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Trecce integrali con crema di mais e pistacchi: di scelte, sentenze e occasioni di condivisione

Esattamente una settimana prima che mi arrivasse il verdetto, ho dato vita a queste trecce. Voglia di dedicarmi ad un lievitato, desiderio di arricchire le mie colazioni domenicali, ispirazione su come utilizzare la crema di mais di cui vi ho parlato qualche giorno fa ed eccomi a sfornare queste meraviglie. Adesso so che, seppur non per problemi di celiachia, mi è stato vietato il frumento. Ohibò, ho solo trecce di farina integrale per i prossimi tre mesi :D Mia madre, all'ufficializzarsi della notizia, si è subito proposta per occuparsi delle scorte, ma io, mentre aspetto che le distanze si accorcino e mentre decido se valga la pena organizzare un brunch tra amici e vicini di casa, continuo a coccolarmi con queste soffici, delicate, fragranti brioche. Per una volta alla settimana, quei pochi grammi di farina di frumento non comprometterà mica il mio metabolismo? ^_^ Qui c'è tutta l'essenza di quello che sono: farine speciali, assolutamente senza raffinazione e di mulini che scelgono ancora la macinatura a pietra, burro di arachidi che ormai mi faccio in casa come se non esistesse un domani, crema di mais che avvolge di dolcezza garantendo un risultato leggero, la totale assenza di uova, burro e latticini e la croccantezza dei miei amati pistacchi e di pepite dolci e sane come meravigliosi frutti rossi. Insomma, capite quanto sia difficile privarmi di tutto questo? ^_^

Ingredienti

200 g di farina integrale Frumenta
100 g di grano duro tumminia di Castelvetrano
100 g di farina di segale Jurmano
32 g di lievito madre in polvere (100% naturale)
35 g di semi di lino
300 g di latte di avena
60 g di zucchero di canna integrale
35 g di olio di riso
100 g di crema di mais dolce
1 cucchiaio di burro di arachidi
35 g di pistacchi di Bronte
35 g di frutti rossi essiccati

Mescolate tra loro le farine e i semi di lino macinati. Unite il lievito madre, lo zucchero di canna e il latte d'avena appena tiepido (mai sopra i 28/30°). Iniziate ad impastare, quindi versate l'olio di riso a filo. Dovrete ottenere un impasto compatto e piuttosto morbido.
Mettetelo a riposare in una terrina leggermente unta, coperto da un foglio di pellicola trasparente e lasciatelo lievitare fino al raddoppio.
Nel frattempo prendete i pistacchi e i frutti tossi e tagliateli a coltello, grossolanamente. Teneteli da parte.
Trascorso il tempo della lievitazione riprendete l'impasto, stendetelo su un piano infarinato in un rettangolo spesso circa mezzo centimetro. Copritelo con un sottile strato di burro di arachidi, quindi con la crema di mais dolce e ultimate con il mix di pistacchi e frutti rossi.
Tagliate, con una rotella, in quattro parti il rettangolo (con un taglio a croce) e arrotolate ciascun rettangolo dal lato più lungo.
Schiacciate leggermente ciascun rotolo in modo da appiattirlo, quindi dividetelo in più parti, ricavando dei piccoli rotoli di circa 10 centimetri. Sempre con la rotella tagliate a metà, nel verso della lunghezza, fino ad un paio di centimetri dall'estremità. Arrotolate ciascuna estremità su se stessa, quindi intrecciatele tra loro.
Sistemate le treccine ottenute su una teglia rivestita da carta forno, quindi copritele con un foglio di pellicola trasparente e lasciatele riposare per tutta la notte (o comunque almeno 6 ore).
Eliminate la pellicola, spennellate con un mix di burro di arachidi e latte e infornate, a 190°, per 30 minuti.
Una volta cotte, sfornatele e fatele raffreddare. E poi deliziatevene, in piena leggerezza.

E ricredetevi, nel caso in cui ancora ce ne fosse bisogno, sulla forza di ingredienti salutari e genuini. Il "fatto in casa" diventa sempre più buono e sempre più sfizioso.


E' da un po' di tempo che leggete nelle mie preparazioni ingredienti come pistacchi di Bronte, mandorle, e per le preparazioni salate pomodori secchi, capperi sotto sale e ancora il mio immancabile olio evo. Ci tengo a sottolineare quanto la scelta di queste materie prime, come per le farine, sia curata e precisa. E' ormai consolidata la fiducia con il mio fornitore siciliano (se voleste questa è la sua pagina). Nel caso in cui voleste provare anche voi qualche sua meraviglia, non esitate a chiedere, non ne rimarreste delusi!!abc

Frollini salati di fagioli e mandorle alla paprika affumicata: quell’insieme di momenti chiamati occasioni

Le occasioni, si sa, vanno colte al volo. E così, se un'amica brama un assaggio per ogni scatto condiviso sui canali social, io mi diverto a stuzzicare le aspettative nell'organizzazione di una cena, quella cena, finalmente giunta a realizzazione.
Il modus operandi è sempre lo stesso: tavolino basso, tappeto, pietanze a buffet, un buon calice di vino e tante, tante chiacchiere. Tante, tante risate. E, ovviamente, l'immancabile vaschetta che attende di essere riempita con ogni eventualità di rimanenza ^_^ Per me è una gioia, ogni volta, vedere la soddisfazione sui visi dei miei ospiti. Lo è per la felicità degli ospiti stessi, ma lo è anche come conferma che i principi salutisti, che tanto diffondo, non tolgono davvero niente al piacere del palato. Questi biscotti ne sono la dimostrazione. Se non avessi svelato, in corso d'opera, che l'ingrediente base fosse un semplicissimo fagiolo, mai si sarebbe potuto scoprire tanta stranezza.
E allora come non approfittare di questa occasione per provarci, anche voi? Potrò mica sfornare biscotti per tutti? ^_^

Ingredienti

100 g di fagioli con l'occhio secchi (250 g bolliti)
65 g di mandorle pelate
100 g di parmigiano
3 g di pepe di Sichuan
3 g di paprika affumicata + q.b.
15 g di semi di lino
15 g di semi di sesamo

Mettete in ammollo i fagioli per una notte intera, quindi sciacquateli e bolliteli per un paio di ore, fino a quando saranno morbidi. Mettete in ammollo anche le mangorle, per almeno un paio di ore.
In un bicchierone versate i fagioli bolliti, le mandorle, il parmigiano spezzettato, pepe, paprika e i semi di lino. Frullate tutto, fino ad ottenere una purea omogenea.
Unite i semi di sesamo e assaggiate. Nel caso in cui il parmigiano non dovesse essere sufficiente a rendere sapido il sapore, aggiungete del sale.
Versate il composto su un piano e compattatelo bene. Formate un cilindro di circa 7 centimetri di diametro, avvolgetelo in un foglio di carta forno e lasciatelo riposare in frigorifero per almno un'ora.
A questo punto estraete l'impasto, eliminate la carta e tagliate delle fettine spesse poco meno di un centimetro. Sistemate i biscotti su una teglia coperta da carta forno e, con un batticarne di legno, pressate in superficie ricavando delle incisioni.
Spolverizzate con della paprika affumicata e infornate, a 190°, per circa 30 minuti. Dovranno dorare bene in superficie. Una volta sfornati sistemateli su una grata e lasciateli raffreddare: in questo modo acquisiranno croccantezza.
A questo punto assaporateli, da soli, accompagnati da un formaggio, da una salsa, con una pietanza o..... del golosissimo cioccolato. Sì, i contrasti sanno regalare sempre emozioni magiche.

Ma, soprattutto, preparatene in abbondanza, perché si inizia e non si sa quando si finisce ^_^

Servirà dire che si possono conservare, ben chiusi in una scatola di latta o in un barattolo di vetro, per una buona settimana?


abc

Muffin alla zucca con farina di mandorle e pistacchi: la dolcezza che racchiude grandi novità

Sforno dolci a tutto andare! Date tutte le interpretazioni che volete, il concetto non cambia ^_^ Quello che cambia, e che deve cambiare per necessità, è il modo di affrontare questa rincorsa al piacere del palato. Difficile non è, non per una salutista incallita come me. Scelgo prodotti di stagione, arricchisco con preziosissima frutta secca, riduco i grassi nocivi, cerco di evitare gli ingredienti di origine animale. E mi sorprendo sempre di quanta bontà possa esserci in tutti i senza. Il mio è stato un percorso graduale verso la consapevolezza. Un modo di dimostrare rispetto per il mio corpo, e quindi per il mio benessere. Spesso mi viene detto "ma tu usi ingredienti strani", oppure "quante cose conosci!". Beh, vi svelo il mio segreto: sono partita da un foglio bianco, anche io. E' stata la curiosità a spingermi alla conoscenza, ad approfondire concetti, a scoprire alimenti nuovi, a provarli. Così ho pensato che sarebbe stato perfetto cogliere la proposta di Francesca, una grintosa ed euforica dietista che, incuriosita dalla mia cucina, mi chiese di unire le nostre forze in un progetto ambizioso e importante: portare consapevolezza. Ed è proprio oggi, con la condivisione di questi deliziosissimi muffin alla zucca, che vi annuncio la nascita della rubrica
Conoscere per scegliere: l'importanza di una sana alimentazione
che approfondirà aspetti teorici fondamentali, e che, volta per volta, vi aiuterà a metterli in pratica nel quotidiano. Insomma, condividere qualcosa in cui si crede, facilitare scelte corrette, sarà per noi come offrirvi l'occasione per creare delle fondamenta robuste su cui costruire il vostro nuovo stile di vita.
Non perdeteci di vista, perché presto si partirà per la nuova avventura.

Prima di passare alla dolcezza dei muffin vi annuncio che, udite udite, 
a partire da oggi TROVERETE IN EDICOLA IL SECONDO NUMERO DI JULIENNE
e su questo, esattamente a pagina 41 ^_^, il consiglio de La Cuocherellona

Ingredienti

800 g di zucca pulita
140 g di mandorle pelate
100 g di pistacchi di Bronte
140 g di farina di Khorasan (la mia non è Kamut, ma se voi foste abituati al Kamut....)
40 g di burro di arachidi
50 g di zucchero di canna integrale
1 bustina di cremor tartaro
100 g di aquafaba (liquido di cottura dei ceci. In alternativa un albume)
10 g di farina di limoni bio
1 pizzico di bicarbonato di sodio

Tagliate a dadini la zucca, precedentemente pulita dalla buccia e dai semi (che potrete far seccare e poi gustare come snack o in deliziose insalate). Frullatela fino a creare una purea e tenetela da parte.
Riducete in farina i pistacchi e le mandorle, frullando a più riprese per non surriscaldare la frutta e trasformarla in crema.
   Unite la purea di zucca alla farine di frutta secca e iniziate ad impastare, quindi procedete unendo anche la farina di Khorasan (Saragolla) nella quale avrete mischiato il cremor tartaro (meno la punta di un cucchiaino che terrete da parte), il burro di arachidi, lo zucchero, la farina di limoni e il bicarbonato. Impastate fino ad ottenere un composto omogeneo.
Versate in una ciotola l'aquafa*, unitevi il cremor tartaro tenuto da parte e montate a neve, con una buona frusta, per diversi minuti. Una volta che sarà soffice e compatta, unitela al composto di zucca e mescolate, con molta delicatezza, dal basso verso l'alto. Si tratta di una "neve" molto più delicata di quella ottenuta dagli albumi!!
Versate l'impasto Nei pirottini da muffin, iutilizzando lo stampo apposta. Infornate a 190° e cuocete per 30 minuti almeno. Quando saranno gonfiati bene e dorati in superficie, spegnete il forno ed estraete la teglia. Lasciate raffreddare e.... gustate!!!!!!
Leggerezza, sapore, delizia in ogni soffice morso. Accompagnati con un buon cucchiaio di confettura o crema di cioccolato saranno perfetti per iniziare la giornata con la giusta carica, ma anche per qualsivoglia pausa durante il procedere della giornata stessa ^_^

*Per ottenere un risultato migliore, utilizzando l'acqua di cottura dei ceci secchi, è necessario far riposare il liquido almeno 24 ore, in frigorifero. Questo passaggio potrà avvenire sia con i ceci in ammollo, sia con il solo liquido. In questo modo acquisirà vischiosità e monterà perfettamente a neve. Ma ricordate che dovrete avere tempo e pazienza nel lavorare con la frusta!!


abc

Vellutata di porri e finocchi con crostini di lupini alla salvia: timidi, ma necessari passi verso l’inverno

Seppur la mia cucina sia ancora molto varia, a metà strada tra il mood invernale e qualche slancio anticonformista, la vellutata entra di diritto tra le scelte più gradite. Ciò che mi piace al punto da darle uno slancio in più è quanto possa permettere l'utilizzo di quegli scarti che, diversamente, finirebbero nella raccolta differenziata. Spreco a cui sono sempre meno solita. Tra tutto, le foglie esterne dei finocchi sono un esempio eclatante. Mi diverto a mischiare sapori, ad aggiungere dettagli, ma quello che amo maggiormente è creare quel valore aggiunto insolito, mai provato, da sperimentare. Questa volta ho voluto provare con i lupini, i miei amati lupini. Ho dato loro una forma nuova e devo dirvi che il risultato mi ha stupito davvero. Ormai forte del lavoro della mia friggitrice ad aria calda (tranquilli, potrete utilizzare anche il forno!!), la mia testolina non si ferma mai: elabora, elabora, elabora ed elabora ancora. Il crunch è favoloso e non nasconde un sapore delicato e piacevole. Accostato al morbido abbraccio della vellutata è assolutamente sorprendente. Ecco il tepore giusto per questo inizio di inverno ^_^

Ingredienti

Per la vellutata
250 g di foglie di finocchio
50 g di porro
50 g di patate rosse
750 h di acqua
dado vegetale granulare (per me home made)

Per i crostini
75 g di lupini
25 g di patate rosse
80 g di latte di avena (o altro latte vegetale)
1/2 cucchiaino di agar agar
1 cucchiaino di dado vegetale granulare
1 manciata di foglie di salvia
noce moscata
olio evo

Iniziate a preparare i crostini. Mettete in un pentolino i lupini privati dalla pellicina, la patata tagliata a dadini e coprite tutto con il latte d'avena. Mettete sul fuoco e portate ad ebollizione. Aggiungete il dado granulare e la noce moscata quindi, raggiunto il bollore, stemperate l'agar agar con parte del liquido di cottura. Unitelo al resto del liquido e fate bollire per un paio di minuti.
Passate tutto con un mixer ad immersione, quindi unite le foglie di salvia lavate, asciugate e spezzettate finemente. Mescolate bene per amalgamare tutto perfettamente, quindi stendee in un piccolo stampo, in modo da creare una base spessa circa 1 centimetro. Lasciate raffreddare in frigorifero per un'ora almeno.
Nel frattempo lavate le verdure, foglie di finocchio, porro e patate tagliate a pezzi. Mettete tutto in una pentola con l'acqua e il dado vegetale e fate cuocere a fiamma media, fino a quando le verdure saranno morbidissime. A piacere potrete aggiungere altre spezie, o dosare in modo differente le quantità di verdure.
Riprendete la base di lupini, estraetela dallo stampo e tagliatela a dadini di circa 1 centimetro di lato. Vaporizzatele con dell'olio evo, quindi cuocete in forno o nella friggitrice ad aria calda, per 20 minuti a 200°.
Quando le verdure saranno morbide, passate tutto con un frullatore ad immersione fino a creare una vellutata liscia.
A questo punto non vi rimane che servire, in una bella findina, accompagnando tutto con i crostini di lupini ben dorati.

Assaporate la delicatezza degli ingredienti, avvolta dal profumo di salvia e fatevi coccolare come la stagione richiede e come voi meritate ^_^
E meravigliatevi, ancora una volta, di quanto delle scelte salutari siano sinonimo di piacere e successo.

abc

Crema pasticcera di mais dolce alla vaniglia: per tutte quelle volte in cui un’idea diventa soluzione e opportunità

Mi balenava per la testa da un po' di tempo l'idea di preparare questa crema. Esattamente da quando ho iniziato ad acquistare con maggiore frequenza delle pannocchie di mais dolce da far bollire e da gustare, ora saltate in padella, ora in vellutata, ora negli impasti. Quell'amore dei ricordi d'infanzia ^_^ Fu nell'ultima rivisitazione che ci pensai: se spesso propongo una cucina vegana e se di frequente le mie proposte sono dolci, perché non valutare la rivisitazione di una crema pasticcera, da tempo archiviata per scelte salutiste? Non c'è ombra di uovo, non c'è traccia di latte vaccino, solo mais, vaniglia e pochi semplici passaggi. Con il passare del tempo mi accorgo sempre più di quanto il benessere abbia radici proprio nell'alimentazione. Diventa importante, per me, scegliere di escludere alcuni ingredienti e di valorizzarne altri. Così mi informo, imparo, cerco, sperimento, scopro che questa scelta non sacrifica affatto il piacere di cibarsi. Questa crema ne è la conferma: sapore delicato e pieno, perfetto per..... vedrete, quando sarà il momento ^_^

Ingredienti

230 g di mais dolce bollito (ricavato da 2 pannocchie)
1/2 cucchiaino raso di polvere di vaniglia
230 g di latte di avena (o altro latte vegetale - di riso per la versione gluten free)
1/2 cucchiaino di agar agar
30 g di malto di riso

Pulite le pannocchie dalle foglie e dai filamenti, quindi fatele bollire in acqua per circa 40 minuti. Fatele intiepidire, quindi separate i chicchi aiutandovi con un coltello.
   Inserite i chicchi in un pentolino, versate il latte, l'agar agar (stemperato con parte del latte che utilizzarete), il malto di riso, nella quantità che desiderate poiché io non amo il dolce troppo dolce, e la polvere di vaniglia. Mescolate bene e mettete sul fuoco. Portate ad ebollizione, quindi abbassate la fiamma e procedete con altri due minuti di cottura. Mescolate in continuazione, poi spegnete la fiamma.
Passate tutto con il frullatore ad immersione, in modo da ottenere una crema il più possibile vellutata. A questo punto occorrerà eliminare le bucce dei chicchi. Setacciate tutto aiutandovi con un colino e lasciate raffreddare completamente la crema ottenuta.
A questo punto è pronta per essere utilizzata.
Farcitevi le voste torte, i vostri bignè, utilizzatela con i pancakes o riempiteci delle crespelle dolci.
Io un suggerimento ce l'ho già pronto da mostrarvi ^_^ Ma dovrete pazientare ancora un pochino!!

Il sapore del mais si avverte in maniera ben distinta, per cui valutate bene la contestualizzazione. Personalmente l'ho trovato tutt'altro che fastidioso, ma io amo particolarmente questi chicchi gialli e ricchi.


abc

Shirataki con asparagi e crema di lenticchie al curry: perché è questione di destino, se è destino… arriva

Quando lessi la prima volta di questa "pasta miracolosa" distorsi un po' il naso, scettica per natura. Confesso che pensai che mai avrei ceduto all'acquisto di questo genere alimentare. Ma poi si sa, sono anche curiosa, per quella stessa natura, e quando mi trovai davanti agli occhi, nella corsia degli alimenti dietetici, questo pacchetto diverso dai formati soliti, non ci pensai un attimo (uno sì, perché non è che sia un prodotto propriamente economico). Così entrò in casa questa vaschetta di Shirataki di konjac, esattamente una pasta senza glutine e con pochissime calorie. Beh, due aspetti decisamente interessanti per il mio regime alimentare. Ma approfondendo un po' l'argomento, si viene a scoprire che il konjac è una pianta, dalla cui radice si ricava una farina, utilizzata molto nella cucina orientale. E questa farina è ricca di aminoacidi, fibre e sali minerali. Finalmente una pasta che possa appagare i miei desideri senza alimentare i sensi di colpa? Yessss, l'ho trovata, è mia. E mi divertirò da morire a stravolgerla e colorarla!!

Ingredienti

150 g di Shirataki sgocciolati
60 g di lenticchie verdi lessate
1 cucchiaino di curry
50 ml di latte di avena
50 ml di acqua
10 asparagi (per me dell'orto di famiglia, poi congelati)
olio evo
sale rosa dell'Himalaya
cannella in polvere

Cuocete a vapore gli asparagi fino a renderli morbidi, quindi tagliateli a metà (o in 4, se fossero spessi), nel senso della lunghezza. Fateli saltare in un wok con un filo di olio evo, cannella a piacere e sale rosa.
Inserite in un boccale le lenticchie lessate, il curry, il latte di avena e l'acqua. Salate a piacere, quindi frullate tutto, fino ad ottenere una crema vellutata. Aggiungetela agli asparagi e fare insaporire bene tutto, a fiamma moderata, per qualche minuto.
Nel frattempo portate a bollore l'acqua per cuocere la pasta, salata a piacere. Sciacquate gli Shirataki sotto un getto di acqua corrente per un paio di minuti, dopo averli sgocciolati, quindi buttateli nell'acqua bollente, per un paio di minuti. Questo sarà il tempo richiesto per la cottura.
A questo punto scolate i noodles e versateli nel wok. Fate saltare tutto a fiamma viva per qualche istante, quindi servite e gustate.

Se conserverete delle lenticchie già lessate in un contenitore ermetico, in frigorifero, o lessate e congelate, la preparazione di questo piatto vi richiederà davvero pochissimo tempo. E vi regalerà piacevolissime sorprese.

Ricordate che una dispensa ben fornita è garanzia di di gustoso benEssere ;)

abc

Crostata di pere e cioccolato bianco: quel che fa di un’idea la scelta vincente e perpetuabile

Ammetto di avervi preso per la gola per un po', con le immagini condivise su Instagram, e di aver temporeggiato oltremodo, prima di condividere con voi questa prelibatezza, ma il mio vivere di sensazioni e di emozioni si riflette anche in questo e se il momento è più indicato per altro..... il dolce aspetta!
Quando arriva l'attimo giusto, però, occorre onorarlo a dovere. Perché il dolce di cui vi sto parlando è qualcosa di inimmaginabile.
Avevo proposto questa crostata in occasione di un incontro di lavoro capitato nel periodo del mio compleanno. Come da tradizione, non mi sono presentata a mani vuote. Non documentai, in quell'occasione, i passaggi della preparazione. Scrissi solo gli ingredienti, perché ormai lo sapete, la mia è sempre improvvisazione. E mi promisi di dedicarci nuovamente del tempo, un'attenzione maggiore, qualche scatto e la condivisione. Per cui eccomi qui, a portare sotto i vostri nasi i profumi inebrianti e dolciastri di cioccolato bianco e pere e per proiettare sui vostri palati l'armonia di ingredienti speciali. Seguitemi...

Ingredienti

Per la frolla
110 g di burro di arachidi (per me fatto in casa)
80 g di farina di segale Jurmano
30 g di farina di grano duro Senatore Cappelli
45 g di miele di tiglio
30 g di latte vegetale
cannella a piacere
1 cucchiaino di farina di mandarino (o scorza grattugiata)

Per la copertura
100 g di cioccolato bianco
2 pere Williams
20 g di latte vegetale
1/2 cucchiaino di agar agar

Partite dall'impasto. Mescolate le farine, quindi unite il burro di arachidi, il miele e gli aromi e cominciate ad impastare. Aggiungete il latte, poco alla volta, e continuate a lavorare fino ad ottenere un panetto compatto. Avvolgetelo in un foglio di pellicola trasparente e lasciatelo riposare per almeno un'ora in frigorifero.
   Passate, quindi, alla crema. Tritate il cioccolato bianco, fino a renderlo polvere. Aggiungete il latte, con il quale avrete stemperato l'agar agar e una pera tagliata a pezzi. Frullate tutto e portate alla temperatura di 100°. Lasciate cuocere per un paio di minuti, quindi mettete la crema da parte.
Trascorso il tempo di riposo della pasta, stendetela su una spianatoia infarinata, in una sfoglia spessa circa un centimetro. Rivestite la teglia con carta forno (io ne ho usata una quadrata di circa 28 cm di lato) e adagiatevi la pasta.
Cospargete la base con la crema appena ottenuta, quindi tagliate la pera in spicchi sottili. Io sono solita utilizzarla con la buccia. In questo caso ricordate di lavarla bene.
Accendete il forno e portatelo a 190°. Una volta raggiunta la temperatura infornate e cuocete per 30 minuti circa.
Abbiate l'accortezza di controllare che cuocia uniformemente. Una volta pronta, sfornatela e lasciatela raffreddare in teglia. Una volta fredda, procedete al taglio.

Rassegnatevi all'idea di vederla finire troppo in fretta, soprattutto se avrete la necessità di condividerla: una sola fetta non basta.
Crea dipendenza e non lascia scampo. E anche chi non ama il sapore troppo dolce del cioccolato bianco ha assolutamente apprezzato e, prima ancora di sapere che ci fosse del cioccolato bianco, ha replicato l'assaggio (per poi strabuzzare gli occhi e dire "ma davvero?").

Insomma, io vi ho avvisato, ora spetta a voi la gestione ^_^


abc

Crocchette di merluzzo allo zafferano: storie di desideri soddisfatti e deliberatamente interpretati

E' difficile che mi capiti di non sentirmi ispirata e attratta da un determinato alimento. Ogni periodo, ogni giorno, ogni pasto è segnato da una particolare sensibilità e i miei pasti si susseguono così, per ispirazione. Quando questo non accade, allora è sintomo di malessere. Questa volta è successo che volessi proprio delle crocchette e che le volessi a base di pesce. E, in un baleno, è venuto a galla il merluzzo. Quale migliore opportunità per imprimere sapori precisi e di carattere, se non quella di un filetto di merluzzo? Carne delicata e non particolarmente gustosa, l'ideale!! Un'accurata preparazione, perfetta per quei giorni in cui l'ispirazione non arriva nei tempi supplementari, e il gioco è fatto. La friggitrice ad aria calda trepida e io sono pronta per un nuovo esperimento.
Il bello della mia dispensa, fortemente voluta così, varia e variopinta, è che mi permette di arricchire semplici pietanze con chicche di valore, piccole gemme preziose nel panorama alimentare. Così ecco spuntare dettagli come zafferano, Umeboshi, semi di chia, capperi sotto sale (appena arrivati dalla Sicilia insieme a pomodori secchi, pistacchi, olio DOP e mandorle), che non solo sento legarsi alla perfezione, ma che regalano all'assaggio quella soddisfazione che decreta il successo. Il cartoccio, quindi, si riempie di genuina bontà e..... il pasto è salvo!!

Ingredienti

270 g di merluzzo
125 g di patate rosse pulite
100 ml di latte (per me vegetale)
1 cucchiaino di capperi sotto sale
1 cucchiaio di olive taggiasche
1 cucchiaio di semi di chia
1/2 cucchiaino di Umeboshi
1 bustina di zafferano
1 spicchio d'aglio
sale integrale di Cervia
pepe
pangrattato di riso

Sciacquate il merluzzo, privatelo di tutte le lische aiutandovi con una pinzetta e tagliatelo a bocconcini. In una terrina versate il latte, scioglietevi la bustina di zafferano, unite i semi di chia, il sale, il pepe e lo spicchio d'aglio schiacciato. Mescolate tutto, quindi aggiungete il merluzzo.
Fate in modo che venga coperto perfettamente, quindi coprite tutto con un foglio di pellicola trasparente e fatelo riposare per almeno 3 ore. Volendo potrete lasciarlo dal mattino alla sera, o tutta la notte, se voleste prepararlo per pranzo. Più tempo rimarrà in marinatura, migliore sarà il risultato.
Sbucciate le patate rosse, tagliatele a fette e fatele cuocere a vapore fino a renderle morbide.  Potrete procedere anche con una cottura classica in acqua. Tenetele da parte. Mettete in ammollo i capperi e lasciate che perdano un po' di sapidità.
Trascorso il tempo di riposo del merluzzo, prelevatelo dal liquido e trasferitelo in un boccale. Mi raccomando di eliminare lo spicchio d'aglio!! Aggiungete le olive, le patate, i capperi sciacquati e l'Umeboshi. Azionate le lame e lavorate tutto fino ad ottenere un impasto fine e omogeneo.
Versate il pangrattato di riso su un foglio di carta assorbente, quindi, prelevando poco impasto alla volta, procedete con la formazione e la panatura delle crocchette.
Sistematele tutte, una volta pronte, su un piatto e lasciatele riposare per almeno mezz'ora. In questo modo la panatura aderirà perfettamente alla crocchetta e si compatterà bene. Vedrete che non ci sarà bisogno dell'uovo per avere un risultato perfetto.
A questo punto procedete con la cottura. Io ho utilizzato la friggitrice ad aria calda, ma potrete avvalervi del forno classico. Vaporizzate dell'olio evo sulla superficie delle crocchette (ne servirà davvero poco), quindi cuocete, a 200° per 15 minuti. In forno ci vorrà qualche minuto in più, ma controllate la cottura e girate almeno un paio di volte le crocchette stesse per uniformare la doratura.
Nel frattempo preparate una salsa di accompagnamento a vostro piacere. Io ho optato per una salsa a base di senape delicata, Umeboshi e mosto cotto. Due gocce di tabasco e diventa perfetta per abbracciare la fragranza del pesce. Pensate anche ad un contorno. Nel mio caso ho gratinato dei broccoli, precedentemente cotti a vapore, con una semplice grattugiata di parmigiano e un pizzico di sale.

A questo punto non vi resta che procedere all'assaggio. Deliziatevi e sorprendetevi. Genuinità e gusto, ricchezza e sapore, non sono mai andati così d'accordo!abc

Cannolo al Provolone e cedro in versione light: un nuovo guanto di sfida e la mia personale elaborazione

Era un lontano 1 ottobre. Alessia mi invitò a prendere parte all'evento menù expo 2015 con Alti Formaggi nella Lab di Saporie. In quell'occasione conobbi alcuni chef UIR (Unione Italiana Ristoratori) che presentarono i menù dei loro ristoranti, proposti per il mese di novembre, per promuovere formaggi DOP come il Taleggio, il Salva Cremasco e il Provolone Valpadana DOP. Fu proprio a conclusione dell'evento che venne lanciata una sfida a noi foodblogger presenti: interpretare e proporre un piatto dello chef Fabrizio Albini. Eh, ho detto niente!! Solo a sentir pronunciare il nome del piatto ho iniziato a visualizzare una serie di ostacoli, in parte legati alla tecnica, in parte alla non esatta compatibilità con i miei principi salutistici. Ma vi pare che io, paladina della reinterpretazione e della personalizzazione, potessi non cogliere l'occasione per dimostrare che il buono (e il bello, questa volta ci sta) può dissociarsi da ingredienti come panna e strutto e da tipologie di cottura come un fritto? Vi confesso che, per un minuto, mi sono soffermata davanti alla miglior panna fresca che potessi acquistare. Ci sono stata in un dibattito tra me e me, tra la tentazione di cedere, per una volta, e attenermi agli ingredienti originali e la tentazione di rivoluzionare nientepopodimeno che la ricetta di uno chef di questo calibro. Folle, temeraria, incorruttibile, ho scelto la seconda opzione. So che giudice sovrano è lo stesso chef e che il mancato assaggio potrebbe essere determinante per la prevalsa di un rischioso scetticismo, ma questi cannoli sono una rappresentazione più fedele di quello che io sono, in qualità di Cuocherellona e di donna. E da questo difficilmente riesco a prescindere. Dovessi perdere la sfida, mi rimarrà un buon calice di vino, magra consolazione ^_^, perché sia chiaro che quella che era la conditio sine qua non è stata rispettata: Provolone Valpadana DOP e Franciacorta Rosè DOCG. Presenti entrambi. Garantito chef!

Ingredienti

Per il cannolo
100 g di farina di grano tenero 1 Frumenta
5 g di olio di riso
5 g di zucchero di canna grezzo
1 tuorlo
35 g di Franciacorta Rosè DOCG
1/4 di limone (scorza)
cannella
1 cucchiaino di cacao
olio evo q.b.
cedro candito

Per la crema
50 g + 50 g di ricotta vaccina
1 cucchiaio di latte
1.5 g di agar agar
1/4 di limone (scorza)
40 ml di estratto di mela e limone
100 g di Provolone Valpadana DOP

   Iniziate, per tempo, a preparare la crema.Versate in una ciotolina 50 g di ricotta, il latte, la scorza del limone, l'estratto di mela e limone (ho estratto il succo di una mela e di un limone e ne ho utilizzato 40 ml) e l'agar agar. Mescolate bene con una frusta, quindi portate alla temperatura di 90°, a bagnomaria.
Versate la crema in un contenitore, lasciatelo raffreddare, quindi chiudetelo e lasciate riposare tutto per almeno 12 ore. Io ho provveduto alla preparazione della crema la sera del giorno prima, in modo da avere l'ingrediente pronto per la farcitura.
Per la preparazione dell'impasto versate la farina in una terrina, unite il cacao, la cannella, lo zucchero, la scorza di limone, l'olio di riso e il tuorlo. Iniziate ad impastare, quindi versate il Franciacorta Rosè e lavorate bene, fino ad ottenere un impasto compatto e liscio.
Avvolgete il panetto in un foglio di pellicola trasparente e fatelo riposare per almeno mezz'ora.
Nel frattempo grattugiate il Provolone Valpadana e tenetela da parte.
Quando sarà trascorso il tempo, riprendete l'impasto e stendetelo in una sfogli
a sottile. Spennellate sulla superficie un filo di olio evo, quindi piegate l'impasto in tre da un lato e poi dall'altro. Stendete nuovamente in una sfoglia sottile. Tagliate dei quadrati di circa 10 cm di lato, quindi avvolgete la pasta intorno ai coni per la cottura.
Spennellate con olio evo la superficie e procedete alla cottura. Io ho utilizzato la mia fedelissima friggitrice ad aria calda, ma se voleste evitare di friggere e non foste provvisti di questo capriccio, infornate, a 190°, per circa 7/8 minuti, controllando l'uniformità di cottura.
Sfornate i coni ottenuti ed estraete gli stampi. Procedete fino a terminare l'impasto e teneteli da parte. Nel frattempo occupatevi della farcitura.
Riprendete la crema preparata il giorno precedente. Unite i restanti 50 g di ricotta e lavoratela con una frusta elettrica, fino a renderla soffice.
A questo punto aggiungete la Provola grattugiata e incorporatela mescolando con attenzione.
   Mettete il composto in un sac à poche e farcite i vostri cannoli.
Per ultimare la preparazione tagliate a dadini la scorza di cedro candita e incastonatene un pezzo in ciascun cono.

I cannoli rivisitati sono ora pronti, non vi rimane che deliziarvene.

Alla fine di tutto, seppur sia riuscita a presentare la mia versione quasi allo scoccare dell'ora X, sono soddisfatta di essere riuscita a misurarmi con una preparazione lontana dal mio registro e di essere riuscita ad ottenere queso risultato.
Ringrazio lo chef Albini per avermi dato l'occasione di mettermi alla prova, di giocare e di divertirmi.
Il risultato finale, nella mia reinterpretazione, mi è piaciuto molto. I sapori sono delicati e si sposano alla perfezione.

Una domanda allo chef.
Sarà più facile che tu corrompa me nell'assaggiare l'originale o che io corrompa te nell'assaggiare la vergsione light?

Enjoy!!abc

Focaccia integrale con dadolata di salame e nocciole: un ritorno al passato per un appuntamento mancato

C'è un tempo per tutto. C'è un tempo per ascoltare, un tempo per decidere, un tempo per comunicare, un tempo per esserci, un tempo per arretrare. C'è un tempo per prepararsi, un tempo per sentirsi pronti, un tempo per sentirsi inadeguati, un tempo per capire che.... non è tempo.
E' così sottile il confine tra un periodo e l'altro che è davvero facile sbagliare. C'è stato un tempo in cui ho pensato che ce l'avrei fatta, e proprio per questo ho accettato di partecipare al contest "i lievitati della nonna". E mi sento davvero in difetto per aver ricevuto le meravigliose farine Frumenta e non aver fatto in tempo a proporre al mia ricetta entro la data di scadenza. Perché non sai mai cosa succede dal momento della decisione al momento della realizzazione. E quando ho realizzato questa focaccia, che per me è un ricordo d'infanzia, non ero certo fedele alla promessa implicita di partecipazione. Ma c'è un tempo anche per la presa di coscienza. E per le scuse. Questa focaccia mi ricorda i sapori di un tempo, nello specifico mi ricorda gli impasti di una zia paterna. Ci sono legata da tempo, anche se è da tempo che non me la concedo. Per questo l'ho voluta portare alla luce. L'ho arricchita con deliziose nocciole nostrane (ah, l'orto della mamma ^_^), l'ho assaporata in un piccolo boccone, l'ho resa in parte pane (prima cottura su pietra refrattaria) e l'ho condivisa, in amicizia...... Perché, seppur ci sia un tempo per capire che non si è più in tempo per certe cose, per la condivisione non è mai troppo tardi.
Ma ricordate che, in caso di focaccia, deve esserci un tempo, che io ho mancato, per il riposo in teglia, prima della cottura ^_^

Ingredienti

Per il poolish
150 g di farina di grano tenero 1 Frumenta
100 g di farina integrale Frumenta
20 g di lievito madre secco naturale
270 g di acqua

Per l'impasto
poolish
120 g di farina di grano tenero 1 Frumenta
180 g di farina integrale Frumenta
30 g di lievito madre secco naturale
200 g di acqua
8 g di sale integrale di Cervia
10 g di malto d'orzo
40 ml di olio evo
100 g di salame a dadini
50 g di nocciole

Setacciate le farine e il lievito in una boule, quindi versate 270 g di acqua, mescolate velocemente senza impastare, ma facendo in modo che le farine siano irrorate perfettamente, e coprite tutto con un foglio di pellicola trasparente. Lasciate riposare in un luogo tiepido per 15 ore, o almeno fino a quando vedrete comparire, in superficie, delle bollicine. Io utilizzo il forno spento, con la sola lucina accesa.
Trascorso il tempo versate il poolish in un'impastatrice (se impastaste a mano, versate il resto degli ingredienti nella stessa boule o lavorate tutto in una più capiente), aggiungete l'acqua, la restante farina, setacciata insieme al lievito, e lavorate fino ad ottenere un impasto liscio. Unite il sale e, per ultimo, l'olio a filo. Continuate a lavorare fino a quando sentirete la pasta ben incordata.
Versate tutto in una boule unta e coprite con la pellicola. Lasciate lievitare fino al raddoppio di volume. A me ci sono volute circa 5 ore.
Nel frattempo tagliate il salame* a dadini e le nocciole, a coltello, in pezzi non troppo piccoli.
Quando l'impasto sarà pronto, scopritelo, quindi unite salame e nocciole.
Impastate in modo da incorporare bene tutto, quindi stendete la pasta su una teglia, coperta da carta forno. A questo punto l'impasto dovrebbe riposare, in luogo tiepido, per almeno un'ora. Io, quell'ora, non l'ho avuta e ne è andata sicuramente della sofficità dell'impasto post cottura.
Portate il forno alla temperatura di 200°, versate un filo di olio evo sulla superficie e infornate. Cuocete per circa 30 minuti, fino a quando la vostra focaccia sarà ben dorata, quindi sfornate e lasciate raffreddare.

Tagliate la focaccia a fette e cedete alla meraviglia!!! Anche in questa occasione ho potuto avere il parere di palati estranei e diversi dal mio. E quello che vi riporto è frutto di quei giudizi ^_^ Fragrante, saporita, insolita, sorprendente.

La dimostrazione che tradizione e innovazione possono essere grandi complici, anche in cucina.
Ah, visto che ve ne ho fatto cenno, il pane su pietra refrattaria è venuto una bomba!!!!! :D
I crostini che vi presentai immersi nella vellutata di zucca e castagne, qualche giorno fa. Ora sapete quale piacere ci sia nel crearsi da sé pure prelibatezze ^_^

*La storia di questo salame un po' ve l'ho accennata nella condivisione della foto su Instagram. "Immagino papà, dal suo cielo, fare quel ghigno e dire 'era ora'". Ebbene, era un salame conservato sottovuoto, gelosamente. Un salame della sua terra, preso insieme a lui, nell'ultima estate trascorsa insieme. Era importante, per me, dargli il giusto valore. Il suo ruolo protagonista l'ha avuto: a me ha regalato un piacere nostalgico e affettuoso, a qualcun altro..... un sapore di quello che sono, io, nella mia semplicità e con i miei mille difetti.abc

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