si torna a parlare di zucchero bianco VS zucchero di canna, ho cercato di fare chiarezza. E l'ho fatto mettendo in discussione quelle che erano diventate mie personali convinzioni. In fondo, "non dubitare di nulla è il mezzo più sicuro per non sapere mai niente." Per arrivare alla conclusione, però, partiamo dalle origini.

Lo ZUCCHERO.

Lo zucchero, altrimenti detto saccarosio, è un carboidrato che, a temperatura ambiente, cristallizza. Origina dalla canna da zucchero (esattamente dal suo fusto) o dalla barbabietola (esattamente dal tubero). Indifferentemente, seppur sia più comune quello ricavato dalla canna da zucchero, semplicemente perché l'estrazione da barbabietola è limitata territorialmente all'Europa, rispetto a qulla da canna da zucchero utilizzata in tutto il resto del mondo; con due procedimenti di estrazione diversi, proprio a causa della fonte di estrazione. Lo zucchero di canna si ottiene lavando e macinando i fusti della pianta matura. Si parla già di una lavorazione industriale, che permette di ottenere un "sugo" (la "melassa") e degli scarti, chiamati "bagassa", che vengono utilizzati come concime e combustibile organico. Il "sugo" è composto da circa il 10-15% di saccarosio e da impurità (sali minerali, acidi organici -malico, ossalico, citrico e tartarico-, basi azotate, composti fosforati e colloidi di origine vegetale). Il sugo viene, quindi, centrifugato per eliminare parte di queste impurità. Si tratta di una chiarificazione, che si ottiene attraverso l'impiego dell'idrossido di calcio (o calce spenta). Portando il composto ad una temperatura di 95°, le particelle di fosfato di calcio (o carbonato di calcio, a seconda del fatto che si utilizzi acido fosforico o anidride carbonica insieme all'idrossido di calcio) precipitano, portando con sé una serie di impurità. Avete presente quando fate un brodo e lo schiumate per eliminare le impurità che vengono a galla? Ecco, in questa fase di chiarificazione avviene esattamente la stessa cosa. A questo punto il succo ottenuto, con ph neutro, viene concentrato in una soluzione contenente il 60-65% di saccarosio. Si passa, ora, alla cristallizzazione, attraverso più fasi di centrifuga che permettono di ottenere lo zucchero bruno (quello che comunemente chiamiamo di canna) e la melassa, generalmente usata come mangime animale. Lo zucchero ottenuto viene, quindi, decolorato, attraverso un ulteriore lavaggio a base di idrossido di calcio e ad una centrifugazione, che permettono di eliminare la melassa ancora presente intorno ai cristalli. Ancora giallognolo, lo zucchero ottenuto viene passato su del carbone attivo, che assorbe le sostanze rimaste. Ed ecco qui che, dopo ripetuti passaggi, otteniamo lo zucchero bianco. Quale sia la differenza rispetto al volgare zucchero di canna? La quantità di melassa, e quindi di impurità, presenti intorno ai cristalli. I valori nutrizionali non subiscono particolari variazioni. Lo zucchero di barbabietola si ottiene dalla lavorazione della radice del tubero. Questa, una volta estratta dal terreno, viene trasportata negli stabilimenti, separata dalle erbe e dai residui di terra legati ad essa, lavata e poi trinciata in "fettuccine", delle quali si misura la qualità, per procedere all'estrazione. Le fettuccine vengono trasferite su un nastro trasportatore e sottoposte ad un getto di acqua ad elevata temperatura (70-78° in una prima fase e 69-73° in quella successiva), che scioglie il saccarosio e lo separa dalla radice. In questa fase, per evitare l'azione di batteri che deteriorerebbero lo zucchero, vengono utilizzati dei disinfettanti. Il "sugo" ottenuto contiene solo il 10-15% di zucchero e tante impurità, che conferiscono al succo un colore molto scuro. Si procede, quindi, alla loro eliminazione. Prima, però, le fettuccine esauste, ancora ricche di una notevole quantità di acqua, vengono nuovamente spremute. Il saccarosio che si ottiene da questa spremitura viene mescolato al succo ottenuto in precedenza e il residuo, chiamato Vinassa, viene essiccato e utilizzato come fertilizzante. Dicevamo, quindi, che quello che abbiamo ottenuto è un "sugo" ancora ad alta concentrazione di impurità e proprio per questo risulterebbe impossibile il processo di cristallizzazione. Si procede, allora, alla carbonatazione: viene aggiunto latte di calcio, che si lega alle impurità provocandone la precipitazione. In quanto difficilmente filtrabili, per essere eliminate, queste stesse impurità vengono esposte ad una corrente di anidride carbonica. Si procede quindi alla filtrazione per eliminare il carbonato di calcio formatosi e all'aggiunta di anidride solforosa (sempre loro, i solfiti) per eliminare calcio e potassio e per decolorare, in questo modo, il sugo. Per liberarci delle più piccole impurità rimaste, ecco che viene aggiunto  il carbonato di sodio. Ciò che si ottiene è un sugo chiarificato che, fatto passare su carbone attivo, viene definitivamente sbiancato. Le successive fasi di evaporazione e cristallizzazione sono le stesse utilizzate per lo zucchero di canna. Vi è chiaro, quindi, perché parlare di zucchero raffinato, zucchero di canna o zucchero integrale NON ABBIA FONDAMENTO!! Lo zucchero è zucchero, e a qualsiasi livello di colorazione subisce dei trattamenti. Perché in natura, senza lavorazioni, avrebbe una consistenza e un sapore decisamente improponibili! Oltre ad avere una serie di elementi alquanto nocivi (si pensi al cromo!!). Ma cosa ne è di tutte quelle sostanze utilizate nei processi appena descritti? Facciamo chiarezza:
  • le percentuali di acido solforico residue sono ben inferiori a quelle presenti in molti altri alimenti, in cui lo stesso è utilizzato come conservante (E513). Si pensi che nello zucchero possono rimanerne circa 15 mg per kg, mentre i limiti imposti dalla UE parlano di 210 mg per litro di vino bianco!!!!
  • il latte di calcio, che nelle etichette viene indicato con la sigla E526, è un conservante utilizzato nell'industria alimentare in prodotti come latte per neonati, vino, birre, alimenti surgelati, verdure lavorate, scatolame, gelati, e via dicendo. Aprite la vostra dispensa e meditate.
  • il carbone attivo è un materiale altamente poroso e con una grande area specifica. Non risulta rilasci sostanze nocive e viene utilizzato nell'ambito della filtrazione, purificazione, deodorizzazione e decolorazione di fluidi grazie alle sue piccole cavità interne che permettono di assorbire e trattenere le impurità.
Per citare Dario Bressanini, grande divulgatore di "chiarezza", da cui ho attinto informazioni e argomenti:

Se volessi spaventare qualcuno potrei invertire il gioco, e dire che è lo zucchero integrale ad essere pieno di sostanze tossiche e velenose, che fortunatamente vengono eliminate nella raffinazione. Potrei portare ad esempio le api, che muoiono quando ingeriscono dello zucchero che contiene ancora della melassa, con tutte le sue impurezze o dire, ad esempio, che la melassa contiene cromo, e tutti voi sapete come il cromo sia un metallo molto velenoso, che ha causato più di una contaminazione di terreni. Insomma, spaventare e appigliarsi al lato emotivo delle persone è molto facile (e potete continuare tranquillamente a consumare zucchero integrale se si piace).

Il mio intento non è e non sarà quello di fare terrorismo mediatico. Tantomeno di "violentare" le vostre coscienze per indirizzarle verso la conoscenza e la consapevolezza. Lo zucchero è zucchero, sotto qualsiasi forma si presenti (pensate un po' anche la frutta è ricchissima di zucchero!! Solo che chiamarlo fruttosio pare lo renda meno influente....). Io continuo e continuerò a non utilizzare lo zucchero in aggiunta a bevande, e a limitarlo allo stretto necessario nelle preparazioni dolciarie. Semplicemente non specificherò più "grezzo" o "integrale", che di integrale, qui, ci sono solo impurità!! Lo zucchero rimane una droga, che crea dipendenza. Ecco perché più mangiate dolci e più ne mangereste. Continuerò, però, ad andare oltre i luoghi comuni e a dimostrarvi come si possa educare il palato a sapori più salutari. Il mio, ormai, si è abituato a sapori assai meno stucchevoli di quelli propinati dall'industria alimentare (ma di questo complotto approfondirò in altra sede). E i miei studi hanno fatto chiarezza su quanto sia marginale, e spesso nocivo, l'apporto energetico degli zuccheri stessi (e, anche qui, rispetto a cosa lo approfondirò in un nuovo articolo). Insomma, io ho fatto chiarezza e mi sono arricchita di nuove conoscenze. A voi, adesso, le valutazioni. Fonti: http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/06/03/miti-culinari-6-lo-zucchero-veleno-bianco/ http://ilcappellodelmonsu.blogspot.it/2017/06/lo-zucchero-veleno-bianco.html https://it.wikipedia.org/wiki/Produzione_dello_zucchero https://it.wikipedia.org/wiki/Saccarosio

abc

Alimentazione e salute “Doppiamente buono” – 2 dicembre dalle 10.30

Yoga e Alimentazione è il tema del seminario di approfondimento del corso di raja yoga tenuto da Barbara & Irene. Ospite specialissimo e graditissimo Emina Cevro Vukovic autrice del libro "Doppiamente buono". Posti limitati. Prenotazione obbligatoria. Costo € 30,00 che include: pratica, presentazione del libro e dibattito, meditazione, show cooking e pranzo. Il seminario si svolgerà presso Rovereto House&Lab a Milano. abc

Torta cioccopera alle mandorle senza farina

L'occasione c'è sempre. E quando proprio non esiste, la si crea!! Quando ho scoperto che la mia dolcissima amica Letizia aveva lanciato, insieme a Manolo, il contest The Free Food Lover, in cui dare libero sfogo alla fantasia nella proposta di dolci (e non solo) dove il "senza glutine" potesse incontrare l'originalità, mi sono detta: io ci sarò!! Sono sempre alle prese con i miei tempi, o per meglio dire i miei fuori tempo, ma non mi sembra vero, ve ne sto parlando!! L'occasione è stata una cena con un'amica e il suo spettacoloso bimbo; un ometto dolce, sensibile, curioso, attento. Tante cose in comune, con lei: un'energia forte, stimoli, progetti e una forte attenzione per il benessere, che passa anche e soprattutto da un'alimentazione sana e consapevole. Evviva!! Qualcuno che ha eliminato lo zucchero!!!! Evviva, qualcuno che potrà apprezzare un dolce meno dolce, in cui i senza sono un valore aggiunto e non una privazione. Il cioccolato per me è sinonimo di dolce: è difficile che riesca a prescindere da questo binomio, quando penso ad una torta o ad un piccolo peccato di gola. Così ho pensato ad una combinazione che potesse celebrare il cioccolato, ma diversificarlo. Zero farina. Zero latticini. Zero glutine. E, nella mia versione, anche zero zuccheri (ma nella ricetta metterò la dose ideale per palati più viziati!!). Ne viene fuori una consistenza a metà strada tra un budino e un pan di spagna, in un abbraccio che coccola e appaga, non stanca e lascia il desiderio di replicare :) Insomma, una torta tutta da scoprire.... Ingredienti 150 g di mandorle (o farina di mandorle) 1 pera William (ca 150 g di polpa) 200 g di cioccolato fondente al 75% 90 g di acqua 4 uova 25 g di zucchero di canna Mascobado 1/2 cucchiaino di vaniglia in polvere 1 bustina di cremor tartaro 1 pizzico di bicarbonato Riducete le mandorle in farina fine e tenetela da parte. Spezzettate il cioccolato e mettetelo in una ciotola con l'acqua. Sciogliete a bagno maria o nel microonde. Riducete la polpa della pera in purea e aggiungetela al cioccolato fuso. Mescolate bene e lasciate intiepidire. Sbattete le uova con lo zucchero e la vaniglia, fino a farle diventare un composto spumoso.  Aggiungete, poco alla volta, la farina di mandorle insieme al cremor tartaro e al bicarbonato, fino ad ottenere un composto omogeneo. Rivestite una teglia tonda di 24 cm di diametro con carta forno. Iniziate a versare una parte di composto di mandorle. Versate, poi, nel centro, un po' di cioccolato. Procedete ancora con l'impasto di mandorle e ancora con il cioccolato, fino a finire i due composti. Con uno spiedo disegnate delle linee, che creino delle venature tra i due impasti. Infornate a 180° e cuocete per 50 minuti. Quindi sfornate e lasciate raffreddare completamente. A questo punto mettete la torta in frigorifero e lasciatela per almeno un paio d'ore. Servitela fredda. Se foste golosi, una bella pallina di gelato allo zabaione sarebbe perfetta. Se foste viziosi, una bella colata di cioccolata calda. Per i salutisti, invece, la sua essenza sarà perfetta e lontana da qualsiasi senso di colpa :D Con questa ricetta partecipo al contest The Free Food Lover organizzato da Senza è Buono e Shake Your Free Life. abc

Spinarolo in crosta di pistacchi alle clementine

Cucino molto, molto più di quanto riesca a documentare su questa pagina. Ogni mio pranzo è una piccola coccola e non è mai lasciato al caso. Per me cucinare è appagare non solo lo stimolo dell'appetito, ma quell'insieme di aspetti sensoriali che trasformano in gioia un semplice gesto. E tutto è sempre all'insegna del benessere: la consapevolezza che un corpo sano dev'essere nutrito in modo sano è uno stimolo per scegliere gli ingredienti giusti e elaborarli nel modo giusto. Ma sempre con una nota di gusto... Per dare testimonianza di tutto ciò, ogni giorno pubblico l'istantanea del mio pasto sul profilo Instagram. Talvolta i sapori mi conquistano tanto che non posso prescindere dal suggerirvi la ricetta. Sia chiaro, io racconterei tutti i miei piatti documentando con dosi, fotografie e spiegazioni, ma.... avere in dono ore supplementari alla giornata credo sia una richiesta troppo pretenziosa. Questa, però, è una di quelle volte. Questa volta i sapori che si sono incontrati nel piatto mi hanno fatto chiudere gli occhi e dire "parlane!!". E allora vi lascio a dipingere i sapori sui vostri palati e a cedere alla tentazione di amarvi in modo gustoso e salutare. Ingredienti 160 g di trancio di spinarolo 1 clementina 100 ml di vino bianco frizzante 8 g di pistacchi sgusciati e tostati 8 g di fiocchi di avena 5 cime di broccolo 10 g di olio extravergine di oliva (per me Ramarà di Piero Matarazzo - in Guida Extravoglio) un pizzico di pistilli di zafferano sale rosa q.b. Tritate i pistacchi insieme ai fiocchi di avena. Aggiungete il sale rosa e miscelate uniformemente. Impanate il trancio di spinarolo, quindi rosolatelo in padella con olio extravergine di oliva, in modo che tutti i lati siano ben dorati. Trasferite il trancio in una terrina e infornatelo, a 200°, per circa 15 minuti. Cuocete le cime del broccolo a vapore, lasciandole croccanti. Gettatele in acqua ghiacciata, quindi conditele con olio e sale e fatele rosolare su una piastra. Nel frattempo pulite la clementina, eliminando perfettamente tutti i filamenti bianchi. Fate insaporire gli spicchi in padella, con il vino bianco, quindi aggiungete i pistilli di zafferano e fate cuocere, a fiamma dolce, fino a quando saranno morbidi e succosi. Quando il trancio di pesce sarà cotto, sfornatelo e fatelo riposare per qualche minuto. Tagliatelo, quindi in fettine dello spessore di circa 1.5 cm. Impiattate lo spinarolo con la clementina e i broccoli e irrorate il pesce con il succo delle clementine stesse. Delicato, sfizioso, avvolgente, leggero, salutare. Senza glutine (l'avena dovrà essere certificata) e senza latticini, per chi avesse intolleranze. Insomma....lascerete posto solo al gusto, e al piacere di goderne!! abc

Crostata pere e cioccolato ad ispirazione Bella Elena

Ci sono cose da cui non si prescinde, come il binomio perfetto "pere e cioccolato". E poi ci sono cose che sono ispirazione, ma che per soddisfare appieno un palato, richiedono una rivisitazione. Mi è capitato di assaggiare una forchettata di Bella Elena, preparata da una delle pasticcerie più conosciute e rinomate della mia zona. Pere e cioccolato, un'ottima partenza. Vero, ma..... troppo, tutto troppo. Le mie papille si sono disabituate a grossi quantitativi di zucchero e a quel sapore burroso che un tempo, lo confesso, mi incollava al vassoio fino all'ultima briciola. Quel tempo in cui avrei costruito barricate intorno a questo dolce, per evitare che chiunque potesse avvicinarsi :) Ma visto che tutto può essere stimolo e motivazione, eccomi all'opera per rivisitare un classico. E, visto che ci siamo, per svelarvi l'evoluzione della mia cioccocrema alle nocciole, che nel tempo è diventata sempre più goduriosa e irresistibile!! Beh, insomma, due ricette in una e, fossi in voi, non me le lascerei scappare!! Addio latticini e, con una piccola variazione sulla farina di farro, che potrebbe essere di avena -certificata-, anche il glutine. Ma il sapore, l'emozione, la travolgenza..... queste lasciatele. Perché ci sono tutte!! E stregano ;) Ingredienti Per la base 200 g di farina di farro (farina di avena certificata per la versione gluten free) 50 g di farina di mais fioretto 140 g di burro di arachidi (per me home made) 50 ml di bevanda vegetale di avena 2 tuorli 1/2 cucchiaino di vaniglia in polvere 5 g di stevia (oppure 40 g di zucchero di canna grezzo) 1 pizzico di sale Per la crema al cioccolato 75 g di nocciole tostate 15 g di zucchero di cocco (oppure di zucchero di canna grezzo) 300 g di cioccolato fondente extra (per me 75%) 25 g di olio extravergine di oliva (se preferiste un sapore più delicato utilizzate un ottimo olio di semi) 175 ml di bevanda vegetale di avena 2 pere Williams 10 g di nocciole Inserite le farine, la stevia e il burro di arachidi nella ciotola dell'impastatrice e iniziate a lavorare. Quando avrete ottenuto un composto granuloso aggiungete i due tuorli e la polvere di vaniglia, con un pizzico di sale. Lavorate velocemente, aggiungendo il liquido, poco alla volta. Potrebbe servirvene un po' di più o di meno, in base alla farina che utilizzerete. Dovrete ottenere un impasto a briciole, comunque compatto. Rivestite una teglia tonda con carta forno. Io ne ho utilizzata una da 28 cm di diametro. Rovesciate l'impasto allinterno e distribuitelo in maniera omogenea. Compattatelo bene sul fondo e ai bordi, ricavando un cornicione di circa un paio di cm di altezza. Coprite con un foglio di pellicola e lasciate riposare in frigorifero per circa mezz'ora. Occupatevi, adesso, della crema al cioccolato. Inserite in un boccale le nocciole con lo zucchero e tritate finemente, fino ad ottenere quasi una pasta di nocciole. Unite il cioccolato spezzettato e tritate nuovamente. Fate sciogliere il cioccolato, quindi aggiungete la bevanda vegetale tiepida. Quando sarà ben amalgamata, unite l'olio, continuando a mescolare in modo da incorporarlo perfettamente. Quando sarà pronta, lasciatela da parte. Accendete il forno a 180°. Lavate le pere e, con una mandolina, affettatele molto sottili (in questo modo evito di togliere la buccia, ma se per gusti personali preferiste sbucciarle, sbucciatele). Rivestite la base della torta, in modo da coprirla perfettamente e da creare uno strato piuttosto spesso. Infornate la teglia e cuocete per circa 40 minuti. Quando sarà cotta estraetela e lasciatela intiepidire. Copritela, quindi, con la crema di cioccolato e cospargete le nocciole che avrete pestato grossolanamente in un mortaio. Lasciatela raffreddare completamente, quindi procedete al taglio e all'assaggio. Questa volta ho usato la stevia, seppur non la ami particolarmente. Ho dovuto ricorrere a questa soluzione perché la totale disabitudine all'utilizzo di zucchero in cucina mi ha sorpreso senza la mia scorta di zucchero di canna Demerara, che avevo terminato preparando la stessa torta per un buffet. Ovviamente il sapore nell'impasto si sente, per cui non fate come me e accertatevi di avere tutti gli ingredienti in dispensa, prima di iniziare :D abc

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