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Schiacciata rustica dolce alle castagne con pinoli e semi: ultimi assaggi di quel che è stato e il cambio di stagione

La colazione della domenica, quella lunga attesa che appaga il palato. Mi tocca fare una precisazione. In tempi in cui ero molto più rigorosa nel rispettare le regole alimentari (parlo di quelle legate ai dolci, prima che i dolci venissero trasformati in "dolci dalle spiccate e salubri proprietà" - cosa non si fa per convincersi!!), riservavo alla domenica l'unico momento di vera dolcezza. Non un biscottino (uno... si fa per dire) insieme al caffè dopo essermi deliziata con un paio di kiwi, oppure una mela, una frittatina di albumi, avena e semi di lino e un bel litrozzo di tè verde deteinato, che è la mia colazione quotidiana. No, appena un frutto e poi.... DOLCE!!! Un cappuccino per giganti, che poi mi vedeva alle prese con coliche per le due ore successive, ma guai togliermi quel piacere, e un bel dolce che sostenesse l'imponenza della tazza. Ora che, invece, la scusa del dolce ricco di spiccate e salubri proprietà porta a concedermi un quantitativo ben più consistente di dolcezza anche dopo la colazione da marines quotidiana (lo so, è una colazione che sfamerebbe un esercito!), quella della domenica passa più inosservata. Certo è che non manca il divertimento nel preparare lievitati di ogni genere, da far crescere tutta la notte e da infornare la domenica stessa. Questo rimane. Rimane il piacere di coccolarsi con qualcosa di nuovo, casalingo (ormai non è una novità) e sano. Così, in una pausa da croissant di cui ho proposto migliaia di versioni, ecco quella voglia di schiacciata dolce. E quella farina mi guardava dritto negli occhi. Come poter resistere?

Ingredienti

145 g di farina Manitoba bio
65 g di farina di castagne
90 g di farina di mais fioretto
80 g di zucchero di canna grezzo + 10 g per la farcitura
175 g di latte di avena tiepido + q.b. per spennellare
20 g di olio evo + q.b. per spennellare
5 g di malto d'orzo
9 g di lievito madre secco
1 pizzico di sale
15 g di pinoli
20 g di semi di girasole

Setacciate le farine e mescolatele con lo zucchero di canna grezzo, il lievito e il malto d'orzo.
Fate intiepidire il latte (a 26°) e unitelo all'impasto, mescolando per amalgamare tutto. Aggiungete il sale e versate l'olio a filo, facendolo assorbire bene. Impastate fino ad ottenere un panetto compatto, che riporrete in una terrina e farete lievitare, coperto e in un luogo tiepido, per circa 6 ore.
Quando sarà raddoppiato di volume riprendetelo e stendetelo, sgonfiandolo con le dita, in un disco spesso circa un paio di centimetri.
Versate sulla superficie il mix di pinoli, semi di girasole e zucchero. Arrotolatelo su se stesso e poi ancora nel verso opposto, in modo che tutto venga perfettamente incorporato alla pasta.
Lasciate riposare l'impasto per un paio d'ore (almeno, ma io per necessità l'ho lasciato tutta la notte), sempre in una terrina coperta da un foglio di pellicola trasparente.
Quando sarà nuovamente gonfiata e diventata soffice, stendete la pasta in una sfoglia rotonda, lasciandola piuttosto spessa.
Praticate dei tagli a croce sulla superficie e spennellate con l'emulsione di latte di avena e olio.
Cospargete la superficie con un po' di zucchero di canna e infornate, a 200°, per circa 30 minuti.
Controllate la cottura: la farina di castagne e lo zucchero di canna conferiscono all'impasto una colorazione di per sé scura, per cui fate attenzione a non farla dorare troppo in cottura. Verificate che sia ben cotta alla base, dopodiché sfornatela e lasciatela intiepidire.
Rimarrà molto morbida all'interno e croccante in superficie. Lo zucchero ne amplificherà la fragranza e l'impasto rustico saprà deliziarvi.
Nel caso in cui non abbiate occasione di finirla in tempi ragionevoli (^_^) potrete congelarla senza problemi, una volta raffreddata completamente.

Dopo aver proposto una focaccina alle castagne con le mele (qui) e aver apprezzato l'abbinamento, posso confermare che anche una versione più rustica, con l'aggiunta di frutta secca e semi, dà assolutamente un valore a questa farina che, per stagionalità, va verso il capolinea.

Ultimi assaggi di dolcezza autunnale prima di nuove esaltanti avventure ^_^abc

Pancakes alla crema cioccopera: la soluzione vincente che mette pace tra gli sfidanti

Quando mi capita di aprire gli occhi, casualmente, vedere che l'orologio proietta appena le 5.30 del mattino sul soffitto e sentire il motorino d'avviamento della mia testolina partire, c'è poco da fare. Se poi mi compare davanti agli occhi l'immagine di un pancake, proiezione di un desiderio nascosto tra le forme oniriche della notte e pescato a caso in un improvviso risveglio, beh, nessuna speranza. Posso girarmi e rigirarmi per dieci minuti, forse trenta, arrivo ai sessanta quando gli occhi urlano il bruciore della stanchezza, ma non c'è modo di riconquistare la funzionalità-riposo. Pancake batte sonno, sempre. Irrimediabilmente. Allora mi alzo e, per la gioia dei vicini, inizio a sbattere uova, scaldare padelle e padellini, frullare, mescolare. Generalmente tutto questo succede nei giorni di festa, ecco perché il sospetto d'ira dei vicini. In fondo solo nei giorni di festa mi concedo una colazione più, diciamo, peccaminosa. E sentire uno sbattitore elettrico nel totale silenzio mattutino, nell'unico giorno in cui la sveglia è impacchettata nel cassetto del comodino, credo potrebbe, prima o poi, portare ad una rivolta condominiale. Ma io sono pronta, sempre pronta: pancakes per tutti!!!!!!!!!!

Ingredienti

Per i pancakes
60 g di farina Petra 5
40 g di farina di segale
100 ml di latte di avena
6 g di lievito per dolci
10 g di zucchero di canna integrale
1 uovo
15 g di olio di semi di soia
1 pizzico di sale

Per la crema
1 pera
45 g di cioccolato fondente
cannella a piacere

Lavate accuratamente la pera, pulitela dal picciolo e dal rotsolo, tagliatela a dadini piccoli e mettetela in un pentolino, sul fuoco. Quando saranno ben morbide spezzettateci il cioccolato , mescolate e fatelo sciogliere bene. Untevi la cannella a piacere.
Quando sarà tutto cremoso spegnete il fuoco e passate con un frullatore ad immersione, fino a quando otterrete una crema liscia ed omogenea.
Preparate tutti gli ingredienti. Mescolate le due farine, lo zucchero e il lievito. Separate il tuorlo dall'albume e metteteli in due contenitori separati. Unite al tuorlo il latte di avena e l'olio e sbattete tutto velocemente.
   Versate tutto nella ciotola degli ingredienti secchi e sbattete, con una frusta elettrica, fino a creare una crema spumosa. Aggiungete il pizzico di sale e continuate a lavorare il composto. Tenetelo da parte.
Riprendete la ciotola in cui avete messo l'albume. Sempre con la frusta montatelo a neve ben ferma. Ci vorrà qualche minuto, non scoraggiatevi. Se voleste potrete aggiungere un pizzico di sale o mezzo cucchiaino di succo di limone. Personalmente riesco ad avere un ottimo risultato anche senza questi trucchetti.
Versate l'albume a neve nella pastella tenuta da parte e, con molta delicatezza, mescolate dal basso verso l'alto, fino a quando le due parti si saranno amalgamate perfettamente. Attenzione a non fare smontare l'albume.
Scaldate ora un padellino antiaderente e versate un filo di olio evo. Generalmente passo uno scottex per togliere l'esubero e lasciare unta la superficie. Versate nel centro due cucchiai di pastella e allargateli, formando un cerchio di mezzo centimetro di spessore. Fatela cuocere fino a quando si formeranno delle bollicine in superficie, quindi giratela e cuocetela dall'altra parte. Lasciatela sul fuoco ancora per un minuto e poi sistematela su un piatto. Dovranno essere appena dorate.
Procedete con una nuova cottura, ungendo la padella ogni volta, fino a terminare la pastella. Man mano sistemate i pancakes uno sopra l'altro: rimarranno caldi e sarà un piacere deliziarsene.
Quando saranno tutti pronti, versate sopra la montagnetta di pancakes la crema di pera e cioccolato (in alternativa potrete usare miele, sciroppo d'agave o semplice marmellata. Al vostro gusto la scelta).
A questo punto non dovrete fare altro che sedervi, magari con un buon caffè, e deliziarvi con una colazione unica e indimenticabile!

Soffici, delicati, avvolgenti e coccolosi. Con la farcitura che desidererete, renderanno la vostra colazione un momento di indimenticabile..... condivisione ^_^


abc

Fette biscottate ai frutti rossi e mandorle: il piacere di pensare home made, a partire dalla prima colazione

Ci sto prendendo gusto: fare colazione con le fette biscottate home made mi piace veramente tanto. Mi piace assaporare la genuinità degli ingredienti, mi piace rincorrere la fragranza immaginata. Questa versione è stata studiata e provata più volte, prima che raggiungesse un risultato. Che non è ancora perfetto, ma è degno di nota. Sono croccantissime, questa volta senza fecola di patate o maizena. Semplicemente con farina di soia. Sono bucherellose, grazie ad una lavorazione in due fasi, che permette di sviluppare un'importante maglia glutinica, che rende la pasta elastica e alveolata. Unica pecca di questo impasto è una cottura troppo breve, a fronte di un'idratazione importante e a ingredienti che hanno reso particolarmente umido l'interno. Ma fosse semplice raggiungere un traguardo, che gusto ci sarebbe? Ah, anche la marmellata, di zucca, è rigorosamente fatta in casa. Che gusto ci sarebbe, altrimenti?

Ingredienti

266 g di farina macinata a pietra Petra 1 Molino Quaglia
50 g di farina di segale
37 g di farina di soia integrale tostata
240 g di latte di avena
40 g di acqua
30 g di mandorle
20 g di semi di lino
50 g di frutti rossi essiccati
35 g di zucchero di canna grezzo
24 g di olio evo
12 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
6 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)
1 pizzico di sale

   Mescolate le farine tra loro, unitevi il latte e l'acqua, mescolate sommariamente e lasciate riposare l'impasto per mezz'ora, coperto da un figlio di pellicola trasparente.
Tritate finemente le madorle insieme ai semi di lino. Fatelo azionando le lame a più riprese, in modo da non surriscaldare il composto. Unitevi i frutti rossi e procedete ancora, sminuzzandoli grossolanamente.
Unite l'impasto, lo zucchero, il lievito e il malto d'orzo. Impastate fino a quando avrete incorporato tutti gli ingredienti. Per ultimo unite il sale e versate l'olio a filo, lavorando continuamente la pasta. Dovrete ottenere un impasto ben incordato e molto elastico.
Sistematelo in una terrina, copritelo con della pellicola trasparente e lasciatelo lievitare in un luogo tiepido fino al raddoppio. A me ci sono volute 5 ore.
Infarinate una spianatoia e, a lievitazione ultimata, trasferite l'impasto. Allargatelo, sgonfiandolo con le dita. Fate una piega a 3. Allargatelo nuovamente e procedete con una piega a 4.
   A queso punto capovolgeteci sopra la terrina e lasciatelo lievitare per altre due ore, avendo cura di non esporlo a correnti d'aria.
Trascorso il tempo scopritelo, allargatelo in un rettangolo con il lato inferiore lungo quanto il lato dello stampo che utilizzerete per la cottura. Arrotolatelo su se stesso e sistematelo nello stampo, lasciando l'apertura sul fondo.
Copritelo con un foglio di pellicola spennellato di olio e lasciatelo lievitare in un luogo riparato. Quando avrà raggiunto il vordo dello stampo, inforntatelo a 200°.
   Abbassate la temperatura a 180° e fatelo cuocere 60 minuti circa.
Quando sarà pronto (fondamentale la prova coltello), sfornatelo e prelevatelo dallo stampo. Adagiatelo sul fianco sopra una gratella e lasciatelo raffreddare completamente, girandolo dal lato opposto dopo circa un'oretta.
Quando sarà completamente freddo (io ho provveduto il mattino seguente), tagliatelo a fettine non troppo spesse. Sistematele sulla griglia del forno e fatele tostare a 150°, con lo sportello appena socchiuso, per circa 45 minuti.
Girate le fette e procedete per altrettanti 45 minuti, fino a quando saranno belle toste.
Spegnete il forno, sistemate le fette biscottate sulla gratella e lasciatele raffreddare completamente.
A questo punto assaporatele o conservatele in un barattolo di vetro o in una scatola di latta. Si conserveranno tranquillamente per una decina di giorni.
Gustate le vostre fette biscottate con la confettura che più gradite.
Questa volta mi sono servita di una marmellata di zucca che avevo preparato tempo fa. Due sapori rustici, in modo differente, che altro non hanno fatto che unirsi e creare un sapore incantevole.
La vostra colazione non avrà più scuse e la ricerca di genuinità non puù che essere appagata.abc

Tortine alla crema di limoni e bacche di Goji: l’emblema della vita in mezz’ora di cottura

L'avevo detto, con questa crema di limoni e vaniglia avrei creato e proposto un po' di dolcezze. E ora ve le beccate tutte!! Perché il piacere di creare in casa non si ferma solo alla materia prima. L'evoluzione è essenziale. Immagino le vostre espressioni nel pensare "ci ha proposto dei frollini farciti con il tofu.... quale bizzarra idea ci propinerà oggi?". Beh, a dire il vero non ho snaturato troppo la crema di per sé. Ho solo pensato che, creandoci un impasto, avrei potuto ottenere delle soffici tortine, ideali per una colazione sana e golosa. Non una semplice farcitura, no, un intrecciarsi di consistenze in un'unica crema. Poi le ho impreziosite con qualche bacca di Goji (ebbene sì, vi ho ceduto anche io!!) e le ho guardate e curate gonfiarsi in forno. L'effetto relax del dopo cottura mi fa sempre sorridere: è come se invecchiassero e raggrinzissero di colpo, ma portando con sé la saggezza e la profondità di sapori genuini e valori consolidati. Un po' l'emblema della vita, no?

Ingredienti

315 g di crema di limoni e vaniglia
75 g di farina Petra 5
60 g di zucchero integrale di canna
2 uova (130 g circa)
20 g di bacche di Goji
6 g di polvere lievitante bio a base di cremor tartaro (o 1/2 bustina di lievito per dolci)
1 pizzico di sale

Mettete a mollo in poca acqua le bacche di Goji e lasciatele reidratarsi per circa 1 ora.
   Rompete le uova in una boule capiente, unitevi lo zucchero e lavorate con le fruste per diversi minuti, fino ad ottenere un composto soffice e spumoso. Non demordete e dedicategli tutto il tempo necessario. Io ho usato uno zucchero grezzo, per cui il colore è risultato decisamente più scuro.
Setacciate la farina eil lievito, mescolandoli tra di loro. Uniteli, un cucchiaio alla volta, all'impasto, incorporandoli perfettamente. Per ultimo aggiungete il pizzico di sale e lavorate fino ad ottenere una crema perfettamente liscia.
Unitevi la crema di limoni e vaniglia e, con un cucchiaio di legno, mescolate bene fino ad avere un impasto perfettamente amalgamato. A questo punto scolate le bacche di Goji, strizzatele delicatamente togliendo l'acqua in eccesso e versatele nel composto.
Lavorate ancora con il cucchiaio di legno fino a rendere tutto omogeneo e versate 3 cucchiai di impasto in ciascun pirottino, con cui avrete rivestito la teglia da muffin.
Infornate a 190° e cuocete, senza aprire il forno, per 30 minuti. Potrebbe essere necessario prolungare leggermente la cottura, mantenendo sotto controllo la temperatura affinché non scuriscano troppo in superficie, e procedere per altri 10 minuti.
Quando saranno cotti (la prova coltello è sempre utile), sfornateli e lasciateli intiepidire. Meglio.... raffreddare. Vedrete che si sgonfieranno, ma non temete: rimarranno fragranti e morbidissimi, dal primo all'ultimo, anche a distanza di qualche giorno.
Assaporateli nella pienezza del loro sapore intenso e avvolgente, dolci ma non troppo, delicati ma con decisione.
Sono piacevolissimi sia freddi, che leggermente riscaldati.
Accompagnano benissimo una delicata tazza di tè e si trasformano in prelibata merenda.

E, soprattutto, ricordate che pulire il pirottino è la parte più divertente che dolcetti di questo tipo offrono ^_^


abc

Croissant ai cereali e segale con burro di soia: quel giorno che cambiò il modo di vedere le cose

Era dal giorno in cui lo scoprii e ve ne parlai, che avevo ben chiaro uno dei suoi utilizzi. Il burro di soia nella sfogliatura di un croissant ci sarebbe dovuto andare di default ^_^ Non posso negare che, con il continuo impiego in diverse preparazioni, sto imparando a conoscere questo ingrediente e a valutarne le caratteristiche. Il croissant di oggi è uno degli esperimenti, a cui ne seguiranno sicuramente altri. La scelta di farine rustiche e ricche e la presenza di buona parte di burro anche nell'ipasto hanno reso la pasta di questa brioche molto morbida all'interno e croccante in superficie, conferendo una fragranza pazzesca, ma togliendo la sofficità classica di un croissant sfogliato. Seppur ami follemente il cuore sofficioso e leggero, non riesco a resistere al richiamo di questi sapori, che avvolgono il palato in un balletto di sapori intensi.
La farcitura è DOC, ma potrete sbizzarrirvi a vostro piacimento!! Insomma, pensate ad una coccola e viziatevi, la soddisfazione è garantita. Io intanto elucubro su una nuova versione.



Ingredienti

200 g di farina ai cereali
100 g di farina di segale Jurmano
170 g di latte di avena
65 g di burro di soia + 145 g per la sfogliatura
45 g di zucchero di canna grezzo
8 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
7 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)
1 pizzico di sale
albume per spennellare(o latte per la versione vegana)

Per la farcitura ho usato la crema mandorlata al cioccolato bianco e arancia

Setacciate e mescolate le farine, il lievito e il malto d'orzo.
Versate il latte d'avena in un recipiente, unitevi metà delle farine e mescolate, formando una pastella.
Unitevi, poco alla volta, lo zucchero e la restante farina, facendoli incorporare bene all'impasto. Aggiungete il burro di soia a tocchetti, il pizzico di sale e continuate ad impastare, fino ad ottenere un impasto elastico e compatto. Ponetelo in una terrina, coperta da pellicola trasparente, e lasciatelo riposare in un luogo tiepdo per circa 4 ore e mezzo. Io l'ho lasciato, come sempre, nel forno con la lucina accesa.
Trascorso il tempo della prima lievitazione, riprendete l'impasto e stendetelo su una spianatoia infarinata, formando un rettangolo. Con il burro di soia formate n panetto grande quanto 1/3 del rettangolo di pasta e ponetelo nel mezzo. Ripiegate i due lembi di pasta scoperti verso il centro e stendete nuovamente l'impasto con il mattarello.
Piegate la sfoglia in quattro, prima a metà da un verso, poi a metà dall'altro, e procedete ancora a stendere con il mattarello. Eseguite l'ultima piega a tre e ponete il panetto così creato a ievitare, avvolto in un foglio di pellicola trasparente, per circa 2 ore.
   Trascorso il tempo di lievitazione riprendete la pasta, infarinate un piano e stendetelo in un rettangolo alto circa 20 cm e lungo il necessario per ottenere una sfoglia spessa circa mezzo centimetro.
Ritagliate tanti triangoli quanti ne possono venire, incidete la base di ciascuno di essi facendo un taglietto di un paio di centimetri, farcitemi come desiderate e arrotolateli, chiudendoli bene.
Posizionateli su una placca da forno rivestita, facendo attenzione che la lunta del triangolo rimanga pizzicata sotto il croissant e lasciate lievitare per un paio d'ore ancora. Nel mio caso hanno lievitato in frigorifero tutta la notte, per esigenze di orario. Prima di infornarli, poi, li ho lasciati fuori circa 4 ore.
Spennellate la superficie con dell'albume d'uovo (per me è pratico l'albume, perché utilizzo quello pastorizzato per le mie frittatine della colazione, ma potrete utilizzare un tuorlo o del semplice latte). Portate il forno alla temperatura di 200° e cuoceteli per circa 15 minuti, avendo cura di controllare che non scuriscano troppo. Quando saranno ben dorati in superficie, sfornateli e lasciateli.... intiepidire ^_^
Affondate il primo morso e preparatevi ad assecondare il vostro palato. Non si tratta del classico cornetto sfogliato, ma la consistenza croccante, leggera, fragrante e travolgente di questo croissant non lascerà spazio a ripensamenti.
Il burro di soia è, ancora una volta, promosso a pieni voti. Le farine rendono saporito l'impasto e il cuore dolce del cioccolato bianco all'arancia incanta....
Con una parte di impasto rimanente ho fatto un piccolo saccottino, che ovviamente mi ha conquistato!abc

Frollini al farro e nocciole con ripieno di marmellata: il dinamismo della vita e la fragilità dell’esistenza… dolce

Vi avviso: passata la fase torte mi sto addentrando nel periodo biscotti. In realtà è stata una lenta (beh, insomma, mica tanto!!) evoluzione.  Torta morbida (questa), torta friabile (questa), pasta friabile biscottata (oggi). E sono già oltre. Ma un passo alla volta. Del resto, scusate la franchezza, mentre vi parlo di queste meraviglie non posso che ricordarne il sapore. FINITI!!!!! No, è che erano un tantino buoni ^_^ Ma io..... mica sono golosa, eh!!!
Quando vi presentai la mia marmellata di mele al timo ed essenza di arancia sapevo già dove sarei andata a parare. Ma si è trattato di un esperimento, come sempre, del resto. Nessuna ricetta in testa, ma tanti alambicchi pieni di elementi da combinare tra loro. L'unico fondamento di partenza è stato l'assenza di uova. La dispensa si è d'improvviso animata tra sacchetti di farine, tipologie diverse di zuccheri, noci, nocciole, noccioline e qualsivoglia specie di frutta secca: una gara a chi saltava più in alto per farsi notare. Ma quando le idee hanno iniziato a prendere forma..... tutti ai propri posti, la Cuocherellona non ritratta!!! A chi spera di poterne assaggiare un esemplare posso solo dire che mi rammarico, ma dovrà rassegnarsi al pensiero.

Ingredienti

135 g di farina di farro bianca
40 g di farina di farro integrale
50 g di burro di soia
25 g burro di anacardi salato
40 g di zucchero di canna grezzo
35 g di nocciole tostate
50 ml di latte di riso alle nocciole (Isola Bio)
4 g di lecitina di soia
zenzero in polvere a piacere
1 pizzico di sale
marmellata di mele

Unite in un boccale le nocciole e lo zucchero di canna. Tritate tutto piuttosto finemente. Questa operazione, con lo zucchero, eviterà che le nocciole diventino una pasta compatta per il grasso sprigionato.
Pesate e setacciate le farine. Unitele alle nocciole, insieme allo zenzero, al burro di soia e al burro di anacardi. Impastate tutto velocemente, fino ad amalgamare perfetamene gli ingredienti.
Fate ammorbidire la lecitina di soia nel latte di riso per qualche minuto, poi versate tutto nel boccale, insieme al pizzico di sale.
   Lavorate bene, fino ad ottenere una pasta compatta e omogenea. Datele la forma di un panetto, avvolgetela in un foglio di pellicola trasparente e lasciatela riposare in frigorifero per un'ora circa.
In questo modo acquisirà consistenza e rassoderà.
Trascorso il tempo di riposo infarinate una spianatoia e stendete la pasta in una sfoglia spessa circa mezzo centimetro.
Con uno stampo tagliate i boscotti (che dovranno essere di numero pari). Sulla metà dei biscotti ottenuti versate un cucchiaino circa di marmellata.
Coprite ciascun disco con un altro, senza farcitura. Premeteli leggermente sui bordi, in modo da unirli, e posateli su una placca ricoperta da carta forno.
Portate il forno alla temperatura di 190° e infornate.
Cuocete i biscotti per 20 minuti circa, controllando che non scuriscano troppo e girando, eventualmente, la teglia dopo i primi 10/12 minuti, in modo da garantire una cottura uniforme.
Quando saranno pronti sfornateli e lasciateli raffreddare.
Raffreddando la frolla acquisirà friabilità e diventerà fragrante.

Le mie severe regole mi impongono di non eccedere con zuccheri laddove non siano essenziali, ma se voleste completare la presentazione di questi frollini, spolverate sulla superficie dello suzzhero a velo (meglio se ricavato dallo zucchero di canna grezzo).
Io vi posso garantire che, anche senza questa accortezza, i biscotti sono stati apprezzati molto e senza troppe remore.

L'idea, nata per completare la colazione nel suo aspetto dolce, è stata velocemente adattata a qualsiasi momento dolcezza della giornata.

Tanto che..... in cantiere c'è già l'evoluzione della pasta friabile biscottata ^_^

abc

Crostata con farina di castagne alla crema di mele e bacche di Goji: le valutazioni di una carriera sfumata

Vado a fasi. Ci sono i periodi in cui le colazioni sono a base di biscotti (preciso: la parte dolce delle colazioni, che segue la parte vitaminica fruttosa e la parte salata e proteica, con il supporto della parte liquida e drenante), ora assolutamente dietetici, ora chiudendo un occhio se non due, ci sono periodi in cui le brioches e la pasticceria in genere prendono il sopravvento in formato monoporzione (sempre home made, ma chevvelodicoaffa') e ci sono periodi in cui le torte vanno per la maggiore. Formato famiglia, laddove per famiglia si intende un boccone garantito per 10 giorni almeno ^_^ (salvo colazioni multiple). Questo è il periodo delle torte. Sono certa che dietro tutto questo vacillare di desideri ci sia una precisa spiegazione, ma lascio questi trastulli mentali alla parte di me che ho abbandonato con i sogni di psicologa (ai tempi mi sarei specializzata in criminologia, oggi penserei a fondare e approfondire una nuova branca della psicologia, la psicologia culinaria e le sue proiezioni comportamentali... ma queste sono altre faccende). Quello che conta è che se dico crostata, crostata deve essere. Passeggiando tra le corsie del mio negozio bio di fiducia (non faccio neanche più pubblicità gratuita per non sentirmi in dovere, chissà poi con quale diritto, di dover assecondare la richiesta di fornire un link) sono stata attratta da quel vasetto di frutta spalmabile alle bacche di Goji. Ammetto di non aver mai ceduto alla preziosità di quelle piccole pepite rosse unicamente per la resistenza al costo: saranno anche salutari, preziose e miracolose, ma con il costo di 100 g di prodotto ci mangio per una settimana!! Va beh, non mangio in grandi quantità, però è pur sempre una settimana!! Visto che quel vasetto, in cui la percentuale di bacche di Goji arrivava comunque al 55%, supportata dal 45% di polpa di mela, non aveva un costo così inaccessibile, mi sono convinta. Eccola nella mia crostata, dolce fin nella scelta delle farine. E deliziosa, tanto che ogni occasione è buona per fare colazione ^_^

Ingredienti

Per la frolla
145 g di burro di soia ammorbidito
85 g di farina d'orzo
65 g di farina di riso
130 g di farina di castagne
100 g di zucchero di canna grezzo
1 uovo + 1 tuorlo
7 g di cremor tartaro
1 pizzico di bicarbonato di sodio
1 pizzico di sale

Per il croccante
10 g di burro di soia
15 g di malto di riso
15 g di zucchero muscobado
25 g di succo di arancia
10 g di farro soffiato
20 g di nocciole
20 g di gherigli di noci
15 g di semi di girasole
20 ml di acqua

250 g di frutta spalmabile alle bacche di Goji (Baule Volante)

Partite preparando il croccante. Spezzettate grossolanamente noci e nocciole e unitele ai semi di girasole e al farro soffiato.
Mescolate il burro di soia, il malto di riso e lo zucchero. Unitevi il succo d'arancia e l'acqua e mettetelo sul fuoco, a fiamma media. Portate ad ebollizione. Abbassate, quindi, la fiamma e fate ridurre fino ad ottenere uno sciroppo.
Versatelo sul mix di frutta secca e mescolate bene, fino ad amalgamare perfettamente tutto.
Coprite una teglia con un foglio di carta forno e versateci sopra il composto. Livellatelo bene con un tarocco, in modo da ottenere uno strato di circa 1 centimetro di spessore.
   Lasciate raffreddare completamente in frigo. Nel frattempo preparate la frolla.
Setacciate le farine e mescolatele tra loro (questo passaggio è fondamentale per la farina di castagne!!), aggiungendo il cremor tartaro e il bicarbonato.
In una terrina versate il burro ammorbidito e unitevi, poco alla volta, le farine. Per ultimo unitevi il sale e lo zucchero. Lavorate energicamente e piuttosto velocemente gli ingredienti, fino ad ottenere un impasto omogeneo e compatto.
Formate un panetto, avvolgetelo nella pellicola trasparente e lasciatelo riposare in frigorifero per almeno mezz'ora.
Versate la composta alle bacche di Goji in una scodella e sgretolateci sopra metà del croccante al farro. Mescolate amalgamando bene le due parti e tenete da parte.
Riprendete l'impasto e stendetelo, con il mattarello, su un ripiano infarinato, ottenendo una sfoglia di circa 1 centimetro. Posizionate nel centro la teglia che utilizzerete (io una teglia tonda dal diametro di 28 cm) e tagliate la circonferenza di circa 3 cm più larga.
Tenete da parte la pasta che avrete eliminato e trasferite il disco nella teglia rivestita da carta forno.
Coprite la superficie con la composta alle bacche di Goji che avete preparato in precedenza distribuendola uniformemente.
Ripiegate i bordi della crostata formando un corsone compatto.
Cospargete la superficie con la parte di croccante tenuto da parte e sbriciolatevi sopra la pasta rimasta in eccedenza dal taglio del disco.
Portate il forno a 180° e, quando sarà in temperatura, infortante la crostata, in un ripiano intermedio.
Fatela cuocere per 50 minuti circa, avendo cura di controllarne la doratura. Quando sarà piuttosto brunata sfornatela e lasciatela raffreddare. Estraetela, quindi, dalla teglia e procedete al taglio.

Io ho provveduto con la suddivisione in fette e della conservazione monoporzione dopo il giorno del primo taglio (e delle foto), momento in cui sono arrivata a mangiarne ancora un po', dai un'ultima fettina, però lì si è rotta...
Ecco, questa sono io ^_^abc

Fette biscottate al farro e nocciole: la friabilità inseguita e il contronto che gratifica

Non so voi, ma io sono una di quelle che non si dà mai pace. Una per cui c'è sempre qulcosa da migliorare, una che un traguardo è uno spunto per una nuova sfida, una per cui nuovi stimoli sono condizione necessaria per una vita da mordere, una che dice ben fatto ma che pensa a dovrei perfezionare questo dettaglio, una che dal confronto possono nascere conoscenze importanti, ma anche che nell'errore sta la miglior occasione per imparare. La prima volta che mi accostai all'idea di fetta biscottata non elaborai molto: presi il mio magico pane in cassetta e ne studiai l'impasto con una doppia colorazione. Ma quel sapore genuino e quella consistenza rustica mi dicevano che avrei dovuto perfezionare la tecnica. Capitò così che, dopo un po' di tempo, mi trovai davanti la meravigliosa preparazione di Fulvia. Mi confrontai con lei e ne nacque una discussione costruttiva. Alla fine quello che oggi vi presento è un intreccio tra la mia ricetta base e i sapori che lei ha magistralmente messo in scena nella sua versione. Ovviamente tutto perfezionato da quel dettaglio su cui la cara Fulvia mi ha illuminato. La bontà non ve la posso descrivere. Posso solo dirvi che, sì, questa volta ho davvero fatto centro e che il nuovo spunto sarà legato unicamente a nuove aromatizzazioni. Queste fette biscottate sono la fine del mondo!!!!

Ingredienti

86 g di farina di Manitoba
110 g di fecola di patate
160 g di farina di farro
12 g lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
216 g di latte di avena
24 g di olio evo
40 g di malto di riso
1 pizzico di sale
1 bacca di vaniglia
150 g di nocciole tostate

Setacciate e mescolate le farine, la fecola e il lievito madre secco.
Tagliate la bacca di vaniglia per la sua lunghezza e prelevate i semini all'interno aiutandovi con la lama del coltello. Versateli in un pentolino insieme al latte e al malto di riso. Scaldate leggermente facendo sciogliere il malto.
Facendo bene attenzione che il latte non superi i 29°, unitevi metà del mix di farine. Iniziate ad impastare e unitevi, poco alla volta, la restante farina. Quando sarà tutta incorporata versate l'olio, a filo, avendo cura di farlo bene assorbire nell'impasto. Per ultimo unite il sale e lavorate bene l'impasto per amalgamare uniformemente tutto.
   Tritate non troppo finemente le nocciole (va decisamente a gusti: a me piace sentire la loro consistenza nell'impasto) e unitele all'impasto. Impastate molto bene fino ad incorporarle perfettamente.
Quando avrete ottenuto una pasta incordata, trasferitela in una terrina, copritela con un foglio di pellicola trasparente e lasciatela riposare, in un luogo tiepido, per 4 ore. Il volume dovrà raddoppiare. Il tempo dipenderà dalla temperatura, per cui regolatevi secondo le caratteristiche del vostro ambiente.
Una volta che sarà trascorso il tempo, riprendete la pasta e trasferitela su una spianatoia infarinata. Stendetela in un rettangolo non troppo sottile, con l'aiuto di un mattarello, e procedete con una prima piega a tre.
Stendete nuovamente la pasta e ripetete la piega.
A questo punto ponete nuovamente l'impasto nella terrina, copritelo ancora con la pellicola e lasciatelo riposare, sempre in un luogo tiepido, per 2 ore. L'impasto raddoppierà nuovamente.
A questo punto infarinate ancora la spianatoia e versateci sopra la pasta. Stendetela, con il mattarello, in un rettangolo il cui lato minore si quasi quanto la lunghezza dello stampo che andrete ad utilizzare per la cottura. Il mio era di misura 24 cm x 10 cm.
   Lo spessore della sfoglia dovrà essere di non più di un paio di centimetri. Arrotolate, quindi, la pasta, partendo dal lato più corto. Fate in modo che questo lavoro sia piuttosto stretto e che non lasci vuoti all'interno.
Infarinate lo stampo da plumcake e adagiatevi il rotolo appena ottenuto, lasciando l'apertura sul fondo. Copritelo con la pellicola trasparente, in modo che non si formi la crosticina in superficie, e lasciatelo lievitare fino a quando raggiungerà il bordo dello stampo.
Una volta che sarà lievitato, togliete la pellicola e spennellate la superficie con dell'olio (oppure del latte, oppure dell'uovo).
Portate il forno ad una temperatura di 200°. Infornate ad un'altezza nedia, abbassando a 170° e fate cuocere per 60 minuti. Controllate la cottura e fate attenzione che non colorisca troppo in superficie.
Quando sarà trascorso il tempo, sfornate lo stampo ed estraete il pane. Adagiatelo su un fianco sopra una gratella e fatelo raffreddare completamente. Io l'ho lasciato una notte intera. In questo modo le fette, al taglio, non si disferanno.
Procedete ora al taglio, con un coltello ben affilato, e ricavate fette di circa un centimetro di spessore (io leggermente di meno).
Portate il forno alla temperatura di 150°, sistemate le fette su una griglia e fatele tostare, con il forno socchiuso, per almeno 30 minuti. La temperatura ridotta e lo "sfiato" che permette di disperdere l'umidità, renderà le vostre fettine croccanti e perfette.
Una volta che saranno pronte (tastatele delicatamente per accertarvene), trasferitele su una gratella e lasciatele raffreddare completamente.
Per una volta, strano ma vero, sono riuscita a resistere alla tentazione di divorare mezza forma e questa grande prova mi ha premiato. La fragranza di queste fette biscottate è decisamente magica e la consistenza assolutamente perfetta.
Non sono dolcissime, per cui vanno bene anche nei regimi alimentari controllati. Peraltro l'utilizzo di una farina non raffinata è una buona condizione per garantire un risultato genuino, oltre che saporito.
Potrete assaporarle con una classica marmellata. Io ho approfittato della mia meravigliosa crema fondente bianca ai pistacchi, ma anche con una buona fetta di prosciutto e un po' di formaggio, o del semplice miele..... sono certa che saprà deliziarvi.
E per conservarle, non servirà altro che un semplicissimo barattolo di vetro, o una scatola di latta.

Tanto finiscono troppo in fretta!!!! ^_^




Ringrazio la costanza e la pazienza con cui la cara Sandra ha tanto desiderato che partecipassi alla raccolta di Panissimo. Inizio da qui. A te devo questo primo passo. A te e alle grandissime panificatrici seriali, che sono Sandra e Barbara, portabandiera di questa grande iniziativa. E a tutte le amiche del gruppo Panissimo di Facebook, con le quali è sempre un piacere scambiare foto, ricette e idee. Conquiste e anche fallimenti.
Annuncio, pertanto che (mamma mia che emozione).........

Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Panissimo, che questo mese è ospitata da Sandra, Dolce Forno


abc

Frollini al mandarino con ripieno di albococche e cannella: sapori tradizionali che si vestono di genuinità

Ci sono sapori e profumi che, come fossero una seconda pelle, vivono in me. Sapori e profumi che, nonostante la voglia di mettermi sempre in gioco e di sperimentare nuovi approcci, mi riportano la pace nel cuore. Sapori e profumi che mi rassicurano, quando mi sento fuori dal mondo, senza forze, sconfortata. Sapori e profumi che, di tanto in tanto, devo rievocare. E' così che nascono questi frollini. Il desiderio di fermare, per un attimo, il tempo, di guardarmi dentro e di riconoscermi, di prendere il fiato prima di procedere. Nascono così, in una giornata apparentemente tranquilla. Forse troppo. Nascono e mi riempiono di quelle sensazioni incantevoli. E mi danno forza, quella forza che la mia determinazione richiede costantemente. Non una frolla tradizionale. Lo sapete, seguo principi salutistici, seleziono le materie prime. Una frolla rivisitata, perché anche la rassicurante rievocazione dei sapori tradizionali per me deve avere personalità. E questa è la mia "personale" versione.

Ingredienti

Per la frolla
300 g di farina integrale
45 g di tuorli (corrispondono a 2 tuorli di uova medie)
100 g di olio evo
4 g di lievito per dolci
la scorza di un mandarino
60 g di zucchero di canna Mascobado
1 pizzico di sale

Per il ripieno
135 g di albicocche secche
50 g di nocciole tostate
50 g di gherigli di noci
8 g di zucchero di canna Mascobado
1 cucchiaino raso di cannella

Pesate la farina, setacciatevi, sopra, il lievito e mescolate. Separate i tuorli dagli albumi e sbatteteli con lo zucchero Mascobado.
Lavorate a lungo, fino a quando non avrete ottenuto una crema spumosa. Il Mascobado è uno zucchero grezzo scuro, per cui non otterrete una crema omogenea e chiara, come se utilizzaste un normale zucchero raffinato.
Unite, a filo e sempre con le fruste in movimento, l'olio evo. Quando sarà tutto ben amalgamato, versate la pastella al centro della farina. Iniziate ad impastare con le mani, incorporando la farina poco alla volta e creando un impasto compatto.

Date alla pasta una forma di panetto, avvolgetelo nella pellicola trasparente e fatelo riposare in frigo. Io l'ho lasciato un paio d'ore abbondanti, ma sarebbe sufficiente una.
Preparate, ora, la farcitura. Unite le albicocche secche alle noci e alle nocciole. Tritatele fino ad ottenere una pasta piuttosto appiccicosa. Aggiungete lo zucchero e la cannella e mescolate molto bene, affinché tutto sia perfettamente amalgamato. Lasciate riposare in frigo per un'ora circa.
Riprendete la frolla e tagliatela in tre parti. Appiattite ciascuna parte su una spianatoia e, con l'aiuto di un matterello, stendete l'impasto in un rettangolo spesso circa un centimetro e alto circa 25 centimetri. Non importerà la larghezza, ma sarà di circa 20 centimetri.
Ricoprite ciascun rettangolo con la farcia di albicocche e frutta secca, lasciando un paio di centimetri liberi su uno dei due lati più corti (quello di misura variabile). Lo strato di farcia dovrà essere di 3 millimetri circa e steso in maniera uniforme.
Iniziate ad arrotolare ciascun rettangolo partendo dalla parte libera dalla farcitura. Continuate fino al fondo, cercando di rendere il rotolino il più possibile compatto. Se la frolla si rompesse durante questa operazione, tenetela unita con le mani.
Avvolgete i rotolini appena ottenuti in un foglio di pellicola trasparente e lasciate riposare in frigorifero per mezz'ora circa.
Riprendete quindi le forme e iniziate a tagliarle a fettine, dello spessore di un centimetro circa. Rivestite una teglia con carta forno e posizionatevi sopra i biscotti appena ottenuti. Non lasciateli troppo vicini, perché in cottura tenderanno ad aumentare di volume.
Portate il forno in temperatura e cuocete, a 180°, per 20 minuti.
Trascorsi i primi 10 minuti, estraete velocemente la teglia e girate i biscotti dalla parte opposta. Procedete, quindi, con gli altri 10 minuti di cottura. In questo modo risulteranno dorati uniformemente.
Sfornate i biscotti e lasciateli raffreddare. Acquisiranno, in questo modo, tutta la friabilità tipica del frollino.
Potrete conservarli in un barattolo di vetro, o in una scatola di latta.
In questo modo, sempre che ci riusciate, potranno durare una settimana buona!!
Io vi dico solo che, dalla teglia al barattolo, ne è sparita un'importante quantità.

In fondo, come poter resistere a tanta fragranza?

abc

Fette biscottate bicolore: una nuova sfida si apre su una colazione senza misteri

Ormai lo sapete: tutto ciò che entra nella mia dispensa non è che sotto forma di materia prima. Come spiego in questa pagina, diamoci un taglio, ho sviluppato nel tempo un duplice pensiero: la soddisazione del creare da sé e la genuinità del creato da sé. Questo è il mio modo di vivere. Almeno in cucina. Mi balenava da un po' in testa l'idea di provare a preparare le fette biscottate. Mi sono documentata un po' su versioni differenti, ma all fine ho fatto di testa mia. Diciamo che questa è la mia prima versione, quella che parte da una ricetta collaudata, a cui ho semplicemente dato il seguito della tostatura, oltre che una variante di impasto. E, per quanto sia stata soddisfatta del risultato, per quanto queste fettine abbiano una buona croccantezza, credo che non siano altro che una partenza per avvicinarmi alla..... perfezione. Queste fette biscottate hanno tutto, manca solo una leggera friabilità, tipica. E allora mentre gusto questa bontà, studio già la sua evoluzione.

Ingredienti

87 g di farina Manitoba
92 g di farina di segale Jurmano
92 g di farina integrale
85 g di farina ai 5 cereali (io Molino Chiavazza)
7 g di crusca di grano
12 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
4 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)
10 g di zucchero di canna a velo
216 g di latte di avena
24 g di olio evo
1 pizzico di sale
8 g di cacao

Setacciate le farine e mescolatele con il lievito madre secco, il malto d'orzo e la crusca di grano. Intiepidite il latte di avena e fatevi sciogliere lo zucchero. Unite metà delle farine e impastate fino ad ottenere una pasta omogenea. Unite, poco alla volta, la farina restante, l'olio evo a filo e, per ultimo, il sale. Lavorate fino ad ottenere un impasto compatto.
Dividete in due l'impasto ottenuto ed unite, ad una metà, il cacao. Impastate fino a quando non si sarà ben amalgamato. A questo punto mettete i due panetti in due differenti terrine, copriteli con pellicola trasparente e lasciateli lievitare in un luogo tiepido, io nel forno con la lucina accesa, fino al raddoppio di volume (per me 7 ore).
Quando saranno gonfiati bene, infarinate una spianatoia e rovesciateci un impasto alla volta. Sgonfiatelo leggermente e stendetelo con le dita, formando un rettangolo.
Piegatelo in tre, lasciando la lunghezza del lato più lungo. Ora arrotolatelo su se stesso, dategli una forma arrotondata e mettetelo a riposare, per una ventina di minuti, sotto la ciotola utilizzata per la prima lievitazione. Ripetete l'operazione anche con il secondo impasto. Vi consiglio di iniziare con l'impasto bianco, perché sarà il primo che utilizzerete nella fase successiva. Infarinate ancora la spianatoia.
Riprendete l'impasto bianco e stendetelo, con un mattarello, formando una sfoglia larga quanto lo stampo che utilizzerete per la cottura (io ho utilizzato uno stampo da plumcake 24 cm x 10 cm). Stendete anche l'impasto al cacao e sovrapponetelo a quello bianco.
Arrotolate molto strette su se stesse le due sfoglie, formando un salame della lunghezza dello stampo. Ungete lo stesso stampo e adagiatevi il salame appena ottenuto. Copritelo con un foglio di pellicola trasparente, in modo che non si formi la crosta, e lasciatelo lievitare, in luogo tiepido. Va sempre bene il forno spento.
Accendete il forno a 220° e portatelo in temperatura.
Quando il volume dell'impasto avrà raggiunto il bordo dello stampo, spennellate la superficie con un po' di latte di avena.
Infornate e abbassate la temperatura a 190°. Cuocete per 35 minuti circa, ma controllate la cottura, perché ogni forno ha caratteristiche differenti: potrebbero volerci 5 minuti in più o 5 in meno. Quando sarà ben dorato in superficie fornatelo e lasciatelo raffreddare completamente. Questa è una condizione fondamentale, affinché non si sbricioli durante il taglio. Lasciatelo anche tutta la notte, sdraiato su una griglia, su un fianco, poi sull'altro. Quando sarà completamente freddo iniziate a tagliarlo a fettine dello spessore di un centimetro.
Posizionate le fettine su una leccarda e infornate, a 180°, per 15 minuti, prima di girare le fettina dal lato opposto e procedere per altri 15 minuti. Ripetete questa operazione per almeno due volte.
Dovranno essere belle croccanti.
A questo punto sfornatele e lasciatele raffreddare.
Gustatele come meglio desiderate: con burro e marmellata, con crema al cioccolato, con una crema al pistacchio o con qualsiasi prelibatezza desideriate.
La loro forza è la genuinità. Sorride il palato e sorride il vostro corpo.


abc

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