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Riso rosso al pesto di cavolo nero, curcuma e salmone: l’ispirazione che arriva inaspettata e dà voce alle attese

Seppur la mia dispensa sia un tripudio di farine e cereali di ogni genere, quando mi trovo davanti ad un bancale ricco di innumerevoli varietà sconosciute o mai provate di questi stessi generi, beh, resistere è davvero impossibile. Diciamo difficile, che vuol dire ci passo davanti otto volte, alla nona è mio!!
Così è successo per questo riso rosso. Riso thailandese dal sapore intenso e avvolgente. Un riso che meritava un esordio ad alto impatto papillo - visivo. Così ho iniziato ad aggrovigliarmi in pensieri e ipotesi. Nulla, niente che mi soddisfacesse. Più ci pensavo, meno riuscivo a vederci chiaro! Poi l'incontro con quel cespo di cavolo nero. E' stato come un pizzicotto improvviso. Preso, stravolto, scomposto, accostato a sapori diversi. Et voilà, una prima che mi ha lasciato senza parole!

Ingredienti

100 g di riso rosso thailandese
100 g di cavolo nero
20 g di pistacchi tostati non salati
buccia di 1/2 mandarino (o 1 se piccolino)
25 g di parmigiano
1/2 spicchio d'aglio
50 g di salmone affumicato
1 cucchiaino di curcuma
10 g di olio evo + q.b.
sale

Pesate il riso e mettetelo in ammollo, in acqua fredda, per un'ora. Scolatelo, versatelo in un tegame e versate acqua, nella misura del doppio del suo volume. Portate ad ebollizione e cuocete per circa 20/25 minuti, a fuoco basso, salando leggermente l'acqua.
Nel frattempo lavate le foglie di cavolo nero e asciugatele accuratamente. Spezzettatele e riunitele in un boccale insieme ai pistacchi, alla buccia del mandarino lavata, al parmigiano tagliato a cubetti e all'aglio (se voleste ometterlo, come ho fatto io, usatelo per insaporire l'olio nella fase, successiva, di cottura). Versate l'olio.
Tritate tutto fino ad ottenere un composto piuttosto fine. Unitevi il salmone affumicato, la curcuma e continuate a tritare. Quando sarà sminuzzato perfettamente, e dopo aver assaggiato la sapidità e corretto, eventualmente, con del sale, scaldate un filo di olio evo in una padella. Se aveste deciso di non mettere l'aglio nel pesto, aggiungetelo in questa fase, facend insaporire bene l'olio. Versate il pesto e cuocete, a fiamma bassa, per qualche minuto. Se fosse necessario unite un po' di acqua (di rubinetto o quella di cottura del riso, a piacimento) e lasciate che si ammorbidisca e che il cavolo perda, con la cotura, il sapore forte.
Quando il riso sarà cotto scolatelo e versatelo nella padella.
Saltatelo velocemente e lasciate che insaporisca. Se fosse necessario versate ancora un po' di acqua di cottura.
A questo punto servitelo, ben caldo. Chi desiderasse potrebbe cospargerlo ancora di parmigiano o di granella di pistacchi. Nel mio caso le dosi utilizzate nella preparazione erano sufficienti a coprire il fabbisogno giornaliero di proprietà e principi ^_^


 Il sapore sicuramente è insolito. L'accostamento cavolo nero e mandarino crea un connubio equilibrato e rende piacevole ogni boccone. Il sapore del riso non si perde e, anzi, viene valorizzato dal suo condimento.
abc

Babà all’arancio: storie di ordinaria follia in un contesto di lievito-terapia

Inguaribile curiosona. A fin di bene, sia chiaro. Non curioso per spettegolare (le avventure del mondo le lascio volentieri al mondo), ma per estrapolare sempre insegnamenti nuovi. Reduce da entusiasmanti perfomance(s) con impasti a mano e comunque con grandi lievitati, sono rimasta folgorata dal dolce proposto, qualche tempo fa, da Lucy. La consistenza giusta, da provare, in un dolce che non ho mai amato veramente, forse perché l'originale napoletano non l'ho mai assaggiato e  al nord i babà sono concentrati alcolici che tolgono qualsiasi sapore (e piacere - de gustibus) al dolce stesso. E poi quegli aromi, arancia e pistacchio, li ho subito sentiti legarsi perfettamente. E, seppur io abbia omesso il pistacchio e adattato la versione di Lucy ai miei gusti, questo babà mi ha ampiamente appagato. Peraltro, giusto per avvalorare la tesi della mia sete di sapienza, mi sono confrontata con una piccola grande esperta, responsabile di pasticceria in un rinomato ristorante della mia zona, che mi ha dato una dritta per migliorare l'inzuppo, unico aspetto su cui lei avrebbe lavorato. E se non sono soddisfazioni queste!!

Ingredienti

Per il preimpasto
25 g di farina di Manitoba
4 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
2 g di zucchero di canna grezzo
20 g di acqua

Per l'impasto
125 g di farina di Manitoba
50 g di zucchero di canna grezzo
2 uova
50 g di margarina

Per la bagna
90 g di succo di arancia filtrato
10 g di zucchero di canna grezzo
50 g di alcool puro

Setacciate la farina del preimpasto e mescolatela al lievito. Aggiungete l'acqua, mescolate velocemente inserendo il sale e lasciate riposare l'impasto per 25 minuti. Preparate, nel frattempo, gli ingredienti che vi serviranno per l'impasto.
Quando sarà trascorso il tempo di riposo, unite al preimpasto, poco alla volta, la farina e lo zucchero. Impastate bene fino a quando non saranno perfettamente amalgamati. Solo allora unite un uovo alla volta, lavorando l'impasto fino al totale assorbimento, prima di aggiungere l'altro. A questo punto sarà necessario impastare per 10 minuti, lasciando che inizi ad incordarsi. Unite, quindi, poca margarina alla volta, continuando a lavorare la pasta. Io ho proseguito per altri 5 minuti buoni. La pazienza è fondamentale per certi tipi di lavorazioni!! Alla fine dovrete ottenere un impasto morbido e molto elastico. Lo sentirete consistente tra le dita, seppur piuttosto appiccicoso.
Ungete lo stampo che utilizzerete con pochissima margarina. Io mi sono servita di uno stampo in silicone per babà monoporzione. Versate all'interno l'impasto (ciascuno stampo dovrà essere riempito per 3/4) e lasciatelo lievitare, coperto da un foglio di pellicola trasparente unto, per 2 ore almeno. Io ho lasciato che riposasse per 2 ore e mezzo. A questo punto passate alla bagna.
   Spremete le arance e filtrate il succo, in modo che la polpa rimanga a parte. Unite lo zucchero e portatelo ad ebollizione. Mescolate in modo che lo zucchero si sciolga. Lasciatelo bollire per un paio di minuti, poi spegnete il fuoco e unitevi l'alcool (la dose di alcool dipenderà dal vostro desiderio di sentirlo più o meno forte di sapore). Tenete da parte e lasciatela raffreddare. L'appunto dello chef è stato proprio qui. Se per la prima "puccia" va bene il succo freddo, per fare in modo che i babà si impregnino bene è buona cosa fare scaldare una parte del succo stesso e di irrorare i babà una seconda volta. Il liquido caldo impregnerà perfettamente l'interno delle paste.
Trascorso il tempo di riposo, portate il forno alla temperatura di 170°. Infornate i babà e lasciateli cuocere per circa 30 minuti.
Li vedrete gonfiarsi magicamente e dorarsi in superficie. Sfornateli quando saranno cotti e prelevateli dai loro stampi. Io non ho resistito e ne ho voluto verificare uno all'interno: consistenza perfetta!!
Versate la bagna all'arancia (tenendone da parte un po') in un contenitore e sistemate i vostri babà, in modo che ne siano a contatto. Lasciateli una notte intera in immersione. Al mattino capovolgeteli e lasciate che si inzuppino bene anche nella parte superiore. Dopo qualche ora di inzuppo scaldate la bagna tenuta da parte, irrorate i babà e lasciateli macerare ancora qualche ora. Io li ho preparati 2 giorni prima: state certi che l'impasto rimarrà morbido e, anzi, i sapori si legheranno armoniosamente tra loro!
Ora non vi rimane che deliziarvi. Io ho già avuto richieste di altre rappresentanze, magari al rum!!

Questa volta li ho serviti in un tris di dolci, in cui ho presentato, oltre al babà, le melanzane al cioccolato e una dolce sorpresa di cui vi parlerò presto!! ^_*


Devo dire che è stato apprezzato!abc

Ravioli di zucca con ripieno al branzino: il formato prescelto di una coccola rara, ma ben elaborata

Proprio poco tempo fa, confrontandomi con altre persone sulle abitudini alimentari, confessai quanto, nelle poche occasioni in cui mi concedo un piatto di pasta, difficilmente ceda ai formati che si trovano in commercio, confezionati. Mi piace mettere le mani in pasta, è risaputo. E mi piace il sapore della pasta fresca, che sia all'uovo o meno.
Quando preparai questo impasto alla zucca - senza uova -, che proposi qui, mi accorsi subito che la quantità avrebbe sfamato l'intero paese in cui vivo ^_^ Mai scoraggiarsi: se creare un punto d'incontro con gli abitanti del proprio paese, in preda ad attacchi di spasmodico altruismo, non è la scelta perfetta, passate al piano B. Ho diviso l'impasto in pezzature che potessero tornarmi utili e l'ho messo a giacere nel congelatore. Con questo piatto ho "sfamato" meno bocche di un paese, ma con grande soddisfazione!!

Ingredienti

Per la sfoglia
210 g di zucca
210 g di semola di grano duro
1,5 g di sale

Per il ripieno
350 g di zucca
35 g di porro
200 g di branzino (ottenuto da 2 branzini di 200 g l'uno)
2 rametti di rosmarino
20 g di mandorle
sale
olio evo

10 g di margarina
parmigiano

Cuocete al vapore, o al forno, la zucca, fino a quando sarà morbida. Lasciatela raffreddare. Frullatene 210 g fino ad ottenere una purea. Salatela, iniziate ad incorporare la semola e impastate, fino ad ottenere una pasta liscia e compatta. Lasciatela riposare, avvolta in un panno, per circa un'ora.
Nel frattempo preparate il ripieno. Tagliate a rondelle il porro e a tocchetti la restante zucca.Fateli saltare in una padella con un folo di olio evo, per qualche minuto. Nel frattempo sfilettate il branzino (io ho cotto al vapore 2 branzini interi non molto grandi) e unite la polpa alla zucca.
Lavate i rametti bi rosmarino, asciugateli e aggiungete gli aghi nella padella. Salate quanto basta e lasciate insaporire tutto, a fiamma bassa, per circa 10 minuti. Quando sarà ben asciutto, spegnete il fuoco e lasciate intiepidire.
Passate con un frullatore ad immersione, fino a creare una crema omogenea. Unite le mandorle, tritandole finemente, e mescolate bene tutto. Tenete da parte la farcia appena ottenuta, in modo che i sapori si assestino e si amalgamino bene, e tornate ad occuparvi della pasta.
Stendete l'impasto, su una spianatoia infarinata, ottenendo una sfoglia sottile un paio di millimetri. Cercate di darle una forma regolare.
Aiutandovi con un cucchiaino, sistemate, a distanza regolare, un po' di ripieno su metà sfoglia. Piegate l'altra metà sopra, cercando di fare fuoriuscire tutta l'aria.
Schiacciate bene, intorno al ripieno, in modo da unire bene tra loro le due sfoglie. Con un coppapasta tagliate i ravioli.
Sistemateli su un ripiano infarinato e lasciateli riposare per circa mezz'ora. In questo modo la sfoglia si asciugherà bene.
Portate ad ebollizione abbondante acqua salata.Immergete i ravioli e fateli cuocere per circa 4 minuti. Dovranno essere piuttosto al dente, quando li scolerete.
Fateli saltare in padella con un po' di margarina e trasferiteli in una terrina.
Cospargete con abbondante parmigiano e passate in forno, a 200°, per circa 20 minuti.
Quando saranno ben dorati in superficie sfornateli. Trasferiteli, caldi e filanti, in un piatto e servite.
Se voleste prepararne in quantità, potranno essere conservati nel congelatore, dopo essere stati bolliti e saltati in padella con la margarina. In quel casp, prima di infornarli, aggiungerete un filo di olio e il parmigiano. La cottura richiederà 40 minuti buoni, ma il risultato sarà assolutamente il medesimo!! Sfoglia croccante, ripieno morbido. Sapori delicati e avvolgenti!

Una vera coccola per il palato.








abc

Bagel: il pane ebraico che stuzzica la curiosità e soddisfa il palato

Ci sono cose a cui non so resistere, sebbene la mia natura mi porti sempre a sperimentare, piuttosto che a replicare. E anche quando replico, sento sempre l'irrefrenabile spinta verso l'interpretazione. Non sembrava che, questa volta, fosse così. Vidi queste meravigliose ciambelle da Simona e mi dissi che, per una volta, avrei eseguito fedelmente una ricetta già scritta. Ma sono incorreggibile: studio, cerco, mi documento, osservo, scruto, valuto, decido, peso, immagino. E così mi sono imbattuta in altre due ricette, qui e qui, che un po' mi hanno destabilizzato. Ma alla fine mi sono rimboccata le maniche e mi sono detta "provaci! Buttati, segui il tuo istinto". Detto fatto. Ho estrapolato nozioni, valutato le proporzioni degli ingredienti ed ho messo a fuoco la mia versione. Vorrei permettere al mio orgoglio di confrontarsi con la vera versione americana e capire se possa giustificarlo o ammonirlo, ma nel tempo che ancora mi separa dal tornare nella meravigliosa città di New York, chido gli occhi e assaporo le mie delizie!!

Ingredienti

250 g di farina Manitoba
1 cucchiaio di malto di riso
3 g di lievito di birra liofilizzato
sale (la punta di 1 cucchiaino)
130 g di acqua
10 g di margarina

2 litri di acqua
sale
1 cucchiaio di fecola di patate

1 albume
semi di sesamo
semi di girasole
sale grosso

Mescolate la farina di Manitoba con il lievito.
Sciogliete il malto di riso e il sale in 130 g di acqua, facendola intiepidire. Lasciatela riposare fino a quando sarà scesa sotto la temperatura di 30°. In questo modo non ammazzerà il lievito.
Versate il liquido nel mezzo della farina e iniziate ad impastare. Quando avrete iniziato ad avere una pasta compatta unite la margarina e continuate a lavorare. Impastate per almeno 10 minuti.
La pasta sarà appiccicosa, ma acquisirà compattezza e forza, iniziando ad incordarsi sotto le vostre mani.
 Trascorso il tempo della lavorazione (non abbiate fretta e soprattutto non stancatevi!!), date all'impasto la forma di un panetto e mettetelo in una terrina appena unta. Coprite con un canovaccio e lasciatelo riposare per dieci minuti. Trascorso questo tempo, lasciando il panetto nella terrina, effettuate le pieghe (come mostrato nel video). Lasciate nuovamente riposare il panetto, coperto, per 10 minuti. Ripetete altre due volte questo passaggio (in tutto le pieghe dovranno essere fatte 3 volte).


A questo punto coprite l'impasto e lasciate che lieviti fino al raddoppio del proprio volume. Ci vorranno circa 3 o 4 ore, ma molto dipenderà dalla temperatura presente.
Quando l'impasto sarà raddoppiato, dividetelo in pezzi uguali. Io ne ho ottenuti 6 di circa 60 g l'uno. Praticate su ciascun pezzo, con le dita di una mano, un buco centrale. Allargatelo bene: la pasta dovrà essere sufficientemente dura da porre resistenza, ma il buco non dovrà essere troppo piccolo per evitare che si richiuda nella fase succssiva e in cottura.
Lasciate lievitare le ciambelle ottenute per circa 10/15 minuti. Nel frattempo mettete sul fuoco i 2 litri di acqua con il sale. Fate sciogliere la fecola di patate in poca acqua e poi versatela nella pentola, unendola alla restante.
Appena l'acqua inizierà a raggiungere il lieve bollore (esattamente quando inizieranno a venire a galla le prime bollicine), immergete i bagel, uno, due, tre o quanti ve ne staranno, alla volta. Io ho usato una pentola molto larga, per cui sono riusita a cuocerli tutti in una sola volta. I bagel dovranno andare a fondo e poi, dopo pochi istanti, riemergere. Dal momento in cui riemergeranno, fateli
cuocere per circa 4 minuti. Trascorso questo tempo rovesciateli e fateli cuocere per altri 4 minuti dal lato opposto. Quando saranno cotti scolateli con una schiumarola e adagiateli su un ripiano.
Lasciateli raffreddare per qualche minuto, poi spennellateli con l'albume. Ricopriteli, ora, con i semi. Potrete usare quelli che maggiormente vi piacciono, o semplicemente usare del sale grosso, o ancora lasciarli naturali.
Trasferiteli su una teglia coperta da carta forno. C'è chi si aiuta, in questi passaggi, con della farina. Io l'ho completamente omessa. La cottura in acqua li rende leggermente collosi, ma sono comunque facilmente gestibili.
Portate il forno alla temperatura di 200° e, quando sarà pronto, infornate i bagel. Cuoceteli per circa 20 minuti. Controllate che cuociano uniformemente e che non scuriscano troppo.
Sfornateli e lasciateli raffreddare.

La mia curiosità mi ha portato ad assaggiarne uno senza farcitura, come una semplice ciambella di pane. Non so dirvi la bontà di questa soffice pasta racchiusa sotto una crosticina irresistibile.

   Ma provate anche a farcirli: con il salmone affumicato sono assolutamente prelibati!!abc

Crackers sfogliati con semi di zucca e di girasole: la sfida che insegue un sogno e porta il successo

Avete presente quando dico che non mi piace ripetermi? Che non ho un piatto forte, perché non cucino mai due volte la stessa pietanza? Ecco, si dà il caso che non sia così nel genere. Insomma, non è che il pane non lo ripeto mai, come la pasta fresca, come i crackers. Appunto, loro. Sapete che i crackers ho iniziato a sfoggiarli in mille versioni. Bene, proprio loro, queste forme mai realmente perfette, che mi hanno sempre incuriosito, loro.... loro sono ospiti fissi, a cadenze regolari, nel mio forno. Certo, però, mai uguali alla volta precedente!! Sarebbe troppo noioso ripetere le stesse procedure e versare gli stessi ingredienti. Occorre andare avanti, migliorare, sviluppare un pensiero, mantenere la mente in funzione creativa. Ed ecco che, poco alla volta, mi sto avvicinando alla mia forma di perfezione, quella che inseguo da tempo e su cui mi arrovello ad ogni sfida. Di certo vi posso dire che il successo di questa versione di crackers è arrivato un giorno, per caso. Inatteso. Piovuto dal cielo. Mio padre, amante come sapete delle tradizioni e del suo toscano, mi guarda e mi dice "la prossima volta non fare il pane, fai questi!!". Bene. Non ho altro da aggiungere. Per certi versi la perfezione è stata raggiunta.

Ingredienti

200 g di farina integrale
25 g di semi di zucca tostati e non salati
25 g di semi di girasole
15 g di crusca di grano
5 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
3 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)
150 g di acqua
12 g di margarina + q.b. per la sfogliatura
1 g di sale + q.b. per la superficie

Tritate finemente i semi, sia di zucca che di girasole. Unite la crusca, la farina integrale, il malto e il lievito. Mescolate e unite l'acqua. Impastate fino ad ottenere un impasto omogeneo.
Unite, poco alla volta, la margarina, incorporandola bene prima di aggiungerne altra. Alla fine unite il sale e lavorate fino a dare compattezza all'impasto. Date una forma di palla e mettetela in una terrina, leggermente unta, a lievitare.
Coprite con un foglio di pellicola trasparente e lasciate che raddoppi di volume. A me ci sono volute circa 4 ore.
Alla fine dovrete trovare un impasto soffice, seppur non vellutato, e pieno di bollicine. Quello è il momento di procedere alla lavorazione.
Infarinate una spianatoia e versateci la pasta. Stendetela in una sfoglia sottile, circa mezzo centimetro, cercando di dare la forma di un rettangolo regolare. Cospargete, con l'aiuto di un pennellino, la margarina (o se utilizzaste quella acquistata, ammorbiditela leggermente e spalmatela sulla superficie della sfoglia).
Procedete con la prima piega a 3.
Avvolgete la pasta in una pellicola trasparente e fatela riposare per una decina di minuti in frigorifero. Trascorso il tempo, stendete nuovamente la sfoglia su un piano infarinato, sempre sottile. Cospargete nuovamente con un leggero strato di margarina e piegate, questa volta, in 4: prima a metà in un verso, poi a metà nell'altro. Effettuata questa operazione, avvolgete nuovamente il panetto nella pellicola e lasciatela riposare per altri dieci minuti. Ripetete ancora una volta l'operazione, piegando la sfoglia nuovamente in tre parti e lasciatela ancora a riposo per dieci minuti.
Infarinate nuovamente il piano di lavoro e riprendete il panetto.
Stendetelo in una sfoglia piuttosto sottile, crca 3 o 4 mm, e ritagliate cei rettangoli regolari. Io mi sono servita di una rotella da pizza. Foderate una teglia (o più se una non dovesse bastare) con carta forno e sistemate le gallette appena ottenute, leggermente distanziate tra loro.
Con la rotella praticate 2 o 3 tagli obliqui su ciascuna sfoglia. Salate a piacere la superficie (passaggio che si può omettere) e infornate, a 200°, per 20 minuti.
Cuocete 15 minuti, poi girate velocemente le sfoglie e procedete per altri 5, fino a quando saranno ben dorati.
A quel punto sfornateli e lasciateli raffreddare su una gratella. Raffreddando diventeranno croccanti e friabili. Fate comunque attenzione a non farli cuocere troppo: abbrustoliscono facilmente ^_^
A questo punto, quando sarete riusciti a resistere al completo raffreddamento, gustateli!!

Come accompagnamento ad un pasto, come semplice snack, come sfizioso antipasto con una crema al formaggio o quant'altro, sono certa che sapranno conquistare anche voi!!abc

Zuppa di lenticchie rosse, vongole e miglio: l’ossimoro che sfida il pensiero di massa

E' bene chiarire che, seppur abbia un suono rozzo e cupo, non propriamente affascinante, il termine zuppa non indica obbligatoriamente un piatto triste e dal sapore indefinito. Eh no, credo invece che la parola zuppa, così piena e tonda, richiami un aspetto di sostanza e pienezza. Amo scoprire abbinamenti mai provati prima, cimentarmi nell'elaborazione di sapori nuovi e, credetemi, quando mi sono accostata all'idea di questo piatto, una zuppa per l'appunto, ne sono rimasta affascinata ancora prima dell'assaggio. Dettaglio, questo, che ha senz'altro elevato le mie aspettative. Ma quelle stesse aspetttive sono state soddisfatte in modo del tutto.... pieno. E tondo ^_^ La sapidità delle vongole incontra la dolcezza delle castagne e il gioco di consistenze trova l'accordo nella sostanza delle lenticchie. Rosse, preciso. Perché sono quelle che preferisco! Una zuppa ricca. Ricca di proprietà preziosissime, ricca di sapori, ricca di sostanza.

Ingrdienti

30 g di miglio
40 g di lenticchie rosse
50 g di castagne bollite
30 g di vongole sgusciate
1/2 l di liquido di cottura delle vongole
1 pezzo di porro
1 piccola catora (o 1/2 carota)
olio evo

Sciacquate accuratamente, sotto un getto di acqua corrente, sia il miglio che le lenticchie. Io utilizzo un colino e faccio scorrere l'acqua fino a quando non è completamente limpida.
Nel frattempo scaldate il liquido di cottura delle vongole. Se doveste acquistarle fesche (ne serviranno circa 150 g), preparatele lasciandole in ammollo in acqua salata dalla sera prima e facendole poi schiudere in una padella, a fuoco moderato, coperte.
Fate soffriggere il porro, tagliato a rondelle sottili, in un po' di olio evo. Tagliate a dadini la caota, precedentemente sbucciata, e unitela al soffritto, facendo insaporire tutto per un paio di minuti.
Unite miglio e lenticchie, mescolate e lasciate tostare leggermente.
Versate, quindi, il liquido delle vongole, eventualmente allungato con un po' di acqua, e coprite il tegame. Fate cuocere per circa 10 minuti, dopodiché unite le castagne bollite tagliate a cubetti e le vogole tenute da parte. Lasciate cuocere ancora per una decina di minuti, o comunque fino alla totale cottura di miglio e lenticchie (in genere richiedono 25 minuti totali, ma dopo 20 minuti a me risultano già pronte).
Spegnete la fiamma e, a piacere, versate un flo di olio evo a crudo. Potrete aggiungere anche erbe e spezie a piacere. Io ho preferito ometterle. Il sapore delle volgole, che non richiede ulteriore sale, trovo conferisca giù una precisa identità al piatto.
Lasciate che i sapori si assestino per qualche minuto e poi servite.

Da gustare molto calda, è un inseme di sapori avvolgente che, sono certa, saprà conquistare anche i palati più scettici!abc

Tartufini di panettone al rum ricoperti di cioccolato bigusto e la distanza dai luoghi comuni

Non farò la solita osservazione del dopo festività. No, non la farò per due motivi: non mi piacciono i luoghi comuni e non mi trovo nelle condizioni di avere chili e chili di agglomerati industriali da smaltire. Semplicemente mi sono trovata di fronte ad un piccolo ostacolo, ed ho cercato di superarlo. Impastai il secondo panettone a mano, quello di cui mai vi ho parlato, prima di adesso. Lo impastai con tutta la cura possibile, con attenzione e amore, quello che è essenziale per un lievitato. Era così bello.... tanto soffice quanto delicato. Sì, troppo, direi.... o troppe le mie pretese. Quell'ananas, seppur disidratato da buona parte del suo succo, proprio non ci sarebbe potuto stare là dentro. La consistenza si è lasciata andare in un baleno e, ciò che ho ottenuto, seppur buono e goloso nel gusto, era assolutamente lontano dall'essere definito, visivamente, panettone. Diamogli l'aspetto di un pan di spagna, sicuramente ricco e spesso, ma il sapore, quello non avrei mai potuto sprecarlo!! Allora eccomi alle prese con qualche strategia per rendere giustizia al mio lavoro di braccia ^_^

Ingredienti

530 g di panettone (il mio ananas e pistacchi)
170 g di succo d'arancia
30 g di rum
60 g di mandorle pelate
60 g di gherigli di noci
200 g di nocciole tostate
100 g di cocco in scaglie
300 g di cioccolato fondente exra (o il cioccolato che preferite)
40 g di margarina

Sbriciolate accuratamete il panettone e raccoglietelo in una ciotola capiente. Spremete l'arancio e raccogliete il succo necessario. Unitevi il rum e versatelo sulle briciole di panettone. Impastate tutto con una mano, fino a quando tutto l'impasto sarà inzuppato uniformemente. Fate macerare bene per almno un paio di ore. Io ho lasciato che riposasse per una notte intera.
Tritate finemente le noci e le mandorle e unitele al composto. Mescolate fino ad ottenere un impasto perfettamente amalgamato.
Prendete poco impasto alla volta e formate delle palline, cercando di compattarle bene, grandi poco meno di una noce. Sistematele su un piano e lasciatele riposare.
Prendete le nocciole, tritatele grossolanamente, dando piccoli colpi di lama in successione, in modo che non fuoriesca l'olio per il surriscaldamento e tenetele da parte, mettendole in una ciotolina sufficientemente capiente.
Spezzettate il cioccolato fondente e scioglietelo a bagno maria, facendo attenzione che l'acqua non arrivi mai ad ebollizione. Quando sarà completamente sciolto unitevi la margarina e mescolate fino a farla incorporare del tutto. Togliete il cioccolato dal fuoco e versatelo in una ciotola. Fatelo intiepidire.
Sistemate in un altro scodellino le scaglie di cocco e sistematele, con il cioccolato e la granella di nocciole, sul piano di lavoro. Procedete ora alla copertura dei tartufini.
Immergete ciascuna pallina nel cioccolato, fate in modo che venga completamente ricoperta e cercate di far colare il cioccolato in eccesso. Passate, quindi, la pallina nella granella di nocciole, girandola in modo che venga coperta interamente.
Trasferite la pallina su una teglia o un tagliere coperto da carta forno e lasciate raffreddare. Procedete fino al termine delle palline, dividendo le farciture tra nocciole e cocco, a piacimento. Volendo potrete usare altri gusti tra i vostri preferiti.
Quando saranno tutte pronte riponetele in frigorifero per qualche ora (o anche una notte). In questo modo il cioccolato solidificherà e i vostri tartufini saranno pronti per essere assaporati.

Vi avviso, creano dipendenza. E qualcuno lo sa!! ^_^

Ora sbizzarritevi a "tartufinizzare" qualsiasi lievitato dolce che avanzi nelle vostre dispense!!

abc

Panini dolci al cocco: istinto e razionalità di un pensiero e di una necessità



Mettiamo insieme l'amore compulsivo per i lievitati, per quell'impasto che si intreccia tra le mani come a voler assorbire ogni ombra e far trionfare un sanissimo e terapeutico sorriso, con la necessità. Avevo utilizzato, un paio di giorni prima, della panna di riso al cocco come supporto ad un piatto vegano e quel cartoccio non avrebbe avuto ancora lunga vita, seppur ben conservato in frigorifero.
Nonostante per un attimo abbia creduto di aver trovato la soluzione nella preparazione di un liquore fatto da quell'angelo di Elisa e pubblicato nel suo blog Il rovo di bosco, presto mi sono resa conto che un ulteriore liquore, dopo quello alla liquirizia appena fatto, sarebbe stato di certo un azzardo, in una casa per soli salutisti. Ho quindi iniziato a mettere insieme farine, le mie adorate e bizzarre farine, con l'immancabile frutta secca e ho studiato una forma diversa di dolce, per la colazione. La quantità, ampiamente generosa, è ora riposta con cura nel cassetto dei lievitati del congelatore, ma la frangranza di questi bocconcini è pronta a deliziare qualsiasi desideroso palato!

Ingredienti

400 g di farina per dolci
200 g di farina d'orzo
315 ml di latte di riso al cocco
170 ml di panna di cocco
55 g di mandorle spellate
35 g di farina di cocco
12 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
35 g di zucchero di canna grezzo

Mischiate il latte di riso con la panna e intiepiditelo. La loro temperatura non dovrà superare i 29°. Tritare le mandorle non troppo finemente (non dovranno diventare farina, ma rimanere piuttosto a granella) e mescolatele alla farina di cocco e alle restanti farine. Unite il lievito madre secco, lo zucchero e mescolate bene.
Versate gli ingredienti liquidi e mescolate, cercando di incorporare tutto il mix di farine. Lavorate l'impasto energicamente fino ad ottenere una pasta compatta ed uniforme.
Dovrà risultare morbida e piuttosto appiccicosa, ma dovreste riuscire a non farma attaccare alle mani durante la lavorazione.
Date all'impasto una forma di palla e adagiatela in una ciotola leggermente unta. Copritela con un foglio di pellicola tasparente e riponetela nel forno spento, o ventualmente con la sola lucina accesa, fino al raddoppio. Per me ci sono volute circa 4 ore.
Trascorso questo tempo dovrete trovare un bell'impasto soffice, pieno di bollicine.
Infarinate una spianatoia e versateci sopra la pasta. Lavoratela con le mani formando un filoncino e tagliatela in pezzi di pari misura.
A questo punto procedete a piegare e a dare forma ai panini.
Stendete con le mani ogni pezzo di impasto. Arrotolatelo su se stesso. Girate poi il cordoncino appena ottenuto, schiacciatelo nuovamente e arrotolatelo ancora. Fate, quindi, roteare il panetto appena ottenuto sotto la mano, fino a formare una pallina, che adegerete su una teglia coperta da carta forno.
Ho pensato di mostrarvi un piccolo video di questa fase di lavorazione. Decisamente artigianale, ma spero vi aiuti a comprendere i passaggi.


       


Lasciate che i bocconcini lievitino ancora per un'ora, sulla teglia. 
Quindi portate a temperatura il forno e cuoceteli, a 190°, per circa 20 minuti. Dovranno assumere un colore dorato e uniforme. Regolatevi in base al vostro forno.
Sfornateli quando saranno pronti e lasciateli raffreddare su una gratella.
Quando saranno tiepidi, semplicemente, assaporateli.

Il modo migliore in cui li ho gustati? Cuore caldo con un quadrotto di cioccolato bianco, praticamente fuso, nel mezzo!!

Non esiste limite alla fantasia e..... alla gola!!



abc

Panettone con impasto a mano al cioccolato bianco e pistacchi: il traguardo che mancava al mio Natale

Lo so, starete pensando che il mio calendario sia sul mese sbagliato, che sia una irriducibile sentimentalista, che sia ora che la smetta di parlare di panettoni e che faccia mente locale sul periodo in cui ci troviamo. In realtà, seppur non troppi giorni fa, questo panettone l'ho elaborato ancora in tempi non sospetti. Purtroppo non ho potuto provvedere prima, per cause di forza maggiore, a perfezionare la tecnica sperimentata sulla versione alle albicocche e noci. Ve lo dissi, ai tempi: la lavorazione a mano mi ha affascinato notevolmente. Vuoi che la mancanza di una macchina adatta a questo tipo di impasto mi abbia fatto apprezzare la forza delle braccia, vuoi che non chiudo mai un capitolo se ho ancora dei dubbi e dei vuoti da colmare, ma ho ceduto. Al diavolo i tempi imposti dal mondo, al diavolo il 7 gennaio e l'arrivo del carnevale, al diavolo il "si fa, non si fa": io l'ho fatto e non me ne pento. Questo panettone è la fine del mondo. Non importa che ancora una volta non sia venuto il cupolino. Il prossimo anno migliorerò anche questo aspetto. Il sapore, però, il sapore di questo impasto soffice e fragrante..... ecco, questo ripaga di tutte le fatiche! Ora però passo, e chiudo. E' una promessa ^_^

Ingredienti

Primo impasto
300 g di farina per dolci (io Antico Molino Rosso)
117 g di acqua
96 g di zucchero di canna grezzo
12 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
123 g di tuorlo d'uovo (circa 7 tuorli)
137 g di margarina

Secondo impasto
il primo impasto
55 g di farina per dolci
33 g di tuorli (circa 2 tuorli)
emulsione*
22 g di zucchero di canna grezzo
27 g di margarina
6 g di sale
110 g di pistacchi tostati non salati
100 g di cioccolato bianco

Per l'emulsione (*)
60 g di malto d riso
scorza di 1 arancio
scorsa di 1 limone

Preparate tutti gli ingredienti del primo impasto, mettendo la farina (per i 3/4 del peso indicato) e il lievito madre nella ciotola in cui eseguirete l'impasto. Il quarto di farina tenuta da parte vi servirà durante la lavorazione.
Versate l'acqua nella farina (mischiata al lievito) e impastate, con le mani. Lavorate fino ad ottenere un impasto compatto e liscio. Questa volta ho insistito su questa fase, in modo da avere un impasto vellutato già in partenza. Iniziate, quindi, ad aggiungere un tuorlo. Lavorate bene fino a quando non sarà stato completamente incorporato.
A questo punto versate una parte di zucchero e lavorate nuovamente fino al completo assorbimento. Versate un po' della farina tenuta da parte e procedete allo stesso modo.
E' molto importante che, prima di aggiungere un nuovo ingrediente, quello precedente sia stato assorbito del tutto. Ripetete questa operazione partendo nuovamente dai tuorli e seguendo con lo zucchero e la farina, fino a terminare le quantità indicate. Questa fase richiederà quaranta minuti di paziente lavoro.
Dovrete ottenere un impasto elastico, che avrà acquisito una certa incordatura. Lo sentirete piuttosto appiccicoso, ma si staccherà comunque abbastanza facilmente dalle mani.
Iniziate, a questo punto, ad incorporare la margarina.
Siate pazienti e versatene poca alla volta. La quantità indicata io l'ho aggiunta in 7 volte. Ogni volta in cui aggiungerete il grasso, dovrete impastare fino al completo assorbimento. Solo allora potrete procedere all'aggiunta della dose successiva. Questa lavorazione, che durerà altri 30 minuti circa, sarà importante per conferire all'impasto l'incordatura perfetta. Sentirete la pasta legarsi alle dita e ne sentirete la forza.
Otterrete un panetto liscio, morbido ed elastico. A fatica si spezzerà, tirandolo con le mani.
Ungete una terrina con poca margarina e adagiatevi la pasta. Inseritene una parte nella spia, e cioè in un bicchierino dai bordi perpendicolari, che vi servirà a valutare il momento perfetto della triplicazione dell'impasto. Fate un segnetto dove arriva l'impasto e misurate il livello di triplicazione.
Coprite con un foglio di pellicola trasparente e lasciate riposare in forno a 27° (io ho lasciato la lucina accesa) fino a quando sarà triplicato di volume. Se vedeste che lievita troppo velocemente, spegnete la lucina e lasciate l'impasto in forno.
Questa fase a me ha richiesto 6 ore. Mi raccomando, la lievitazione in questa fase dovrà essere molto lenta e l'impasto che dovrete ottenere dovrà essere perfettamente triplicato. Non un po' di più, pena la perdita di forza dello lievito, non un po' di meno, pensa tempi lunghissimi sulla seconda lievitazione.
Versate in una ciotola il malto di riso. Aprite la bacca di vaniglia incidendola verticalmente ed estraete i semini. Uniteli al malto, insieme alla scorza grattugiata del limone e dell'arancio. Mescolate con un cucchiaio, fino ad ottenere una pasta omogenea. Tenete da parte.
Nel frattempo tagliate il cioccolato bianco in piccoli dadini e sgusciate i pistacchi, se usaste quelli con il guscio (il peso è riferito al prodotto puro, senza guscio).
   Preparate tutti gli ingredienti che vi serviranno per il secondo impasto. Quando l'impasto sarà triplicato, scopritelo e misuratene la temperatura. Non iniziate la seconda fase di lavorazione prima che abbia raggiunto una temperatura inferiore ai 24°.
Mischiate il lievito madre secco alla farina (la prossima volta valuto anche questa aggiunta di agente lievitante), separate i tuorli dagli  albumi e pesate tutti il resto.
A questo punto versate il mix di farina e lievito, poco alla volta, e iniziate a lavorarlo, cercando di incordare l'impasto. Lavorate fino a quando la farina si sarà assorbita completamente. Ci vorranno dieci minuti circa di lavoro. Ricordate che ogni ingrediente dovrà essere inserito solo quando il precedente sarà stato incorporato completamente all'impasto. Quando avrete ottenuto una pasta uniforme, procedete unendo un tuorlo alla volta. Aggiungete il secondo solo all'assorbimento del primo.
Effettuate la stessa operazione aggiungendo lo zucchero, poco alla volta. Aggiungete, quindi, l'emulsione, un cucchiaino alla volta. Lavorate con tenacia la pasta, fino ad incorporarla tutta.
A questo punto aggiungete il sale ed incordate bene l'impasto.
Per ultimo aggiungete poca margarina alla volta e lavorate la pasta, facendola incordare.
Quando avrete ottenuto un impasto omogeneo, aggiungete i pistacchi, leggermente schiacciati, in modo da renderli una granella grossolana. Impastate con pazienza fino a quando non si saranno incorporati perfettamente e in maniera uniforme. A questo punto procedete con il cioccolato bianco, che non andrà lavorato eccessivamente, affinché non si sciolga con il calore delle mani.
A questo punto l'impasto è pronto per la seconda lievitazione. Copritelo con un foglio di pellicola trasparente e lasciatelo lievitare in forno, a 27°, per circa 1 ora. Rovesciatelo quindi su una spianatoia leggermente unta, allargatelo e lasciatelo asciugare per circa mezz'ora. In questo modo sarà più facile procedere all'ultima lavorazione. Se fosse necessario allungate i tempi di riposo di questa fase. Io ho lasciato che asciugasse per un'ora abbondante, piegandolo un paio i volte su se stesso (lasciando la superficie superiore - quella su cui si forma la crosticina - all'esterno). Non procedete fino a quando sentirete che l'impasto non sarà appiccicoso, ma avrà quella pellicina indurita. In questa fase dividete l'impasto in differenti pezzature, se non voleste fare una forma da un chilo. Questa volta ne ho preparati due da mezzo chilo.
   Procedete con la pirlatura: piegate in quattro (prima a metà da una parte, poi a metà dall'altra) l'impasto, dategli una forma tondeggiante e fatelo scivolare sul ripiano, accompagnandolo con la mano, per formare lo strato lucido e compatto che racchiuda tutto l'impasto. Vi lascio ancora il video dimostrativo. Il mio impasto non è venuto così solido, per cui la pirlatura è stata più difficile.

 

Sistemate l'impasto, così lavorato, nello stampo, o negli stampi, da panettone. Copriteli con un foglio di pellicola trasparente e lasciateli lievitare per circa 8/9 ore (a me ce ne sono volute quasi 12!!), fino a quando l'impasto raggiungerà quasi il bordo del pirottino.
Questa operazione generalmente la lascio alle ore notturne. Quando vedrete che l'impasto sarà lievitato a sufficienza, togliete la pellicola e lasciatelo respirare per mezz'ora circa. In questo modo si formerà una crosticina sulla superficie, pronta per il taglio.
Con un coltello ben affilato incidete una croce sulla superficie. Prendete le punte, alzatele leggermente e tiratele verso il centro, sovrapponendole tra loro. Sistemate qualche fiocco di margarina (questa volta ho messo del burro vegetale) all'interno dei tagli.
Portate il forno in temperatura, a 160°, e infornate. Cuocete per circa 40 minuti, ma non perdete di vista l'andamento della cottura.
Quando saranno passati almeno 20 minuti (la prossima volta non abbandono questo sapere, perché mi è costato il cupolino!!), iniziate a verificare la temperatura interna con un termometro. Ricordate che il cuore del panettone non dovrà superare i 92°. In questo modo rimarrà morbido e umido.
Spegnete il forno quando sarà cotto e sfornatelo. Con due stecchi (meglio dei ferri da calza o degli spiedi in acciaio) infilzate la base del panettone.
Capovolgetelo e lasciatelo raffreddare almeno un paio d'ore a testa in giù. Quando sarà trascorso il tempo riportatelo in posizione supina e togliete gli spiedi.
Ricordate che lasciandolo riposare un paio di giorni l'impasto acquisirà equilibrio e il sapore diventerà armonioso. Non imbustatelo prima che siano trascorse 10 ore, per il panettone da 1 chilo, e 6 ore, per quello da mezzo chilo. E' fondamentale per una corretta conservazione.
Procedete, quindi, al taglio e assaporatelo.
Personalmente decreto questa versione, la mia preferita in assoluto. Il cioccolato bianco conferisce la giusta dolcezza e sposa a meraviglia il pistacchio.

Ora che la stagione dei panettoni è realmente conclusa, non mi rimane che mangiare le briciole!abc

Maionese fatta in casa: una tradizione di famiglia e l’occasione di presentarvi una salsa versatile

Ho sempre pensato di pubblicare, sulle pagine di questo blog, la ricetta che mia madre mi insegnò da piccolina per fare una buona maionese casalinga. A dire il vero l'occasione è quella che mi è sempre mancata: non mangio mai maionese e farla senza un preciso utilizzo mi ha sempre dissuaso dal concretizzare l'idea. Poi ecco che, nell'organizzare il pranzo in famiglia, salta fuori un buon bollito di carni miste. E, fedele alla più ferrea tradizione, mia mamma esordisce dicendo "tu la maionese non la fai, vero?". Mamma cara, io la maionese non la farò per me, ma perché mai dovrei privarmi dell'occasione di condividere questa piccola perla che mi accompagna da sempre? Quella che vi presento oggi è la ricetta base, la tradizionale. Generalmente noi la arricchiamo con del tonno, facendo appunto una salsa tonnata, da mangiare con le fettine di bollito, tipo vitello tonnato, o semplicemente su fettine di pane e crostini, nelle enormi quantità d'avanzo. Ma può essere una buona base per qualsiasi altra aromatizzazione. E' una salsa che si presta a differenti impieghi. Io ricordo perfettamente le grandi insalate russe, differenti dalle altre dal sapore standardizzato, con la delicatezza di questa crema leggera e soffice. Ma anche negli involtini di prosciutto in gelatina. O anche in tramezzini. Beh, il momento di parlarvene è arrivato e di certo non me lo lascio sfuggire. Voi pensate a come impiegarla!!

Ingredienti

1 uovo
90 ml di olio di smi (io di soia)
10 ml di succo di limone
1 cucchiaino di capperi sotto sale

Mettete i capperi in ammollo per almeno mezz'ora, cambiando acqua piuttosto sovente. In questo modo perderanno il sale in eccesso, ma manterranno quella sapidità che non richiederà l'aggiunta di ulteriore sale.
Rompete l'uovo in un bicchierone da frullatore. Unitevi circa un terzo di olio e iniziate a lavorate con un frullatore ad immersione. Inizierete ad ottenere una crema giallognola piuttosto soda.
Continuate a far girare le lame versando il restante olio, a filo. Quando avrete finito procedete unendo poco succo di limone per volta e, in ultimo, i capperi. Assaggiate per verificarne il sapore ed eventualmente correggete con del sale. Se dovesse risultare troppo "grassa" per il vostro palato, aggiungete qualche altra goccia di succo di limone.
Spegnete il frullatore quando avrete ottenuto una crema omogenea e densa. Travasatela in un contenitore. Chiudetelo e riponetelo in frigorifero per almeno un'ora. A questo punto i sapori si legheranno bene tra loro e la consistenza diventerà più densa.

Servite e utilizzatela a piacere.
Se voleste ottenere una salsa tonnata, aggiungete semplicemente una scatoletta di tonno ben sgocciolato.
A voi l'assaggio!abc

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