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Ferratelle veg: non una variante alla tradizione, ma una scelta ben mirata che offre un dolce irripetibile

Gli amici che mi seguono anche sulla pagina di Facebook avevano avuto un'anticipazione. La visita in terra abruzzese dello scorso agosto mi aveva arricchito di un attrezzo tipico della zona e averlo per me mi ha fortemente arricchito. Forse è proprio il legame con quelle tradizioni ad avermi tenuto sempre lontano da piastre elettriche per la preparazione di waffle. Perché le ferratelle..... sono le ferratelle. E le ferratelle vanno preparate con il ferro apposta. Vi confesso che questa meraviglia, che mi dà notevoli soddisfazioni, trova spesso spazio nella mia cucina, dando un tocco di magia alle mie colazioni domenicali. Insieme al ferro ho portato a casa anche un paio di ricette tradizionali. Ovviamente ognuno ha la propria ricetta, ogni famiglia la sua tradizione e ogni donna i suoi segreti. Ma io, che amo sperimentare, ho cercato (e sto cercando) di trovare la mia, la preferita. E come non avrei potuto dare un seguito a questa ricerca, se non approdando anche nell'universo veg? Tutto nacque da una battuta di mio fratello, vegano. Mi disse "chissà come poterle veganizzare". Eh, bella roba riuscire a trovare una soluzione mantenendo il sapore tipico di un preparato a base di uova e latte ^_^ Ci ho provato e ne sono rimasta soddisfatta. MA, e dico MA, non ritengo che queste siano la versione classica, in veste vegana. Queste sono a sé, con sapori loro, consistenze loro, profumi loro. Le vere ferratelle.... rimangono cosa differente.
Ma sono buone da non poterne più fare a meno ^_^

Ingedienti

60 g di yogurt di soia al limone
30 g di farina Petra 5
1 busrina di zafferano
1 cucchiaino di zucchero di canna Dulcita
1 pizzico di bicarbonato

Versate lo yogurt in una ciotola e unite lo zafferano. Mescolate bene, fino a scioglierlo completamente.
Unite lo zucchero e lavorate il composto con una frusta elettrica, fino a quando diventerà spumoso. Aggiungete poca farina alla volta e il pizzico di bicarbonato. Lavorate continuamente, in modo da ottenere un composto liscio e vellutato. Coprite la pastella con un foglio di pellicola trasparente e lasciatela riposare in frigo per circa mezz'ora.

Una volta trascorso il tempo mettete a scaldare il ferro sul fuoco. Se non aveste il ferro utilizzate la piastra elettrica, quindi accendetela e portatela a temperatura.
Quando sarà molto calda prendete un piccolo mestolino di pastella e versatelo sopra.
Chiudete subito il ferro e lasciatelo sul fuoco per circa un minuto, a fiamma media. Girate quindi il ferro e procedete per un minuto scarso la cottura.
Aprite e prelevate la ferratella. Procedete con la cottura fino a terminare la pastella.

A questo punto accompagnate le cialde come meglio desiderate. Io ho utilizzato la crema dolce di zucca e castagne, la ricordate???

Confesso che sono ghiotta di queste cialde anche senza condimento. Sono un modo veloce e sano di appagare il desiderio di una dolce e coccolosa colazione. Un momento che dovrebbe essere tra i più importanti della giornata. La pastella potrete prepararla anche la sera prima, in modo da averla pronta per quando approderete dal tepore del piumone alla cucina ^_^


abc

Chicche di tofu e rucola alle nocciole: strategia d’approccio alle buffe espressioni della diffidenza

Negli anni in cui l'approccio ad ingredienti nuovi ha iniziato a decretare il mio reale cambiamento nell'alimentazione, facendomi scoprire alimenti visti con diffidenza dalle tradizioni mediterranee, ho collezionato così tante dichiarazioni di 'disprezzo' da poter scrivere un libro ^_^ Il primato, come peggior sostituto proteico, lo detiene il tofu.
Non sa di niente, è l'asserzione più comune. E il naso arricciato, la bocca serrata e lo sguardo torvo, è la più comune espressione. Ma il ricordo più affettuoso appartiene alla reazione di un carissimo amico che, ipotizzando una cena con la sua famiglia in cui avrei potuto cucinare io, mi disse: "Basta che non prepari nulla con il polistirolo". Beh, quella cena, per problemi logistici, non si è mai tenuta, ma sono certa che, se assaggiasse qualcosa con il polistirolo interpretato dai miei due neuroni e preparato dalle mie umili manine, non ne rimarrebbe affatto schifato. La prova, l'ennesima, sono questi sfiziosissimi bocconcini croccanti. Io ho ottimizzato gli ingredienti ottenuti dalla preparazione del latte di nocciole proposto qualche tempo fa, utilizzando l'okara, cioè quello che rimane dalla spremitura delle nocciole tritate, ma si possono usare direttamente le nocciole tritate (peraltro il sapore sarà più pieno!!). Nessuna scusa, quindi: la fantasia e un po' di furbizia non vi faranno pentire della scelta intrapresa!! Sono pronta a sperimentare!!

Ingredienti

90 g di tofu
50 g di okara di nocciole (o nocciole tritate)
1 mazzetto di rucola
sale
noce moscata
pangrattato di riso
olio evo
salsa rubra (la mia è fatta in casa)

Lavate la rucola e asciugatela accuratamente. Tritatela insieme al tofu in una ciotola e unitevi l'okara di nocciole.
Mescolate tutto, quindi aggiungete il sale, la noce moscata ed eventualmente altre spezie a vostro piacere (o del peperoncino ^_^).
Lasciate riposare l'impasto per una decina di minuti, quindi formate delle polpette grandi come noci.
Su un foglio di carta assorbente versate il pangrattato. Rotolateci le polpette, impanandole completamente.
Lasciate riposare le polpette panate in frigorifero per circa mezz'ora, oppure passatele in congelatore per una decina di minuti. Quindi mettete a scaldare poco olio evo in una padella antiaderente.
Quando sarà bel caldo, posatevi le polpette e fatele rotolare in modo che vengano completamente irrorate dall'olio. Fatele cuocere a fiamma viva per una decina di minuti, in modo che si formi una bella crosticina croccante e dorata.
Quando saranno pronte trasferitele su un piatto da portata. Accompagnatele con della verdura fresca tagliata a julienne, o con un'insalata e lasciate al centro del piatto della salsa. Io ho scelto una rubra dolcissima fatta da mia mamma (non vi so descrivere l'intensità del sapore).
Il mix perfetto di sapori rende il piatto completo e sfizioso, nutriente e leggero, ricco e saporito.

Il polistirolo si veste a festa!!!! E si tinge di colori intensi ^_^

Che qualcuno possa mangiare tofu senza saperlo e, soprattutto, senza disprezarlo? Credo che non verrò chiamata per l'organizzazione di una cena per molto, molto, molto tempo ^_^

abc

Vellutata di zucca e fagioli con croccante di mandorle e uvetta al cardamomo: una danza armoniosa di dettagli

Vellutata è sinonimo di autunno. Concetto scontato? Provate a dirlo quando la vellutata diventa sfida, e si trasforma in palcoscenico in cui i sapori si incontrano, danzano insieme e si intrecciano in coreografie armoniose e sorprendenti. Così come uno spettacolo non è solo quello che i nostri occhi vedono, ma è l'energia che si sprigiona nell'esternazione, fatta di infiniti momenti di studio, di dettagli, di legami, un piatto non è solo quello che il palato accoglie, ma è l'esperienza di incontro e di piacere tra piccole parti che si sommano, si completano, si esaltano l'un l'altra. Questa non è una semplice vellutata. Questa è sostanza, è la giusta consistenza, è l'armonia perfetta tra sapori che si completano, tra intensità differenti, dettagli insoliti che incuriosiscono, sorprendono e divertono. Non un insieme casuale, ma una scelta precisa. Qui l'autunno non è solo nei colori. D'autunno si tingono anche i sapori: intensi, avvolgenti, pungenti e corposi. Che scaldano, confortano, raccontano favole affascinanti.

Ingredienti

250 g di zucca pulita
50 g di fagioli (io dell'orto di casa)
400 ml di acqua
sale grosso
1 rametto di rosmarino fresco
noce moscata
peperoncino
10 g di mandorle pelate
10 g di uvetta sultanina
3 bacche di cardamomo
sale

Lavate la zucca e tagliatela a dadini. Inseritela in una pentola capiente, unitevi i fagioli e coprite tutto con l'acqua. Lavate il rametto di rosmarino, sfogliatelo e unite gli aghetti in pentola.
Mettete sul fuoco e portate a bollore. Aggiungete un pizzico di sale grosso. Utilizzatelo con parsimonia: l'acqua in cottura si consumerà e la sapidità tenderà a concentrarsi. Aggiungete il peperoncino e la noce moscata a piacere, coprite con un coperchio, e lasciate cuocere fino a quando la zucca sarà completamente morbida. Ci vorrà almeno mezz'ora.
   Aprite le bacche di cardamomo e prelevate i semini. Pestateli in un mortaio, in modo da frantumarli. Tritate con una mezzaluna le mandorle e l'uvetta, con i semi di cardamomo pestati. In questo modo i sapori inizieranno ad amalgamarsi bene.
Scaldate una padella antiaderente, senza aggiungere grassi. Quando sarà calda versatevi il trito e fatelo saltare. Salatelo a piacere e continuate a tostarlo, fino a quando sarà dorato e croccante.
Spegnete, quindi, la fiamma e tenete da parte.
Quando la zucca sarà pronta, spegnete la fiamma e lasciate intiepidire leggermente. Con un frullatore ad immersione passate le verdure a lungo, fino ad ottenere una crema perfettamente liscia e corposa.
A questo punto servite la vellutata in coppette e coprite la superficie con abbondante croccante di mandorle e uvetta.
Assaporate l'unione di sapori e il perfetto bilanciamento di consistenze. Io mi sono fatta coccolare dal calore di questo piatto, dal suo profumo inebriante e dalla sua particolare delicatezza.

Vellutata sì, ma mai che sia scontata!
Ve ne lascio un assaggio ^_^

abc

Crackers ai quattro semi: pochi ingredienti, un grande legame di sapori e l’inconfutabile certezza di genuinità

E' difficile che una ricetta, vista su un blog amico, in rete, su una rivista o su qualsiasi altro canale di condivisione, si materializzi sotto le mie mani senza che questa testolina calda ne apporti delle modifiche. Non è capriccio, non è senso di ribellione. E' che in genere mi colpisce l'idea, che poi viene adattata alle mie esigenze e ai miei principi di alimentazione. Questa volta no, questa volta sono capitata davanti ad una ricetta che ha pienamente fatto breccia nel mio cuore così, nella sua versione originale. E mi ha colpito così tanto che non si è accodata alla lunga lista d'attesa dei must do. Nel giro di due ore (due d'orologio!!) sfornavo queste cialde, croccanti e avvincenti. Fedeli alle originali, tanto che ancora oggi, nel vedere le foto del blog materno ^_^ riconosco la forma esatta dei crackers che ho manipolato personalmente.
Mi piace che, in ogni parte del mondo, ci sia qualcuno che segua i miei stessi principi. Ve lo confesso, Jessika, nonostante il nome del suo blog, con i suoi superfood crackers ha illuminato il mio orizzonte. Io che non mangio pane.... beh, accompagno sempre volentieri un pasto con queste gallette salutari.
Ma approfitto di questa occasione per ringraziare anche Francesca e Barbara che, con la loro iniziativa, hanno messo in risalto un valore fondamentale, nella cucina come nella vita: l'onestà.
http://thekitchennook.blogspot.it/2014/10/honest-blog-una-iniziativa-per-voi.html
Nei miei post è sempre stata menzionata la fonte, laddove il piatto fosse il frutto di un'ispirazione. Mi ha un po' rattristata che dovesse essere proposta un'iniziativa pr promuovere l'onestà. Forse appartengo ad una categoria di persone che non emergerà mai, ma se emergere vuol dire fare le scarpe a qualcuno e a tinteggiare d'inganno i propri atteggiamenti, beh, il mio piccolo mondo lo difendo a viso aperto.

Ingredienti

40 g di semi di sesamo
50 g di semi di chia
40 g di semi di zucca
40 g di semi di girasole
130 g di acqua
1 g di sale fino
sale nero di Cipro

Pesate i semi e miscelateli in una boule capiente.
Sciogliete il sale nell'acqua, quindi versatela sui semi. Mescolate tutto e lasciate riposare in modo che tutti i semi siano coperti dal liquido. Lasciate riposare tutto per 15 minuti.
Nel frattempo rivestite una teglia con un foglio di carta forno.
Trascorso il tempo di riposo, rovesciate i semi nella teglia e livellate molto bene. Dovrete ottenere una sfoglia molto sottile. Aiutatevi con un biggliere, ungendo il fondo. Ci vorrà un lavoro attento  paziente, ma sarà fondamentale non lasciare buchi tra i semi. Questo comprometterenne la cottura uniforme della sfoglia. Cospargete la superficie con del sale nero a piacere.
Accendete il forno e, una volta raggiunti i 170°,infornate e fate cuocere i semi per mezz'ora.
Sforate la teglia e trasferite immediatamente il contenuto su un tagliere. Tagliate i crackers nella forma a voi gradita, quindi rionete le piccole cialde, capovolte, nuovamente sulla teglia.
Passate nuovamente in forno, questa volta a 150°, per circa 20 minuti. Questo passaggio servirà a rendere croccanti i crackers e li renderà delle sfoglie perfettamente compatte.
Mi raccomando a non farvi tentare subito dall'assaggio: i semi appena sfornati sono roventi, tanto da sentirli scoppiettare. Sul vostro palato farebbero danni notevoli ^_^
Un avolta raffreddati potrete conservarli in un barattolo di vetro, o in una scatola di latta. Si manterranno croccanti e fragranti per una settimana buona. Credo anche per più tempo, ma.... non ho potuto testare oltre i sette giorni ^_^ Mi sembra un bel traguardo, raggiunto solo per aver trovato un ottimo nascondiglio che mi tenesse lontana dalla tentazione di allungare una manina!!
A voi i vostri èscamotages!!abc

Millefoglie di lenticchie con crema ai lupini: il fascino della rossa che accende l’immaginazione

Dire che ho un debole per le lenticchie non è propriamente esatto. Mangio senza problemi qualsiasi tipo dei lenticchia, qualcuna più volentieri, quanlcun'altra con maggiore indifferenza. Volentieri, certo, le trovo preziose da un punto di vista nutrizionale, ma ritengo non siano niente che mi sconquinferi le papille gustative! Però c'è un ma. Nella mia continua ricerca di sapori nuovi, nell'affinare le tipologie di prodotti presenti in dispensa, ho conosciuto, ormai molto tempo fa, la lenticchia rossa. Ecco, è proprio davanti a lei che non riesco a fermare l'immaginazione. Delicata, sia come consistenza che come sapore. Divertente, con le sue note di colore brillanti. Versatile, per la sua struttura che la può rendere ora croccante, ora morbida, ora vellutata. Ormai per me, dopo le diverse preparazioni in cui l'ho utilizzata (un esempio qui, qui e qui), la lenticchia accende un'immagine arancio acceso nel mio immaginario. Per me esiste quasi esclusivamente lei, la rossa. Ma mai, e dico MAI, finisce nel piatto senza essere stravolta, accostata ad altri sapori, aromatizzata. Questa millefoglie ne è la prova. Insolita, come fosse un'impronta digitale identificativa. Curiosa, nella sua alternanza di consistenze. Armoniosa, in una calda avvolgenza tipicamente autunnale. Irresistibile.

Con questa ricetta partecipo al contest di Kiara
http://kucinadikiara.blogspot.it/2014/10/4-contest-kucina-di-kiara-una.html

Ingredienti

Per la sfoglia
50 g di lenticchie rosse
20 g di farina di ceci
45 g di brodo di cottura delle lenticchie
sale
peperoncino
noce moscata

Per la crema
2 patate medie (80 g pulite)
80 g di lupini
10 g di burro di arachidi salato
1 rametto di mentuccia
sale

Per la composizione
parmigiano
noce moscata

Versate le lenticchie in un colino e sciacquatele sotto l'acqua corrente per un buon minuto. Versatele, quindi, in un pentolino e portate a bollore, aggiungendo poco sale e sapori a piacere. Fatele cuocere fino a quando saranno ben morbide, quindi scolatele e lasciatele intiepidire.
Versate la farina di ceci in una ciotola capiente. Aggiungete poca acqua di cottura delle lenticchie alla volta, mescolando energicamente in modo da non far formare grumi. Salate e unite noce moscata e peperoncino a piacere, quindi versate le lenticchie, mescolate e lasciate riposare la pastella per almeno un'ora. Rivestite una teglia con carta forno e, dopo il tempo di riposo, versateci sopra l'impasto. Livellatelo in modo da ottenere uno strato uniforme, spesso non più di 3 o 4 millimetri. Infornate e cuocete a 200° per 30 minuti.
Pelate e tagliate le patate a dadini. Fatele bollire in acqua leggermente salata fino a renderle morbide. Nel frattempo pulite i lupini e metteteli in un bicchierone. Unitevi le patate, il burro di arachidi e le foglioline di menta.
Frullate tutto per diversi minuti, in modo da ottenere una crema corposa e liscia. L'amido delle patate (io ho usato le mitiche patate rosse dell'orto di famiglia) legherà tutto perfettamente.
Assaggiate e correggete, eventualmente, con un pizzico si sale.
A questo punto la sfoglia sarà pronta. Dovrà essere molto croccante in superficie, ma morbida all'interno. Sfornatela e tagliatela secondo la forma a voi più gradita.
Iniziate a comporre la millefoglie versando su un primo triangolo di sfoglia un cucchiaio di crema.
Grattugiatevi un po' di parmigiano e della noce moscata (io ne sono una folle amante, per cui non mi sono risparmiata). Posizionate sopra un'altra sfoglia e continuate con la crema, il parmigiano e la noce moscata, fino a terminare gli ingredienti.
Ultimate la composizione con una generosa grattugiata di parmigiano.
Passate il piatto in forno e fatelo gratinare per pochi minuti, fino a quando il formaggio si sarà fuso e avrà conferito un colore ambrato.
A questo punto non vi resta che servire la vostra millefoglie e assaporarla in tutta la sua pienezza. Che sia al taglio o sfogliata, la presenza di una consistenza sfiziosamente croccante accanto alla pienezza di una crema delicata, renderanno unico questo piatto dai toni insoliti.
Una nuova magia, ricca di proteine e ben bilanciata in grassi e carboidrati.
Ovviamente senza sacrificare il sapore!!!! Siete convinti? ^_^


abc

Crema dolce di zucca e castagne: ispirazioni, trasformazioni e contestualizzazioni in sapore autunnale

Mi è bastato leggere il titolo: crema spalmabile alla zucca. Non avevo ancora idea cosa, la zietta, aveva in serbo per noi, ma la scintilla è scattata proprio nell'istante in cui il mio sguardo si è posato su quelle parole. A dirla tutta Consuelo aveva in serbo tutt'altro. La sua era una preparazione salata e non era nulla di paragonabile a questa crema, ma.... ha dato il via a un insieme aggrovigliato di pensieri che ha presto trovato forma e consistenza in questo deliziosissimo vasetto. Se utilizziamo creme al cioccolato da spalmare su fette biscottate, pane, o direttamente al cucchiaio ^_^ perché non creare una crema che possa avere le stesse contestualizzazioni, ma sapori tipicamente autunnali e del tutto insoliti? In fondo si sa che azzardo e diversità sono ingredienti fondamentali nelle mie ricette ^_^ E allora eccomi alle prese con una nuova sfida. La castagna mi piace perché, sia nelle preparazioni dolci che salate, diventa un perfetto addensante, che conferisce sapore e consistenza unici. E la zucca, con la sua naturale dolcezza, non ha bisogno di ulteriori presentazioni. E se, a tutto questo, aggiungiamo l'ottimizzazione di risorse? Già, perché, mentre la crema prendeva forma, i deliziosissimi semi di zucca ricavati dal frutto mi hanno deliziato e rallegrato. Ma quante ricchezze ci offre la natura?

Ingredienti

550 g di zucca pulita
200 g di castagne
45 g di farina di castagne
5 g di farina di semi di carrube
110 g di zucchero di canna Dulcita
1/2 cucchiaino di cannella in polvere

Fate bollire le castagne in acqua leggermente salata, per circa 30 minuti. Spegnete il fuoco, lasciatele intiepidire e sbucciatele. Il peso al netto delle bucce dovrà essere di circa 140 g.
A questo punto pulite la zucca, liberandola anche da tutti i semi, che potrete far seccare e sgranocchiare ^_^
Tagliate la zucca a dadini e inseritela in un boccale, insieme allo zucchero. Frullate fino ad ottenere una polpa piuttosto omogenea.
Unite le castagne bollite e frullate nuovamente, trasformando tutto in purea.
Setacciate la farina di castagne e unitevi la farina di semi di carrube e la cannella. Unitela alla purea, poco alla volta. Quindi portate a bollore, sempre mescolando, e fate cuocere la crema per circa 3 minuti a fiamma bassa. A questo punto versatela velocemente in piccoli vasetti di vetro, che avrete precedentemente sterilizzato.
Chiudeteli e avvolgeteli in un panno. Lasciateli raffreddare completamente, fino a quando si formerà il sottovuoto.
A questo punto si possono conservare per molti giorni. Un volta aperto il barattolino, conservatelo in frigorifero e consumatelo nel giro di 3 o 4 giorni.

E' un'ottima base per crostate di frutta (o frutta secca), ma anche una deliziosa farcitura per torte. Immaginatela come ripieno di biscotti, o semplicemente spalmata su una bella e fragrante fetta biscottata (ovviamente meglio se fatta in casa).

Non c'è limite alla gioia di sapersi deliziare con genuinità e nel rispetto delle stagioni.

Ah, e guai a chi butta i semi!!! Sono così sfiziosi.... ^_^abc

Panatura di totani al forno: il piacere della finzione, quando di finto c’è soltanto la frittura

Lo confesso, per quanto la mia cucina tenda sempre più verso un'impronta vegetariana, con qualche slancio vegano, ci sono piatti a cui non so davvero resistere. Non me li concedo spesso, ma quando sento l'ispirazione, è bene che la colga: per qualcuno potrebbe essere una benedizione vedermi mangiare così!! La carne l'ho quasi definitivamente eliminata. Se una volta mi concedevo dei bei filetti, o delle costate, o polpette di ogni genere, o ancora tanti begli ossicini da ripulire al meglio, oggi mi riduco ad un pezzo di pollo al mese e a qualche fettina, qua e là, di prosciutto e di bresaola. Difficile che senta il bisogno di saziarmi di carne. Differente è il discorso per il pesce. Forse perché è più delicato, forse perché il mio stomaco ne gadisce la leggerezza, forse perché mi fa semplicemente più gola, insomma, davanti ad un buon piatto di pesce non riesco a fermarmi. E questa volta mi è bastato vedere dei freschissimi totanelli in pescheria, per capire che li avrei apprezzati. E che li avrei preparati così. E' una vita che non li mangio e ho sentito che fosse arrivato il momento di rimediare. Di finto, in questa portata, c'è solo la frittura. Perché tutto quello che si può cercare in un piatto del genere, si avverte in modo deciso. La croccantezza della panatura, la fragranza data dalla cottura, la tenerezza della carne e l'avvolgenza del profumo. A chi piace, uno spicchio di limone sarà l'unico accessorio richiesto, poi.... così'altro desiderare?

Ingredienti

200 g di totani freschi
1/2 limone bio
noce moscata
zenzero in polvere
2 bacche di cardamomo
5 g di olio evo
sale
1 cucchiaino di farina di riso
1 cucchiaio di pangrattato di riso

Lavate i totani, puliteli dagli occhi e dalle interiora e tagliateli ad anelli. Lavate il limone. Prelevate la buccia e tenetela da parte. Spremete metà limone. Versate il succo in una boule, insieme all'olio, al sale, alla noce moscata, allo zenzero e ai semi di cardamomo contenuti nelle bacche. Amalgamate bene, quindi unite i totani tagliati. Aggiungete la scorza del limone, mescolate bene con le mani in modo che la marinatura avvolga perfettamente il pesce, coprite con un foglio di pellicola e lasciate marinare per un paio d'ore in frigorifero.
Trascorso il tempo, accendete il forno e portatelo alla temperatura di 180°.
Sistemate su un foglio la farina di riso, il pangrattato e una bella grattugiata di noce moscata. Mescolate tutto in modo da ottenere una polvere omogenea.
Prelevate i totani dalla marinatura e scolateli. Passateli nel pangrattato, facendo in modo che vengano completamente coperti dalla panatura.
   Ungete leggermente una teglia (io l'ho coperta con un foglio di carta forno, poi unto leggermente) e sistemate i totani, cercando di distribuirli senza che rimangano accavallati tra loro.
Infornate e cuocete a 180° per 30 minuti, controllando la cottura e smuovendoli un po' dopo circa 20 minuti. Controllate che siano ben dorati e che lo siano uniformemente. Eventualmente salateli ancora, quando mancheranno pochi minuti.
Sfornateli e serviteli.
Io li ho accompagnati con delle sfoglie di melanzana, ovviamente non fritte ^_^
Ora, come mi piace consigliare, sporcatevi le mani!!!!! E non lasciate neanche una briciola.
La croccantezza della panatura e la morbidezza del totano vi sapranno conquistare in una lotta all'ultimo anello ^_^



abc

Maltagliati di crèpes alle castagne su note di clementine: i momenti perfetti per le ispirazioni travolgenti

Dando uno sguardo ai miei ultimi post, constato che non pubblico una ricetta di primo piatto dal 30 giugno, quando una deliziosissima zuppa di ceci scaldava un animo svuotato da un'importante perdita (solo Claudia è riuscita a corrompermi, in seguito, con un'insalata d'orzo, la sua ^_^). Pizzicata!!!! Non mangio molti primi ^_^ La pasta, beh, direi che ormai non la tocco da lunghi mesi. A volte penso al riso, a quello integrale. Altre volte penso a creare un impasto con le mie farine speciali, ma niente, non c'è verso che poi trasformi tutto in effetto tridimensionale. I perché li lascio nascosti dietro la porta. Diciamo che prediligo legumi, verdure, frutta e poco altro ^_^ Ma questa volta la folgorazione è arrivata così forte, che non ho potuto resistere. Un vago pensiero si è trasformato in certezza durante una sessione di allenamento, correndo i miei dieci chilometri domenicali ^_^ "Castagna e crudo", perfetto!!!!! "Castagna, clementina e crudo", è lui!!!!!! Forse il desiderio di provare questa nuova idea mi ha fatto correre più veloce che mai e, una volta tornata a casa, forte del tempo record e dell'idea travolgente, mi sono messa a pasticciare. Per l'ormai consolidata regola per cui non mischio mai le differenti proteine animali, le crèpes le ho volute senza uovo. Avevo già proposto la variante integrale, quindi ero quasi erta di fare centro anche questa volta. L'aggiunta della canapa sativa permette di eliminare l'utilizzo dell'olio e il sale nero conferisce all'impasto un colore ancora più particolare ^_^ Ma in fondo tutto sta qui, nell'ingrediente fondamentale. Sapete qual è? La testardaggine, ovvio ^_^ Questo piatto vince, vince decisamente e prepotentemente. E' IMPOSSIBILE resistere.

Ingredienti

Per le crèpes
25 g di farina di castagne
5 g di farina di canapa sativa
70 g di acqua
sale nero di Cipro
1 clementina (scorza)

Per il condimento
60 g di castagne bollite
70 g di acqua
5 g di olio evo + q.b.
1 clementina (scorza)
2 fette di prosciutto crudo magro
sale

Setacciate la farina di castagne e mescolatela alla farina di canapa sativa. Unite poca acqua alla volta e mescolate con una frusta, cercando di non creare grumi.
Grattugiatevi dentro la scorza della clementina, avendo cura di incorporare solo la parte più esterna, e unitevi il sale. Mescolate tutto e lasciate riposare la pastella in frigorifero, per un'ora almeno.
Nel frattempo tagliate la scorza dell'altra clementina a striscioline e fatela insaporire in un cucchiaio di olio evo in padella, a fiamma bassa.
Prendete le castagne, che avrete fatto bollire e avrete sbucciato, e unitele in un bicchierone con 5 g di olio evo e un pizzico di sale.
   Lavorate con un frullatore ad immersione, aggiungendo poca acqua alla volta, fino ad ottenere una crema vellutata e compatta, piuttosto densa.
Versatela in padella, insieme alla scorza della clementina e unitevi il prosciutto crudo tagliato a striscioline. Lasciate insaporire a fiamma bassa, aggiungendo poca acqua, se necessario, per ammorbidire tutto. Nel frattempo riprendete l'impasto e preparatevi a cuocere le crèpes.
Scaldate una padella antiaderente e ungetela con pochissimo olio. Quando satà molto calda versatevi un mestolino di pastella. Stendetela in una sfoglia sottile e lasciatela cuocere, a fuoco medio, perun paio di minuti. Abbiate cura nel girarla, poiché non avendo uova tenderà a rompersi facilmente.
Una volta capovolta, continuate la sua cottura per un altro minuto, quindi trasferite la crèpe in un piatto e procedete fino alla fine della pastella.
Quando le avrete preparate tutte, tagliatele a strisce. Unitele alla crema di castagne e mescolate tutto.

Non vi resta che servire il piatto. Armonioso, avvolgente, vi saprà regalare un'esperienza totalizzante.

Non credo ci siano parole che possano rendere meglio di un assaggio. Chiudete gli occhi e lasciatevi andare. Non ve ne pentirete.

abc

Sgorbietti di porro in crosta di ceci: tutto il sapore di un ricordo in un’immagine di ‘decadente estetismo’

Da sempre, fin da quando ero piccolina, mia mamma ha rappresentato, per me, la risposta alla mia mancanza di fantasia. Lei ha l'animo di una bambina, la forza di una sognatrice e il carattere di un'artista. Nel tempo ho sempre sfruttato questa sua capacità di arrivare laddove io tendevo ad arenarmi. Un'immagine, una forma, un colore, una descrizione. Così eccola coinvolta in un nuovo gioco quando, in preda ad uno dei miei raptus, metto insieme un paio di idee e creo questi sgorbietti. Ho sorriso insieme a lei, perché, per quanto mi tenga a debita distanza da certi prodotti, sono proprio stata rapita dal cartellino che diceva OFFERTA sul mio amato Fontal Nazionale. Amato? Sì, perché la storia di questo formaggio risale a parecchi anni fa e diventa simpatica nel passato più recente. Il sabato sera, in casa dei miei genitori, si è sempre usato preparare la pizza. Si impastava a rotazione, senza una regola se non quella del si faccia avanti chi è libero: mia madre veloce e pragmatica, mio padre meticoloso e amorevole, mio fratello che faceva saltare e picchiare l'impasto per un'eternità e poi io, che pregavo, ogni volta, che arrivasse a lievitazione. La pizza era condita sempre in 4 o 5 modi differenti, ma l'ingrediente comune era il formaggio: il Fontal. Mia mamma prediligeva quello estero, più compatto, più facile da tagliare e, forte della gestione dell'economia domestica, più economico del fratello Nazionale. Non certo un formaggio da conquista, ho sempre pensato io. Volente o nolente, arrivò comunque il giorno in cui assaggiai il fratellino. Ma vogliamo mettere? Morbido, cremoso, con quella crosticina da perderci la testa. Insomma, da quando vivo sola la sola parola estero mi dissuade da comprare il Fontal. Ebbene, volente o nolente, quel giorno è arrivato anche per papà: con buona pace di mamma, la scoperta di un mondo :D Ammaliato dall'avvolgente cremosità di quella fettina, quasi in una manifestazione di innocente incontinenza di idee, ha simpaticamente investito mamma di parole e rimostranze per avergli fatto mangiare Fontal estero per lunghissimi anni e avergli sempre nascosto questa meraviglia ^_^ Sorrido ogni volta, come ho sempre sorriso quando, a casa mia, in tavola compariva il Nazionale. Mi piaceva vedere la reazione di papà: era come se si illuminasse ^_^ Allora ho ceduto: ho preso la mia fetta di Fontal ("faccia un paio di etti" e mi sono ritrovata tre etti e mezzo nel sacchetto : / ) e ne ho immaginato una forma. La sua cremosità, con la dolcezza del porro.... sì, è fatta. Poi l'idea di questa morbida crosticina (ossimoro azzeccato, perché la crema è morbida, ma con la cottura diventa sfiziosamente croccante all'esterno) che mantiene all'interno tutta la scioglievolezza del formaggio..... e la loro incredibile bruttezza :D E adesso come li chiamo? "Maaaaaaaaaaamma!!!! Ho bisogno di te". Ve lo dico? L'ho messa in seria difficoltà. I miei sgorbietti le hanno smorzato tutto il carico di fantasia che si è sempre portata dietro ^_^
Alla fine è così, li chiamo sgorbietti. Sono dei brutti ma buoni in versione salata. Sono gli inguardabili, ma anche gli irresistibili. Pessimi d'estetica, ma intensi nel sapore, ricchi di ricordi e di pura golosità.

Ingredienti

50 g di farina di ceci
35 g di acqua
5 g di olio evo + q.b.
sale nero di Cipro
130 g di porro
80 g di Fontal Nazionale
10 g di semi di sesamo
sale
farina di riso

Setacciate la farina di ceci in una ciotola capiente. Aggiungete l'olio e poi l'acqua, poco alla volta. Mescolate con una frusta, in modo da evitare che si formino i grumi.
Unite il sale nero di Cipro, mescolate bene e lasciate riposare la pastella, coperta con un foglio di pellicola trasparente, per un'ora, in frigorifero. Occupatevi, nel frattempo, del ripieno.
   Lavate il porro e tagliatelo a rontelle piuttosto fini. Fate scaldare un cucchiaio di olio evo in una padella e, quando sarà ben caldo, unitevi il porro. Fatelo cuocere a fiamma bassa, coperto, fino a quando sarà appassito e morbido. Salate a piacere. A questo punto spegnete la fiamma e lasciate intiepidire.
Tritate il Fontal e unitelo al porro, insieme ai semi di sesamo. Mescolate tutto, fino a creare una crema densa e ben amalgamata. Fate raffreddare completamente.
In questo modo acquisirà compattezza e sarà più facile lavorarla. Preparate su un foglio di carta assorbente un po' di farina di riso e riprendete la pastella di ceci.
Inumiditevi le mani. Prelevate una cucchiaiata scarsa di crema al porro e lavoratela fino a formare una polpetta. Passatela nella pastella, coprendone perfettamente l'intera superficie, poi nella farina di riso, impanandola completamente. Posatela su un piatto e continuate fino a terminare la crema di porro.
Fate riposare gli sgorbietti, così ottenuti, per almeno mezz'ora, in frigo o, ancora meglio, in freezer.
Sono consistenze piuttosto difficili da lavorare, ma con l'accortezza della mano inumidita, tutto riuscirà alla perfezione.
Scaldate dell'olio evo in una padella. Una volta che sarà molto caldo, adagiatevi delicatamente gli sgorbietti e fate in modo che vengano irrirati dall'olio su tutta la superficie.
Procedete con la cottura a fiamma viva, girando spesso e con estrema attenzione le polpette, fino a quando saranno dorate su tutta la superficie. A questo punto non vi resta che servirle. Io le ho presentate su un letto dei miei amatissimi germogli di soia saltati in padella.
Sono irresistibili da assaporare molto caldi, anche se vi consiglio di prestare attenzione al palato: il formaggio rovente è un grande nemico della gola e della fretta ^_^
In ogni caso anche tiepide hanno il loro perché. Acquisiscono compattezza, senza alterare la loro bontà.

E ora ditemi: brutti sono brutti, ma vorreste farmi credere che non siano una favola????? ^_^
Voi assaggiate, io mi gusto il sorriso di papà ; ))

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Cookies integrali con uvetta e avena: il perfetto equilibrio su un’indomabile bilancia

La rincorsa al biscotto perfetto, per me, è un'inarrestabile missione. Generalmente quando la bilancia pende maggiormente dal lato della genuinità, la bontà piena, quella che ti fa chiudere gli occhi all'assaggio, quella che ti riempie di piacere, quella che ti fa trattenere il fiato per dieci secondi, quella che appaga ogni singola papilla gustativa, ecco, quella bontà tende sempre ad essere ad un livello leggermente inferiore. Per contro, quando la bontà piena è largamente raggiunta, la genuinità, fosse solo per un paio di dettagli, viene sempre a meno. Ovvio, direte, le cose buone sono anche quelle meno salutari. Ma io, che testarda lo sono dalla nascita, lascio a voi la libertà di avvalorare questa tesi e continuo la mia ricerca. Perché se penso che il punto di incontro perfetto possa esistere, allora devo assolutamente raggiungerlo. Ho studiato, ho pensato, ho immaginato, ho messo insieme le mie conquiste, ho variato, ho perfezionato, ho provato e.... Sono alla seconda infornata! Io, che mai ripeto due volte la stessa ricetta, che replicare non aguzza l'ingegno, che magari qualcosa posso ancora migliorarlo..... ho atteso che la scorta della prima sfornata terminasse e ho replicato. Doppie dosi, questa volta ^_^ Perché qui c'è proprio quell'incontro perfetto: genuinità e bontà piena. Qui i piatti della bilancia sono allineati perfettamente. Qui il sorriso irradia il volto e l'assaggio diventa rito.

Ingredienti

25 g di uvetta
30 g di fiocchi di avena
15 g di semi di sesamo
15 g di semi di lino
45 g di zucchero di canna Dulcita (io ridurrei a 40 g)
100 g di burro di arachidi
40 g di farina d'orzo integrale
15 g di farina di soia bio tostata
45 g di farina integrale
8 g di polvere lievitante naturale (oppure 1/2 cucchiaino di bicarbonato)
50 ml di latte di avena (o di soia, o di riso, o quello che desiderate)
1/2 cucchiaino di aceto di mele

Pesate e preparatevi tutti gli ingredienti.
Tritate i semi di lino, quindi unite il burro di arachidi e lo zucchero.Lavorate bene, fino a rendere tutto una crema omogenea.
A questo punto mescolate le farine con il lievito (o il bicarbonato) e versatele, poco alla volta, all'impasto. Unite anche il latte e l'aceto di mele. Per ultimo unite l'uvetta, i semi di sesamo e i fiocchi di avena.
Mescolate bene fino ad amalgamare perfettamente tutti gli ingredienti.
Formate un panetto, avvolgetelo in un foglio di pellicola trasparente  e lasciatelo riposare in frigorifero per un'ora almeno.
Trascorso il tempo, riprendete l'impasto e stendetelo in una sfoglia spessa circa mezzo centimetro. Tagliate i biscotti con lo stampo prefetiro (io ho usato simpaticissimi stampi Silkomart presi alla fiera del Cake Design appena terminato a Malpensa) e posizionateli su una teglia foderata da carta forno.
Infornateli alla temperatura di 180° e cuoceteli per 20 minuti. Non appena saranno cotti e ben dorati, sfornateli e trasferiteli su una gratella, fino a farli raffreddare completamente.
   A questo punto potrete decidere di decorarli, o di lasciarli naturali. Io ne ho decorati quattro con la crema di pistacchi (e altri ne avrei voluti decorare con del cioccolato fuso.... ma mi sono trattenuta ^_^) e gli altri li ho lasciati naturali. Conservateli in una scatola di latta, oppure in un barattolo di vetro.
Dureranno comodamente un paio di settimane, se ben nascosto dalla vostra visuale ^_^

Nella seconda sfornata ho diminuito leggermente la quantità di zucchero (motivo per cui ho messo l'appunto negli ingredienti) ed ho integrato l'uvetta con le bacche di Goji. Inutile dire che sono venuti perfetti ; )) Un concentrato di benessere ed energia, da gustare pienamente, senza abusarne!! Sono genuini, ma le loro calorie le hanno!!

Per un'inizio di giornata alla grande sono ideali!abc

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