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Sformatini di merluzzo e broccoli al tè verde con ceci neri allo zafferano: i colori di un inverno agli sgoccioli

Ogni volta in cui apro la dispensa, quei meravigliosi ceci neri mi guardano. Che mica posso mangiare ceci tutti i giorni?! Ma quando arriva il momento, e soprattutto quando mi ricordo per tempo dell'ammollo, aprite le danze: qualcosa di meraviglioso sta accadendo.
Così ecco che davanti agli occhi mi passano coreografie di sapori e colori che mi convincono sempre più. Seppur queste tonalità richiamino un inverno che ci sta, a poco a poco, lasciando, mi piace dare spazio, ancora, all'essenza della stagione. Il gioco di consistenze equilibra un piatto dai sapori differenti, ma tutti protagonisti. Verdure, proteine e preziosi nutrienti fanno di questa portata un concentrato di genuinità, che appaga il palato. E, nella corsa al prossimo pretendente, ora la dispensa si alleggerisce di queste piccole gemme scure.


Ingredienti

90 g di ceci neri secchi bio
110 g di filetto di merluzzo
120 g di broccoli al vapore
150 ml di latte di avena
1 bustina di tè verde
1 cucchiaino di farina di soia tostata bio
1 bustina di zafferano
noce moscata
agar agar
sale

Mettete a mollo i ceci in acqua per almeno 12 ore. Scolateli, sciacquateli e fateli bollire in acqua salata fino a quando saranno morbidi. Ci vorranno mediamente 30/40 minuti.
Cuocete a vapore le cime dei broccoli, lasciandole piuttosto croccanti. Procedete anche con il filetto di merluzzo.
Nel frattempo portate alla temperatura di circa 85° il latte di avena (non dovrà bollire!!) e unitevi la bustina di tè verde. Lasciatela in infusione fino al raffreddamento del latte.
   Versate in un boccale (per chi usa il Bimby, oppure in un pentolino, per chi si affida ad un procedimento tradizionale) il filetto di merluzzo insieme a 100 ml di infuso di tè. Salate, unite la noce moscata e l'agar agar. Fate cuocere a fuoco medio per circa 5 minuti, mescolando continuamente. Tagliate, quindi le cime del broccolo a tocchetti piccoli. Versate il merluzzo e le cimette in un boccale e tritate grossolanamente.
Ungete due cocottine e versate il composto fino a rimpirle.
Infornate a 200° e cuocete per circa 30 minuti, facendo dorare bene la superficie.
Mentre gli sformatini cuociono, trasferite i ceci, scolati, in una padella. Versate i 50 ml di infuso di tè verde rimasti, il sale, la farina di soia, lo zafferano e cuocete, a fiamma bassa, fino a quando il fondo non si rapprenderà. Mescolate con cura, in modo da non fare attaccare alla padella la crema.
Quando saranno pronti, sfornate gli sformatini, estraeteli dalla cocottina e poneteli nl mezzo di un piatto.
Versate intorno i ceci allo zafferano e servite, molto caldo.
Giochi di consistenze e di sapori delicati sapranno conquistarvi fin dal primo assaggio, senza mai stancare il palato.

Con queste dosi ho ricavato due porzioni. Qualcuno direbbe "pediatriche", per me assolutamente sufficienti ^_^

In ogni caso sarà possibile conservare nel congelatore gli sformatini cotti e passarli in forno alla necessità. Del resto con due sformatini..... ci mangio due volte ^_^


abc

Frollini al pomodoro con semi di sesamo e pinoli: il “qui ed ora” , condizione essenziale dell’essere

Vado a lune. Oggi mi piace bianco, domani rosso. Rosso pomodoro. Ho fatto anni (ecchiamiamolelune!!!!!) a tenermi alla larga dalla passata di pomodoro: la pasta era in bianco, la pizza era in bianco, le polpette erano in bianco, il sugo era in bianco. Poi un giorno, per una pura necessità, ho aperto la bottiglia di passata di pomodoro dei miei vecchi, preparata con i loro pomodori e cotta sapientemente e amorevolmente. In un attimo mi sono tuffata nei ricordi, quando il sabato sera era pizza e puntualmente, all'apertura della bottiglia di salsa di pomodoro, io e mio fratello ne bevevamo un po' in un bicchiere, appagati da un sapore tanto intenso quanto genuino. Quel sapore, quegli aromi, quella semplicità sono tornati tutti alla mente e da quel preciso istante..... la pizza è rossa, e con pochissimo formaggio, le verdure sono rosse, belle cariche di salsa, perfino i frollini sono rossi, e non badiamo a diete. La pasta???? Ne mangio talmente poca, che potrebbe cambiarmi ancora la luna, ora di gustarne un nuovo piatto!!

Ingredienti

20 g di salsa di pomodoro
35 g di concentrato di pomodoro (ricavato da 120 g di salsa di pomodoro)
20 g di pinoli
20 g di semi di sesamo
25 g di parmigiano
45 g di farina di riso
50 g di farina di mais fioretto
35 g di farina di soia tostata bio
55 g di burro di soia

Mettete in un boccale i pinoli e il parmigiano spezzettato e tritate finemente.
   Setacciate le farine e aggiungetele al trito, con i semi di sesamo e miscelate. Unite, quindi, il burro di soia a pezzi, il concentrato di pomodoro e la salsa di pomodoro (io usa quella casalinga preparata dalle mani sapienti dei miei vecchi, perfettamente insaporita. In caso diverso correggete con sale e spezie a piacere).
Impastate il tutto amalgamando gli ingredienti, fino ad ottenere un impasto omogeneo e compatto.
Date una forma di panetto, avvolgetelo nella pellicola trasparente, e fatelo riposare in frigorifero per almeno mezz'ora.
Riprendete la pasta e stendetela, su una spianatoia, in una sfoglia di non più di mezzo centimetro.
   Con una formina a vostro piacere ritagliate i biscotti e posizionateli su una teglia coperta da carta forno.
Portate in temperatura il forno e cuocete a 190° per circa 15 minuti.
Verificate che i biscotti diventino dorati, ma fare attenzione che tenderanno a scurire velocemente sui bordi.
Quando saranno pronti sfornateli e lasciateli raffreddare. Vedrete che da morbidi diventeranno friabili e... irresistibili.
Assaporateli, come piccolo capriccio oppure come delizioso appetizer, magari con una crema o un formaggio spalmabile.

Semplici e veloci, non si risparmieranno di rendere sfizioso qualsasi momento della vostra giornata. Sono uno spuntino ideale, comodo da portare sempre con sé.



abc

Sardine ai pistacchi su letto di catalogna in panatura rossa: di pensieri, ricordi e rivisitazioni

Mi porto dietro il pensiero di queste sardine e dell'abbinamento con i pistacchi da un po' di tempo, da quando assaggiai il piatto del "compare Alfredo", dove compare sta per mamma mia quando diavolo è piccolo il mondo e quanto affascinante è il destino che ti porta ad incontrare persone, in luoghi improbabili, che hanno camminato sui tuoi stessi viali e conosciuto le medesime persone in tempi diversi. Certo, parole incomprensibili per molti, ma alla fine ciò che conta è quanto rimane, quanto ci viene dato da un semplice sguardo e dalla fatalità. Alfredo è una persona che sa il fatto suo, che ascolta prima di parlare e che mette entusiasmo in tutto quello che fa. Non l'ho conosciuto più di questo, ma la sua determinazione mi ha davvero colpito. In punta di piedi è arrivato, e in punta di piedi se ne va, approdando su nuovi confini per seguire il suo sogno. "Ti seguirò, Cuocherellona", è stato il suo saluto. Che, detto da chi fa della cucina la sua professione, è una grande soddisfazione. Questa rivisitazione è per te, Alfredo. Si trova sempre il tempo per fare ciò che ci appassiona, anche se è proprio il tempo a mancare. In bocca al lupo per la tua nuova esperienza e ricorda che c'è sempre un paesino, arroccato sugli Appennini abruzzesi, ad attenderci con grandi e "ritrovate" risate in compagnia.

Ingredienti

120 g di sardine deliscate (circa 9 sardine)
130 g di gambi di catalogna
20 g di pistacchi tostati non salati
1 cucchiaio di pangrattato (io di riso)
3 cucchiai di salsa di pomodoro (io quella casalinga)
olio evo
sale

Fate scaldare in una padella un filo d'olio e versate 3 cucchiai di passata di pomodoro. Quella preparata da mia madre è già ben condita e non richiede sale. Valutate la salsa che utilizzerete e provvedete a salarla se fosse necessario. Fatela rapprendere bene.
Tagliate i gambi di catalogna in bastoncini di circa 15 centimetri di lunghezza, lavateli e uniteli al pomodoro. Coprite con un coperchio, abbassate la fiamma, e fate insaporire per una decina scarsa di minuti.
Nel frattempo pulite le sardine e sciacquatele. Sgusciate i pistacchi, puliteli al meglio dalla loro pellicina e teneteli da parte.
Quando le coste della catalogna saranno piuttosto morbide, spegnete il fuoco e versateci il cucchiaio di pangrattato. Mescolate bene affinchè venga assorbito da tutto il pomodoro e ricopra la verdura.
Coprite una teglia con carta forno, spolverizzate la base con poco pangrattato e sistemate le coste affiancandone circa 6. Procedete con un secondo strato, nel vrso opposto, e poi con un terzo, fino ad ultimare le coste stesse.
Ora adagiate le sardine dalla parte della pelle. Salatele leggermente in superficie e copritele con i pistacchi tritati. Procedete con un altro strato di sardine, anche queste in senso opposto (ruotate di 90° rispetto a quelle sistemate precedentemente).
Per ciascuno strato salate e coprite il pesce con i pistacchi. Quando avrete ultimato gli strati e avrete coperto la superficie con il trito di pistacchi, versate un filo d'olio e infornate, a 200° su un ripiano alto del forno. Cuocete per 15 minuti (io con la funzione ventilata), fino a quando la superficie sarà ben gratinata.
   Quindi sfornate e trasferite il tortino su un piatto. Servite e gustate caldo.

Si gioca sui contrasti anche in questo piatto: l'amarognolo della catalogna in una panatura morbida e leggermente aspra, con il gusto intenso delle sardine, rese sfiziose dalla granella di pistacchi dolci.

E' un tortino che si sfoglia con curiosità e acquolina e che stuzzica il palato appagando i sensi.

abc

Crema di cioccolato bianco mandorlato all’arancia: certezze, consapevolezze e… avanti tutta

E poi ci sono quelle volte in cui non guardo in faccia nessuno. Vado dritto per la mia strada, assecondando solo i miei desideri. Le sensazioni emergono da un cumulo polveroso di pensieri e lascio che scorrano davanti agli occhi, sotto pelle, nel respiro. Mi fido di me stessa, ho imparato a comprendere che posso farlo e abbasso le armature. Voglio il sole sulla pelle e il sorriso sul viso. Sento voci, ma non ascolto. Le invidie non fanno per me, i giudizi li lascio a chi non ha sufficiente carattere e la smania di sminuire ciò che non si conosce la lascio a chi vuole credersi grande. Mi siedo su quella roccia e osservo il panorama, assaporo la strada che ho percorso e sorrido a quella che ancora mi aspetta. Un passo alla volta, è sempre stato il mio motto, e un passo alla volta riprenderò il mio cammino. Ma ora mi godo il momento. Un carico di energie e poi riprenderò. Il cioccolato bianco può essere una debolezza. Io l'ho trasformato in determinazione. Aromatizzato, corposo, soffice e vellutato in una crema che non lascia dubbi: è qui che voglio stare ed è da qui che voglio ripartire.

Ingredienti

200 g di cioccolato bianco
60 g di zucchero di canna
45 g di mandorle con la pelle
50 ml di latte di avena
95 g di succo di arancia
scorza di 1/2 arancia
1 g di agar agar

Mettete in un boccale le mandorle e lo zucchero di canna. Tritate ad intervalli, per non fare surriscaldare le mandorle, fino a quando saranno molto fini.
Lavate e asciugate l'arancio. Tagliate la scorza di mezzo frutto, facendo attenzione a prelevare unicamente la parte arancione. Inseritela nel boccale insieme alle mandorle tritate e unitevi anche il cioccolato spezzettato.
Tritate finemente tutto e fate sciogliere la crema (direttamente nel Bimby per chi lo avesse oppure a bagno maria per chi non lo avesse) aggiungendo 50 ml di latte di avena.
   Nel frattempo spremete l'arancio e con una piccola parte del succo stemperate l'agar agar (basterà la punta di un cucchiaino). Aggiungetelo al resto del succo e versatelo, a filo, vel cioccolato sciolto, mescolando continuamente. Fate cuocere per un paio di minuti.
Sterilizzate un vasetto (o due) e asciugatelo molto bene. Non dovranno rimanere tracce di acqua.
Versate il cioccolato bollente (mi raccomando è essenziale che sia molto caldo), chiudete subito il barattolino, avvolgetelo in un canovaccio e fatelo raffreddare a temperatura ambiente. Si formerà, così, il sottovuoto che vi permetterà di conservare la crema per un paio di settimane anche fuori dal frigorifero.
Se, come me, un vasetto non dovesse bastare, potrete versare la crema avanzata in un contenitore o in un barattolino piccolo, da tenere in frigorifero pronto all'uso. Vi garantisco che sarà molto difficile che duri molto, ma si conserverà comunque per diversi giorni.
Il sapore dolce, supportato dal dolce/amaro delle mandorle e reso fresco dall'aroma dell'arancia (la nosta aspra del succo vi conquisterà) renderà goloso e irresistibile ogni cenno di assaggio.
La consistenza cremosa e soffice avvolgerà il palato e non vi darà scampo. Difficile liberarsi da questo piacere.


abc

Tagliatelle di castagne e rosmarino con pesto di sedano in crema di scarola: incontri, conoscenze e nuove conquiste

In questo mondo di foodblogger si conosce tanta gente. Non una conoscenza visiva, fatta di condivisioni di esperienze e di materialità, non sempre almeno, ma una conoscenza di storie, di passioni, di culture, condivisioni e saperi. A pochi blog ho associato uno sguardo (e quei pochi mi hanno segnato e arricchito), ma molti mi hanno stimolato con nuove sfide e nuovi traguardi. Così ecco che, tra i tanti incontri, arriva anche lui, il Supremo, Luigi Sorrentino. Al di là della sua bravura e della sua professionalità, ciò che mi ha colpito di lui è stata la sua umanità. Lui che dice di avere tanto da imparare e non si sottrae mai ad un apprezzamento o all'entusiasmo di aver davanti agli occhi un piatto che lo colpisce. Credo che questo sia il segreto di grandi chef, ma più in generale di grandi uomini. Chi si approccia al mondo con l'umiltà di avere sempre qualcosa con cui arricchire la propria conoscenza trovo abbia una marcia in più. A me arriva al cuore. Tra le sue creazioni, un giorno mi sono imbattuta in questo piatto di scialatielli. Ho strabuzzato gli occhi, sapendo che presto avrei personalizzato questa sua grande proposta. Quel momento è arrivato e il mio piatto ha preso forma. Non posso spiegare la delicatezza di questi sapori, tanto differenti, ma così vicini nel legame tra loro. Ringrazio Luigi per avermi dato questo grande spunto, per avermi insegnato qualcosa di nuovo e per avermi fatto assaggiare qualcosa di veramente speciale.

Ingredienti

Per la pasta
60 g di semola di grano duro
40 g di farina di castagne
1 rametto di rosmarino
1 uovo
sale

Per il pesto
1/2 cespo di scarola
15 g di foglie di sedano
10 g di semi di zucca
10 g di pinoli
10 g di parmigiano
13 g di olio evo

Lavate e asciugate il rametto di rosmarino. Prelevate gli aghi e tritateli finemente.
Setacciate le farine e mischiatele.
Unitevi il rosmarino tritato, l'uovo e un pizzico di sale. Impastate tutto, fino ad ottenere una pasta compatta e omogenea.
   Datele la forma di un panetto, avvolgetela in un canovaccio pulito e fatela riposare in frigorifero per almeno mezz'ora.
Nel frattempo lavate accuratamente la scarola. Tagliatela in piccole strisce e fatela appassire in una padella, a fuoco lento, coperta, aggiungendo un pizzico di sale. Giratela di tanto in tano e lasciatela cuocere per una decina di minuti. Quindi spegnete il fuoco.
   Lavate le foglie del sedano e asciugatele accuratamente. Versatele in un boccale, unitevi i semi di zucca, i pinoli, il parmigiano, l'olio e il sale.
Tritate tutto fino ad ottenere un pesto non troppo fine, ma piuttosto omogeneo. Tenete temporaneamente da parte.
Passate la scarola con un tritatutto, creando una crema non troppo vellutata.
Accendete nuovamente la fiamma, piuttosto bassa, e aggiungete il pesto precedentemente preparato.
Mescolate tutto e lasciate insaporire dolcemente, per pochi minuti. Mantenete coperto e al caldo, in modo che i sapori si armonizzino perfettamente e si assestino nei loro aromi.
   Riprendete ora l'impasto e stendete una soglia non troppo sottile. Tagliate delle tagliatelle, o un formato di pasta di vostro gradimento. Questa volta ho utilizzato la macchina sfogliatrice dell'Impera anche per il taglio.
Stendete le tagliatelle su un canovaccio e lasciatele asciugare per una decina di minuti.
Portate quindi a bollore abbondante acqua salata e fatevi cuocere la pasta per circa 5 o 6 minuti (assaggiatela per verificarne il grado di cottura).
Quando sarà ancora abbastanza al dente scolatela, senza buttare via l'acqua di cottura.
Trasferitela nella padella in cui avrete preparato la salsa di scarola e pesto e fatela saltare a fiamma viva per qualche minuto, unendo un buon mestolo di acqua di cottura. In questo modo ultimerete la cottura in padella, facendo in modo che la porosità della pasta assorba il gusto del pesto. Abbiate cura di muoverla continuamente con un forchettone di legno, in modo da mantenere il condimento ben distribuito su tutta la pasta.
Quando il pesto e la crema di scarola si saranno addensati e l'acqua sarà quasi completamente evaporata, spegnete il fuoco e impiattate.
Gustatela nella sua fragrante corposità e nell'insieme di sapori delicati. la dolcezza della castagna sposa alla perfezione la delicatezza del rosmarino e la cremosità della scarola saprà mettere in risalto il carattere del sedano e la consistenza del pesto.
Un piatto da scarpettta!!abc

Tartellette di quinoa rossa con spinaci filanti: dialoghi improbabili e piccole digressioni

Una sola richiesta: stupire! Talvolta il mio palato necessita questo. Mi chiede di essere coccolato con fragranze semplici, ma in nuovi formati. Allora apro la dispensa e.... ambarabaciccicoccò salta fuori lei, la mia scoppiettante amica fidata. Mi guarda e mi dice "questa missione fa per me". Le strizzo l'occhio e le rispondo "sei tu la regina". Che, voglio dire, può sembrare da pazzi schizofrenici, ma è una conversazione che prende vita davvero. Voi avrete i vostri amici immaginari, io ho la quinoa parlante. Rossa, sia chiaro, perché mi piacciono i caratteri forti. La abbino alle mie amate foglie di spinaci, in un legame insolito. Mi ero fatta prendere da quelle piccole scamorzine affumicate, con l'idea di preparare.... naaaaaaaaaaa, non vi dico nulla, ed eccole piazzate anche in questo sformato. Non comune, come scelta, e badate bene che per molto tempo non si ripeterà. Le scelte salutiste vanno portate avanti con coerenza. La piccola digressione ci sta, il fuori tema.... no!!

Ingredienti

35 g di quinoa rossa
100 g di acqua
3 g di amido di mais
2 cespi di spinaci freschi
60 g di scamorza affumicata
25 g di olive nere al forno
olio
sale

   Pulite gli spinaci e lavateli accuratamente. Tagliateli in piccole striscioline e fateli appassire in una padella con un filo di olio, a fuoco lento, correggendo con sale a piacere. Cuocete per pochi minuti, poi spegnete e lasciate intiepidire.
Versate la quinoa in un colino e sciacquatela sotto un getto di acqua corrente. Versatelo in un pentolino e unitevi l'acqua. Portate ad ebollizione, coperto, aggiungendo poco sale (considerate che l'acqua verrà assorbita completamente, quindi ne basterà un pizzico). Cuocete a fiamma bassa senza mai scoprire la pentola. Quando mancheranno 5 minuti alla cottura, aggiungete l'amido di mais e mescolate bene. Coprite nuovamente e procedete fino al totale assorbimento dell'acqua di cottura. Spegnete il fuoco e lasciate riposare per qualche minuto.
Tritate finemente la scamorza e le olive al forno. Unitele agli spinaci e mescolate tutto per amalgamare perfettamente.
Create, su una teglia coperta da carta forno, 3 cialde con la quinoa, appiattendole molto bene. Lo spessore dovrà essere minimo.
Accendete il forno e cuocete le cialde per 5 minuti, a 200°.
Diventeranno cialde compatte. Staccatele dalla carta, cercando di non romperle, capovolgetele e sistematele nuovamente sulla teglia.
Sistemate su ciascuna cialda una parte del composto di spinaci e formaggio. Compattatelo bene.
Infornate nuovamente, sempre a 200° su un ripiano alto e cuocete per altri 5 minuti, facendo gratinare bene la superficie.
Sfornate le vostre cialde e servitele.
Calde, confortevoli, sfiziose, saranno un piacere per il palato.

Un modo diverso di gustare verdura di stagione e di cedere alla tentazione del sano.
abc

Stelline agrumate al pomelo con semi di girasole: l’energia racchiusa in un dono

"Hai mai assaggiato il pomelo? A me piace molto e poi dà un sacco di energie". Credo che il mio aspetto, nel momento in cui Enza ha pronunciato quelle parole, lasciasse intendere che, di energie, ne avrei necessitate più di un sacco. In realtà, seppur lo conoscessi "visivamente", non avevo mai ceduto all'assaggio di questo frutto. Così mi sono lasciata trasportare dal suo entusiasmo e.... ho accettato il meraviglioso dono. La bellezza dei gesti così semplici e spontanei mi incanta sempre. Il pomelo, per completezza di informazioni, è un agrume di provenienza asiatica, dove è stato introdotto nel 100 d.C. Diffuso in Cina, Malesia, Indonesia e Thailandia ed è l'antenato degli agrumi, insieme al cedro e al mandarino. Semplicemente sbucciarlo e mangiarlo sarebbe stato interessante, ma non da Cuocherellona. Allora mi sono studiata qualcosa che potesse lasciare un'impronta per questo dono e che potesse arrivare come un GRAZIE per un pensiero sentito e assolutamente apprezzato. E visto che dalla buccia sono ricavati oli essenziali, io non mi sono risparmiata su nulla ^_^


Ingredienti

175 g di farina di farro bianca
60 g di farina di soia
45 g di crusca di grano
120 g di burro di soia
185 g di polpa di pomelo
45 g di zucchero di canna grezzo
25 g di semi di girasole
15 g di scorza di pomelo
13 g di lecitina di soia

Prendete il pomelo e lavatelo con molta cura.
Asciugatelo e tagliate la scorza, facendo attenzione a prelevare solo la parte gialla. Inseritela nel boccale, insieme allo zucchero di canna, e tritate finemente tutto.
Unite i semi di girasole e tritate nuovamente, lasciandoli piuttosto grossolani. Mettete da parte il trito, su un piattino.
   Pelate a vivo il pomelo, prelevandone la polpa. Inseritela nel boccale e tritale, in modo da renderla piuttosto liquida.
Unitevi la lecitina di soia e continuate a lavorare con le lame, in modo da amalgamarla alla polpa.
Unite il burro di soia a tocchetti e il trito di zucchero e scorza di pomelo e montate bene il tutto ottenendo una pastella soffice.
   Setacciate, a parte, le farine e mescolarle tra di loro. Unire la crusca di grano e unirle, poco alla volta, alla crema, incorporandole bene.
Aggiungete un pizzico di sale e lavorate il tutto fino ad ottenere un impasto compatto.
Date la forma di un panetto, avvolgetelo in un foglio di pellicola trasparente e lasciatelo riposare in frigorifero per almeno mezz'ora, in modo da farlo rassodare bene.
Trascorso questo tempo riprendete l'impasto e infarinate una spianatoia.
Stendete la pasta in una sfoglia spessa circa mezzo centimetro e ritagliate i biscotti. Rivestite di carta forno una teglia e sistemateceli sopra.
Accendete il forno a 190° e, quando sarà in temperatura, infornate la teglia. Cuocete per 25/30 minuti, controllando che non scuriscano troppo.
Sfornate non appena saranno cotti e lasciate raffreddare i biscotti su una gratella.
Gustateli in semplicità, o farciti con creme o marmellate a piacere.
Risulteranno morbidi e fragranti, con quel sapore agrumato che li renderà unici e instancabili.
  
Una colazione perfetta, ma anche un piacevole sfizio.

abc

Catalogna in agrodolce con uova strapazzate alla curcuma: la chiave di lettura dei ricordi

Esiste, per voi, un legame cibo/ricordo? Esistono alimenti che maggiormente richiamano una particolare situazione? Per me sì, uno di questi è la catalogna. Abbandonata per molti anni, dopo ricordi piuttosto ostili dell'infanzia quando il sapore amarognolo proprio non si confaceva ai miei gusti, l'ho riscoperta con piacere qualche tempo fa. Nonostante questo, non è mai stata una scelta abitudinaria, quella di acquistarla. Credo sia per il fatto che, quando i palati da accontentare sono differenti per numero e per gusto, ci si indirizzi su qualcosa che tutti possano apprezzare. La catalogna ha un sapore particolare, in effetti. Eppure, ogni volta che mi trovo a pranzo con la mia amica Elena, in un posto comodo e carino, seppur senza troppe pretese, per una pausa breve e di grandi chiacchiere, il buffet delle verdure può proporre qualsiasi bontà, ma l'occhio cade sempre sulla catalogna. E, sempre, la catalogna cade nel mio piatto. Che poi diciamolo, credo che l'assaggio di ciascuna pietanza proposta appagherebbe il mio palato (dolci compresi ^_^), ma quello rimane, per me, il pranzo catalogna. Poi tutto il resto della verdura ^_^ Così mi diverto, di tanto in tanto, a studiarne differenti versioni. Del resto so che la versione naturale e sfiziosa mi attende sempre in quella mezz'ora di piacevolissima compagnia.
Ingredienti Per la catalogna 1 pera abate poco matura 20 foglie di catalogna 1 cucchiaio di mosto d'uva cotto zenzaro a piacere olio evo sale 1 cucchiaio di semi di sesamo Per le uova strapazzate 1 uovo 1 albume 1 cucchiaino di curcuma 1 cucchiaio di parmigiano grattugiato sale pepe olio evo Eliminate i gambi dalla catalogna (teneteli da parte perché presto vi darò qualche consigio su come utilizzarli) e lavate accuratamente le foglie, lasciandole in ammollo in acqua fredda per qualche minuto. Lavate la pera e pulitela dal picciolo e dal torsolo. Tagliatela a tocchetti piuttosto piccoli e versateli in una scodella. Conditela con lo zenzero, il sale, l'olio e il mosto cotto. Lasciatela aromatizzare per una decina di minuti. Scaldate un filo d'olio in una padella e, quando sarà caldo, versatevi la frutta marinata. Saltatela a fiamma viva per 4 o 5 minuti, in modo da addensare la marinatura, senza fare ammorbidire troppo la polpa della pera. Abbassate la fiamma e aggiungete la catalogna, tagliata a striscioline. Aggiustate di sale e fate appassire bene la verdura. Mescolate, di tanto in tanto. Dopo circa 5 minuti sarà pronta: unitevi i semi di sesamo e mescolate per amalgamarli perfettamente al composto in agrodolce. Spegnete il fuoco e tenete da parte, al caldo. Scaldate una padella con un po' di olio. Versate in una ciotola l'uovo e il tuorlo. Unitevi il sale, il pepe, la curcuma e il parmigiano grattugiato. Sbattete energicamente con una forchetta e versate nella padella molto calda. Continuate a lavorare l'uovo con una forchetta, in modo da muoverlo bene e "disfarlo". Basterà un minuto circa. Spegnete il fuoco e trasferite in un piatto. Unitevi la catalogna in agrodolce e servite. Un piatto ricco di preziose proprietà: proteine, vitamine, sali minerali e grassi buoni. Un piatto dai sapori in contrasto, ma assolutamente ben legati tra loro. Un piatto veloce ed economico, che saprà conciliare gli impegni della quotidianità e il desiderio di qualcosa di piacevole e sfizioso. Insolito e curioso, non manca di stupire i palati.
 abc

Frollini al farro e nocciole con ripieno di marmellata: il dinamismo della vita e la fragilità dell’esistenza… dolce

Vi avviso: passata la fase torte mi sto addentrando nel periodo biscotti. In realtà è stata una lenta (beh, insomma, mica tanto!!) evoluzione.  Torta morbida (questa), torta friabile (questa), pasta friabile biscottata (oggi). E sono già oltre. Ma un passo alla volta. Del resto, scusate la franchezza, mentre vi parlo di queste meraviglie non posso che ricordarne il sapore. FINITI!!!!! No, è che erano un tantino buoni ^_^ Ma io..... mica sono golosa, eh!!!
Quando vi presentai la mia marmellata di mele al timo ed essenza di arancia sapevo già dove sarei andata a parare. Ma si è trattato di un esperimento, come sempre, del resto. Nessuna ricetta in testa, ma tanti alambicchi pieni di elementi da combinare tra loro. L'unico fondamento di partenza è stato l'assenza di uova. La dispensa si è d'improvviso animata tra sacchetti di farine, tipologie diverse di zuccheri, noci, nocciole, noccioline e qualsivoglia specie di frutta secca: una gara a chi saltava più in alto per farsi notare. Ma quando le idee hanno iniziato a prendere forma..... tutti ai propri posti, la Cuocherellona non ritratta!!! A chi spera di poterne assaggiare un esemplare posso solo dire che mi rammarico, ma dovrà rassegnarsi al pensiero.

Ingredienti

135 g di farina di farro bianca
40 g di farina di farro integrale
50 g di burro di soia
25 g burro di anacardi salato
40 g di zucchero di canna grezzo
35 g di nocciole tostate
50 ml di latte di riso alle nocciole (Isola Bio)
4 g di lecitina di soia
zenzero in polvere a piacere
1 pizzico di sale
marmellata di mele

Unite in un boccale le nocciole e lo zucchero di canna. Tritate tutto piuttosto finemente. Questa operazione, con lo zucchero, eviterà che le nocciole diventino una pasta compatta per il grasso sprigionato.
Pesate e setacciate le farine. Unitele alle nocciole, insieme allo zenzero, al burro di soia e al burro di anacardi. Impastate tutto velocemente, fino ad amalgamare perfetamene gli ingredienti.
Fate ammorbidire la lecitina di soia nel latte di riso per qualche minuto, poi versate tutto nel boccale, insieme al pizzico di sale.
   Lavorate bene, fino ad ottenere una pasta compatta e omogenea. Datele la forma di un panetto, avvolgetela in un foglio di pellicola trasparente e lasciatela riposare in frigorifero per un'ora circa.
In questo modo acquisirà consistenza e rassoderà.
Trascorso il tempo di riposo infarinate una spianatoia e stendete la pasta in una sfoglia spessa circa mezzo centimetro.
Con uno stampo tagliate i boscotti (che dovranno essere di numero pari). Sulla metà dei biscotti ottenuti versate un cucchiaino circa di marmellata.
Coprite ciascun disco con un altro, senza farcitura. Premeteli leggermente sui bordi, in modo da unirli, e posateli su una placca ricoperta da carta forno.
Portate il forno alla temperatura di 190° e infornate.
Cuocete i biscotti per 20 minuti circa, controllando che non scuriscano troppo e girando, eventualmente, la teglia dopo i primi 10/12 minuti, in modo da garantire una cottura uniforme.
Quando saranno pronti sfornateli e lasciateli raffreddare.
Raffreddando la frolla acquisirà friabilità e diventerà fragrante.

Le mie severe regole mi impongono di non eccedere con zuccheri laddove non siano essenziali, ma se voleste completare la presentazione di questi frollini, spolverate sulla superficie dello suzzhero a velo (meglio se ricavato dallo zucchero di canna grezzo).
Io vi posso garantire che, anche senza questa accortezza, i biscotti sono stati apprezzati molto e senza troppe remore.

L'idea, nata per completare la colazione nel suo aspetto dolce, è stata velocemente adattata a qualsiasi momento dolcezza della giornata.

Tanto che..... in cantiere c'è già l'evoluzione della pasta friabile biscottata ^_^

abc

Scrigni di mozzarella e pistacchi in pasta fillo: l’idea, il pensiero e il tempo pianificato

Ci sono volte in cui, per la fretta o per un'idea balzata in testa troppo tardi, non riesco a mettere nero su piatto ciò con cui desidererei deliziarmi. Talvolta rimando il pensiero, cercando di perfezionarlo o di reinterpretarlo. Talvolta lo mantengo intonso fino al momento in cui possa diventare reale e tangibile. Questo piatto non richiede tempi lunghi di preparazione, ma richiede una preparazione pianificata nel tempo. La pasta fillo (ovvio, parlo di una pasta che mi faccio in casa) ha bisogno di riposare prima della preparazione in sfoglia e la mozzarella sarebbe meglio insaporisse un po', per armonizzarsi bene negli aromi prima di finire in quel fagotto. Ma il perfezionamento di un'idea che mi ronzava in testa da un po' e la giusta organizzazione di tempi hanno fatto sì che questo piatto arrivasse a soddisfare in pieno le mie aspettative. Chiaramente, se foste soliti utilizzare la pasta fillo confezionata, questo piatto sarebbe un gioco da ragazzi che vi potrebbe tirare fuori dai pasticci anche con ospiti improvvisi a cena. Ma per me, portabandiera del fai in casa tutto ciò che ti è possibile, rimane una appagante pianificazione e una sfiziosa coccola.

Ingredienti

Pasta fillo (questa dose)
100 g di mozzarella
20 g di olive taggiasche
20 g di pistacchi tostati (peso senza guscio)
rosmarino q.b.
noce moscata
sale
olio evo

Preparate la pasta fillo e mettetela a riposare per almeno un paio d'ore. Diversamente scongelate 5 fogli di quella confezionata.
Sgusciate i pistacchi e puliteli al meglio dalle loro pellicine.
Tritateli grossolanamente (o schiacciateli, o tagliateli al coltello) e teneteli da parte.
Tritate finemente il rosmarino, precedentemente lavato.
   Unite tutto in un boccale, aggiungete la mozzarella tagliata a tocchetti e leggermente strizzata e le olive taggiasche, scolate dal loro olio (o liquido) di conservazione. Completate con sale e noce moscata a piacere e tritate fino ad avere un composto omogeneo.
Non lavorate troppo il composto, perché non dovrà venire una poltiglia compatta.
Versate il composto in una scodella e lasciatelo riposare per almeno mezz'ora.
Trascorso il tempo prelevate parte dell'impasto e compattatelo bene, tra le mani, dandogli una forma a filoncino. Con questo quantitativo di mozzarella dovranno venirvene cinque.
Stendete la pasta fillo il più possibile sottile e spennellatene la superficie con un po' di olio evo. Tagliatela in cinque strisce e adagiate ciascun bocconcino di mozzarella su ogni striscia, modificandone la forma in base alla larghezza della striscia stessa.
Avvolgete la mozzarella nella pasta fillo cercando di chiuderla perfetamente da tutti i lati. E' importante che anche lateralmente avvolgiate bene la sfoglia.
Coprite una teglia con carta forno e sistemateci i fagottini.
Portate il forno in teperatura e cuocete, a 200°, per circa 10 minuti, su un ripiano alto. Dovranno dorare uniformemente, ma controllate la cottura affinché non scuriscano troppo.
Quando saranno pronti sfornateli e trasferiteli su un piatto da portata.
Se sarete stati bravi a ciudere bene il fagottino, sarà fuoriuscita solo poca mozzarella, durante la cottura. Utilizzatela, eventualmente, come base su cui posare e  presentare gli scrigni.
Gustateli come preferite: caldi (ma attenzione a non ustionarvi il palato) saranno una coccola avvolgente, tiepidi saranno fragranti e maggiormente croccanti.

In ogni caso saranno un'irresistibile tentazione. In ogni caso finiranno troppo in fretta.

E l'ultimo boccone, proprio lui, lo guarderete con occhio languido, come ad implorare di non finire mai....

abc

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