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Nodini di brioche al cocco con ricotta: dalla visione all’assaggio attraverso la magia dell’interpretazione

Ci sono preparazioni che mi colpiscono, generalmente per l'immagine di golosità, sofficità, consistenza e travolgenza che mostrano. In quel momento, con gli occhi spalancati dalla meraviglia, sfido la sorte e affronto il mio cruccio: gli ingredienti. Molte volte, lo confesso, ci sono talmente tanti dettagli da modificare, in favore dei miei principi, che depongo le armi prima ancora di accostarmi all'idea di replicare. Alte volte, invece, raccolgo lo spunto ed elaboro la mia personale versione. Tutto questo è successo, qualche tempo fa, con le brioche di riso e ricotta della mitica Federica. Le ho viste, me ne sono innam oratae ho capito che sarebbero potute essere mie!!!! Le modifiche ci sono state, dalle farine al lievito, dallo zucchero all'olio, e anche i tempi di lievitazione, proprio per la scelta della qualità e della quanità del lievito, sono stati adattati. Ma se tutto questo ha preso forma, è solo grazie a lei. E queste brioches, ve lo garantisco, sono qualcosa di pazzesco, travolgente e sconvolgente. Sono la mia colazione domenicale perfetta, un incontro di leggerezza, fragranza e delicatezza. Ne ho sfornato una quantità infinita e sono felice di averlo fatto: il congelatore è pieno di nodini al cocco e..... in quanti mi chiederete un cappuccino?

Con questa ricetta partenzo alla raccolata di Panissimo
che per il mese di maggio è ospitata da Sandra



Ingredienti

300 g di farina Petra 1
208 g di semola di grano duro di Castelvetrano
150 g di latte di cocco
85 g di ricotta vaccina
45 g di cocco rapè
125 g di malto di riso
70 g di olio di semi di soia
50 g di lievito madre secco naturale
4 g di sale
2 albumi

Per la finitura
1 tuorlo
1 cucchiaino di cocco rapè
1 cucchiaino di zucchero di canna

Preparate il lievitino, mescolando 50 g di Petra 1 e 40 g di lievito madre essiccato. Unite 50 g di malto di riso e 60 g di latte di cocco, quindi impastate fino ad ottenere un composto omogeneo. Lasciate lievitare per almeno 1 ora e mezzo (per me 2 ore).
Preparate tutti gli altri ingredienti.
Una volta che il lievitino sarà pronto, aggiungete il restante malto di riso e le farine, mescolate tra loro, al cocco rapè e ai 10 g rimanenti di lievito madre, alternandole prima agli albumi, poi alla ricotta. In ultimo aggiungete l'olio, a filo, lasciando che venga assorbito perfettamente. Concludete con il sale.
Impastate fino a quando l'impasto sarà ben incordato, quindi rovesciate tutto in una ciotola, copritela con un foglio di pellicola trasparente e lasciatela riposare per 6 ore, fino al raddoppio.
Una volta che la vostra pasta sarà gonfiata, trasferitela su un piano di lavoro e allargatela leggermente con le dita. Arrotolatela in un verso, quindi nuovamente nel verso opposto.
   Lasciate l'impasto sulla spianatoia, copritelo con la boule e lasciatelo lievitare per altre 3 ore.
A questo punto stendete l'impasto in una sfoglia di circa un centimetro di spessore. Coprite la superficie con il mix di cocco e zucchero di canna, quindi ritagliate delle strice larghe al massimo un paio di centimetri.
Attorcigliate su se stesse ciascuna striscia, quindi chiudetele formando un nodo. Procedete fino a terminare l'impasto.
Sistemate tutti i nodini appena creati su una placca da forno foderata. Lasciateli a distanza l'una dalle altre. Copritele con un foglio di pellicola trasparente e lasciatele riposare per 9 ore circa. Io le ho lasciate tutta la notte.
In genere riservo a questa fase di lievitazione un posto in frigorifero, ma vedendo la compattezza dell'impasto, ho lasciato la teglia nel forno spento, tutta la notte. Al mattino mi sono trovata delle belle briochine gonfie e vive, e assolutamente composte.
Portate il forno alla temperatura di 180°. Nel frattempo spennellate con il tuorlo la superficie di ciascun nodino.
Infornate e lasciate cuocere per 15 minuti circa, facendo attenzione che la cottura sia uniforme.
Quando saranno ben dorate in superficie, sfornatele e.... lasciatele raffreddare. O, almeno, provateci!

Vi posso garantire che solo "pesando" la leggerezza di ciascuna brioche e lasciandovi avvolgere dal profumo sprigionato, sarà una tentazione irrefrenabile, quella di spezzarne un tentacolino.
  
Va bene, la dirò tutta, io non ho saputo resistere ^_^

E così, in questo gesto istintivo e incontrollabile, mi sono trovata a inserire, nel cuore della brioche calda di forno, un quadratino di cioccolato fondente..... Riuscite ad immaginare l'esplosione di meraviglia? :D

Golosa io? Naaaaa.... Sono piccoli piaceri di vita!!
Cedete. Deliziatevi. Coccolatevi.
In leggerezza. In consapevolezza.

abc

Crostata con crema di cioccolato e amarene: le prospettive che cambiano gli approcci all’ispirazione

Il mio modo di andare contro corrente si manifesta nei più svariati modi. Leggo sempre di ricette che possano tornare utili per utilizzare gli albumi avanzati dalle varie preparazioni in cui solo il tuorlo è contemplato. Ecco, io invece, terminate le mie scorte di albume pastorizzato che utilizzo per la colazione proteica quotidiana, mi sono trovata a dover rompere delle uova (esattamente due al giorno per un paio di giorni) separando le due parti e utilizzando unicamente gli albumi. Ed ora, di questi tuorli, che ne faccio? Non ci ho messo molto ad ingegnarmi, lo confesso. Fossi stata costretta ad utilizzarli per qualcosa che avrei consumato io stessa ci avrei pensato un po' di più, ma dal momento che l'occasione di condivisione mi ha messo davanti l'opportunità di provare qualcosa di più classico e conforme alle tradizioni, non mi sono tirata indietro. Questa volta l'unico senza è circoscritto al burro (oltre ai latticini), perché su quello, davvero, non transigo. Ma l'impiego del tuorlo per la preparazione di questa frolla, oggi, è stata una scelta voluta e consapevole.
L'organizzazione di una cena con un gruppo di professionisti con i quali condivido un progetto lavorativo, per conto e in qualità di Mai Soli nel Mondo (progetto di cui vi parlerò quanto prima), mi ha portato ad una valutazione razionale: tanti begli ometti famelici di ogni genere di piatto che non debba rispettare particolari canoni di salutismo e qualsivoglia restrizione nutrizionale, vuoi che non apprezzino un dolce di questa portata? E allora viaaaaaaaaaaa, è la volta buona che anche io possa dire: l'ho fatta, e l'ho fatta con così tanti tuorli da fare rabbrividire la più audace delle pasticcere!!! :D
Ah, giusto per dovere di cronaca, i famelici ometti non mi hanno lasciato neanche le briciole (giuro!!). Dite che sarà piaciuta?

Ingredienti

Per la pasta frolla all'olio
200 g di Petra 1
100 g di farina d'orzo integrale
150 g di semola di grano duro
100 g di zucchero di canna grezzo
100 g di tuorlo d'uovo
100 g di olio di semi di soia
1 cucchiaino di farina di limoni
1 g di sale rosa

Per il ripieno
2 albumi
360 g di cioccocrema (fatta in casa)
10 g di amarene sciroppate
40 g di sciroppo di amarena

Mescolate le farine, lo zucchero, la farina di limoni e il sale. Unite i tuorli e iniziate ad impastare. Aggiungete a filo l'olio e continuate a lavorare l'impasto fino ad ottenere un panetto compatto.
Avvolgetelo in un foglio di pellicola trasparente e lasciatelo riposare in frigorifero almeno un'ora.
Se già non l'aveste pronta, preparate la crema di cioccolato secondo la ricetta oppure seguendo la vostra ricetta di fiducia. Versatela in una ciotola capiente e unitevi lo sciroppo di amarena. Mescolate tutto fino ad amalgamare perfettamente il tutto. Tenete da parte.
Stendete la frolla all'olio e rivestite la teglia (io ne ho usata una di circa 32 cm x 50 cm). Lasciate i bordi alti.
   A parte montate a neve gli albumi, non troppo ferma. Incorporateli alla crema di cioccolato e mescolate delicatamente fino ad ottenere un composto omogeneo. Versatelo sopra la pasta frolla e distribuitelo uniformemente su tutta la superficie. Tagliate le amarene in 4 parti e incastonatele sulla farcitura.
Portate il forno a 180° e, una volta in temperatura, infornate la teglia. Cuocete per almeno 30 minuti, ma controllate che la pasta non scurisca troppo: con alcuni forni potrebbe bastare questo tempo, con altri potrebbero volerci anche una decina di minuti in più.
Una volta che la pasta risulterà cotta, estraete la teglia e lasciate raffreddare la crostata.
Sapendo di dover presentare a mo' di centrotavola il dolce, l'ho porzionata in quadratini che ho presentato su un vassoio. Decidete voi come procedere.

Alla fine quello che rimane è un intrigante gioco di sapori, tra l'intensità del cioccolato e la dolcezza dell'amarena, e un'irresistibile antagonismo di consistenze, tra il guscio friabile della frolla e la cremosità della farcitura.
Tutto il resto sarà il vostro palato a suggerirvelo. E a memorizzarlo ^_^abc

Gelato di ricotta e pere con uvetta: tutto ciò che è fondamentale per il raggiungimento di un obiettivo

Vi vedo, miei cari pignoletti, ingrandire le foto per cercare la cremosità perfetta, scettici per l'assenza della parola gelatiera nel procedimeno di preparazione, diffidenti per la mancanza di panna tra gli ingredienti e indignati perché lo zucchero utilizzato non è quello giusto (tranquilli, neanche il banalissimo saccarosio di per sé lo è!!). Ma sapete cosa vi dico? A me questo gelato piace proprio tanto! E non starò qui a convincervi che niente di tutto quello appena citato sia fondamentale per una buona riuscita, perché la mia caparbietà è arrivata oltre. La panna non entra in casa neanche per sbaglio, lo zucchero sotto forma di saccarosio, destrosio, glucosio, maltodestrine e zucchero invertito fatico anche a pronunciarlo, la gelatiera la vorrei, ma..... rimane ancora un sogno. E allora che faccio? Rinuncio al lusso di un buon gelato fatto in casa? Illusi ^_^ Mentre voi fate le vostre considerazioni, io vado avanti per la mia strada e, nel caso le considerazioni si prolungassero, mi concedo anche un assaggio. Ma anche un bis, perché qui c'è tutta la bontà che ho sognato!! Ci ho messo tutto il mio amore e ve lo offro con grande orgoglio ; )

Ingredienti

50 g di latte di mandorle
5 g di lecitina di soia
180 g di pere williams (mature)
200 g di ricotta vaccina
75 g di malto di riso
20 g di zucchero di canna Dulcita
20 g di uvetta
5 g di farina di semi di carrube

Mettete a mollo la lecitina di soia e l'uvetta nel latte di mandorla e lasciatela riposare per almeno mezz'ora.
Tagliate le pere e inseritele in un boccale insieme allo zucchero di canna e alla farina di semi di carrube. E' importante che le pere siano mature, visto che andranno utilizzate con la buccia. In questo modo lasceranno un naturale sapore dolce e non renderanno aspro il sapore finale.  Frullate tutto, fino ad ottenere una purea non troppo vellutata.    Aggiungete, a questo punto, la ricotta e il latte con la lecitina di soia e l'uvetta. Amalgamate bene il tutto e portate a bollore, mescolando continuamente. Fate bollire per un paio di minuti, quindi versate il composto in un contenitore di alluminio.
Lasciate intiepidire il composto, mescolando di tanto in tando affinché la superficie non si compatti in una crosticina. Quando sarà freddo, riponete lo stampo nel congelatore. Riprendete il composto ogni mezz'ora, per le prime 3 volte, e ogni ora, per le successive 3 volte e lavorate il gelato con una frusta elettrica. In questo modo ingloberà aria e rimarrà soffice e cremoso.
Ci vorrà un po' di pazienza, ma l'operazione richiederà, ogni volta, pochi minuti e non troppa manualità.
Abbiate cura di pulire bene i bordi dello stampo, dopo ogni fase di mantecatura. In questo modo il gelato si rapprenderà in modo omogeneo.
Lasciate lo stampo nel freezer per almeno 8 ore, quindi preparatevi all'assaggio. Non servirà estrarre il gelato molto tempo prima di servirlo, perché rimarrà piuttosto morbido.
Accompagnatelo con delle cialde di pera essiccata (o fresca), una manciatina di uvetta e una colata di malto (o miele, o sciroppo d'acero). Ma anche con un biscotto, o delle semplici scaglie di cioccolato, saprà stupirvi e deliziarvi. E sia chiaro, seppur la panna continuerà a non entrare nella mia dispensa, la macchina del gelato rimane un sogno!!

Non prendetelo come un invito all'azione ^_^ ma lasciatemi libertà di espressione ^_^

abc

Pancakes senza uova alla crema di fragole e menta: quando l’obiettivo è il sorriso di un bambino

Le strade facili non mi sono mai piaciute. Io amo le sfide. E spesso le sfide si superano per ‪tenacia e caparbietà. Laddove un piatto preveda l'utilizzo di un ingrediente che non rientri, per infiniti motivi, nella lista degli alimenti possibili, mi prodigo nell'elaborazione di strategie fino a trovare la giusta alternativa. E il risultato atteso e sperato, quando arriva, dà grandi soddisfazioni. Questa volta torno sull'iniziativa l'Orto del bimbo intollerante, inaugurato, per quanto mi riguarda, con la millefoglie di spinaci. Se io tolgo alimenti come burro, latte, zuccheri e farine raffinate per pure scelte salutiste, ci sono realtà in cui si agisce per necessità. Le intolleranze sono una realtà sempre più importante. Difficili da gestire nell'approccio, possono non rappresentare un vero ostacolo, se affrontate con allegria e sfizio. E quando queste intolleranze interessano i bambini, allegria e sfizio sono concetti chiave, quasi parole d'ordine.
Qualche giorno fa arriva lei, con la sua meravigliosa Cucina della Capra, importante spazio in cui trovo sempre meravigliosi suggerimenti. E lei mi piazza davanti questa miracolosa soluzione: acqua di cottura dei ceci come alternativa all'albume dell'uovo. Si monta a neve come neanche potreste immaginare. E così i ceci si confermano un perfetto alleato, e non solo in versione farina, per frittate e simili. Mi è bastato leggere le sue parole per mettermi all'opera. Tempo zero e i ceci bollivano in pentola. Sfida difficile, visto che pare sia più semplice raggiungere un perfetto risultato utilizzando l'acqua dei ceci in vasetto, ma io non amo l'acquisto di alimenti sotto conserva. E di certo non mi faccio spaventare dalle aggravanti. Al primo tentativo ho utilizzato il liquido appena ottenuto, semplicemente lasciato raffreddare. Risultato raggiunto, ma con qualche riserva: la neve non è fermissima, nonostante il tempo prolungato di lavoro della frusta. Passiamo al piano B. Lascio i ceci in ammollo per 24 ore e, una volta prelevati, lascio riposare il liquido per altre 48 ore. Questo passaggio conferisce al liquido una vischiosità tale da permettere una lavorazione ottimale. Il risultato è da togliere il fiato ^_^
Bambini ancora una volta felici e Cuocherellona ancora una volta soddisfatta. Una doppia vittoria ^_^

Con questa ricetta partecipo alla raccolta di maggio de
creata da Manu e Leti


Ingredienti

Per i pancakes
80 g di acqua di cottura dei ceci
60 g di acqua
7 g di semi di chia
15 g di malto di riso
1/2 cucchiaino di farina di limoni
20 g di farina di farro monococco
10 g di farina d'ozo integrale
1 pizzico di bicarbonato

Per la crema di fragole
10 fragole
1/4 di ananas fresco
10 foglie di menta

Lavate 8 fregole e tagliatele a pezzi. Mettetele in un pentolino insieme all'ananas tagliata in piccoli spicchietti. Portate tutto ad ebollizione. Una bolta raggiunto il bollore, abbassate la fiamma e cuocete per circa 15 minuti. Spegnete il fuoco, aggiungete le foglie di menta nìben lavate e passate tutto con un frullatore ad immersione, ottenendo una crema non troppo liscia. Tenete da parte fino a raffreddamento (potrete preparare questa salsa anche il giorno prima). In questo modo i sapori si armonizzeranno e la menta darà il suo tocco inconfondibile.
Mettete in ammollo i semi di chia nei 60 g di acqua. Lasciate riposare per almeno 15 minuti, o comunque fino a quando il liquido sarà diventato vischioso. Unitevi, ora, il malto di riso, le farine, la farina di limoni e il pizzico di bicaronato. Sbattete tutto con una frusta, fino ad ottenere un composto soffice e ben amalgamato.
   Tenete da parte. Prima di occuparvi della seconda parte della preparazione, metete un padellino a scaldare sul fuoco.
Prendete l'acqua dei ceci, che avrete preparato secondo le indicazioni date nell'introducione (diversamente utilizzate quella dei vasetti di vetro). Montatela a neve azionando una frusta e facendola lavorare per almeno 4 minuti. Vedrete che, con un po' di pazienza, il composto si trasformerà in una neve fittissima e compatta.
Versate la spuma sulla pastella preparata in precedenza e mescolate delicatamente con una spatola, dal basso verso l'alto.
Versatene un paio di cucchiai nella padella, leggermente unta. Fate cuocere la pastella per qualche minuto, quindi giratela e procedete con la cottura dall'altro lato.
Procedete fino a terminare la pastella. Con queste dosi mi sono venuti 4 pancakes di circa 10 cm di diametro.

Servitele con la crema di fragole e menta, appena scaldata per non andare in contrasto con i pancakes.

Aggiungete le due fragole tenute da parte, magari tagliate a fettine e gustateli! Insoliti, sfiziosi, inebrianti, avvolgenti e terribilmente leggeri, i vostri pancakes saranno una sana e travolgente coccola. La colazione non sarà mai stata tanto desiderata!

Il problema uova è presto risolto e senza la minima rinuncia!!!!
Sono certa che, con l'utilizzo di farine giuste, queste delizie possano trasformarsi anche come sfizioso dolce gluten free: non richiedono farine di forza, per cui avanti atutta, ce n'è per ogni esigenza!!


abc

Cuori di semi alla nocciola: il piacere di scoprire similitudini e ritrovarsi in una scelta

Di tanto in tanto ritorno. Le scorte finiscono e la biscottatrice seriale che è in me trova sfogo e si sbizzarrisce in nuove architetture di sapori. Man mano che propongo nuove versioni, vado a definire una linea guida sempre più nitida: pochissimo zucchero e mai raffinato (di rado lo zucchero integrale di canna, rarissimamente il miele e spesso il malto di riso), farine assolutamente selezionate, grassi salutari che, nella peggiore delle ipotesi, contemplano una margarina fatta in casa e nella migliore delle ipotesi sfruttano la parte grassa degli ingredienti utilizzati, nessuna traccia di latte vaccino a favore di latte vegetale, ora di avena, ora di mandorla, talvolta di nocciola e quasi mai le uova, per alleggerire l'impasto, che tanto non ce n'è bisogno ^_^ Quando trovo riscontro di tutto questo nelle pagine di foodbloggers amiche, mi illumino!!!! E quando Serena mi ha piazzato davanti agli occhi i suoi biscotti ai semi, non ho dubitato un solo attimo e, nel giro di pochi minuti, mi sono trovata con le mani in pasta, pronta a portare a termine una nuova sfida. Lei è la maga del diversamente dolce, tanto che il suo blog non lascia dubbi: No Sugar Please porta con sé tutta l'essenza del suo fare. E questi biscotti sono la prova che al sano non c'è limite. Interpretati e assaporati, mi hanno decisamente conquistato. C'è da dire che un impasto di questo tipo non è semplicissimo da lavorare. Si frantuma facilmente, ma è anche vero che, nel tempo, ho affinato le tecniche. Non stendo più una sfoglia da tagliare, ma riempio gli stampi con briciole di impasto, che poi compatto bene sulla teglia. Un lavoro certosino che mi regala grandi soddisfazioni all'assaggio. Questi cuori sono tutto questo e sono una sana coccola.

Ingredienti

75 + 75 g di semi di girasole
35 + 75 g di semi di sesamo
50 g di semi di chia
40 g di nocciole
100 g di farina di mais fioretto
50 g di Saragolla
130 g di malto di riso
5 g di farina di limoni
50 ml di latte di mandorle

Inserite in un boccale 75 g di semi di girasole, 35 g di semi di sesamo e le nocciole. Tritate tutto fino ad ottenere una farina.
Aggiungete, quindi, le farine, la restante parte dei semi di girasole e di sesamo, i semi di chia, la farina di limoni e il malto di riso. Iniziate ad impastare tutto e aggiungete il latte nella misura sufficiente a compattare tutti gli ingredienti, senza ammorbidire troppo l'impasto.
Formate una palla e lasciate riposare in frigo per un'ora almeno. Adesso arriva il divertimento: se non voleste complicarvi la vita, create delle palline con le mani e schiacciatele leggermente su una teglia coperta da carta forno. Diversamente, se foste malate della perfezione (che poi non è), prendete uno stampo per biscotti a vostro piacere e posatelo sulla teglia. Riempitelo con impasto sufficiente a creare una base di mezzo centimetro e compattatelo bene. Togliete lo stampo e procedete fino a terminare l'impasto. Giusto per curiosità, ho scelto uno stampo piuttosto piccolo (perfezionista e masochista) e ho formato 90 biscotti. Sì, avete letto bene, novanta!!!!
Portate il forno alla temperatura di 180° e cuocete i biscotti per circa 15 /20 minuti. Il mio forno richiede tempi più prolungati di cottura, ma potrebbe volerci anche meno: verificate che non scuriscano troppo.
Una volta pronti sfornateli e fateli raffreddare su una gratella. Diventeranno croccanti e fragranti, tanto da essere decisamente irresistibili. La nota della nocciola rende pieno il sapore, la consistenza dei semi regala vivacità sul palato e il crunch del morso non vi libera dalla tentazione di mangiarne ancora, senza limite.

Se come me vi dilettaste in questi quantitativi, potrete conservare senza problemi i biscotti sfornati per molti giorni, in un barattolo di vetro o in una scatola di latta. La fragranza non ne risemntirà, tanto meno la croccantezza.
Ma vi garantisco che per arrivare ad averne una scorta, dovrete cedere a questi quantitativi: il lavoro con minori dosaggi si vanificheranno nel giro di pochissimo tempo!

Assaporateli da soli, con una sana crema di cioccolato o con una buona confettura, ma anche con un semplice quadrotto di cioccolato fondente. Sono irresistibili e perfetti in ogni contesto!!


abc

Budini di riso alla liquirizia con cuore fondente di pere al timo: la creatività che nasce dai nuovi incontri

Grazie a questo piccolo spazio, in cui condivido le mie esperienze culinarie e i miei piccoli esperimenti, ho conosciuto e continuo a conoscere molte persone. Sono spesso donne mosse dalla stessa passione, anche se spesso con sfumature di carattere diverse. Un po' di tempo fa, grazie ad uno scambio di battute su un post condiviso in Facebook, ho avuto modo di incontrare lei, la dolcissima Alessia. Nella nostra conoscenza virtuale l'ho sempre ritenuta una persona lontana dalla mia realtà, per interessi, per abitudini, per il modo di approcciarsi a questo mondo, molto più social di me. Poi è arrivato il giorno del nostro incontro, davanti a quella tanto agognata pizza. Una serata di piacevolissime chiacchiere. E, da lì, si è innescato un processo di conoscenza e di condivisione che, ad oggi, mi rende felice. Alessia è una persona semplice, generosa, solare e intensa. La sua pagina è lo specchio della sua genuinità.
In un sabato di marzo, a colazione da lei per un evento organizzato tramite Gnammo, mi ha presentato una linea formidabile di liquirizia e prodotti a base di liquirizia: la Lakrids. Come sempre accade quando incontro un ingrediente nuovo, ho iniziato a fantasticare su quanto avrei potuto creare. E allora eccola, lei, presentarsi con un vasetto di sciroppo e con un barattolino di polvere di liquirizia. "Fanne quello che vuoi". Ci ho pensato per molto tempo, ma l'idea non trovava mai la giusta dimensione, quella che fa scattare l'interruttore e rendere tangibile il pensiero. Fino a quando ha preso vita questo budino. Conoscete i miei azzardi, sapete che i miei gusti sono audaci e che le sfide mi piacciono solo se non sono banali. Non è un classico dolce. Non è neanche il classico riso al latte. Ma è speciale: lo è nel sapore, lo è nell'idea e lo è nel gesto generoso che spero di ricambiare con.... un assaggio ^_^

Ingredienti

Per il budino
60 g di riso carnaroli
250 g di acqua
1 pizzico di sale rosa dell'Himalaya
25 g di sciroppo di liquirizia Lakrids
150 g di latte vegetale (io di mandorla)
1/2 cucchiaino di agar agar
45 g di miele di castagno e di tiglio (o malto di riso)

Per il cuore fondente
100 g di pere Williams (peso al netto degli scarti)
60 g di cioccolato bianco
5 rametti di timo fresco
1/2 cucchiaino di farina di semi di carrube
1 g di farina di limoni

Per la finitura
1/2 cucchiaino di farina di mandarino
1/2 cucchiaino di polvere di liquirizia Lakrids

Portate ad ebollizione l'acqua, quindi versate il riso, il sale e lasciate bollire, a fiamma bassa e con un coperchio, fino a quando il liquido si sarà assorbito completamente. Una volta che sarà cotto, spegnete la fiamma e lasciatelo intiepidire.
Nel frattempo sbucciate le pere ed eliminate il torsolo. Tagliatele a tocchetti, inseritele in un bicchierone e frullatele, insieme ai rametti di timo precedentemente lavati. Lavorate tutto fino ad ottenere una crema omogenea. Tenetela da parte.
   Sciogliete a bagno maria il cioccolato bianco con la farina di limone. Una volta che sarà cremoso unitevi la purea di pera e la farina di semi di carrube. Lasciate sul fuoco, sempre a bagno maria, fino a quando il composto sarà prossimo all'ebollizione. Spegnete e lasciate raffreddare.
Stemperate l'agar agar con il latte vegetale, quindi mettetelo sul fuoco e portatelo a bollore. Lasciatelo bollire per 3 minuti circa.
Riprendete il riso. Versatevi il miele (o il malto di riso), lo sciroppo di liquirizia e il latte bollente. Mescolate velocemente, quindi frullate tutto con un braccio ad immersione. Dovrete lavorare fino a quando la crema sarà perfettamente vellutata.
Mescolate la farina di limoni con la polvere di liquirizia e distribuitene un po' in ogni stampino utilizzato per il budino.
Versate in ciascuno stampo la crema di riso, fino a riempirne poco più della metà.
Lasciate raffreddare in frigorifero fino a quando si sarà rappreso, quindi riprendete gli stampi. Ponete, su ciascun budino un cucchiaino abbondante di crema di pere e cioccolato bianco, quindi finite di riempire con la crema di riso.
Lasciate riposare in frigorifero fino a quando si sarà rappreso completamente. Potrebbero essere sufficienti 4 ore, ma io ho preferito lasciarli tutta la notte.
Quando sarà ora di servirli, capovolgeteli su un piattino ed estraeteli dal loro stampo. Guarnite con un filo di sciroppo di liquirizia e.... Gustate!!!! A piacere potrete spolverizzare con altra polvere di liquirizia e farina di limone e, magari, presentare il piatto con un rametto di timo fresco. In ogni caso la sorpresa starà nell'assaggio.
Se l'esterno è un involucro morbido, intenso e avvolgente, il cuore è una dolce carezza di aromi e freschezza.

L'audacia mi ha ripagato, anche questa volta.

Se desideraste la consistenza più solida del budino, aumentate di metà la dose dell'agar agar, oppure prolungate l'ebollizione del latte.
Semplice gusto personale che non modifica il sapore.

A voi la vostra versione e a voi il piacere di deliziare e stupire i vostri palati!!

E, scusate se mi rivolgo solo a lei, ma è grazie a lei che sono arrivata qui.... Alessia, a noi il prossimo goloso incontro!! ^_^


abc

Biscotti “scrocchiarelli” ai semi di chia e di canapa: il sapore della genuinità che dipinge il quotidiano

Che sia seriale l'avrete ormai capito. E anche che la mia vena salutista venga prima di qualsivoglia tentazione di gola non è più un segreto. Mi sciolgo di fronte a biscotti burrosi, ma più per l'idea di un ricordo, che per il piacere che proverei a gustarli ancora. Tanto che ricorro sempre a ingredienti genuini. Non sento la mancanza del burro. Non sento la mancanza di una pasta frolla da manuale. Non mi mancano i condimenti forti e grassi. Non mi manca il dolce troppo dolce. Non mi manca neanche il latte vaccino. Mi sono ambientata perfettamente tra i miei alleati speciali. Talvolta provo qualcosa di nuovo. Talaltra qualcosa di nuovo la scopro. Mi piace sperimentare e provare accostamenti diversi. Motivo, questo, per non ripetere mai due volte la stessa ricetta. Quasi sempre ^_^ Già, perché mentre vi parlo di questa prima infornata, nel barattolone di vetro ho quel che resta della seconda. Ma mentre assaporo i rimasugli della seconda infornata ricordo che questo biscotto non è altro che l'elaborazione di quest'altro biscotto. E' che al genuino ci ho preso l'abitudine. E il genuino mi è spontaneo perpetuarlo nella quotidianità. Anzi, al genuino non riesco più a resistere!!
Ingredienti 70 g di farina di segale 30 g di farina khorasan (saragolla) 70 g di burro di arachidi 5 g di farina di limoni 1 tuorlo 50 g di malto di riso 15 g di semi di canapa 15 g di semi di chia 25 g di fiocchi d'avena 1 pizzico di sale (solo se non utilizzaste il burro salato) Interite nel boccale le farine, compresa quella di limoni (la preparo tritando finissimamente le bucce essiccate dei limoni biologici che utilizzo come coccola mattutina del risveglio), i semi di canapa, quelli di chia e i fiocchi d'avena. Miscelate tutto in modo da ottenere omogeneità. A questo punto unite il burro di arachidi, il pizzico di sale (se il burro non fosse salato), il malto di riso e il tuorlo. Impastate tutto fino ad ottenere una sbriciolata ben amalgamata. Compattate la pasta in un panetto e avvolgetela in un foglio di pellicola trasparente. Lasciatela riposare in frigorifero per un'ora. Tiratela fuori e lasciatela a temperatura ambiente per circa mezz'ora, quindi stendete la pasta aiutandovi con un mattarello, formando una sgohlia spessa circa mezzo centimetro. Abbiate pazienza, perché l'impasto risulterà piuttosto difficile da lavorare. La seconda volta, infatti, ho formato i biscotti uno ad uno, con un coppapasta riempito con un cucchiaino di impasto sbriciolato, poi compattato con il suo schiaccino. Sistemate i biscotti su una teglia coperta da carta forno e infornate, a 170°, per 20 minuti. Controllate che non scuriscano troppo. Ciascun forno ha le sue caratteristiche, per cui il tempo di cottura potrebbe variare. Sfornate i biscotti e trasferiteli su una gratella, fino a farli raffreddare completamente. Raffreddando acquisiranno una perfetta croccantezza.
Una volta che saranno freddi e scrocchiarelli asaggiateli e, per le scorte, conservateli in un barattolo di latta o di vetro. Si conserveranno per molti giorni, sempre lì, pronti ad assecondare ogni vostro desiderio. Favolosi da soli, sono incantevoli con una bella spalmata di buona e genuina marmellata casalinga, ma perché no, anche con del vellutato e avvolgente cioccolato. Con la frutta, ma anche, udite bene, sbriciolato nello yogurt (per me di soia). Sono completi per i loro ingredienti, sfiziosi per il loro sapore e genuini per le proprietà di ciascun elemento presente. Non vi nascondo che l'idea di una terza infornata mi stuzzica non poco!! Quello scrocchiare dei semini sotto i denti mi piace da impazzire ^_^  abc

Mini crumble al cioccolato con mandorle e uvetta: la strategia infallibile di un’incorreggibile gola

Non ho ricevuto o acquistato alcun uovo di Pasqua, quest'anno, per cui non ho cioccolato da smaltire. A dirla tutta io compro tavolette di cioccolato extrafondente con una metodicità disarmante, per cui non posso neanche pensare di utilizzare la parola riciclo. Piuttosto, direi, principio, ispirazione, desiderio, volontà. Ecco cos'è per me il cioccolato. Tutto l'anno.
Avevo in mente da un po' di dare una forma crumblettiana ad una parte delle mie scorte di cioccolato. Il dubbio, però, è stato: se non porzionassi in fase creativa, rischierei di finire una crostata intera in due giorni. Tre al massimo. Così ecco che ho utilizzato la teglia dei muffin (ironia della sorte non preparo quasi mai mai muffin!!) per creare dei biscotti crumble. Beh, un paio di giorni in più sono durati. In fondo come si fa a resistere a tanta meraviglia? Il cuore è intenso, arricchito con uvetta e impreziosito da lamelle di mandorle e la croccantezza, seppur sarebbe bastato qualche minuto in meo di cottura..... benedette distrazioni, è un invito al morso. E' davvero difficile resistere, soprattutto per una golosa come me, ma con delle mono porzioni metto in atto il mio modus operandi collaudato: apro il barattolo, ne prendo due, chiudo il barattolo e lo ripongo nel suo angolo nascosto alla vista. Un paio di volte su dieci è un metodo che funziona :D
Sempre meglio che giustificarsi con la scusa della fettina tagliata male, che ha sbriciolato in modo irregolare il bordo!! Ma perché dover resistere?

Ingredienti

70 g di farina di segale Jurmano
50 g di saragolla
40 g di zucchero di canna Demerara
40 g di olio di riso
1 tuorlo d'uovo
70 g di crema di cioccolato
15 g di uvetta sultanina
10 g di mandorle a lamelle
1 cucchiaino di farina di mandarino
1 cucchiaino di latte vegetale
1 pizzico di sale rosa dell'Himalaya

Inserite in un boccale le farine, il tuorlo, lo zucchero, la farina di mandarino e il pizzico di sale. Iniziate ad impastare, amalgamando bene gli ingredienti. Versate l'olio di riso e, all'occorrenza, il cucchiaino di latte vegetale.
Impastate fino ad ottenere un impasto sbriciolato, ma uniforme. Compattatelo, avvolgetelo in un foglio di pellicola trasparente e lasciatelo riposare in frigorifero per almeno un'ora.
   Trascorso il tempo del riposo riprendetelo e lasciatelo a temperatura ambiente per qualche minuto. Dividetelo in due parti, di circa un terzo e due terzi. Utilizzate i due terzi per creare le basi: schiacciate bene una parte sufficiente di impasto a creare uno strato sufficientemente spesso del vostro stampo. Fate in modo che sia molto compatto. Terminate tutte le basi, lasciate riposare l'impasto in frigorifero.
Prendete la crema di cioccolato e mescolatela con l'uvetta e le mandorle a lamelle. Volendo potrete aromatizzare a piacere con spezie, o peperoncino. Versate un cucchiaino di crema nel mezzo di ciascuna base, quindi coprite tutto sbriciolando sulla crema il restante terzo di pasta tenuto da parte. Schiacciate, con le dita, i bordi di ciascun biscotto, in modo da creare dei contorni ben definiti e compatti.
Fate ancora riposare in frigorifero, giusto il tempo di portare il forno alla temperatura di 180°. Infornate e cuocete per circa 30 minuti. Prestate molta attenzione alla cottura, perché basterà poco affinché la pasta scurisca troppo!!!! Io mi sono distratta un attimo (!!!!) e ho ottenuto una doratura troppo accentuata.
Sfornate e lasciate raffreddare i biscotti nei loro stampi.
Una volta raffreddati completamente, estraeteli, aiutandovi con una lama arrotondata. Potrebbe essere sufficiente capovolgere lo stampo, ma la cura e l'attenzione vi eviteranno di fare disastri ^_^

Assaporate il crunch dei vostri biscotti, lasciandovi coccolare dall'intensità del cioccolato. E, se mai dovessero avanzarvene, poneteli in una scatola di latta o in un barattolo di vetro: si conserveranno per almeo 7 giorni.

   Colazione o merenda, non c'è limite alla gola. Concedetevi tutte le coccole che meritate!!

abc

Saccottini al cioccolato con farro monococco e semi di canapa: il valore aggiunto di una dispensa ricca e fornita

Ebbene sì, sono giunta al termine delle mie scorte per le colazioni domenicali. Mi fa star bene l'arrivo di questo momento: lo attendo con trepidazione, perché mi piace l'idea di mettermi nuovamente al lavoro su nuovi impasti. Mi piace utilizzare nuovi ingredienti speciali, di cui riempio la dispensa, o semplicemente affinare procedimenti già applicati. E mi piace sfornare brioche su brioche, da riporre, come una formichina, nel congelatore, pronte a deliziare i miei gioiosi risvegli domenicali.
Questa volta la conta ha decretato, vincente, la farina di farro monococco. Preziosissima. Rappresenta un vero e proprio multivitaminico, in quanto contiene da 5 a 8 volte in più antiossidanti come i carotenoidi ed un contenuto proteico maggiore e di qualità. Voglio dire, me la sarei potuta perdere, secondo voi? Le sue proprietà la portano ad essere altamente digeribile e vi posso garantire che tutto è reale. Mentre oggi vi parlo di questa delizia, in cantiere ci sono state altre preparazioni che, di soddisfazioni, me ne hanno regalate molteplici ^_^ In questa sfogliatura ho voluto provare la mia margarina, questa volta preparata con l'olio di riso al posto dell'olio di semi di soia: una favola, la migliore di sempre. Vi consiglio questa piccola modifica sulla ricetta originaria e vedrete che splendida resa!! Ingredienti Per il poolish 200 g di farina Petra 1 200 g di acqua 15 g di lievito madre secco naturale Per l'impasto poolish 250 g di farina di farro monococco 125 g di farina Petra 1 25 g di crusca 27 g di lievito madre secco natrale 30 g di semi di canapa 7 g di malto d'orzo in polvere 55 g di zucchero di canna grezzo Demerra 235 g di latte vegetale 35 g di olio di riso Per il ripieno 90 g di cioccolato fondente extra 25 g di pistacchi di Bronte tostati 50 g di fichi secchi 20 g di latte vegetale 10 g di olio di riso Per la sfogliatura 85 g di margarina 15 g di farina di riso Preparate il poolish mescolando la farina con il lievito madre. Quindi versate l'acqua e mescolate velocemente, fino a quando tutta la farina sarà bagnata, ma senza lavorare troppo.    Coprite la terrina con un foglio di pellicola e lasciate riposare, al riparo dalla luce, per un tempo che possa andare dalle 15 alle 18 ore. Il poolish sarà pronto quando vedrete tante bollicine in superficie e vedrete il centro dell'impasto affondare leggermente. Preparate le farine per l'impasto. Mescolatele con il malto, il lievito, la crsca e i semi di canapa. Trasferite il poolish nell'impastatrice (io utilizzo il Bimby), unite una parte di farina, lo zucchero e il latte. Iniziate a impastare. Unite, poco alla volta, la farina restante. In ultimo versate l'olio, a filo, flasciando che venga ben assorbito e che l'impasto incordi bene e acquisisca elasticità. Trasferite la pasta in una terrina leggermente infarinata, copritela con la pellicola e lasciatela risposare, al riparo da correnti di aria e dalla luce, fino al raddoppio. Io l'ho lasciata riposare per 7 ore. Nel frattempo occupatevi del ripieno. Inserite in un boccale il cioccolato e tritatelo finemente. Unite i fichi secchi, privati del picciolo, e i pistacchi. Tritate tutto fino ad ottenere una pasta. Unite il latte e portate ad ebollizione, a bagno maria (io utilizzo la cottura del Bimby). Versate l'olio e mescolate fino a farlo assorbire completamente. Dovrete ottenere una pasta lucida decisamente densa, che, raffreddando, diventerà una pasta modellabile. Tenetela da parte fino al momento dell'utilizzo. Mescolate la margarina con la farina di riso, quindi riprendete l'impasto lievitato e stendetelo, su un piano infarinato, in una sfoglia rettangolare. Versate la margarina al centro della sfoglia, in un quadrato che lasci due lembi di pasta liberi, ai lati.    Piegate a libro l'impasto: i lati esterni dovranno essere ripiegati verso il centro. Avvolgete tutto con un foglio di pellicola trasparente e lasciate riposare in frigorifero per un'ora. Riprendete l'impasto, stendetelo leggermente, quindi procedete con una piega a tre. Avvolgetelo nuovamente nella pellicola e lasciatelo nuovamente riposare. Procedete con un'altra piega a tre, quindi fate ancora riposare l'impasto in frigorifero.
Trascorso il tempo, stendete la sfoglia su una spianatoia, formando un rettangolo spesso poco meno di un centimetro. Con l'aiuto di una rotella, tagliate delle strisce di circa 10 cm per 25/30 cm di lunghezza (la dimensione la deciderete in base ai vostri gusti). Prendete la farcitura al cioccolato e formate, con poco impasto alla volta, dei cordoncino, che andrete a posare sulle estremità di ciascuna striscia di pasta. Iniziate ad arrotolare la pasta verso il centro, da entrambe le parti, fino a fare incontrare i due rotolini al centro. Trasferite i saccottini appena ottenuti su una teglia rivestita da carta forno, lasciando una buona distanza tra loro. Coprite con un foglio di pellicola trasparente e ponete in frigorifero per una notte intera, o per almeno una decina di ore. Estraete la teglia mezz'ora prima della cottura, in modo da fare acclimatare l'impasto. Portate il forno alla temperatura di 190°. Spennellate i saccottini con una parte di margarina mescolata ad un cucchiaino di latte vegetale. Infornate e lasciate cuocere per 30 minuti. Controllate che non scuriscano troppo in superficie. Sfornati, trasferite i saccottini su una gratella e lasciateli raffreddare. A questo punto non vi resterà altro che gustarli. Crosticina croccante e cuore soffice. L'assenza dell'uovo rende leggero l'impasto e il morso è assolutamente una coccola a cui cedere senza ripensamenti. E senza possibilità di resistenza. La farcitura sarà intensa e consistente, ma allo stesso tempo delicata e inebriante. Un binomio perfetto, per una colazione da signori e per una scelta di genuina golosità. A voi l'assaggio e la scelta di coccolarvi per molte e molte colazioni ^_^
 abc

Digestive al mandarino e arachidi: chiamereste ‘semplice biscotto’ l’incontro perfetto di percorsi ed esigenze?

Strano, ma vero: BISCOTTI!!!!
Non ne avrò mai abbastanza. Mentre vi racconto di questa meraviglia, sto già assaporandone le ultime briciole ed elucubrando su nuove versioni. Con il tempo ho messo a punto alcune tecniche, ho preso confidenza con ingredienti insoliti, affinato l'intuito per i sapori e le consistenze insolite e dato continuamente ossigeno al bisogno di creare. Non amo particolarmente il dolce stucchevole, tanto da strabuzzare gli occhi di fronte alle quantità di zucchero che leggo nelle ricette classiche. Ho definitivamente eliminato gli ingredienti raffinati, scegliendo fonti di fornitura che possano garantirmi la genuinità degli stessi. E piuttosto rinuncio alla riuscita del progetto come tradizione comanda, ma non mi lascio tentare da un panetto di burro o da una farina 00. Sto benissimo così. Non è estremismo: il mio corpo è felice, carico ed energico. E io non potrei chiedere di più. Per questi biscotti, che in parte richiamano una digestiva, in parte racchiudono sapori insoliti, il percorso è stato attento e studiato e si è avvalso di qualche tentativo, prima del raggiungimento della forma attuale, per me perfetta. Sono friabili come ci si aspetta da un frollino. Sono leggeri come ci si aspetta da una digestiva. Sono rustici come ci si aspetta dalla scelta degli ingredienti utilizzati. Sono inebrianti come solo la farina di mandarino potrebbe renderli. Sono ricchi come solo semi e cereali sanno essere. E sono ideali per qualsiasi momento della giornata, dalla colazione allo spuntino. Senza uova, senza latticini, non incontrano solo i gusti dei più attenti, ma soddisfano anche le esigenze dei consapevoli ed intolleranti.
Lo chiamereste ancora semplice biscotto?

Ingredienti

65 g di arachidi
80 g di farina di riso
25 g di olio di riso
50 g di fiocchi d'avena
35 g di semi di girasole
15 g di semi di lino
45 g di latte di mandorla
30 g di miele all'arancia (oppure malto di riso per la versione vegana)
5 g di farina di mandarino
2 g di sale grosso integrale

Inserite le arachidi con il sale grosso in un boccale, quindi tritate fino a formare una crema piuttosto granulosa. Non dovrete ottenere un burro vero e proprio, ma una crema che permetta di legare, ma che lasci piccoli pezzi di arachide da assaporare al morso.
Aggiungete, quindi, i fiocchi d'avena, i semi di lino, i semi di girasole e la farina di mandarino. Tritate tutto, creando un impasto fatto di briciole. A questo punto aggiungete il miele, l'olio di riso, la farina di riso e impastate, versando, poco alla volta, il latte necessario ad ottenere un impasto compatto, ma non troppo morbido. La quantità indicata potrebbe variare in base alla qualità della farina utilizzata.
   Formate un panetto, avvolgetelo nella pellicola, e dimenticatevelo in frigorifero per almeno due ore.
Almeno vuole anche dire tutta una notte oppure l'intera giornata. Questo significa che potrete preparare l'impasto con largo anticipo, assecondando i vostri impegni. ERGO.... non avete scusanti!!!! Non voglio arrogarmi il diritto di organizzare le vostre giornate, ma potrete biscottare anche se oberati di impegni! ^_^
Quando riprenderete l'impasto per stenderlo, armatevi di un po' di sana pazienza: l'impasto non è burroso come una classica frolla, per cui sarà più complicato tenerlo compatto. Ma la fatica verrà ripagata.
Stendete uno strato sottile, mezzo centimetro al massimo, e tagliate i biscotti della forma desiderata. Trasferite tutto su una teglia coperta da carta forno.
   Infornate a 180° e cuocete per 15 minuti, 20 al massimo (a seconda del vostro forno). Controllate che non scuriscano troppo. E' facile, essendo così sottili, che brucino, per cui state nelle vicinanze del forno per il tempo di cottura.
Una volta pronti sfornateli e trasferiteli su una gratella, fino al totale raffreddamento.
A questo punto non dovrete fare altro che assaporarli!!

Sarà difficile fermarsi ad uno, ma anche a due biscotti. Sia impreziositi da creme o marmellate, sia in totale semplicità e purezza, il sapore comanda un richiamo continuo e la manina si allunga senza colpo ferire ^_^

Io li ho apprezzati molto con la mia crema alle nocciole, nelle mie colazioni luculliane. Ma non ho saputo resistere alla sua natura aromatica anche per un semplice spuntino pomeridiano, o per accompagnare il caffè del dopo pranzo ^_^


Se alla gola non si comanda, la gola si può educare. E questa ne è una dimostrazione ^_^

abc

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