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Crocchette di ceci e spinaci con le nocciole: il buono, il bello e l’esigenza di gestire il tempo

Nel mio panorama quotidiano ci sono due tipologie di approccio culinario: per elaborazione e per istinto. Che, tradotto in altri termini, significa: piatto strutturato o piatto estemporaneo. In genere, mentre le cene che riesco a consumare in casa nelle serate non lavorative mi permettono di dedicare maggior tempo alla preparazione, confino al momento del pranzo i piatti estemporanei. Torno dai miei quotidiani allenamenti e mi trovo a mettere insieme due idee e una manciata di ingredienti in un tempo limite che mi consenta di non pranzare all'ora di merenda. Le esigenze sono quelle di avere una pietanza veloce da preparare, completa per apporto nutrizionale, rispettosa dei miei immancabili principi salutisti e, non transigo, che sappia conquistarmi e mettere in moto le ghiandole salivari. Se, dopo tutta la valutazione razionale, parte anche la risposta fisico - gustativa, allora il piatto è perfetto. Così nascono queste crocchette. La preparazione mi è costata 20 minuti di lavoro, tra cottura delle patate, preparazione della base ai ceci e la messa in forma delle crocchette. Così, quando sono tornata a casa dopo i miei 8 chilometri di salite, il tutto era pronto per essere cotto e per saltare nel piatto nel giro di 10 minuti. Non ci sono scuse: la cucina sana è possibile anche con una manciata di minuti a disposizione. Basta volerlo!! ^_^

Ingredienti

45 g di farina di ceci
35 g di acqua calda
90 g di patate bollite
70 g di spinaci al vapore
1 cucchiaino di olio piccante (il mio è quello home made della mia mamma ^_^)
sale rosso delle Hawaii
10 g di nocciole
pangrattato di riso

Pelate e tagliate a cubetti le patate. Fatele bollire in acqua salata, finché risulteranno morbide.
In una terrina versate la farina di ceci setacciata e unite l'acqua calda, poco alla volta. Mescolate tutto in modo da ottenere una pastella densa e liscia. Unite l'olio piccante e il sale rosso, quindi mescolate ancora e lasciate riposare tutto per qualche minuto. Nel frattempo tagliate grossolanamente, con il coltello, gli spinaci cotti al vapore e ben strizzati.
   Quando le patate saranno pronte scolatele e fatele intiepidire.
Schiacciatele con una forchetta e unitele alla pastella di ceci, insieme agli spinaci. Pestate le nocciole in un mortaio, o tagliatele in pezzi grossi con un coltello e unite anche queste all'impasto. Mescolate bene il tutto, fino ad ottenere un composto omogeneo.
Prendete poco impasto alla volta e lavoratelo con le mani, formando un rotolino. Procedete fino a terminare l'impasto, quindi passate tutto nel pangrattato di riso e ponete le crocchette su un piatto.
Lasciate riposare in frigorifero fino al momento della cottura.
Scaldate un cucchiaio di olio evo in una padella e, quando sarà caldo, sistemate le crocchette. Fatele rotolare subito, in modo che si irrorino completamente di olio: in questo modo doreranno perfettamente senza dover ricorrere ad una vera e propria fruittura.
Basteranno pochi minuti a fiamma viva. Abbiate cura di girarle spesso per ottenere una cottura uniforme e quella crosticina sfiziosa e irresistibile. Quando vedrete che avranno acquisito un bel colore ambrato, eccole pronte da servire.

Accompagnatele con una fresca insalatina di stagione e vedrete che il vostro pranzo estemporaneo sarà una coccola golosissima!!
E, ovviamente, un concentrato di proprietà preziose ^_^abc

Millefoglie di lenticchie con crema ai lupini: il fascino della rossa che accende l’immaginazione

Dire che ho un debole per le lenticchie non è propriamente esatto. Mangio senza problemi qualsiasi tipo dei lenticchia, qualcuna più volentieri, quanlcun'altra con maggiore indifferenza. Volentieri, certo, le trovo preziose da un punto di vista nutrizionale, ma ritengo non siano niente che mi sconquinferi le papille gustative! Però c'è un ma. Nella mia continua ricerca di sapori nuovi, nell'affinare le tipologie di prodotti presenti in dispensa, ho conosciuto, ormai molto tempo fa, la lenticchia rossa. Ecco, è proprio davanti a lei che non riesco a fermare l'immaginazione. Delicata, sia come consistenza che come sapore. Divertente, con le sue note di colore brillanti. Versatile, per la sua struttura che la può rendere ora croccante, ora morbida, ora vellutata. Ormai per me, dopo le diverse preparazioni in cui l'ho utilizzata (un esempio qui, qui e qui), la lenticchia accende un'immagine arancio acceso nel mio immaginario. Per me esiste quasi esclusivamente lei, la rossa. Ma mai, e dico MAI, finisce nel piatto senza essere stravolta, accostata ad altri sapori, aromatizzata. Questa millefoglie ne è la prova. Insolita, come fosse un'impronta digitale identificativa. Curiosa, nella sua alternanza di consistenze. Armoniosa, in una calda avvolgenza tipicamente autunnale. Irresistibile.

Con questa ricetta partecipo al contest di Kiara
http://kucinadikiara.blogspot.it/2014/10/4-contest-kucina-di-kiara-una.html

Ingredienti

Per la sfoglia
50 g di lenticchie rosse
20 g di farina di ceci
45 g di brodo di cottura delle lenticchie
sale
peperoncino
noce moscata

Per la crema
2 patate medie (80 g pulite)
80 g di lupini
10 g di burro di arachidi salato
1 rametto di mentuccia
sale

Per la composizione
parmigiano
noce moscata

Versate le lenticchie in un colino e sciacquatele sotto l'acqua corrente per un buon minuto. Versatele, quindi, in un pentolino e portate a bollore, aggiungendo poco sale e sapori a piacere. Fatele cuocere fino a quando saranno ben morbide, quindi scolatele e lasciatele intiepidire.
Versate la farina di ceci in una ciotola capiente. Aggiungete poca acqua di cottura delle lenticchie alla volta, mescolando energicamente in modo da non far formare grumi. Salate e unite noce moscata e peperoncino a piacere, quindi versate le lenticchie, mescolate e lasciate riposare la pastella per almeno un'ora. Rivestite una teglia con carta forno e, dopo il tempo di riposo, versateci sopra l'impasto. Livellatelo in modo da ottenere uno strato uniforme, spesso non più di 3 o 4 millimetri. Infornate e cuocete a 200° per 30 minuti.
Pelate e tagliate le patate a dadini. Fatele bollire in acqua leggermente salata fino a renderle morbide. Nel frattempo pulite i lupini e metteteli in un bicchierone. Unitevi le patate, il burro di arachidi e le foglioline di menta.
Frullate tutto per diversi minuti, in modo da ottenere una crema corposa e liscia. L'amido delle patate (io ho usato le mitiche patate rosse dell'orto di famiglia) legherà tutto perfettamente.
Assaggiate e correggete, eventualmente, con un pizzico si sale.
A questo punto la sfoglia sarà pronta. Dovrà essere molto croccante in superficie, ma morbida all'interno. Sfornatela e tagliatela secondo la forma a voi più gradita.
Iniziate a comporre la millefoglie versando su un primo triangolo di sfoglia un cucchiaio di crema.
Grattugiatevi un po' di parmigiano e della noce moscata (io ne sono una folle amante, per cui non mi sono risparmiata). Posizionate sopra un'altra sfoglia e continuate con la crema, il parmigiano e la noce moscata, fino a terminare gli ingredienti.
Ultimate la composizione con una generosa grattugiata di parmigiano.
Passate il piatto in forno e fatelo gratinare per pochi minuti, fino a quando il formaggio si sarà fuso e avrà conferito un colore ambrato.
A questo punto non vi resta che servire la vostra millefoglie e assaporarla in tutta la sua pienezza. Che sia al taglio o sfogliata, la presenza di una consistenza sfiziosamente croccante accanto alla pienezza di una crema delicata, renderanno unico questo piatto dai toni insoliti.
Una nuova magia, ricca di proteine e ben bilanciata in grassi e carboidrati.
Ovviamente senza sacrificare il sapore!!!! Siete convinti? ^_^


abc

Sgorbietti di porro in crosta di ceci: tutto il sapore di un ricordo in un’immagine di ‘decadente estetismo’

Da sempre, fin da quando ero piccolina, mia mamma ha rappresentato, per me, la risposta alla mia mancanza di fantasia. Lei ha l'animo di una bambina, la forza di una sognatrice e il carattere di un'artista. Nel tempo ho sempre sfruttato questa sua capacità di arrivare laddove io tendevo ad arenarmi. Un'immagine, una forma, un colore, una descrizione. Così eccola coinvolta in un nuovo gioco quando, in preda ad uno dei miei raptus, metto insieme un paio di idee e creo questi sgorbietti. Ho sorriso insieme a lei, perché, per quanto mi tenga a debita distanza da certi prodotti, sono proprio stata rapita dal cartellino che diceva OFFERTA sul mio amato Fontal Nazionale. Amato? Sì, perché la storia di questo formaggio risale a parecchi anni fa e diventa simpatica nel passato più recente. Il sabato sera, in casa dei miei genitori, si è sempre usato preparare la pizza. Si impastava a rotazione, senza una regola se non quella del si faccia avanti chi è libero: mia madre veloce e pragmatica, mio padre meticoloso e amorevole, mio fratello che faceva saltare e picchiare l'impasto per un'eternità e poi io, che pregavo, ogni volta, che arrivasse a lievitazione. La pizza era condita sempre in 4 o 5 modi differenti, ma l'ingrediente comune era il formaggio: il Fontal. Mia mamma prediligeva quello estero, più compatto, più facile da tagliare e, forte della gestione dell'economia domestica, più economico del fratello Nazionale. Non certo un formaggio da conquista, ho sempre pensato io. Volente o nolente, arrivò comunque il giorno in cui assaggiai il fratellino. Ma vogliamo mettere? Morbido, cremoso, con quella crosticina da perderci la testa. Insomma, da quando vivo sola la sola parola estero mi dissuade da comprare il Fontal. Ebbene, volente o nolente, quel giorno è arrivato anche per papà: con buona pace di mamma, la scoperta di un mondo :D Ammaliato dall'avvolgente cremosità di quella fettina, quasi in una manifestazione di innocente incontinenza di idee, ha simpaticamente investito mamma di parole e rimostranze per avergli fatto mangiare Fontal estero per lunghissimi anni e avergli sempre nascosto questa meraviglia ^_^ Sorrido ogni volta, come ho sempre sorriso quando, a casa mia, in tavola compariva il Nazionale. Mi piaceva vedere la reazione di papà: era come se si illuminasse ^_^ Allora ho ceduto: ho preso la mia fetta di Fontal ("faccia un paio di etti" e mi sono ritrovata tre etti e mezzo nel sacchetto : / ) e ne ho immaginato una forma. La sua cremosità, con la dolcezza del porro.... sì, è fatta. Poi l'idea di questa morbida crosticina (ossimoro azzeccato, perché la crema è morbida, ma con la cottura diventa sfiziosamente croccante all'esterno) che mantiene all'interno tutta la scioglievolezza del formaggio..... e la loro incredibile bruttezza :D E adesso come li chiamo? "Maaaaaaaaaaamma!!!! Ho bisogno di te". Ve lo dico? L'ho messa in seria difficoltà. I miei sgorbietti le hanno smorzato tutto il carico di fantasia che si è sempre portata dietro ^_^
Alla fine è così, li chiamo sgorbietti. Sono dei brutti ma buoni in versione salata. Sono gli inguardabili, ma anche gli irresistibili. Pessimi d'estetica, ma intensi nel sapore, ricchi di ricordi e di pura golosità.

Ingredienti

50 g di farina di ceci
35 g di acqua
5 g di olio evo + q.b.
sale nero di Cipro
130 g di porro
80 g di Fontal Nazionale
10 g di semi di sesamo
sale
farina di riso

Setacciate la farina di ceci in una ciotola capiente. Aggiungete l'olio e poi l'acqua, poco alla volta. Mescolate con una frusta, in modo da evitare che si formino i grumi.
Unite il sale nero di Cipro, mescolate bene e lasciate riposare la pastella, coperta con un foglio di pellicola trasparente, per un'ora, in frigorifero. Occupatevi, nel frattempo, del ripieno.
   Lavate il porro e tagliatelo a rontelle piuttosto fini. Fate scaldare un cucchiaio di olio evo in una padella e, quando sarà ben caldo, unitevi il porro. Fatelo cuocere a fiamma bassa, coperto, fino a quando sarà appassito e morbido. Salate a piacere. A questo punto spegnete la fiamma e lasciate intiepidire.
Tritate il Fontal e unitelo al porro, insieme ai semi di sesamo. Mescolate tutto, fino a creare una crema densa e ben amalgamata. Fate raffreddare completamente.
In questo modo acquisirà compattezza e sarà più facile lavorarla. Preparate su un foglio di carta assorbente un po' di farina di riso e riprendete la pastella di ceci.
Inumiditevi le mani. Prelevate una cucchiaiata scarsa di crema al porro e lavoratela fino a formare una polpetta. Passatela nella pastella, coprendone perfettamente l'intera superficie, poi nella farina di riso, impanandola completamente. Posatela su un piatto e continuate fino a terminare la crema di porro.
Fate riposare gli sgorbietti, così ottenuti, per almeno mezz'ora, in frigo o, ancora meglio, in freezer.
Sono consistenze piuttosto difficili da lavorare, ma con l'accortezza della mano inumidita, tutto riuscirà alla perfezione.
Scaldate dell'olio evo in una padella. Una volta che sarà molto caldo, adagiatevi delicatamente gli sgorbietti e fate in modo che vengano irrirati dall'olio su tutta la superficie.
Procedete con la cottura a fiamma viva, girando spesso e con estrema attenzione le polpette, fino a quando saranno dorate su tutta la superficie. A questo punto non vi resta che servirle. Io le ho presentate su un letto dei miei amatissimi germogli di soia saltati in padella.
Sono irresistibili da assaporare molto caldi, anche se vi consiglio di prestare attenzione al palato: il formaggio rovente è un grande nemico della gola e della fretta ^_^
In ogni caso anche tiepide hanno il loro perché. Acquisiscono compattezza, senza alterare la loro bontà.

E ora ditemi: brutti sono brutti, ma vorreste farmi credere che non siano una favola????? ^_^
Voi assaggiate, io mi gusto il sorriso di papà ; ))

abc

Orzottini ai funghi porcini in crema di ceci: le confessioni di una gola peccaminosa

Ve lo confesso. Ora sì, sono pronta. Adesso che vi siete fatti un'idea di quanto la mia cucina rincorra sempre la vena salutista, di quanto scelga gli ingredienti con attenzione, prediligendo prodotti biologici e di stagione, minimizzando i grassi cattivi e mantenendo sempre un certo equilibrio, è bene che lo sappiate: ho una spasmodica attrazione per il cibo della tradizione. Sì, quello che non guarda la caloria, che non segue il bilanciamento di proteine e carboidrati. Quello pieno, rotondo, saporito. Amo la frittura. Quella ben fatta. Amo i sapori intensi. Con il tempo il mio corpo si è decisamente disabituato a cibi tanto ricchi. La prima reazione davanti ad un piatto del genere è sempre quella di strabuzzare gli occhi, perché è sempre "troppo", e il mio stomaco non risparmia mai grandi esibizioni di disaccordo ogni volta in cui la gola vince sulla razionalità, ma so apprezzare decisamente un buon piatto, seppur non sia più la mia quotidianità. E comunque in dosi pediatriche (cit.), soluzione che mette in pace gola e razionalità. Anche questo, però, ho ritenuto nel tempo che sia un aspetto positivo della mia identità alimentare. Il bello delle mie scelte sta nel sapermi concedere strappi. Forte del fatto che al presente ci sia arrivata per consapevolezza e per volere, non temo di perdermi in qualche dedalo di tentazione. Ma allo stesso tempo il piacere di apprezzare la buona cucina, mi permette anche di inebriarmi di sapori impegnativi dando maggiore valore alla mia ormai consueta alimentazione. Quindi non mi nascondo dietro una falsa smorfia se mi trovo un arancino (o un'arancina, per gli amici palermitani) taglirmi la strada, ma ne assaporo consistenze, sapori e profumi. E guai a chi mi disturba: potrei ringhiare come farebbe un cane a cui si cerca di portare via l'osso! :D A volte metto insieme le due cose, e quel che ne nasce è decisamente appagante. Così sono nati questi orzottini. Niente uova che appesantiscano, ma una crema di ceci che lega, insaporisce e dà consistenza. Il ripieno è delicato, l'involucro sfizioso e genuino. Ovviamente.... nessuna frittura ^_^ Allora, si assaggia?

Ingredienti

60 g di orzo perlato
200 g di acqua
15 g di farina di ceci
100 ml di latte d'avena + q.b.
2 funghi porcini freschi
10 g di okara di nocciole (o nocciole tritate)
10 g di olio evo + q.b.
1 spicchio d'aglio
pangrattato di riso
sale
noce moscata

Mettete in un pentolino capiente l'orzo sciacquato sotto acqua corrente e l'acqua. Portate ad ebollizione, quindi aggiungete il sale, abbassate la fiamma, coprite e cuocete per circa 35 minuti, fino a quando risulterà morbido e gonfio.
Nel frattempo preparate la crema di ceci. Setacciate la farine e aggiungete, poco alla volta, il latte di avena e l'olio. Unite un bel pizzico di sale e mescolate. Lasciate riposare la pastella.
Quando l'orzo sarà cotto, unite metà della crema e l'okara di nocciole (io l'ho ottenuto dalla spremitura delle nocciole nella preparazione del latte di nocciola). Mescolate bene tutto e lasciate riposare, coperto. Prendete i funghi. Puliteli eliminado la terra, quindi tagliateli a dadini non troppo grandi.
Fate scaldare un cucchiaio di olio in una padella. Quando sarà caldo unite uno spicchio d'aglio schiacciato (con la buccia). Lasciate insaporire per un minuto circa, quindi unite i funghi.
Fateli saltare a fiamma viva per un paio di minuti, quindi abbassate la fiamma, eliminate l'aglio, salate a piacere e fate cuocere, coprendo la padella, fino a quando saranno morbidi.Unite la crema di ceci rimanente e mescolate.
Procedete, ora, con la formazione degli orzottini. Inumiditevi le mani e prelevate una cucchiaiata di orzo. Fateci un solco nel mezzo e riempitelo con i funghi porcini. Chiudete gli orzottini e compattateli bene. Posateli su un tagliere e lasciateli riposare per una mezz'oretta circa, in frigorifero.
Versate in uno scodellino poco latte d'avena e su un foglio di carta assorbente il pangrattato di riso.
Immergete velocemente gli orzottininel latte, quindi impanateli, passandoli con insistenza nel pangrattato. Ponete nuovamente tutto sul tagliere e passateli nel freezer per circa venti minuti. Questo passaggio permetterà ai vostri orzottini di acquisire compattezza e di mantenersi in cottura.
Scaldate poco olio evo in una padella e quando sarà molto caldo ponete gli orzottini. Fateli subito ruotare, in modo che vengano interamente coperti dall'olio. In questo modo quando li girerete durante la cottura avranno la loro quantità di olio necessaria alla doratura perfetta.
Cuocete a fiamma viva fino a quando saranno ben croccanti e dorati. Quindi impiattateli, servendoli con i funghi che saranno avanzati dalla farcitura.

Assaporateli caldi. Con la forchetta o direttamente con le mani, sanno farsi amare a partire dal primo morso. Mi credete sulla parola o.... assaggiate? ^_^


abc

Gallette di germogli Alfalfa ai ceci: la scoperta che dà vigore alla missione ‘salute e gusto’

Ne ho sempre ignorato l'esistenza, fino al giorno in cui me li sono trovati davanti agli occhi. Una distesa di germogli, tutti diversi gli uni dagli altri. Così tanti che quelli di soia, ormai una costante nella mia alimentazione, risultavano perfino banali. Avrei potuto prenderli tutti, ma il cuore mi ha dato la possibilità di sceglierne uno, oltre ai classici. Piccoli, delicati, frizzanti, pieni di vita..... ho scelto loro. Alfalfa. Bene, ora imparo qualcosa di nuovo. Nella mia documentazione ho scoperto che si tratta di un'erba medicinale e che è anche preziosissima. Sulla pagina di Germogliamo.it ho scoperto tutta questa ricchezza:
"L'erba medica o alfalfa é la "regina" dei germogli, e tra i più ricchi di contenuti nutritivi: è un'ottima fonte di vitamina C, vitamina K, vitamine del gruppo B, acido folico e sali minerali (ferro, magnesio, fosforo, zinco e altri); è inoltre una buona fonte di proteine (con numerosi aminoacidi essenziali), vitamina A, vitamina PP e calcio. Contiene poi numerosi enzimi essenziali per il processo digestivo, che permettono una facile assimilazione degli alimenti, senza affaticare l'organismo e prevenendo i processi di invecchiamento.
In virtù di queste eccezionali proprietà nutritive, dell'assenza di colesterolo e del bassissimo contenuto di grassi, i germogli di erba medica costituiscono un alimento veramente sano e completo, con un apporto di calorie molto limitato; inoltre, l'elevato contenuto di fibre favorisce una sensazione di sazietà
". 
Cheddire.... valeva la pena di provarci, no? Non so perché, ma ci ho visto subito delle frittatine. Particolari, perché al posto delle uova è entrata in gioco la mia amata farina di ceci. Sono versatili, oltre che sfiziose. Da farcire, arrotolare, accompagnare ad una qualsiasi portata o in purezza, sapranno sicuramente appagare il palato, nutrendo e arricchendo con sapienza il nostro amato organismo. La mia missione cucina sana e gustosa continua!! ^_^

Ingredienti

10 g di farina di ceci
1/2 cucchiaino di semi di cumino
40 g di acqua
100 g di germogli di Alfalfa
10 g di olio evo
sale

Mettete in un recipiente la farina di ceci e unite i semi di cumino.
Aggiungete l'acqua, poca per volta, mescolando con una frusta in modo da non creare grumi. Quando sarà diventata una pastella omogenea, mettetela a riposare in frigo, per almeno un'ora.
Nel frattempo portate a bollore dell'acqua salata. Prendete i germogli, sciacquateli e fateli sbollentare per circa 1 minuto. Scolateli e trasferiteli su un panno pulito. Allargateli e lasciateli asciugare.
Riprendete la pastella, unitevi sufficiente sale (dipende dai gusti, io non eccedo mai e ne aggiungo un pizzico abbondante) e versate l'olio. Mescolate bene, quindi immergetevi i germogli.
Mescolate fino a rendere tutti i germogli avvolti dalla pastella.
Coprite una teglia da carta forno e ungete leggermente la superficie con un pennellino. Portate il forno in temperatura, a 210°.
Prelevate una forchettata di germogli e sistematela sulla teglia, dandole una forma arrotondata e piatta. Procedete fino alla fine e versate su ciascuna galletta un po' della pastella rimanente.
   Infornate su un ripiano piuttosto alto e cuocete per circa 20 minuti. Il tempo di cottura dipenderà dal vostro forno. Controllate che si dorino, ma che non arrivino a colorarsi troppo.
Quando saranno pronte sfornatele e trasferitele su carta assorbente.
A voi il piacere di gustarle e contestualizzarle secondo i vostri gusti. Sono perfette da preparare in aticipo: mantenendole al caldo e facendole gratinare prima di servirle, riacquisiranno la croccantezza che le rende speciali!!

Siete pronti ad una nuona esperienza sensoriale? ^_^
Sono certa che non ne potrete più fare a meno!!

abc

Farinata di ceci strapazzata: l’ordinarietà del destino e l’attesa del momento giusto per agire

Vi capita mai, davanti ad un ingrediente che amate particolarmente, di provare un senso di piacere quando lo vedete proposto nelle differenti accezioni? Ecco, a me sì, capita spesso. E se tanti sono i sapori che apprezzo, molti di questi li perseguo a periodi, come se il mio corpo chiedesse di essere colmato di quel sapore fino a non poterne più. Questo è il periodo della farinata di ceci. Potrei non stancarmene mai!
Quel mattino di qualche settimana fa, nella visita alla pagina amica della splendida Angela, mi imbatto in questa meraviglia. Lei la chiama farinata scomposta e, a sua volta, scrive dell'ispirazione che ha avuto da Daniela (in una pubblicazione che, ai tempi, colpì anche me), che lei chiama non uova strapazzate. Se tutto, nella vita di una persona, avviene per un motivo, anche il fatto di ritrovare quel piatto e, in quel piatto, ritrovare il mio apprezzamento di ormai un anno fa, allora questo piatto è il caso che entri anche nella mia cucina. E così è stato: il tempo di preparare la pastella e di farla riposare e la mia personale versione di farinata strapazzata ha preso vita. Eccezionale. Grazie Angel, grazie Daniela e.... a voi l'assaggio.

Ingredienti

50 g di farina di ceci
125 g di acqua
8 g di olio evo
2 g di sale
1 rametto di rosmarino
pepe
noce moscata

Lavate e asciugate il rosmarino. Sfogliatelo e tritate finemente, con una mezzaluna, le foglioline.
Setacciate la farina di ceci in una terrina capiente. Versate poca acqua alla volta, mescolando in modo da evitare la formazione dei grumi. Unite il rosmarino tritato, il pepe, la noce moscata, miscelate bene e lasciate riposare la pastella in frigo, coperta, per almeno un'ora.
Scaldate una padella con un filo di olio evo. Unite olio e sale alla farinata e mescolate energicamente. Quando la padella sarà molto calda, versate il liquido e cuocetelo a fiamma vivace per un minuto circa. Quando si sarà formata una crosticina sul fondo, spezzattate la frittatina con un cucchiaio di legno, mantenendo sempre la fiamma viva.
Fate saltare la farinata, in modo da far rosolare bene le briciole da tutti i lati. Mantenetela sul fuoco fino a quando saranno dorate uniformemente. A quel punto spegnete la fiamma e impiattate.
Servitela calda, magari accompagnandola da verdure al vapore o, anch'esse, saltate in padella.
Io le ho gustate con delle carote a fettuccina e friggitelli.
La delicatezza e la leggerezza di questo piatto, supportata da un sapore deliziosamente avvolgente, vi rapiranno e soddisferanno il vostro palato.

Una nuova versione di farinata, che incanta e convince.
Un'esperienza da ripetere sicuramente.
abc

Chips di ceci al rosmarino: le prospettive che regalano grandi soddisfazioni e splendide conoscenze

Posso dire di averla conosciuta con questo piatto, nell'approccio al suo meraviglioso blog. Ci sono alcuni ingredienti che amo particolarmente. La farina di ceci ve l'ho presentata in differenti varianti, l'ultima in ordine di tempo, qui, poco tempo fa, ma anche molto tempo prima, nelle quasi panelle, oppure in un sandwich. L'ho anche proposta nell'impasto di un pane, la treccia al latte. Come sempre accade quando ritrovo questi ingredienti in piatti proposti da altre menti, vengo travolta da un senso di piacere ed entusiasmo. E' come approcciarsi sotto nuove prospettive allo stesso stimolo. Osservo come possa essere interpretato uno stesso soggetto, qianto possa essere valorizzato e quanto possa travolgermi, magari come spunto, magari come forma perfetta. Camiria mi ha colpito nel vivo. Il suo blog è davvero un tripudio di sana, consapevole, innovativa bontà. Quando lessi la ricetta dei suoi stick di ceci alle erbe, ispirata a sua volta da Katy (non so spiegare quante persone meravigliose stia conoscendo grazie all'esperienza di Cuocherellona!!), non ebbi incertezze: avrei replicato, e lo avrei fatto nel giro di poco, pochissimo tempo. Ed è stato così. Ho preparato e assaggiato queste chips molti giorni fa, ormai. Mamma in visita, quattro mani a disposizione e via, il solletico al palato non avrebbe potuto impersonare forma migliore. Nessuna frittura, ma ormai è scontato dirlo, e un desiderio incontrollabile di continuare a spizzicare, addentare, divorare queste croccantissime sfoglie. Quella V nel piatto, cara Camiria, è preziosissima.

Ingredienti

600 g di acqua
100 g di farina di ceci
25 g di farina di riso bio
25 g di farina di mais fioretto
1 spicchio d'aglio
1 rametto di rosmarino
sale
olio evo

Pesate e mescolate le farine tra di loro, cercando di eliminare tutti i grumi. Mettete l'acqua in una pentola capiente, salatela appena e portatela ad ebollizione.
Sbucciate lo spicchio d'aglio e lavate il rosmarino. Tritatene le foglioline, insieme all'aglio e aggiungete tutto all'acqua.
   Quando raggiungerà il bollore, abbassate la fiamma e versate il mix di farine a pioggia, mescolando con una frusta per evitare che si formino grumi. Cuocete, sempre mescolando, per 10 minuti circa.
A questo punto versate la crema ottenuta in una teglia unta. Livellatela bene. Questo passaggio dovrà essere effettuato piuttosto velocemente, poiché la crema tenderà a rapprendersi molto velocemente.
Lasciate raffreddare il composto. Vedrete che diventerà solido. A questo punto è pronto per essere tagliato.
Capovolgete la teglia su un ripiano e, utilizzando un coltello con la lama unta, procedete a tagliare le chips. Più le farete sottili e più diventeranno croccanti. Essendo la prima volta ho provato a prepararne di più e di meno sottili: buonissime entrambi, ma decisamente più sfiziose sottili e croccanti.
Sistemate tutte le chips (abbiate pazienza, ne verrà una vagonata, ma finiranno anche in tempo record!!) su una placca rivestita da carta forno.
Portate il forno alla temperatura di 200° e infornate.
Cuocete per 30 minuti, con la funzione ventilato. Abbiate cura di controllare che la cottura avvenga uniformemente, ed eventualmente a metà cottura girate la teglia.
Sfornate e, se resisterete, attendete che intiepidiscano, o che raffreddino ^_^
Serviteli in un buffet, accompagnateli con una salsina a vostra scelta, assaporateli in semplicità. Insomma, lasciatevi stregare e sappiate che finiranno davvero troppo velocemente.
Ma soprattutto prendete consapevolezza di quanto, anche una sfiziosissima proposta, possa rispettare preziosi canoni etici e salutistici. I vostri ospiti ne rimarranno affascinati.

E anche voi!! ^_^

abc

Treccia al latte con farina di ceci e canapa sativa: stessa occasione, diversa rotta

Indovinate? Papà in visita! Certo, perché mai dovrei fare il pane, se non per lui? Mi arrischio, lo so, vedete un colore sospetto e penserete e la tradizione? Dove sta il bel pane tipo toscano che brama lui? Insieme al ragù, alle tagliatelle all'uovo e all'arrosto? Mi perdoneranno le sue papille gustative, che dovranno riformattarsi post pastum, ma non sono incline a ripetere meccanicamente impasti e preparazioni già sperimentate e messe a punto. I miei neuroni, in conflitto con l'implacabile desiderio di godere dei classici sapori, sfrecciano all'impazzata in cerca di di nuovi intrecci. E l'occasione mi permette di dare sfogo alle mie repressioni da panificatrice compulsiva. Questa volta ho chiamato in causa la farina di ceci. E perché non dare un tocco di stravaganza ad un'idea di suo bizzarra? Scende nuovamente in campo la canapa sative e, vi dirò, questa miscela di sapori è tanto particolare, quanto genuina. L'amarognolo percepito a fettina ignuda è decisamente assorbito da qualsivoglia salsa o condimento vogliate pensare e la consistenza è decisamente confortante. Papà non del tutto accontentato, ma la vittoria è in tasca!!
Ingredienti 170 g di farina di Manitoba 90 g di farina di ceci 90 g di farina integrale + q.b. 50 g di farina di canapa sativa 8 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso) 10 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso) 15 g di olio evo 280 g di latte di avena 7 g di sale Setacciate e mescolate tra loro le farine. Unite il malto d'orzo e il lievito madre secco e mescolate per amalgamare bene il tutto. Mescolate metà delle farine con il latte di vena appena intiepidito (non più di 27/28°). Aggiungete poca farina alla volta e continuate ad impastare. Unite, quindi, l'olio a filo e, per ultimo, il sale. Impastate fino a rendere tutto omogeneo. Dovrete ottenere un impasto molto morbido e piuttosto appiccicoso. Trasferitelo in una terrina leggermente unta, copritelo con un foglio di pellicola trasparente e lasciatelo lievitare nel forno spento fino al raddoppio di volume. Io ho lasciato che riposasse per 10 ore. Quando sarà lievitato, scopritelo e rovesciatelo su una spianatoia infarinata. Lavoatelo con un po' di farina (io ho utilizzato quella integrale) fino a renderlo compatto e liscio. Dategli una forma allungata, aiutandovi con le mani, e tagliatelo a metà, nel senso della lunghezza, lasciando unita un'estremità. Attorcigliate tra loro i due filoni e chiudeteli bene in fondo. Trasferite la treccia ottenuta su una teglia coperta da carta forno, infarinate leggermente in superficie e lasciate lievitare, sempre nel forno spento, per un paio d'ore.    Portate il forno alla temperatura di 190°. Infornate e lasciate cuocerlo per 30 minuti. A questo punto abbassate la temperatura a 180° e cuocete per altri 10 minuti. Se dovesse essere necessario prolungate di 5 minuti la cottura alla temperatura inferiore. E' un impasto che tende a rimanere piuttosto umido. Regolatevi in base al vostro forno. Quando sarà bello scuro spegnete e sfornatelo. Trasferite il filone su una gratella e lasciatelo raffreddare. Procedete, quindi, al taglio e all'assaggio. Il suo interno rimarrà compatto come un pane di tipo toscano e molto soffice. Il sapore sarà intenso e leggermente amarognolo, complice la presenza della farina di ceci. Ma sarà molto digeribile e si manterrà a lungo.
Trovo sia ideale a fette, tostate, per crostini farciti o in brodo. A voi la fantasia!! Personalmente l'ho apprezzato molto anche da solo.abc

Chickpeas muffin alla birra con cime di broccolo: la forza del sorriso e la prospettiva del successo

Non c'è niente da fare: è così!! Potrei citare decine di massime, ciascuna con il medesimo significato. L'umore influenza l'esistenza. Avevo appena collezionato una piccola serie di "fallimenti" culinari (tanto da destare l'attenzione di mia madre, in un 'ma com'è possibile che accada?'), tutti a segnare un periodo piuttosto complicato. Poi arriva il sole (ancora lo stupore di mia madre per come, senza che nulla realmente sia cambiato, io sia d'un tratto l'espressione della felicità) et voilà, anche io non mi capacito di come qualsiasi ingrediente tocchi, si trasformi in opera. Ve lo dico, e non mi meraviglio: sentirsi parte di un mondo di infinita bellezza, cogliere dettagli di luce, sorridere alle più piccole sfumature, guardare alla vita come ad un sistema che produce energia e farsi porta bandiera di quella stessa forza...... aiuta a vivere meglio. Chiaro che i miei forconi sono ancora tutti puntati su di me, ma oggi mi sento così ed oggi sorrido, alla faccia di tutte le avversità. E così, dopo aver proiettato i miei influssi positivi su magie di cui vi parlerò, ecco che mi sono trovata a pensare a come deliziare il mio palato, in una delle poche cene che riesco a concedermi a casa. Poche idee, ma pungenti: pastella con la birra, broccoli, farina di ceci e.....???? Niente fritto, lo sapete. Allora che si fa? Si inforna, chiaro. E tutto prende la forma di... muffin!!!!!

Ingredienti

140 g di cime di broccolo (peso a crudo)
35 g di parmigiano
45 g di farima di ceci macinata a pietra (io Ecor)
60 g di birra chiara
50 g di acqua
10 g di olio evo
sale
1/2 cucchiaino raso di cremor tartato
la punta di 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio

Prelevate le cime dal broccolo, lavatele accuratamente e bollentatele, per un paio di minuti, in acqua salata. Scolateli e passateli in acqua gelata per bloccare la cottura.
Tagliate il parmigiano in bastoncini lunghi circa 4 centimetri. Teneteli da parte e iniziatea preparare la pastella. Pesate tutti gli ingredienti e teneteli pronti.
Setacciate la farina di ceci (è essenziale questo passaggio per evitare che faccia grumi) in una ciotola. Versate, poco alla volta, acqua e birra mischiati. Iniziate a mescolare con una frusta, fino ad amalgamare tutto. Aggiungete un pizzico abbondante di sale, il cremor tartaro e il bicarbonato e continuate a mescolare.
Mantenendo sempre la frusta in funzione, versate l'olio a filo. Dovrete ottenere una pastella piuttosto densa.
Tagliate le cime di broccolo, ben scolate e asciutte, in piccoli pezzetti. Unitele alla pastella e mescolate. Sistemate i pirottini da muffin nella teglia e versate il composto. Io vi consiglio, essendo un impasto piuttosto liquido, di ungere e infarinare i pirottini, per evitare che si attacchino irrimediabilmente alla carta.
Versate il composto, un cucchiaio alla volta, nei diversi stampi. Con queste dosi dovrebbero uscirvene cinque. Infilate in ciascun muffin i bastoncini di parmigiano ed infornate. Cuocete a 200° per 35 minuti. Potrebbero essere necessari cinque minuti in più. Vi consiglio di non riporre la teglia nella metà superiore del forno, poiché dorerebbero subito, ma rimarrebbero crudi all'interno. Io li ho cotti appena sotto la metà del forno e sono risultati ben cotti e ben dorati.
Quando saranno ben dorati e quando, toccandoli con un coltello, risulteranno belli compatti, sfornate e lasciate intiepidire leggermente. A questo punto serviteli e gustatene la genuina bontà.

A volte basta davvero poco.....







abc

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