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Minestra del pastore, detta anche ‘minestra di Fio’: la tradizione che assume nuove identità

Sono cresciuta con questa minestra nel piatto molte e molte volte. Una delle meravigliose tradizioni della cucina abruzzese che mio padre ha portato nel nostro quotidiano. Prepararla era un motivo di convivialità: ci si sedeva, insieme, ad impastare le polpettine e a farle, con meticolosa precisione. Perché per papà si era sempre un passo indietro dalla perfezione e.... "le mie sono migliori". E i dadini della scamorza troppo grandi, sempre troppo grandi. E le uova? Così irregolari? Poi ci si sedeva a tavola e, come ogni volta in cui lui maneggiava gli ingredienti, era consuetudine che enfatizzasse la bontà del piatto con un'esclamazione che..... adesso mi manca da morire. "Sono proprio stato bravo!!!". E si rideva sempre, tutti insieme.
Questa minestra per me è tutto questo. E' un insieme di sapori che sono quelli di famiglia. E' l'insieme di ricordi, di momenti vissuti insieme, di sorrisi, di gioia.
Ho preparato questa minestra, che solo grazie ad una ritrovata zia (uno dei grandi regali di papà dopo la sua partenza) ho scoperto chiamarsi minestra del pastore, per una cara amica. Fiorenza. A cena da lei, io mi diverto a preparare piatti insoliti, che non ha mai assaggiato. E, talvolta, mi cimento in sperimentazioni! Tanto che.... "E' un esperimento?", mi ha chesto ^_^ Non questa volta. E' una minestra calda, affettuosamente avvolgente e ricchissima. L'assaggio è stato un successo, tanto che.... "la chiami minestra della Fio?".
Così ve la propongo con le sue radici nelle tradizioni e le nuove gemme sbocciate nell'incontro e nella conquista di nuovi palati. Ho utilizzato un brodo di pollo, laddove se ne usava una versione più intensa, ed ho omesso, per puro gusto personale, i crostini di pane. Per papà non sarà la stessa cosa, ne sono certa, ma sono anche convinta che avrà piacevolmente assaggiato insieme a me, e pensato "le polpettine sono troppo grandi" tra i suoi sorrisetti sarcastici. Ma questa volta..... va bene così ^_^

Ingredienti

500 g di scarola
1 l di brodo di carne (per me di pollo)
200 g di scamorza
230 g di tritata di vitello
2 uova
olio evo
sale rosa dell'Himalaya
pepe
noce moscata

Mettete a bagno la scarola e lavatela accuratamente. Tagliatele foglie in listarelle non troppo piccole e trasferitele in una padella calda, con un po' di olio. Salate a piacere e lasciate che appassisca, senza farla cuocere troppo. Saranno sufficienti circa 5 minuti di cottura.
Mettete le uova in acqua e fatele bollire, fino a farle diventare sode. Lasciatele raffreddare. Nel frattempo tagliate la scamorza in dadini piccoli. Metteteli in un contenitore e conservateli da parte.
Sgusciate le uova e tagliate anch'esse a dadini delle stesse dimensioni della scamorza. Conservate anche queste in un contenitore.
   Passate alla preparazione delle polpettine. Versate la tritata in una ciotola, unite il sale rosa, il pepe e la noce moscata. Io non ho unito ulteriori uova.
Impastate tutto co cura, in modo che venga amalgamato tutto perfettamente. Prendete ora poco impasto alla volta e create delle polpettine piccole e compatte. Ovviamente più saranno piccole e più saranno perfette. Fate in modo di sentire la vocina di papà e tutto vi risulterà più facile ^_^ Le sue preferite erano quelle di un centimetro al massimo di raggio ^_^ Siete avvisati!!!!
Scaldate un cucchiaio di olio in una padella e fate cuocere le polpettine, facendole saltare continuamente, in modo da cuocerle in maniera uniforme. Fatele dorare bene, quindi trasferitele su un foglio di carta assorbente, in modo che tutto l'olio venga assorbito.
Scaldate, a questo punto, il brodo.
Unitevi la scarola e lasciatela insaporire per una decina di minuti.
Quando sarà bello fumante, versate un paio di mestoli di brodo in una cocottina e servite.
Lasciate che ogni commensale unisca scamorza, uovo e polpettine a piacere. Il formaggio inizierà a sciogliersi e l'insieme di sapori e consistenze vi avvolgerà in un abbraccio piacevole e confortante.

Trovatevi qualcuno con cui chiacchierare mentre preparate le polpette, tagliate uova e scamorza. E' un ingrediente importante per la riuscita del piatto. Una piccola sfida, e un momento di allegra e insolita condivisione.


abc

Spiedini di totani e cavolini al mandarino: dalla terra al mare una storia di sapori e armonizzazioni

Durante l'ultima tappa taurinense, in cui mi sono concessa ben quattro giorni di compagnia materna, uno dei miei pensieri costanti era.... il bottino. Mamma mi aveva anticipato che nel congelatore troneggiava un bel sacchetto di cavolini di Bruxelles colti poco tempo prima all'orto, tutto per me. La vista, poi, di una quantità infinita di pallette verdi come contorno di uno dei pasti condivisi, ha aumentato desiderio e salivazione. Prossima alla partenza, facciamo come sempre il riepilogo della spesa. Ma.... all'attivo mancano i cavolini. "Mamma.... non dimentichi una cosa importante?". "Li abbiamo mangiati ieri. Non li avessimo utilizzati li avrei dati a te". NON CI CREDO!!!!!! E i miei sogni? I miei desideri? Le mie palpitazioni? Dovrò ripiegare su quelli, banalissimi, acquistati in un qualunque negozio, confezionati in un qualunque stabilimento, da mani che lavorano sui numeri, più che sull'amore per la conservazione. Sforzandomi di non far vedere troppa delusione sul volto a mia madre, mi avvio con il primo carico di borse e valigie verso l'auto. A mamma spetta la sosta cantina per prendere cavolfiori e broccoli e poi ci si vede per i saluti.
Arrivo a casa appena in tempo per svuotare le borse, sistemare due cose, prendere la divisa e andare al lavoro, quando..... I CAVOLINIIIIIIII!!!!! Quell'ultimo pacco mamma l'ha destinato a me ^_^
La gioia è infinita, non potete immaginare la dolcezza di queste pallette verdi. In fondo a lei li ho preparati con lo stesso aroma e li ha anche apprezzati ampiamente.... allora perché non ripetere la prova e presentarvi uno spiedino insolito?
Peccato che, per tempi di organizzazione della cena (la mia cenetta sul tappeto, in cui una volta che mi siedo non mi alzo più, per cui tutto deve essere pronto e caldo) siano stati nel forno, seppur spento, un po' troppo. E' andata persa un po' di morbidezza, ma vi garantisco che questa alternanza di sapori è davvero meritevole.

Ingredienti

2 totani
10 cavolini di Bruxelles
15 g di mandorle pelate
5 g di farina di mandarino
10 g di bacche di Goji
sale
pepe
olio evo

Mondate i cavolini e svbollentateli in acqua salata per circa 4 minuti. Scolateli e passateli sotto un getto di acqua fredda, per fermarne la cottura.
Tritate le mandorle insieme alle bacche di Goji, quindi unite la farina di mandarino e un pizzico di sale. Scaldate un cucchiaio scarso di olio evo in una padella e fatevi saltare i cavolini. Salateli e versateci sopra circa un cucchiaino di panatura.
   Pulite i totani, eliminando le parti non commestibili, e sciacquateli. Eliminate i ciuffi, che terrete da parte, e tagliate in 3 anelli il corpo.
Impanateli bene, su entrambi i lati, nel trito di mandorle e mandarino. Chiudeteli a chiocciola.
Prendete uno spiedo e iniziate ad infilzare, alternandoli tra loro, cavolini e chiocciole di totani. Ogni spiedino dovrà avere 5 cavolini e un totano intero. Ultimate con il ciuffo. Ungete una pirofila con poco olio evo e sistemate gli spiedini.
Accendete il forno e portatelo a 200°. Quando sarà pronto irrorate gli spiedini con un filo di olio e infornate. Cuocete per circa mezz'ora, quindi sfornate e servite.

Fragranti, teneri e delicati. Un piatto che unisce secondo e contorno e che si fa sfiziosamente finger!!

La prova tappeto è stata superata e la leggerezza del piatto ben si addice alla tipologia di cena: calice di vino e totale relax!!


abc

Gratin di gambi di carciofo, pere e patate: pregi, prestigi e versatilità che trasformano un ‘ritaglio’ in successo

Entrai nel locale con i miei soliti minuti di anticipo. Due colleghi stavano preparando la linea, affettando meravigliosissimi carciofi freschi. Ci sono cose che attirano la mia attenzione all'istante. E fui rapita. Ma ci fu altro che mi destò all'istante, tanto che la mia domanda fu immediata: "Cosa ne fate di tutti quei gambi?". Ecco, quella sera tornai a casa con un bottino, felice come una bambina sotto i primi fiocchi di neve. Felice per aver risparmiato un'inutile spreco. Felice per aver impreziosito la mia dispensa con qualcosa di genuino e prezioso. Felice perché in questo modo ho l'occasione di dimostrarvi che il riciclo non vuol dire pietanza mediocre, senza carattere. Credo che, d'ora in poi, i gambi di carciofo entreranno prepotentemente nella mia cucina, e non verranno trasformati solo in risotto o vellutata. Questo gratin merita una replica e la replica arriverà. Anche perché mi sono già prenotata sui prossimi scarti ^_^
Non a caso propongo, oggi, questo piatto. Chiamatela missione, se volete. E' come fosse un piano di rientro dai bagordi festaioli. Ammetto di non essermi lasciata andare a pranzi luculliani. Ho sempre un certo rispetto per il cibo e per la nutrizione, per cui non amo eccedere, per poi lamentarmi. Ma dal momento che le nostre tradizioni ci portano a condividere tavolate senza fine, quale miglior modo di tornare a prendersi cura del nostro organismo, se non con un alimento corroborante come il carciofo? Povero di calorie, ha spiccate proprietà nutrizionali: sono diuretici, disintossicanti, tonicizzanti, e aiutano a contenere i valori di colesterolo. Ma vi garantisco che è solo una parte dei valori preziosissimi di questo ortaggio. Insomma, non vi resta che provarci!! E tornare a prendervi cura del vostro fegato ^_^

Ingredienti

5 gambi di carciofo
2 patate medie
1 pera Abate
sale
sale nero di Cipro
pepe
noce moscata
olio evo
1 cucchiaio di pangrattato di riso
parmigiano grattugiato

Pulite i gambi di carciofo dalla parte esterna e legnosa, tagliateli a metà e metteteli in una ciotola, con acqua e limone.
Pelate le patate, lavatele e tagliatele a fette rettangolari, spesse circa mezzo centimetro. Lasciatele sotto un getto di acqua corrente, in modo da eliminare l'amido in eccesso (è un mio cruccio, ma potrete anche evitarlo).
Portate a bollore un pentolino di acqua salato e sbollentate, per un paio di minuti, prima i gambi di carciofo, poi le patate.
Tagliate i gambi in fettine di circa mezzo centimetro (ve ne verranno circa 3 per ogni gambo).
Lavate la pera e asciugatela. Affettatela, formando sempre fettine di mezzo centimetro, poi dividete ciascuna fettina in parti di dimensione simile alle patate.
Raggruppate tutto in una ciotola e versate sopra il pangrattato. Aromatizzate con pepe e noce moscata a piacere, quindi unite un cucchiaio abbondante di parmigiano grattugiato e mescolate delicatamente, con le mani, per amalgamare bene tutto.
Ungete leggermente una pirofila e versate il composto. Sistemate in modo omogeneo i pezzi cercando di coprire tutta la superficie.
Cospargete con parmigiano grattugiato. Date ancora una macinata di pepe e una grattugiata di noce moscata. Per ultimo spolverizzate con sale nero di Cipro. Irrorate con un filo di olio.
Portate il forno alla temperatura di 200° e, una volta caldo, infornate la pirofila. Cuocete almeno 30 minuti, e comunque fino a quando il formaggio si sarà sciolto.
Una volta che sarà ben dorato e croccante, sfornate il gratinato e impiattate.

Carciofi, patate e pere, sotto l'abbraccio del parmigiano..... ma riuscite ad immaginare la delizia e la delicatezza di questo piatto?

Dolcezza, corposità e armonia di sapori. In totale leggerezza. E con un occhio attento a contenere gli sprechi. Insamma, non si può chiedere di più!!

abc

Fiore di carciofo ai pistacchi con occhio di bue al forno: appagare occhi e palato con una semplice scintilla

Una delle rare sere in cui sono in casa, in questo periodo. Tra il Natale da mia madre e le serate di lavoro, diventa un'impresa riuscire ad organizzare anche un'uscita di piacere. Figuriamoci una cena tranquilla e spensierata. Ma poi arriva quel giorno. E vorresti fare miliardi di cose, ma vorresti anche riposare un po', dedicarti alla lettura. Magari cucinare qualcosa. Ebbene, il nulla regna sovrano. Il frigorifero è pieno di verdura (unica cosa che riesco a mangiare con piacere in questo periodo) e nessuna idea in testa. Lo sapete, io cucino solo se scatta la scintilla. Diversamente non mi cimento neanche: mi nutro e via, nel minor tempo possibile, con il minor impiego possibile di energie. Focalizzavo l'attenzione su quel cespo di catalogna. Ho cercato di girarlo e rigirarlo, ma niente, nessuna ispirazione. Poi ecco che arriva, pungente, quel pensiero accantonato tempo fa. Si verifica la presenza degli ingredienti e..... si cambia rotta. Esperimento in corso, scintilla scattata e.... successo raggiunto!!!! Questo carciofo è delicato e sfizioso. Ultimamente è di moda "scomporre" i piatti, separando ogni singolo ingrediente. Questa volta, per la mia smania di andare controcorrente, ho compattato un secondo piatto e il suo contorno. E il risultato non lascia indifferenti.

Ingredienti

1 carciofo
12 g di pistacchi tostati
1 rametto di rosmarino
1 uovo
sale
olio evo
sale nero di Cipro

Mondate il carciofo, eliminando il gambo, le foglie esterne e le punte. Allargatelo leggermente, quindi bollitelo, in acqua salata, per circa 3 minuti. Scolatelo e lasciatelo a testa in giù, cercando di allargare bene le foglie.
Lavate un rametto di rosmarino e asciugatelo bene. Prelevate le foglioline e sminuzzatele con ul coltello. Unite i pistacchi e tagliateli, sempre a coltello, creando una granella quanto più uniforme possibile.
Mescolate bene pistacchi e rosmarino e versatelo all'interno del carciofo, facendo in modo che vengano farcite tutte le foglie, tra i differenti strati. Salate leggermente e irrorate con un filo di olio evo.
Accendete il forno e portatelo alla temperatura di 180°.
Rompete l'uovo e versatelo al centro del carciofo, che avrete sistemato in un piccolo stampo o in una teglia. Spolverizzatelo in superficie con del sale nero di Cipro e infornatelo. A piacere potreste aggiungere spezie, o pepe, o peperoncino o qualsiasi gusto di vostro grandimento.
Cuocete per circa 25 minuti, controllando che il tuorlo non diventi sodo.
Quando sarà pronto estraete la teglia e trasferite il carciofo nel piatto.
Personalmente l'ho cotto in una terrina piccola e l'ho gustato direttamente lì.
Divertitevi, ora, a sfogliare il carciofo, assaporando le foglie esterne pistacchiose, fino ad arrivare al cuore morbido e avvolgente. Rompete il vostro tuorlo e..... deliziatevi.
Sapori che non si intralciano, lasciando la magia dell'assaggio nella grandezza della semplicità.

Ancora una coccola riuscita!!

abc

Tartufini di tofu e cioccolato bianco su biscotto integrale e salsa d’arancia: le coccole dell’anima

Mi piacciono le cose semplici, non ho mai pensato di essere tagliata per le elaborazioni folli. E seppur, nella vita, abbia ampiamente dimostrato di avere il dono di cacciarmi sempre in complicazioni da urlo, e abbia anche imparato a destreggiarmi tra esse, continuo a trovare pienezza nelle piccole e semplici azioni. Tra queste ce n'è una che mi affascina e mi soddisfa più di altre: il tavolino imbandito di piccole e semplici pietanze amorevolmente studiate e cucinate, un calice di vino, un paio di candele, due cuscinoni sul tappeto e un film, oppure un libro. Mi concedo questa coccola raramente, ma quando accade, dedico alla preparazione profonda attenzione. E il dessert non deve mancare. Era da diverso tempo che avevo in mente l'idea di trasformare il tofu in qualcosa di dolce. E' un po' come se volessi dare dimostrazione di quanto sia sufficiente un tocco di fantasia, per apprezzare un ingrediente, solitamente ostile. E il tarlo del tofu vestito a dessert non mi ha lasciato scampo. Fino ad oggi, giorno in cui ho avuto la conferma che la sua versatilità sia davvero impagabile. Deliziarmi con queste piccole prelibatezze mi ha soddisfatto: niente di 'già visto' o di lontanamente paragonabile ai dolci da grande distribuzione, ingredienti selezionati, leggerezza, avvolgenza..... non si finisce mai di assaporarli e di trovare qualità appaganti.
Riprendo da un dolce, quello che avevo concluso con un dolce. Mi piace viziarvi!!!

Ingredienti

Per i tartufini
160 g di tofu
40 g di cioccolato bianco
4 g di datteri al naturale
4 bacche di cardamomo
40 g di nocciole

Per i biscotti
250 g di farina integrale
30 g di fiocchi d'avena
20 g di crusca di grano
55 g di zucchero di canna Dulcita
80 g di olio di semi di soia
4 g di ammoniaca per dolci
100 ml di latte d'avena

Per la salsa
1 arancia
1 cucchiaino di farina di riso

Partite dalla preparazione dei tartufini: più tempo rimarranno a riposo, più si armonizzeranno i sapori.
Tagliate a tocchetti il tofu e inseritelo in un boccale. Unite anche il cioccolato bianco in pezzetti e i semi delle bacche di cardamomo (se non amaste trovare parti di cardamomo sul palato, prima polverizzatelo). Frullate tutto, a più riprese, fino a creare una crema vellutata.
Tagliate i datteri in parti piccole, privandoli dal nocciolo, e uniteli alla crema. Frullate ancora tutto, fino a creare un composto omogeneo. Trasferite l'impasto in un contenitore e lasciatelo riposare in frigorifero, più tempo possibile.
Passate alla preparazione dei biscotti.
   Sminuzzate i fiocchi d'avena e mescolateli alla farina integrale e alla crusca di grano. Aggiungete lo zucchero. Sciogliete l'ammoniaca nel latte d'avena e aggiungete tutto agli ingredienti secchi. Impastate, creando un composto compatto. Versate, quindi, l'olio a filo e continuate a lavorarlo fino a quando sarà perfettamente assorbito. Formate un panetto e avvolgetelo in un foglio di pellicola trasparente. Lasciatelo riposare in frigorifero, almeno per un'ora.
Prendete le nocciole e tritatele, formando una farina piuttosto grossolana.
Riprendete la crema di tofu e, con le mani inumidite, prelevatene una noce e formate una sfera. Passate ciascun tartufino nella farina di nocciole e posate su un piano. Quando avrete ultimato l'impasto, sistemate le sfere in frigorifero.
Spremete il succo dell'arancia. Stemperate un cucchiaino di farina di riso con una parte di succo, fino a unirlo tutto. Mettetelo sul fuoco e portate a bollore, mescolando. Se l'arancia sarà dolce non ci sarà bisogno di aggiungere zucchero (è bene che si senta la nota acidula nel dolce terminato). Abbassate la fiamma, quando vedrete che si addenserà, e cuocete mescolando per circa 4 minuti.
Spegnete la fiamma e lasciate raffreddare la crema. Occupatevi ora dei biscotti.
Stendete l'impasto in una sfoglia spessa circa un centimetro. Tagliate un numeri di biscotti uguale al numero di tartufini, della dimensione pari al raggio dei tartufini, o poco più grandi.
Il rimanente impasto tagliatelo della forma gradita e ricavatene biscotti da assaporare a colazione, o per un delizioso spuntino (magari uniti a due a due e farciti con marmellata, o cioccolata, oppure glassati, deorati, zuccherati in superficie.... sono decisamente versatili).
Sistemateli su una teglia foderata da carta foro e cuocete a 175° per 30 minuti. Quando saranno leggermente dorati sfornateli e sistemateli su una gratella, a far raffreddare. Raffreddando perderanno il sapore dell'ammoniaca sprigionato in cottura e acquisiranno croccantezza.
Una volta freddi procedete alla composizione dei dolcetti.
Versate su ciascun diamantino di biscotto un po' della salsa di arancia. Sistematevi sopra un tartufino di tofu. Procedete con tutti i biscotti e tutti i tartufini.
Lasciate riposare in frigorifero ancora per un'oretta.

Prima di servirli lasciateli a temperatura ambiente: in questo modo i sapori verranno esaltati e saranno perfettamente armonizzati.
La festa sul palato, tra la dolcezza del tofu al cioccolato, l'aroma del cardamomo, l'asprognolo dell'arancia e la consistenza del biscotto, sarà decisamente inevitabile!
Fermarsi sarà un'impresa, ma se assaporerete queste delizie con un buon calice di vino, in un momento di pace e tranquillità, magari su un tappeto ^_^ allora sarà un piacere non potersi fermare.abc

50 sfumature di…. mela: rose di mela annurca alla cannella e cardamomo in fillo croccante

Tempo di bilanci. Forse. Fino a qualche anno fa ho sempre pensato al tempo come ad un meccanismo preciso in cui il lunedì iniziano i piccoli buoni propositi, il primo del mese ci si dà obiettivi più consistenti, la mezzanotte è un orario in cui le cifre sono tonde e perfette per inspirare e chiudere gli occhi con un sorriso e la fine dell'anno si impacchettano tutti gli eventi trascorsi e si archiviano, apprecciandosi al nuovo anno completamente resettati. Ma sono sempre stata anche quella che le 17:58 sono l'ora perfetta, e il puntino che divide le ore dai minuti deve segnare un bilanciamento preciso di somme, seppur le cifre sarebbe meglio siano tutte diverse, e le date palindrome mi sono sempre piaciute, ma anche le infinite combinazioni di numeri. Traducetemi la vita in numeri e la ricorderò per sempre. Date un nome ad ogni evento della vita e non saprò neanche di essere nata. Forse per questo ho sempre cercato di rimanere negli schemi. Oggi, però, non farò grandi bilanci. Per me ogni giorno è diventato un piccolo bilancio, ogni giorno si impara e ogni giorno si può crescere. Ogni giorno, nel suo susseguirsi di infiniti attimi, si può carpire e definire un disegno, si può perfezionare il tratto, sfumare i colori. O accenderli. Scostandosi dalla tela, di tanto in tanto, per osservare l'operato, e valutare la resa. Senza aspettare la fine dell'anno. Senza rimandare le scelte al lunedì o a inizio mese. Di certo so che questo anno mi ha tolto tanto, più di quello che credevo potessi sopportare. Ma sono qui a parlarvene, motivo sufficiente a farmi credere viva. E sono consapevole che, proprio in quanto mi è stato tolto, ho avuto occasione di arricchirmi. E ricca mi sento. Cresciuta, rafforzata, temprata e sensibilizzata. Ho smesso da tempo di credere che sarà un anno, finalmente, felice. La felicità ce l'ho dentro, sono fortunata. Sta a me proiettarla nel quotidiano. La felicità non arriva da eventi, o da terzi. Quella è fortuna. Sono stimoli. La vera felicità nasce dentro, grazie a quegli stimoli, ma secondo il modo di approcciarsi ai piccoli momenti di una vita. Anche i più banali. Anche quelli difficili. Inevitabili.
Chiudo l'anno di blog con un dolce a cui tengo particolarmente. Sono rose senza spine: delicate, profumate, invitanti e confortanti. Sono il frutto di una mia fantasia, riuscita al primo tentativo. Un dolce racchiuso in un abbraccio di pasta fillo: ce l'avevo ronzante in testa da molto tempo ^_^
Ciascuna di questa rosa ha un messaggio preciso: osate, ma sappiate essere obiettivi. Credete in voi stessi. Cercate sempre un risvolto positivo, perché anche la peggior sfortuna regala insegnamenti e gioia.

Che sia un anno ricco di emozioni, in cui possiate costruire la vostra gioia e condividerla.

Con questa ricetta incremento il mio contributo alla raccolta di
50 sfumature di... mela della dolce Valentina

Ingredienti

300 g di ricotta vaccina
3 uova
100 g di farina Petra 1
40 g di farina integrale
70 g di malto di riso
3 mele annurche
3 fogli di pasta fillo
25 ml di olio evo
8 g di cremor tartaro
4 bacche di cardamomo
1 cucchiaino di cannella in polvere
1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
1 pizzico di sale

Versate in una ciotola la ricotta, insieme alle uova e al malto di riso. Sbattete energicamente con le fruste, fino ad ottenere un impasto soffice e omogeneo.
Aprite le bacche di cardamomo e pestate i semi in un mortaio, fino a renderli polvere. Uniteli all'impasto insieme alla cannella e al pizzico di sale, quindi mescolate bene.
Setacciate le farine, il cremor tartaro e il bicarbonato e aggiungetelo, un cucchiaio alla volta, all'impasto. Per ultimo versate l'olio a filo, facendo sempre lavorare le fruste. Prendete le mele e lavatele bene. Con l'aiuto di un pelapatate prelevate la buccia creando una striscia continua, che dividerete in parti più piccole.
   Tagliate le mele, private del torsolo, in pezzi piccoli e piuttosto sottili. Incorporateli all'impasto e amalgamate bene il tutto.
Stendete i fogli di fillo e sovrapponeteli tra loro, dopo averli unti in superficie.
Tagliateli in quadrati della dimensione sufficiente a ricoprire le pareti interne degli stampi che utilizzerete, e sistemateli ciascuno in ogni cocottina. Versate ora, in ciascuno stampo, impasto sufficiente a riempirne i 3/4. 
Con le bucce create delle spirali e posatele in superficie, facendole affondare leggermente nell'impasto.
Portate il forno all temperatura di 190° e, una volta caldo, infornate i tortini. Cuoceteli per circa 40 minuti, ma controllate, con la prova coltello, che siano ben cotti all'interno. Quando saranno pronti sfornateli e lasciateli intiepidire appena. Quindi prelevateli dalle cocottine e lasciateli raffreddare completamente.
Assaporateli nella loro fragranza, apprezzando la morbida avvolgenza in contrasto con la croccantezza della fillo. 

Si conserveranno per diversi giorni, in frigorifero. Questo farà perdere croccantezza alla fillo, ma il sapore rimarrà travolgente in ugual misura ^_^


Un motivo in più per provarci, no?


abc

Strudel salato di ricotta e castagne con briciole di frutta secca alla salvia: momenti, sorrisi ed energia pura

Non è da me lasciare che le cose accadano. Io pianifico, valuto, programmo, studio e non lascio nulla al caso. Sono sempre stata così. Fino a quando la vita mi ha insegnato che niente si può programmare. Il destino spiega il suo progetto sul nostro mondo a prescindere dai nostri calcoli e dalle nostre statistiche. E' destabilizzante, per chi deve sempre avere tutto sotto controllo, come me. Ma ho imparato ad accettare che non posso domare il destino. Lui arriva, e travolge. Nel bene e nel male. E ho imparato a lasciarmi trasportare, senza puntare troppo i piedi. E vivere di cuore, più che di testa. La possibilità di avere quattro sere consecutive libere da impegni di lavoro è davvero insolita, direi impossibile. Ma a volte anche l'impossibile accade. Così ho seguito il cuore e ho abbandonato, per un po', i miei modesti set fotografici di preparazioni bizzarre, le ore interminabili passate a sistemare foto, scrivere post, condividere articoli e ho destinato questo tempo al mio più grande amore: la mia scricciolina. Nulla è scontato con lei. Non più. Abbiamo trascorso giornate meravigliose, nella loro semplicità. Ci siamo inventate tempi e spazi, facendo cose che andassero oltre i soliti schemi. E siamo state bene. Abbiamo riso, sorriso e condiviso. Ho cucinato, sì. Non posso farne a meno ^_^ Ma con uno spirito diverso. Ho riabbracciato vecchi amici, ritrovando un sorriso lontano. Ed ora torno qui, con la serenità di cui mi sono arricchita e tanto desiderio di dedicarmi, nuovamente, a questo spazio.
Torno con una ricetta che avevo in archivio. Perdonate la presenza di un ortaggio non più di stagione, ma questo strudel è tanto buono da meritare la condivisione, a prescindere dai dettagli. Attualizzatelo a piacimento, ma non lasciatevelo sfuggire: merita un assaggio e, dopo l'assaggio, merita la replica ^_^

Ingredienti

1 melanzana
100 g di castagne bollite
15 g di anacardi
10 g di pistacchi
4 foglie di salvia
100 g di ricotta vaccina
50 g di Fontal Nazionale
4 fogli di pasta fillo
1 spicchio d'aglio
sale
noce moscata
olio evo

Lavate la melanzana. Tagliatela nel senso della lunghetta e cuocetela in forno (o al vapore) fino a quando sarà morbida. Lasciatela raffreddare e prelevate la polpa, tagliandola a tocchetti.
Riducete in briciole gli anacardi e i pistacchi e teneteli da parte.
Fate scaldare un cucchiaio scarso di olio in una padella e, quando sarà caldo, unitevi l'aglio schiacciato. Lasciate insaporire, quindi togliete l'aglio e versate le melanzane. Salate a piacere e unite la noce moscata. Cuocete a fiamma media per qualche miuto, quindi unite le foglie di salvia, precedentemente lavatem sepezzettandole con le mani. Unite anche le castagne bollite, ridotte a tocchetti, e lasciate che i sapori si armonizzino, per circa 5 minuti, sul fuoco dolce.
   Nel frattempo preparate la pasta fillo, sovrapponendo i fogli tra loro, ciascuno unto con un po' di olio evo.
Spegnete il fuoco sotto la farcia, unite il Fontal a dadini, mescolate velicemente e versate tutto sulla fillo, lasciando un buon margine su un lato della sfoglia.
Ripiegate i due bordi laterali verso l'interno e arrotolate lo strudel lasciando la parte libera alla fine. Trasferitelo su una teglia coperta da carta forno e spennellatelo con pochissimo olio.
   Accendete il forno, portatelo a 190° e, quando sarà in teperatura, infornate per circa 20 minuti. Controllate che la pasta diventi bella dorata, senza che scurisca troppo.
Quindi sfornate e lasciate intiepidire.
Ragliate lo strudel a fette di circa un paio di centimetri e servitelo. Accompagnatelo con una fresca insalata o con verdura saltata in padella e avrete grande successo.

Vi confesso che le due estremità, per gli amanti della croccantezza come me, sono una vera e irresistibile tentazione, per cui, se avrete più di due ospiti a tavola, evitate liti e teneteli per voi :D Non è mai un bene mettere in difficoltà i commensali, ahahahahahah.

In ogni caso vedrete quanto le singole fettine sapranno conquistare i vostri palati, e quelli dei fortunati assaggiatori.abc

La ricetta del cuore e i miei auguri di gioiosi momenti di vita e di festa

Un post insolito, quello di oggi. Nessuna prelibatezza, non oggi. E' la prima volta, da quando nutro questa pagina, che scrivo qualcosa senza raccontarvi di un piatto, frutto della mia mente bizzarra.
Sono giornate particolari, queste. Fuggo dalla frenesia del Natale. Mi tengo a distanza da pranzi esagerati. Mi coccolo di dolci nel mio piccolo e provo il semplice piacere della condivisione infornando teglie di biscotti per chi mi fa sentire, in qualche modo, qualcuno. Ma c'è un dettaglio importante, che caratterizza questi momenti. Questo, per me, non è solo il Natale. Questa per me è la vita. Nel bene e nel male, nelle gioie e nelle difficoltà, le emozioni sono un fiume che non si ferma mai. Fatto di piccole cose, di dettagli così ricchi da farmi sentire una donna fortunatissima.

Oggi scrivo queste parole per poter arrivare a ciascuno di voi e regalarvi un piccolo pensiero. Ma soprattutto so che, in questo modo di solleticare i vostri cuori, chi gioirà maggiormente sarò io.
Abbandonate le esagerazioni. La bellezza sta nelle piccole cose. Non serve strafare per fare bene. Tenete stretto ogni momento speciale di questi giorni di condivisione, godetene istante per istante, spremete ciascun dettaglio. Indossate i vostri sorrisi migliori, quelli sinceri, quelli che nascono da dentro. Osservate come il sorriso trasforma le espressioni di chi vi sta intorno e provate gioia nel regalare quello stesso sorriso. Apprezzate l'amore dimostrato, incondizionatamente. E amate senza limiti. C'è qualcosa che nessuna somma di denaro può comprare: la felicità. E la felicità, quella vera, nasce da un animo sensibile e riconoscente.


Ma soprattutto..... abbracciate i vostri cari, gli amici, i vostri amati, chi vi fa star bene, chi ne ha bisogno e desiderio. Regalate calore e affetto, senza risparmiarvi. E osservate come donare sia un'esperienza infinitamente più totalizzante del ricevere.

Vivete il presente e fatelo vostro come se fosse unico e irripetibile.
Siate felici e rendete felici chi vi sta accanto.

Sereno Natale a tutti.
Siete speciali e importanti, per me e per il mio sorriso. Siatelo anche voi per chi vi sta accanto.
Grazie di cuore.

Erica
abc

Gratin di gnocchi di castagne all’aroma di rosmarino con pere e pepe: l’ora dei saluti, ma in grande stile

La sfida si era presentata da un po'. Le castagne quest'anno hanno troneggiato in cucina per molto tempo. Le ho amate nelle vellutate, in insalata, bollite, in versione dolce e come semplici caldarroste. Ma mancava qualcosa all'appello. Sfruttare la polpa farinosa per farci un primo piatto non mi avrebbe certo permesso di arrendermi al saluto di questo frutto tipicamente autunnale e assistere ad un nuovo cambio di prodotti, nella ruota incessante delle stagioni, prima di appagare l'ultimo capriccio. Così quel giorno è arrivato. Un giorno in cui il desiderio di vedere materializzarsi l'idea è stato più forte del blocco da preparazione (odio sbucciare le castagne bollite ^_^). E' bastato aggiungere pochi altri ingredienti per dare gusto e creare un perfetto bilanciamento di sapori. Pere, castagne, rosmarino e pepe, sotto una sfiziosissima gratinatura di parmigiano, hanno appagato il mio palato e, ora, sono pronti ad stravolgere i vostri.
La preparazione con sole castagne bollite ha lasciato l'impasto molto morbido. Se preferiste avere delle chicche più compatte e consistenti, potrete aggiungere della farina di castagne, o altra farina a piacere. Sfoderate le forchette, c'è da dare fondo ai piatti!!

Ingredienti

Per gli gnocchi
180 g di castagne bollite
20 g di burro di arachidi salato
30 g di bresaola
20 ml di latte d'avena
sale rosa dell'Himalaya
2 rametti di rosmarino

Per il condimento
1/2 pera abate
porro
mix di pepe creolo
olio evo
parmigiano

Pulite le castagne, precedentemente bollite, e inseritele in un boccale.
Aggiungete il burro di arachidi, le fettine di bresaola spezzettate e le foglioline di rosmarino lavate. Frullate tutto fino ad ottenere un impasto compatto. Ultimate con il latte.
Correggete con il sale e lasciate riposare l'impasto, in un panetto avvolto nella pellicola, per almeno un'ora.
Trascorso il tempo, riprendete l'impasto  tagliatelo a pezzi. Create dei salsicciotti, che taglierete poi in gnocchetti. Procedete fino a terminare l'impasto.
   Tritate finemente un pezzo di porro e lasciatelo imbiondire in padella, con un cucchiaio di olio evo. Sbucciate la pera e tagliatene metà a dadini non troppo piccoli. Unitela al soffritto e lasciatela saltare a fiamma viva per qualche minuto, fino a quando sarà morbida e leggermente dorata. Salate e pepate a piacere.
Mettete dell'acqua in un pentolino e portatela ad ebollizione. Salate e, quando bollirà, versatevi gli gnocchi. Sarà questione di un minuto al massimo: non appena inizieranno a venire a galla, prelevateli e trasferiteli in padella, con le pere.
Fate saltare tutto per pochi istanti, quindi trasferite tutto in una pirofila.
Coprite la siperficie con delle fettine sottili di parmigiano e trasferite tutto in forno. Fate gratinare per circa 5 minuti, fino  quando il formaggio sarà sciolto e dorato.

Non vi resta che servire il vostro piatto. Caldo, scioglievole, avvolgente e inebriante.

A voi l'assaggio e la scoperta di sapori ancora nuovi in un accostamento diverso dal solito.


abc

Torciglioni lievitati con semi di lino e semi di chia: il riscatto delle buone abitudini assopite

E' da una vita che non mi dedico più ai lievitati. Mettiamoci il tempo, sempre risicato. Mettiamoci la totale mancanza di capacità di trasmissione d'amore per una preparazione che non può essere sommaria e lasciata al caso. Mettiamoci la credenza (e la prova) che la totale assenza di influssi positivi è direttamente proporzionale al fallimento. Mettiamoci quello che vogliamo, scuse o realtà, sta di fatto che le mie scelte, ultimamente, volgono sempre più su pietanze differenti. Però non mollo, e di tanto in tanto mi lancio in qualche sfida all'ultimo estremismo. Avevo preso del lievito madre essiccato, totalmente naturale, nel mio spaccio personale di farine e simili. Lo avevo preso parecchio tempo fa e in tutto questo tempo l'ho conservato in un barattolino di vetro graziosissimo, lì in prima fila nella mia dispensa. MAI USATO. Così, quando torno dalla mia fornitrice, mi dice che probabilmente quello sarà diventato un cimelio, più che un alleato. Ma ci provo ugualmente. Esatto. Un simil cimelio. La lievitazione non è stata all'altezza dei migliori auspici, ma questi torciglioni sono di una chiccheria d'altri tempi.
Ho messo insieme sapori e ingredienti che amo: la sfogliatura con il burro d'arachidi, i semi di lino, quelli di chia e farine speciali!! Insomma, il risultato è comunque un abbraccio avvolgente e dolce che mi spinge non solo a riprovarci, ma a rendere giustizia ai miei desideri assopiti.

Ingredienti

35 g di semi di lino
20 g di semi di chia
400 g di farina Petra 1
100 g di farina di segale Jurmano
80 g di malto d'orzo
35 g di lievito madre secco naturale
380 g di latte di soia tiepido
50 ml di olio di semi di soia
1 g di sale
40 g di burro di arachidi
1 cucchiaio di zucchero di canna Dulcita

Inserite in un boccale i semi di lino e quelli di chia. Tritate velocemente. Unite le farine, il lievito, il malto d'orzo e iniziate ad impastare. Unite poco alla volta il latte, poi il sale.
Per ultimo versate l'olio a filo, facendolo assorbire perfettamente all'impasto. Ricaverete una pasta ben incordata, che metterete in una terrina. Copritela con un foglio di pellicola trasparente, quindi lasciatela lievitare per 24 ore.
   Una volta trascorso il tempo, stendete la pasta su una spianatoia infarinata e copritene 2/3 con il burro di arachidi. Effettuate una piega a 3, avvolgete la pasta nella pellicola e lasciatela riposare in frigo per 2 ore. Riprendetela, stendetela nuovamente e procedete con una piega in 4. Avvolgetela nuovamente nella pellicola e lasciatela altre 2 ore in frigorifero.
Riprendete quindi l'impasto e stendetelo in una sfoglia spessa circa un centimetro. Tagliatela in due e copritene una metà con lo zucchero di canna. Sovrapponete l'altra metà e tagliate rettangoli di circa 8 cm x 15 cm.
Effetturate un taglio, nel verso della lunghezza, che divida il rettangolo in due, lasciando un'estremità unita.
Attorcigliate ciascun braccetto e poi intrecciate tra di loro le due estremità. Unitele al fondo e ponete ciascun pezzo su una teglia coperta da carta forno.
Lasciate liecitare ancora per un paio d'ore, quindi accendete il forno e portatelo alla temperatura di 180°.
Spennellate la superficie delle brioches con un'emulsione di latte di soia e olio, quindi infornate. Cuocete per circa 45 minuti, fino a quando sulla superficie si formerà una crosticina dorata.
A questo punto sfornate e lasciate raffreddare completamente i torciglioni.

Non vi rimane che divertirvi a sfogliarli e ad assaporarli nella loro consistenza rustica e inebriante.

Io mi dedico questa coccola solo una volta la settimana, la domenica mattina. La tentazione è forte, ma non è forse vero che il desiderio del piacere è esso stesso piacere?

In ogni caso vi avviso: ora il lievito madre secco è nuovo e ben conservato. Non si può più sbagliare ^_^

abc

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