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Gratin di avena con cime, pere e mandorle: un bottino che arricchisce lo spirito e il palato

La trasferta in terra torinese mi ha fruttato un bel bottino: le cime di rapa dell'orto di famiglia troneggiano nella dispensa, e di conseguenza nei piatti.
Mio padre ha confessato di averle raccolte apposta per me, sperando che mamma non facesse questioni sulla quantità, difficile da giustificare a fronte di una visita a sorpresa per il suo compleanno!!
Ma tutto è andato liscio e io sono tornata a casa con un sorriso a diecitremila denti e uno sferruzzare incessante di idee per la testa.
L'importanza della verdura nella dieta quotidiana è indiscussa. Se questa stessa proviene dal lavoro di mani sapienti, senza l'impiego di altri mezzi, se non la passione e l'amore, beh, l'importanza si amplifica. E ci insegna che il rispetto delle stagioni è tanto meraviglioso quanto ricco di insegnamenti. Anche se porta a parlare dello stesso ingrediente chiave per molto e molto tempo ^_^ Nutriamoci di genuinità e il nostro corpo ci sarà grato.

Ingredienti

40 g di avena precotta (io ne ho usati 30 g)
100 g di cime di rapa al vapore
15 g di mandorle pelate
1 pera Abate
olio evo
sale
parmigiano grattugiato
1 spicchio d'aglio

Portate ad ebollizione abbondante acqua salata e fate cuocere l'avena per circa 10 minuti (normalmente per quella precotta ci vogliono 15 minuti, ma ultimeremo la cottura con le verdure).
Scaldate un filo d'olio in una padella e, quando sarà caldo, unitevi uno spicchio d'aglio schiacciato. Lavate la pera e tagliatela in piccoli pezzi. Fatela rosolare in padella, aggiungendo un pizzico di sale.
Tritate con una mezzaluna le cime di rapa e le mandorle, lasciando che siano piuttosto grossolane.
   Quando la pera sarà ben dorata eliminate l'aglio e tritate tutto ottenendo una crema grumosa. Aggiungete le cime di rapa e le madorle e fate insaporire a fuoco medio, aggiustando di sale.
Aggiungete poca acqua per rendere tutto morbido.
Quando mancheranno 5 minuti alla cottura dell'avena, trasferitela nelle verdure, insieme ad una parte di liquido di cottura (circa 200 ml). Lasciate che termini la cottura insieme alle cime di rapa, fino ad assorbire tutta l'acqua.
   Aggiungete un cucchiaio abbondante di parmigiano, spegnete il fuoco e mescolate bene il tutto.
Impiattate, coprite con altro parmigiano e fate gratinare in forno per 5 minuti circa. Quindi servite e servitevene.
Non servirà che la gratinatura diventi croccante, ma procedete secondo il vostro gusto.
Gli equilibri nelle consistenze e nel contrasto di sapori sono una condizione necessaria per piatti di questo tipo. Confortevoli, appaganti e in linea con una visione salutista della cucina e dell'alimentazione. Un modo piacevole per gustare le verdure di stagione.

abc

Sformatini di merluzzo e broccoli al tè verde con ceci neri allo zafferano: i colori di un inverno agli sgoccioli

Ogni volta in cui apro la dispensa, quei meravigliosi ceci neri mi guardano. Che mica posso mangiare ceci tutti i giorni?! Ma quando arriva il momento, e soprattutto quando mi ricordo per tempo dell'ammollo, aprite le danze: qualcosa di meraviglioso sta accadendo.
Così ecco che davanti agli occhi mi passano coreografie di sapori e colori che mi convincono sempre più. Seppur queste tonalità richiamino un inverno che ci sta, a poco a poco, lasciando, mi piace dare spazio, ancora, all'essenza della stagione. Il gioco di consistenze equilibra un piatto dai sapori differenti, ma tutti protagonisti. Verdure, proteine e preziosi nutrienti fanno di questa portata un concentrato di genuinità, che appaga il palato. E, nella corsa al prossimo pretendente, ora la dispensa si alleggerisce di queste piccole gemme scure.


Ingredienti

90 g di ceci neri secchi bio
110 g di filetto di merluzzo
120 g di broccoli al vapore
150 ml di latte di avena
1 bustina di tè verde
1 cucchiaino di farina di soia tostata bio
1 bustina di zafferano
noce moscata
agar agar
sale

Mettete a mollo i ceci in acqua per almeno 12 ore. Scolateli, sciacquateli e fateli bollire in acqua salata fino a quando saranno morbidi. Ci vorranno mediamente 30/40 minuti.
Cuocete a vapore le cime dei broccoli, lasciandole piuttosto croccanti. Procedete anche con il filetto di merluzzo.
Nel frattempo portate alla temperatura di circa 85° il latte di avena (non dovrà bollire!!) e unitevi la bustina di tè verde. Lasciatela in infusione fino al raffreddamento del latte.
   Versate in un boccale (per chi usa il Bimby, oppure in un pentolino, per chi si affida ad un procedimento tradizionale) il filetto di merluzzo insieme a 100 ml di infuso di tè. Salate, unite la noce moscata e l'agar agar. Fate cuocere a fuoco medio per circa 5 minuti, mescolando continuamente. Tagliate, quindi le cime del broccolo a tocchetti piccoli. Versate il merluzzo e le cimette in un boccale e tritate grossolanamente.
Ungete due cocottine e versate il composto fino a rimpirle.
Infornate a 200° e cuocete per circa 30 minuti, facendo dorare bene la superficie.
Mentre gli sformatini cuociono, trasferite i ceci, scolati, in una padella. Versate i 50 ml di infuso di tè verde rimasti, il sale, la farina di soia, lo zafferano e cuocete, a fiamma bassa, fino a quando il fondo non si rapprenderà. Mescolate con cura, in modo da non fare attaccare alla padella la crema.
Quando saranno pronti, sfornate gli sformatini, estraeteli dalla cocottina e poneteli nl mezzo di un piatto.
Versate intorno i ceci allo zafferano e servite, molto caldo.
Giochi di consistenze e di sapori delicati sapranno conquistarvi fin dal primo assaggio, senza mai stancare il palato.

Con queste dosi ho ricavato due porzioni. Qualcuno direbbe "pediatriche", per me assolutamente sufficienti ^_^

In ogni caso sarà possibile conservare nel congelatore gli sformatini cotti e passarli in forno alla necessità. Del resto con due sformatini..... ci mangio due volte ^_^


abc

Marmellata di mele al timo ed essenza di arancio: di miti, leggende e di incontenibili gole

C'è stato un periodo in cui nella mia dispensa c'erano sempre barattolini di marmellata. Senza zuccheri aggiunti, e sempre in quattro gusti differenti, in modo da non stancarmi mai: fragola, frutti di bosco, albicocca e pesca. Il mio spuntino senza sensi di colpa, se non fosse stato che aprire il barattolo avrebbe significato arrivare a due centimetri dal fondo in pochi istanti. La strategia è questa: da perfezionista non posso pensare di mettere al fresco il barattolino con i bordi tutti sporchi. Allora inizio a pulire bene il vasetto, poi spiano la superficie, ma questo implica che verso i bordi ci siano delle lievi venature verticali, che stonano assolutamente. Allora pulisco tutto intorno, ma affondo troppo il cucchiaino, e allora devo tornare ad appianare. E poi di nuovo, e ancora, e ancora, fino a quando guardo il livello di marmellata rimasta nel vasetto, strabuzzo gli occhi, lancio il cucchiaino come se improvvisamente sia diventato rovente, chiudo il barattolo alla velocità della luce e lo nascondo in un angolo del frigorifero, dove non possa minacciarmi.
Ho iniziato a non comprare più marmellata. Non certo per questo motivo, o meglio non solo. Il piacere di preparare in casa qualsiasi cosa si possa mi ha travolto anche in questo. Assaggiare la marmellata industriale dopo aver assaggiato la versione casalinga..... mi lascia quella sorta di insoddisfazione incolmabile. E poi chi sarebbe così pazzo da mettere in commercio una marmellaa come questa????

Ingredienti

600 g di mele Fuji
1 arancio bio (succo e scorza)
10 rametti di timo fresco
20 g di malto di riso

Lavate bene le mele, asciugatele e sbicciatele, tenendo da parte la buccia. Liberatele dal torsolo e tagliatele a tocchetti.
   Versatele in una pentola capiente e ponetele sul fuoco, a fiamma piuttosto bassa, facendole cuocere coperte. Giratele, di tanto in tanto, in modo che non attacchino al fondo.
A parte portate ad ebollizione dell'acqua e gettatevi le bucce. Fatele cuocere fino a quando si saranno ammorbidite del tutto. Ci vorranno circa 30 minuti.
Lavate bene l'arancio e grattugiate la scorza (solo la parte arancione,mi raccomando). Sfogliate i rametti di timo, precedentemente lavati, e uniteli alla scorza. Versate tutto nelle mele in cottura e mescolate bene in modo che venga amalgamato tutto perfetamente. Procedee la cottura, a fuoco basso, per almeno mezz'ora.
Quando le bucce delle mele saranno morbide, scolatele, gettate l'acqua e rimettetele nella pentola. Spremete l'arancio e versate nella pentola stessa il succo.
Fate cuocere ancora per 10 minuti circa, in modo che il succo si rapprenda leggermente e che tutto insaporisca.
Versate, a questo punto, il malto di riso, spegnete la fiamma e passate il composto di bucce con un frullatore ad immersione, lavorando bene fino a quando avrete ottenuto una purea perfettamente liscia.
   Unite questo sciroppo alle mele, mescolate e procedete alla cottura, a fiamma bassa, per almeno mezz'ora. Mi raccomando a controllare spesso e a girare con un cucchiaio la composta, soprattutto in questa fase: la pectina liberata dalle bucce, insieme al malto, tendono a depositarsi sul fondo e a caramellare.
Quando sarà pronta spegnete il fuoco e versate immediatamente in due vasetti sterilizzati. Affinché possa conservarsi senza guastarsi è necessario che venga imbarattolata molto molto calda. Chiudete i vasetti, avvolgeteli in un canovaccio, e lasciateli raffreddare per 24 ore. In questo modo si formerà il sottovuoto e potrete tenere i barattoli in dispensa per diverse settimane.
Se, diversamente, voleste utilizzarla subito, come ho fatto io, versatela in un contenitore, lasciatela raffreddare a temperatura ambiente, e poi conservatela in frigorifero. Durerà diversi giorni.

A voi l'assaggio e la migliore contestualizzazione.
Presto ve la proporrò in una veste.... golosa!!abc

Radicchio gratinato con tofu e nocciole: il piacevole gioco di contrasti tra sapori e consistenze

Un battito di ciglia, la visione di un cespo di radicchio e l'insieme di ingredienti che non ha richiesto ulteriori sviluppi. E' nato così, in un lampo improvviso, questo piatto semplice, ma indimenticabile.
Consistenze in contrasto che danno il loro valore aggiunto, tra il tofu in briciole e le nocciole in granella. Gratinatura che unisce il salutare della cottura al sapore del piatto. Il gusto amarognolo del radicchio che veste la dolcezza del condimento. Opposti che si attraggono e che si bilanciano. Ancora una volta l'espressione del mio essere in un piatto. Perché la diversificazione di prospettiva nella visione di un elemento è fondamentale per comprendere e assecondare al meglio un insieme, un concetto, un'idea. A partire dal piccolo, come può essere un piccolo cespo di insalata. Per arrivare al profondo, che, abbandonando la diplomazia di queste parole, è una teglia perfettamente ripulita fin negli angoli e nelle pieghe della carta di rivestimento. Senza vergogna ^_^

Ingredienti

1 cespo di radicchio lungo rosso (il mio da 250 g)
125 g di tofu al naturale
15 g di nocciole tostate
1 rametto di rosmarino
1 filetto di acciuga
sale
1 cucchiaio do olio evo + q.b.
1/2 cucchiaino di zenzero in polvere

Tagliate il cespo di radicchio in spicchi non troppo grandi. Io ne ho ricavati 8. Metteteli a bagno in abbondante acqua fredda e lasciateli per mezz'ora circa.
   Lavate il rametto di rosmarino e prelevatene gli aghi. Tritateli, insieme alle foglie di radicchio che si saranno divise dal ceppo durante il taglio, aiutandovi con una mezzaluna.
Tritate grossolanamente anche il tofu. Io ho utilizzato sempre la mezzaluna. Dovrete ricavare delle briciole non troppo fini.
Unite tofu e insalata in una ciotola e spezzettateci dentro il filetto di acciuga. Volendo potrete aggiungerne un paio, io ho preferito un sapore più delicato.
Riducete in granella, piuttosto grossa, le nocciole, schiacciandole con un mattarello in un foglio di carta forno. Versatele nella ciotola con il restante degli ingredienti, unite il cucchiaio di olio, lo zenzero e mescolate bene tutto. Assaggiate e correggete, eventualmente, di sale.
Scolate gli spicchi di radicchio, cercando di asciugarli al meglio. Rivestite una teglia con un foglio di carta forno e sistemate sopra gli spicchi. Irrorateli con un filo di olio e salateli.
Copriteli con la farcia (abbondate pure, non ve ne pentirete!!).
   Accendete il forno a 190° e, raggiunta la temperatura, fateli cuocere per 30 minuti su un ripiano alto, in modo che gratinino bene. Io ho utilizzato il forno ventilato, che rende la cottura omogenea e veloce.
Controllate che non scuriscano troppo e sfornate non appena saranno perfettamente dorati.
Trasferite gli spicchi di radicchio in più piatti e servite. O, se voleste deliziarvi con un piatto unico, gustateli interamente, dal primo all'ultimo.
L'apporto calorico è perfetto per una dieta regolare e il piacere è impagabile!
Un piatto leggero e saporito che conquisterà anche i palati più diffidenti.







Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Salutiamoci del mese di febbraio, 
ospitata dalla grande Lucrezia

abc

Fagottini filanti di spinaci con granella di nocciole: il rispetto della vita e l’importanza del presente

Quando mi trovo la meraviglia della frutta e della verdura di stagione davanti agli occhi, proprio non riesco a resistere. In un presente in cui tutto si trova sempre, in cui non esistono più regole se non la volontà dell'uomo, in cui le forzature devono implementare e assecondare le richieste di mercato, mi emoziono a guardare delle semplici foglie verdi e generose sorridermi. Urlo con forza di rispettare la stagionalità della vita e rifiuto zucchine che sembrano disegnate, o peperoni di colori lucenti. Ogni stagione offre infinite possibilità e spunti. Guardate qui quanta meraviglia!!! Di certo sto facendo una grande scorpacciata di spinaci e vi anticipo anche che la mia testa sta macinando pensieri alquanto audaci (che stranezza, vero?). Per il momento vi lascio questi bocconcini di delicatezza. Il cuore morbido della mozzarella reso allegro dalla croccantezza delle nocciole. Sapori che si sciolgono e si fondono sul palato. Semplicità. Meraviglia.


Ingredienti

12 foglie di spinaci
20 g di nocciole
100 g di mozzarella
25 g di olive taggiasche
sale
olio evo

Tagliate la mozzarella in 6 liste e mettetele in un colino, con un po' di sale, in modo che perdano l'acqua in eccesso (acqua che potreste recuperare per un buon lievitato ^_^).
Lavate le foglie degli spinaci con molta cura e fatele sbollentare per pochi secondi in acqua salata, una o due alla volta per non romperle. Scolatele e immergetele subito in acqua ghicciata, in modo da bloccare la cottura.
Sistematele, quindi, su un canovaccio pulito e fatele asciugare in modo che rimangano ben piatte.
   Tritate grossolanamente le nocciole e tenetele da parte. Scolate le olive dal loro liquido di conservazione e tagliatele a metà.
Accostate tra loro le foglie di spinaci, due a due. Tagliate sopra ciascuna coppia un bastoncino di mozzarella. Unitevi un po' di olive e un cucchiaino scarso di nocciole in granella. Chiudete a fagottino le foglie e sistemate i fagottini in un piatto.
Cospargeteli con la granella di nocciole rimasta e con un filo d'olio evo (ne basterà poco!).
Passate sotto il grill del forno, alla temperatura di 200°, per 10 minuti.
Sfornate e, semplicemente, deliziatevi!

Delicatezza, morbidezza e sfiziosità. Tutto in un bocconcino salutare e saporito.

Cosa chiedere di più ad un piatto?

abc

Cotolette di tofu impanate: storia di un tarlo che si insinua nella mente e la ragionevolezza d’espressione

Non sono solita fermarmi davanti alla parte di banco frigo dei supermercati in cui troneggiano alimenti pronti. Se non fosse che il tofu naturale (non quello alle erbe), non chiedetemi per quale motivo, si trovi proprio lì, ad almeno 132 passi dal suo simile e in mezzo a preparati vegani, che, seppur vegani, sono sempre preparati. Insomma, mi sono spiegata? La paladina del mi preparo da me non può certo incorrere nel rischio di mangiare intrugli strani che, seppur vegani, sono sempre intrugli strani!! Ma quella volta, allungando la mano verso il tofu naturale, qualcosa attirò la mia attenzione. In realtà la curiosità mi era già stata solleticata quando, in una breve gita taurinense a casa dei vecchi, mia madre prese le cotolette di tofu per uno dei pasti del mio fratellonzo vegano. Lessi bene gli ingredienti, ma non ne fui conquistata pienamente. I sospetti rimanevano lì, in agguato. Così mi sono detta: perché non provarci? Non sarei io, se non lo facessi. E quindi eccomi, con il sapore di queste cotolette che trionfa ancora sul mio palato. Un vero incanto!!



Ingredienti

150 g di tofu al naturale
20 g di olive taggiasche
10 g di capperi sotto sale
2 rametti di timo fresco
paprika dolce a piacere
latte di avena per la panatura
pangrattato di riso
olio evo

Tagliate a pezzi il tofu e versatelo in un boccale. Unite i capperi, precedentemente lasciati in ammollo e sciacquati sotto acqua corrente, le olive taggiasche ben sgocciolate dal loro olio di conservazione (o dalla salamoia) e la paprika. Lavate e asciugate i rametti di timo. Sfogliateli e uniteli al resto degli ingredienti.
Tritate tutto fino ad ottenere un composto omogeneo.
Prelevate metà impasto e dategli una forma di cotoletta piuttosto piatta (circa 1 centimetro di spessore). Procedete anche con il resto dell'impasto.
Versate in un piattino il latte di avena e preparate il pangrattato di riso. Bagnate nel latte ciascuna cotoletta e poi impanatela nel pangrattato, schiacciando bene affinchè la panatura rimanga spessa attorno all'impasto.
   Fate scaldare un filo d'olio evo in una padella e, quando sarà ben caldo, adagiatevi le cotolette. Fatele cuocere a fiamma media per 4 minuti circa, dopodichè giratele dall'altra parte, facendo attenzione a non romperle. Cuocetele per altrettanto tempo anche dal lato opposto, aggiungendo, eventualmente, ancora un goccio d'olio.
Quando saranno perfettamente dorate, trasferitele in un piatto. Accompagnatele con verdura a piacere. Io le ho servite con delle sfoglie sottili di finocchio crudo, appena irrorate con olio extravergine di oliva.
Assaporatele molto calde e gustatene la delicata fragranza e l'avvolgente consistenza.


Semplici e veloci da fare, possono essere congelate, prima della cottura, e saltate in padella all'occorrenza.abc

Crema di sedano rapa allo zafferano con alga wakame: i sapori delicati che si solleticano in un piatto travolgente

"Seguo sempre il tuo blog. Mi piace molto. Mi piace leggere quello che scrivi. Mi piacciono i tuoi titoli". Avete presente quando proprio non te lo aspetti? Quando in quel momento pensi che "il tuo" non possa essere il soggetto della conversazione. Quando proprio non pensi che quel viso d'angelo possa pronunciare simili parole. E' vero, nella vita sono stata più volte redarguita per aver dimostrato scarsa fiducia in me stessa, ma queste pagine sono una semplice proiezione del mio Io, una sorta di enciclopedia della mia arte (ecco, pesate bene queste parole), che nulla ha da pretendere se non la gioia del condividere e donare qualcosa di me. E quando succede che una mamma mi dice "mio/a figlio/a ti segue sempre", o quando un'amica virtuale scoperta proprio grazie al blog mi scrive "sei molto sensibile, sei la mia preferita", o quando, appunto, quella persona da cui proprio non ti aspetti che tu possa essere parte di una sua qualunque giornata, mi dice di seguire le mie avventure, ecco.... io ci rimango. Ci rimango a bocca aperta. E dici quel grazie che è sempre lui e che sembra anche scontato, ma che è, invece, un grido generato da dentro, da quel profondo che lascio appena trasparire, in punta di piedi. E oggi è con la semplicità di questi ingredienti, con la loro inenarrabile delicatezza, con la loro incantevole fusione che voglio dire grazie a tutte quelle persone che mi fanno vivere queste bellissime emozioni. E' incredibile la magia che mi fate vivere. Ogni volta.

Ingredienti

200 g di sedano rapa (pulito)
210 g di latte di avena
10 g di burro vegetale salato
2 rametti di rosmarino
1 bustina di zafferano
3 g di alga wakame
sale
semi di sesamo per guarnire

Pultite il sedano rapa, tagliatene 200 g a tocchetti e fatelo cuocere a vapore o in acqua, fino a uando diventerà morbido.
Trasferitelo, quindi, in un pentolino. Unitevi il latte di avena, il burro salato e gli aghi dei rametti di rosmarino, precedentemente lavati e asciugati. Aggiungete un po' di sale e portate a bollore. Abbassate la fiamma e lasciate che i sapori si armonizzino, mescolando di tanto in tanto.
Mettete l'alga wakame a mollo in una scodella con acqua fredda e lasciatele rinvenire per circa 10 minuti.
Unite lo zafferano al sedano rapa in cottura e mescolate. Spegnete il fuoco e passate tutto con un frullatore ad immersione, fino a creare una vellutata liscia. Assaggiate la sapidità ed, eventualmente, correggete di sale.
Scolate le alghe e strizzatele delicatamente, lasciando che perdano l'acqua in eccesso. Tagliatele in tocchetti piuttosto piccoli e uniteli alla vellutata. Mescolate tutto e lasciate insaporire.
Versate, quindi, in una scodellina e guarnite con un cucchiaino di semi di sesamo.


Gustate, semplicemente. Da assaporare molto calda o tiepida, con crostini o in purezza, saprà toccarvi nel profondo e conquistarvi ad ogni assaggio.

abc

Crocchette di salmone e cavolini di Bruxelles in crosta di Venere: la totalità dei sensi che infrange il bon ton

Quello che mi lega al riso venere è un amore viscerale. Il suo colore intenso mi travolge, quasi mi ipnotizza. L'aroma che sprigiona in cottura mi abbraccia infondendomi forza e conforto. La delicatezza del suo sapore mi coccola e la sua consistenza mi sussurra, all'orecchio, accostamenti talvolta bizzarri. Il suo incontro è una di quelle magie che archivio come esperienza sensoriale, dove tutto inizia dall'approccio visivo per finire a coinvolgere ogni senso. Quando pensai ad una panatura, creata con questo magico elemento, non incontrai dubbi. Sapevo che il risultato sarebbe stato all'altezza delle mie aspettative, se non oltre.
Tritando quei chicchi intensi, nel colore e nel sapore, il sorriso di soddisfazione già illuminava il mio volto. Il cuore ha carattere, ma rispetta la delicatezza di sapori. La struttura è essenziale, il bilanciamento è il puntino sulla "i".

Ingredienti

200 g di salmone fresco pulito
10 cavolini di Bruxelles
15  di mandorle (con la pellicina)
1 cucchiaino di curcuma
sale
noce moscata
pepe
olio evo
pangrattato di riso venere (ottenuto da 35 g di riso venere)

Mondate i cavolini togliendo le foglie più esterne. Tagliateli a metà e fateli bollire, in acqua salata, per una decina di minuti.
Quando saranno morbidi (ma non troppo) scolateli e gettateli in un recipiente di acqua ghiacciata, in modo da fermare la cottura.
Versateli nel boccale, insieme al salmone pulito e privato della pelle, alle mandorle, al sale, al pepe, alla noce moscata e alla curcuma. Le quantità delle spezie possono variare in base ai vostri gusti. Le mandorle le aggiungo insieme al resto degli ingredienti, in modo che non diventino troppo fini.
Tritate tutto fino ad avere un composto omogeneo, ma non troppo uniforme. Assaggiate ed eventualmente correggete di sale.
Preparate, ora, il vostro pangrattato, tritando i chicchi crudi di riso venere. Lasciate lavorare le lame per diverso tempo, in modo che si formino granelli piuttosto piccoli.
Prelevate un po' di impasto e lavoratelo tra le mani umide, dando una forma sferica. Passate, ora, la polpettina sul pangrattato, allungandone la forma a cilindro.
Fate in modo che la panatura ricopra perfettamente tutta la superficie.
Adagiate ciascuna crocchetta, così ottenuta, su una tegliarivestita da carta forno. Io ho cosparso anche un po' d'olio, proprio un filo, che non lasciasse secco l'impasto in cottura. Procedete con il restante impasto, fino al termine.
Accendete il forno e portatelo alla temperatura di 200°. Infornate e cuocete per 20 minuti, in funzione ventilata. Trascorso il tempo, girate le crocchette sul lato opposto e proseguite la cottura per altri 10 minuti.
Alla fine dovrete ottenere delle crocchette dalla crosticina bella croccante. Il tatto vi aiuterà a valutare la cottura.
Sfornatele e servitele molto calde.

Il piacere di gustarle con le mani, a parere mio, amplifica i sapori. Del resto ci sono cose che devono infrangere le reole del bon ton!!

abc

Fette biscottate al farro e nocciole: la friabilità inseguita e il contronto che gratifica

Non so voi, ma io sono una di quelle che non si dà mai pace. Una per cui c'è sempre qulcosa da migliorare, una che un traguardo è uno spunto per una nuova sfida, una per cui nuovi stimoli sono condizione necessaria per una vita da mordere, una che dice ben fatto ma che pensa a dovrei perfezionare questo dettaglio, una che dal confronto possono nascere conoscenze importanti, ma anche che nell'errore sta la miglior occasione per imparare. La prima volta che mi accostai all'idea di fetta biscottata non elaborai molto: presi il mio magico pane in cassetta e ne studiai l'impasto con una doppia colorazione. Ma quel sapore genuino e quella consistenza rustica mi dicevano che avrei dovuto perfezionare la tecnica. Capitò così che, dopo un po' di tempo, mi trovai davanti la meravigliosa preparazione di Fulvia. Mi confrontai con lei e ne nacque una discussione costruttiva. Alla fine quello che oggi vi presento è un intreccio tra la mia ricetta base e i sapori che lei ha magistralmente messo in scena nella sua versione. Ovviamente tutto perfezionato da quel dettaglio su cui la cara Fulvia mi ha illuminato. La bontà non ve la posso descrivere. Posso solo dirvi che, sì, questa volta ho davvero fatto centro e che il nuovo spunto sarà legato unicamente a nuove aromatizzazioni. Queste fette biscottate sono la fine del mondo!!!!

Ingredienti

86 g di farina di Manitoba
110 g di fecola di patate
160 g di farina di farro
12 g lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
216 g di latte di avena
24 g di olio evo
40 g di malto di riso
1 pizzico di sale
1 bacca di vaniglia
150 g di nocciole tostate

Setacciate e mescolate le farine, la fecola e il lievito madre secco.
Tagliate la bacca di vaniglia per la sua lunghezza e prelevate i semini all'interno aiutandovi con la lama del coltello. Versateli in un pentolino insieme al latte e al malto di riso. Scaldate leggermente facendo sciogliere il malto.
Facendo bene attenzione che il latte non superi i 29°, unitevi metà del mix di farine. Iniziate ad impastare e unitevi, poco alla volta, la restante farina. Quando sarà tutta incorporata versate l'olio, a filo, avendo cura di farlo bene assorbire nell'impasto. Per ultimo unite il sale e lavorate bene l'impasto per amalgamare uniformemente tutto.
   Tritate non troppo finemente le nocciole (va decisamente a gusti: a me piace sentire la loro consistenza nell'impasto) e unitele all'impasto. Impastate molto bene fino ad incorporarle perfettamente.
Quando avrete ottenuto una pasta incordata, trasferitela in una terrina, copritela con un foglio di pellicola trasparente e lasciatela riposare, in un luogo tiepido, per 4 ore. Il volume dovrà raddoppiare. Il tempo dipenderà dalla temperatura, per cui regolatevi secondo le caratteristiche del vostro ambiente.
Una volta che sarà trascorso il tempo, riprendete la pasta e trasferitela su una spianatoia infarinata. Stendetela in un rettangolo non troppo sottile, con l'aiuto di un mattarello, e procedete con una prima piega a tre.
Stendete nuovamente la pasta e ripetete la piega.
A questo punto ponete nuovamente l'impasto nella terrina, copritelo ancora con la pellicola e lasciatelo riposare, sempre in un luogo tiepido, per 2 ore. L'impasto raddoppierà nuovamente.
A questo punto infarinate ancora la spianatoia e versateci sopra la pasta. Stendetela, con il mattarello, in un rettangolo il cui lato minore si quasi quanto la lunghezza dello stampo che andrete ad utilizzare per la cottura. Il mio era di misura 24 cm x 10 cm.
   Lo spessore della sfoglia dovrà essere di non più di un paio di centimetri. Arrotolate, quindi, la pasta, partendo dal lato più corto. Fate in modo che questo lavoro sia piuttosto stretto e che non lasci vuoti all'interno.
Infarinate lo stampo da plumcake e adagiatevi il rotolo appena ottenuto, lasciando l'apertura sul fondo. Copritelo con la pellicola trasparente, in modo che non si formi la crosticina in superficie, e lasciatelo lievitare fino a quando raggiungerà il bordo dello stampo.
Una volta che sarà lievitato, togliete la pellicola e spennellate la superficie con dell'olio (oppure del latte, oppure dell'uovo).
Portate il forno ad una temperatura di 200°. Infornate ad un'altezza nedia, abbassando a 170° e fate cuocere per 60 minuti. Controllate la cottura e fate attenzione che non colorisca troppo in superficie.
Quando sarà trascorso il tempo, sfornate lo stampo ed estraete il pane. Adagiatelo su un fianco sopra una gratella e fatelo raffreddare completamente. Io l'ho lasciato una notte intera. In questo modo le fette, al taglio, non si disferanno.
Procedete ora al taglio, con un coltello ben affilato, e ricavate fette di circa un centimetro di spessore (io leggermente di meno).
Portate il forno alla temperatura di 150°, sistemate le fette su una griglia e fatele tostare, con il forno socchiuso, per almeno 30 minuti. La temperatura ridotta e lo "sfiato" che permette di disperdere l'umidità, renderà le vostre fettine croccanti e perfette.
Una volta che saranno pronte (tastatele delicatamente per accertarvene), trasferitele su una gratella e lasciatele raffreddare completamente.
Per una volta, strano ma vero, sono riuscita a resistere alla tentazione di divorare mezza forma e questa grande prova mi ha premiato. La fragranza di queste fette biscottate è decisamente magica e la consistenza assolutamente perfetta.
Non sono dolcissime, per cui vanno bene anche nei regimi alimentari controllati. Peraltro l'utilizzo di una farina non raffinata è una buona condizione per garantire un risultato genuino, oltre che saporito.
Potrete assaporarle con una classica marmellata. Io ho approfittato della mia meravigliosa crema fondente bianca ai pistacchi, ma anche con una buona fetta di prosciutto e un po' di formaggio, o del semplice miele..... sono certa che saprà deliziarvi.
E per conservarle, non servirà altro che un semplicissimo barattolo di vetro, o una scatola di latta.

Tanto finiscono troppo in fretta!!!! ^_^




Ringrazio la costanza e la pazienza con cui la cara Sandra ha tanto desiderato che partecipassi alla raccolta di Panissimo. Inizio da qui. A te devo questo primo passo. A te e alle grandissime panificatrici seriali, che sono Sandra e Barbara, portabandiera di questa grande iniziativa. E a tutte le amiche del gruppo Panissimo di Facebook, con le quali è sempre un piacere scambiare foto, ricette e idee. Conquiste e anche fallimenti.
Annuncio, pertanto che (mamma mia che emozione).........

Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Panissimo, che questo mese è ospitata da Sandra, Dolce Forno


abc

Zuppa di merluzzo alla senape: la vera ricchezza oltre la comune apparenza

Mi trovai davanti a questo filetto di merluzzo fresco. Beh, niente di particolarmente pregiato, direte voi. Vero, ma ne rimasi attratta. L'istinto mi disse di appropriarmene e di trasformarlo in qualcosa che potesse rendergli giustizia, come fosse una vera proiezione di un pensiero di vita, in ambito culinario (e la mia terapeutica cucina, in effetti, lo è). In fondo questi alimenti considerati poveri, portano con sé molteplici e importanti qualità. Il merluzzo, si sà, è ricco di Omega-3 che contrastano il colesterolo cattivo, di proteine e di sali minerali come il calcio, il fosforo e il ferro, per non parlare delle vitamine del gruppo B. Con le sue 90 calorie per 100 g garantisce un piatto decisamente salutare, equilibrato e, con quel pizzico di fantasia che in cucina non dovrebbe mai mancare, anche sfizioso!! A me è bastato, come spesso accade, chiudere gli occhi e immaginarlo vestito a festa. Ne ho assaporato, così, l'incantevole avvolgenza. Siete ancora convinti che questo sia un piattino triste e povero? O anche voi credete sia essenziale abbandonarvi alla ricchezza interiore?

Ingredienti

130 g di merluzzo fresco
1 cucchiaio di senape
2 filetti di acciuga sott'olio
1/2 limone (succo)
acqua (metà della quantità del limone)
120 g di cavoletti di Bruxelles
paprika dolce a piacere
sale
olio evo

Prendete il filetto di merluzzo, sciacquatelo e asciugatelo delicatamente. Privatelo di eventuali lische e tagliatelo a cubetti non troppo piccoli. Sciogliete, in una padella, i filetti di acciuga, mantenendo il fuoco basso e schiacciandole con una forchetta.
In una terrina unite la senape, il succo del limone, l'acqua, la paprika e i filetti di acciuga sciolti. Mescolate molto bene, dopodichè unitevi i bocconcini di merluzzo. Coprite con un foglio di pellicola trasparente e lasciate riposare in frigo per almeno un'ora.
Nel frattempo mondate i cavoletti e portate ad ebollizione dell'acqua salata. Tuffateci i cavoletti interi e lasciateli bollire per 10 minuti. A cottura terminata passateli sotto un getto di acqua gelata, per fermare la cottura e mantenerli di colore acceso.
Scaldate un filo d'olio evo in una padella e, quando sarà ben caldo, unitevi i cavoletti. Fateli saltare a fiamma vivace fino a quando non saranno ben dorati in superficie.
Eventualmente salateli appena, se pensaste che non siano abbastanza sapidi dopo la cottura in acqua.
Quando saranno pronti, abbassate la fiamma e unite il merluzzo, con tutta la marinatura.
Coprite con un coperchio e procedete la cottura, a fuoco moderato, per 15 minuti. Lasciate che il fondo si rapprenda e girate di tanto in tanto, con delicatezza.
Quando i bocconcini saranno cotti trasferiteli in una cocotte e servite.

A voi il piacere di assaporare un piatto delicato, ma di carattere.
E a voi la sentenza.

abc

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