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Tris di riso ai tre aromi: l’insolita arte di sporcare per tre e mangiare per uno

Ci sono giorni in cui corro cercando di incastrare tutto alla perfezione. Niente che mi risulti "troppo" rispetto a quelle che sono state e che sono le mie scelte di vita e nulla che faccia con sforzo e sacrificio. Anzi, tutte situazioni che mi rendono fiera e orgogliosa di me. Che mi fanno guardare allo specchio e dire fai davvero tutto questo? In quei giorni avere il tempo per mettere letteralmente a soqquadro la cucina è impensabile, per cui diventa d'obbligo valutare alternative di piatti veloci, o che mi permettano di organizzare i tempi delle fasi di lavorazione secondo il piano di azione della giornata. Ci sono, però, giorni in cui tutto questo non accade. Rari, rarissimi. Me ne concedo uno alla settimana e se, per un qualsiasi motivo, quell'unico giorno dovesse saltare, il contdown ripartirebbe inesorabilmente da sette. Quei giorni non ho orari. Posso finire la colazione alle 10 e pranzare alle 15, posso sedermi davanti alla dispensa e meditare in rigoroso silenzio, posso usare, in ordine casuale, Bimby, minipimer, frullatore e sbattitore elettrico, posso accendere tutti i fuochi del piano cottura e posso tirare fuori servizi interi di padelle, pentole, pentolotti e pentolini. In altre parole: posso dare libero sfogo alle mie follie creative. Questo giorno è arrivato. Questa volta senza imprevisti. E l'ho onorato come meglio avrei potuto fare. Soddisfatta e appagata, ho guardato la mia cucina sorridendo: ho pensato e sporcato per tre e ho meravigliosamente mangiato per uno. Il valore del nostro piacere non ha limiti.

Ingredienti

Per il riso Venere
25 g di riso Venere
5 asparagi cotti al vapore
1/2 cucchiaino di liqirizia
scorza di mezzo limone
sale
olio evo

Per il riso basmati
25 g di riso basmati integrale
1/2 zucchina
10 g di mandorle
zenzero in polvere
sale
olio evo

Per il riso Jasmine
25 g di riso rosso Jasmine
1/2 peperone giallo arrostito (senza pelle)
1 cucchiaino di marmellata vanigliata di Cipolle di Tropea
cannella in polvere
sale
olio evo

   Pesate i tre differenti tipi di riso. Portate ad ebollizione tre pentolini di acqua salata e cuocete secondo i tempi richiesti. Mentre il riso basmati e il Jasmine cuociono in 20/25 minuti, il riso Venere richiede 40 minuti. Regolatevi con i tempi.
Iniziate a preparare il condimento per il riso basmati. Lavate la zucchina e tagliatela a cubetti non troppo grandi. Scaldate un filo di olio evo e fateli rosolare, salandoli a piacere. Pestate in un mortaio le mandorle, in modo da avere delle briciole piuttosto grosse. Unitele alle zucchine e insaporite con lo zenzero in polvere secondo il vostro gusto. Io ne ho aggiunto circa 1/3 di cucchiaino. Spegnete il fuoco e lasciate da parte.
Passate alla preparazione del condimento del riso Venere. Tagliate gli asparagi in piccoli tocchetti e fateli saltare in padella con un filo di olio. Salate a piacere. Grattugiatevi sopra la scorza del mezzo limone e, dopo qualche istante di cottura, unitevi la polvere di liquirizia (se non la aveste, sbriciolate finemente, magari con l'aiuto di un macina caffè, della liquirizia pura). Mescolate bene e lasciate sul fuoco ancora un paio di minuti, a fiamma dolce.
Occupatevi ora dell'ultimo condimento, quello del riso Jasmine. Tagliate a dadini piccoli le falde del peperone arrostito (io li avevo preparati il giorno prima). Fateli scaldare bene in padella, sempre con un po' di olio, e unitevi un cucchiaino generoso di marmellata di cipolle. Fate insaporire a fiamma bassa, salate secondo il vostro gusto e aggiungete la polvere di cannella. Mescolate bene, lasciate sul fuoco ancora un paio di minuti, quindi spegnete.
Nel frattempo il riso sarà cotto. Controllatelo durante la preparazione ed eventualmente scolatelo e conditelo con un po' di olio.
Prendete tre stampini differenti, o quelli che desiderate, e sistemateli sul piatto da portata. Riempitene ciascuno con una tipologia di riso, cercando di compattarlo bene. Lasciatelo riposare qualche istante e poi sfilate gli stampini.
Ponete sulla cima di ciascuno stampo il condimento abbinato.
Scaldate il piatto in forno (o passatelo velocemente nel microonde) e servitelo.

La presentazione del tris di colori e combinazioni sarà certamente intrigante per l'occhio. L'assaggio visivo prima di tutto.
Quando sarete sazi visivamente divertitevi ad assaggiarne le aromatizzazioni. Sono molto simpatici da proporre come piccole monoporzioni, su cucchiaini e da assaporarle in un solo boccone.

Ma sicuramente simpatici (e divertenti) saranno da scomporre.
Le tre tipologie di riso, con i loro differenti sapori, e i tre condimenti, aromatizzati secondo il richiamo del riso stesso, si fonderanno tra loro creando un piatto vario, travolgente e unico nel loro genere.

abc

Torta budinosa alle fragole con yogurt e limone: la mia concezione di traguardo nella corsa al miglioramento

Quando mi metto in testa qualcosa, non c'è verso. Posso anche ripetere, correggere, perfezionare, valutare, ma al traguardo ci devo arrivare. Non so dirvi se questa torta sia un traguardo. In fondo cercavo una consistenza decisamente diversa. Ma ragionando sugli ingredienti che ho voluto interpellare, beh, forse non è la torta attesa, ma un traguardo comunque l'ho raggiunto. Partiamo dal desiderio di preparare una buona torta di fragole per le mie colazioni. E le fragole ci sono, anche in quantità. Stabiliamo che debba essere yogurtosa e che debba avere il supporto di un aroma avvolgente come il limone. Mettiamoci anche che voglio farine speciali, le mie amate, le mie fedelissime amiche. Se non ci mettessi l'uovo? Ve lo dico, ci ho provato, ma il risultato non è stato decisamente all'altezza. I pastrocchi di fragole cotte non erano certamente degni di una condivisione (ma non per questo di una menzione). Allora vada per l'uovo. Farina.... quanta? Forse un po' di più, dai. Perché un po' di sostegno quei pastrocchi avrebbero dovuto averlo. Poco grasso e assolutamente niente burro, nessun lievito chimico, ma una buona polvere a base di cremor tartaro. Mah, io inforno e chiudo gli occhi. Santa Esperanza, protettrice della Cuocherellona, pensaci tu. Insomma, certo non si parla di una torta dalla consistenza di un pan di spagna, ma provate ad assaporare questa dolcezza fresca, con i suoi avvolgenti aromi e la sua morbidezza fragolosa. Non sarà certo il traguardo prefissato (e ci lavorerò ancora sopra), ma credo meriti davvero il suo posto in vetrina.

Ingredienti

250 g di fragole
170 g di yogurt greco al limone (0% di grassi)
250 g di farina 1 - Petra 5
75 g di latte vegetale
scorza grattugiata di mezzo limone
1 uovo
25 g di margarina
50 g di malto di riso
10 g di polvere lievitante naturale bio

Rompete l'uovo in una terrina e unitevi lo yogurt. Aggiungete il malto di riso e sbattete energicamente con una frusta.
Aggiungete il latte vegetale, la scorza del limone grattugiata e, poco alla volta, la farina e la polvere lievitante. Unite poco alla volta la margarina, facendola assorbire bene all'impasto.
Pulite e lavate le fragole e asciugatele delicatamente. Tagliatele a dadini non troppo grandi. Unitele all'impasto e mescolate fino a far diventare in composto ben amalgamato.
Rivestite una teglia (del diametro di 22 cm) con carta forno, quindi versateci all'interno l'impasto.
Accendete il forno a 180° e, una volta in temperatura, infornate la teglia. Cuocete per circa 1 ore e 50 minuti, pazientemente. L'interno rimarrà comunque molto umido, ma aspettate che si formi una bella crosticina scura in superficie.
   Quando sarà trascorso il tempo, spegnete il forno e sfornate. Lasciate raffreddare la tornta nello stampo, poi estraetela.

Tagliatela a fettine servitela. Se non aveste l'occasione per consumarla tutta, conservatela in frigorifero e gustatela a piacere. Si mantiene tranquillamente per una settimana. Assaporatela con una confettura di fragole (o quella che desiderate), con frutta fresca, con un bel quadrotto di cioccolato bianco o in purezza. In ogni caso la sua avvolgente consistenza saprà deliziarvi e stupirvi.

Io l'ho immaginata anche tagliata a cubotti, passata nelle scaglie di cocco e servita infilzata in piccoli spiedini.

Riusite ad immaginarla???
Deliziosa gente, davvero deliziosa ^_^


abc

Sformatini di ricotta e spinaci dal cuore fondente: l’affidabilità delle strategie nel quotidiano

Ormai credo l'abbiate capito: io e la mia alimentazione abbiamo un razionale rapporto di collaborazione. Tutto segue un semplicissimo principio di bilanciamento. Prediligo i carboidrati nella prima parte della giornata, non li replico mai a cena se li ho scelti per il pranzo, arricchisco tutto con molta verdura, scelgo le cotture sane, non mischio le proteine tra loro (nei limiti, ma con tranquille eccezioni), opto per ingredienti naturali e integrali, adotto l'utilizzo di preziosi semi e cereali, rispetto le stagionalità, limito il consumo di carne (la carne rossa ormai è un lontano ricordo) e favorisco i piccoli pasti frequenti alle grandi abbuffate. Così mi ritrovo a dover gestire un pranzo sapendo che l'imperativo assoluto sarebbe dovuto essere NO CARBOIDRATI. Un paio di ingredienti da dover consumare nel frigo, voglia di leggerezza e l'interrogativo: cosa preparo? Ho scomposto e ricomposto, mentalmente, pezzi di dispensa. Ho acceso e spento fornelli immaginari. Ho sbattuto uova e poi le ho rimesse nei loro gusci. Ho immaginato i risultati di cottura. Ho scelto i migliori accostamenti sentissi di desiderare. Mi è costato del tempo, ma il tempo per pensare ad un piatto scorre sopra ogni altro impegno. L'ispirazione può venire mentre corro, mentre leggo, mentre prenoto un viaggio, mentre riassetto la casa, mentre spillo una birra, mentre sollevo un bilancere. E così è arrivato il momento in cui ho sentito di aver trovato la soluzione che stavo cercando, come fosse il clak ultimo che fa aprire una cassaforte. E mi sono messa all'opera. Semplicemente. Nessun carboidrato, una sola tipologia di proteina, una cottura sana, sapori delicati e palato appagato. Soddisfatta? Ditemi voi....

Ingredienti

100 g di ricotta vaccina
5 cespi di spinaci freschi
1 mazzetto di rucola
50 g di latte vegetale
5 g di lecitina di soia granulare
10 g di olive di Riviera
2 cucchiaini di certosa light
10 g di nocciole
noce moscata
sale
olio evo

Mettete la lecitina in un pentolino e aggiungete il latte. Lasciatela ammorbidire per circa mezz'ora. Nel frattempo lavate gli spinaci.
Fateli soffocare in padella aggiungendo un pizzico di sale (io non ho utilizzato olio). Lavate la rucola e asciugatela bene.
   Prelevate 2/3 degli spinaci e frullateli insieme alle foglie di rucola, creando una salsina liscia. Assaggiate ed eventualmente correggete di sale. Ai restanti spinaci aggiungete le olive tagliate a metà. Unite alla crema di spinaci e rucola la ricotta e impastate bene fino ad ottenere una crema perfettamente omogenea. Ariomatizzatela con noce moscata a piacere e verificate che sia sufficientemente sapida. Eventualmente correggete.
Controllate il latte con la lecitina sul fuoco e, quando sarà caldo (non importa che sia bollente), salatelo e frullatelo in modo da sciogliere i granuli e formare una crema. Versatela nel composto di ricotta e spinaci e amalgamatela. Lasciatela intiepidire bene.
Unite, a questo punto, gli spinaci appassiti, on le olive. Mescolate e tenete da parte.
Ungete due cocottine in porcellana (o qualsiasi stampo vogliate utilizzare). Versate un cucchiaio abbondante di crema sulla base, adagiate un cucchiaino di certosa in ogni stampo e coprite con altra crema, fino ad ultimarla.
Coprite la superficie con le nocciole tritate (io ho utilizzato con fierezza le nocciole dell'orto dei miei vecchi ^_^).
Accendete il forno a 200° e, quando sarà in temperatura, infornate le vostre cocottine.
   Cuocete per circa 30/35 minuti, fino a quando la superficie sarà ben compatta e gratinata.
A questo punto sfornatele e lasciatele intiepidire.

Rimarranno comunque morbide, per l'assenza dell'uovo. Decidetese gustarle direttamente degli stampi oppure se trasferirle in un piattino. In questo caso sarà molto difficile mantenere la forma, ma il sapore saprà deliziarvi, grazie alla sua delicatezza e leggerezza, in ogni caso.
E il sapore di un buon piatto, ancora una volta, non chiede peccati!!

abc

Torta di farro al limone: il piacere di andare dritto al cuore delle cose

Non mi accontento. No, mai. Quasi mai. Se vedo una bella immagine di un pane, di un dolce o di un qualsiasi lievitato, ho bisogno di assaporarne, almeno visivamente, l'interno. Mi piace andare al cuore, mettiamola così. Così quando vidi la magnifica torta proposta da Valentina sulla sua splendida pagina Un giorno speciale non mi diedi pace. Assaporai con gli occhi quegli ingredienti che subito mi colpirono e fui davvero curiosa di assaggiare l'interno di quel dolce insolito. Allora pensai: provala e vedrai. E così feci. Le farine speciali difficilmente mancano dalla mia dispensa, per cui mi rimboccai le maniche e via, iniziai a mescolare, sbattere, impastare e dare forma. Il sapore rustico di questa torta è sfiziosissimo. Non stanca, incuriosisce e rapisce. E' una torta adatta all'inzuppo della colazione, o ancora un'ottima base da farcire. Intrigante nell'aroma e semplice al palato. Un dolce che riempie con il profumo della cottura, prima che con il sapore dell'assaggio. Una piccola modifica allo zucchero, che utilizzo esclusivamente grezzo ed ecco questa meravigliosa proposta di Valentina deliziare le mie colazioni.
Chi di voi, adesso, si fa portavoce di questa delizia?

Ingredienti

45 g di farina di farro integrale
155 g di farina di farro bianca
85 g di zucchero di canna Mascobado
2 uova
20 g di olio evo
50 g di succo di limone
scorza di 1 limone
1/2 bustina di lievito per dolci

Setacciate e mescolate le farine con il lievito. Tenete da parte.
Preparate gli ingredienti: grattate la scorza del limone, precedentemente lavato, spremetene il succo, separate i tuorli dagli albumi. Unite lo zucchero, il succo e la scorza grattugiata del limone ai tuorli.
Sbatteteli con una frusta elettrica fino a creare un composto morbido. Unite l'olio a filo, sempre con le fruste in movimento.
   A questo punto aggiungete poca farina alla volta, incorporandola perfettamente al composto. Quando l'avrete unita tutta, tenete l'impasto da parte.
Sbattete gli albumi montandoli a neve ferma. Versate, quindi, tutto nell'impasto e amalgamate con delicatezza, mescolando dal basso verso l'alto.
Accendete il forno e portatelo alla temperatura di 175°.
Foderate una teglia (io ho usato uno stampo di 20 cm di diametro) con carta forno e versate dentro l'impasto. Livellatelo leggermente e infornate.
Cuocete la torta per circa 40/45 minuti (provate con la lama di un coltello a verificare che l'interno sia ben cotto)., quindi spegnete e sfornate la teglia.
Lasciatela raffreddare bene, quindi estraete la torta e tagliatela a fettine.


Gustatela come meglio preferite: nella sua soffice fragranza, con una farcitura o una dolce colata di cioccolato.
In ogni caso saprà regalarvi indimenticabili momenti di piacere.
Io l'ho accompagnata con la mia specialissima marmellata di pere agrumate allo zenzero. Una prelibatissima affinità!!abc

Crocchette di platessa in crosta di avena: l’interpretazione perfetta, che sia desiderio o necessità

Nuovamente alle prese con "voglia di...". Alterno periodi in cui trovare il pezzo che si incastri alla perfezione nella mia costruzione è faticosamente estenuante, a momenti in cui a tutti i costi il pezzo deve essere quello, perché irradia il suo richiamo in tutti i modi. E si incastra magistralmente. Queso è il momento che posso etichettare come casistica del secondo genere. Voglia di.... platessa. Mi correggo. Voglia di ..... platessa in crocchetta. Con i contrasti del caso, con la copertura speciale, con la cottura ad hoc. E' lei, non ci sono troppi giri di parole da fare: questo volevo e questo ho creato. Non ho bisogno di mascherare ingredienti in elaborazioni varie per farmeli piacere. La platessa la adoro anche semplicemente saltata in padella, con la sua bella crosticina dorata. Ma se cercaste un modo per far mangiare il pesce, e la verdura, e tante cose genuine a chi non ha questa affinità con il cibo.... avanti gente, c'è posto per tutti!!

Ingredienti

80 g di filetti di platessa (preferibilmente senza pelle)
50 g di bresaola
7 g di pistacchi tostati non salati
7 g di farina di mais fioretto
60 g di foglie di catalogna cotte al vapore
1 rametto di rosmarino
noce moscata
sale
olio evo
2 cucchiai di crusca d'avena

   Separate le foglie di catalogna dai gambi, lavatele e cuocetele al vapore, o in pentola senza condimenti.
Fatela raffreddare, poi unitela, in un boccale, ai filetti di platessa, alla bresaola, ai pistacchi tritati e alla farina di mais fioretto.
Tritate tutto minuziosamente. Lavat il rametto di rosmarino, asciugatelo e separate gli aghetti dal rametto. Uniteli al composto, aggiungendo noce moscata a piacere e sale. Tritate ancora tutto, fino a rendere il composto omogeneo. Lasciatelo riposare per mezz'ora in frigo.
Riprendete l'impasto e formate delle palline grosse quanto una noce. Passatele sulla crusca d'avena, cercando di coprirle completamente e dando la forma di crocchetta.
Versate un po' di olio su un foglio di carta forno (che poi utilizzerete per la cottura) e rotolatevici sopra le crocchette, in modo da bagnare leggermente l'avena. Mi raccomando a non inzupparle troppo, ne andrebbe la genuinità della cottura.
Coprite una teglia con il foglio di carta forno appena utilizzato e sistemateci sopra le crocchette. Se i fiocchi saranno stati ben irrorati in cottura doreranno, diversamente rimarranno molto chiari. Buoni e sfiziosi ugualmente, ma senza l'effetto croccante ^_^
Infornate a 200° e cuocete per 30 minuti, girando un paio di volte le crocchette affinché cuociano uniformemente da tutte le parti.
Quando saranno ben dorate sfornatele e servitele.
Sono squisite da assaporare calde, ma anche tiepide sanno farsi apprezzare.
Ideali per una cena a regime, si prestano bene anche per aperitini come sfiziosi e particolari finger. Ma anche sul divano davanti ad un buon film, da assaporare con le mani, non sono niente male ^_^

Insomma, per un momento di piacere e di consapevole amore per il proprio corpo, c'è sempre una soluzione!!

abc

Involtini di tacchino con granella di pistacchio e chips di mela: l’importanza del presente e il valore dell’attesa

Vi capita mai di vedere un oggetto, un qualsiasi oggetto più o meno animato, e di studiarlo da tutte le angolazioni per trasformarlo in una piccola opera d'arte? A me è capitato con una Granny Smith. Ormai l'arrivo della stagione calda sancità il distacco da questo frutto aspro, che i accompagna tutto l'inverno con il suo caratterino frizzante. L'ultimo esemplare lo tenevo nel piatto nella frutta, come fosse un cimelio. Lo guardavo e lo riguardavo, aspettando il momento giusto. Non può essere banalizzato, continuavo a ripetermi, e i giorni passavano osservando questo frutto di un verde non più così acceso come nella migliore stagione. Poi ho sentito di essermi accostata alla giusta soluzione. Tutto è partito da queste fragrantissime chips, rigorosamente cotte in forno, che danno un tocco di sfiziosità e una fragranza peperina al piatto. E allora saluto con questi involtini un frutto che mi mancherà, con una piccola opera d'arte, fatta da mani inesperte, ma con grande soddisfazione.

Ingredienti

200 g di tacchino in una fetta
1 mela Granny Smith
semolino di riso
farina di mais fioretto
15 g di pistacchi sgusciati tostati
2 g di alga Wakame
olio
sale
1/2 limone

Lavate e asciugate la mela. Liberatela dal torsolo e tagliatela a fettine sottili, aiutandovi con una mandoline. Mettetela in una scodellina e copritela con acqua e il succo di mezzo limone.
Mettete a mollo anche l'alga Wakame in un po' d'acqua, in modo da ammorbidirla.
Mescolate un paio di cucchiai di farina di mais fioretto con altrettanti di semolino di riso. Prelevate le fettine di mela, lasciandone 9 da parte, impanatele schiacciandole bene da entrambi i lati e riponetele su una teglia, coperta da carta forno. Irroratele velocemente con olio evo.
Infornatele a 150°, lasciando la porta del forno socchiusa, in modo da fare fuoriuscire il vapore e rendere più croccanti le fettine di mela. Non c'è un tempo preciso di cottura. Giratele quando le vedrete leggermente dorate, dopo circa 25/30 minuti e procedete con la cottura fino a quando saranno croccanti, ma non troppo scure.
Tritate i pistacchi e mischiateli alla panatura che vi sarà avanzata. Tagliate la fetta di tacchino in 3 fettine, salate a piacere e sistemate su ciascuna di esse un pezzo di alga Wakame, ben sgocciolata dall'acqua di ammollo e 3 fettine di mela. Aadagiatene una alla volta sulla panatura, schiacciando in modo che sul dorso della fettina aderiscano bene i pistacchi.Attorolatele strette e chiudetele con un laccio, dello spago o degli stuzzicadenti.
Fatele cuocere in una padella calda, con un filo di olio evo, facendole rosolare uniformemente e salandole leggermente. Se vi sovessero avanzare fettine di mela e alga, tagliatele a tocchetti e unitele agli involtini in cottura. Bagnate leggermente con acqua (o se voleste con del vino secco bianco) e procedete la cottura ancora per una decina di minuti a fiamma moderata. Quando saranno pronti, impiattate, decorando con le cialde di mela.
La morbidezza dell'involtino in contrasto con la friabilità delle chips di mela farà di questo piatto un piacevole gioco di antagonismi.
   Buoni da assaporare caldi, ma gradevoli anche tiepidi, possono essere una proposta insolita per un pranzo all'aperto, all'inizio di una stagione di pic nic e gite fuori porta.
E di queste mele cosa dire? Versatili, sfiziose, intriganti, possono essere dei gradevoli e curiosi finger per i vostri aperitivi.abc

Ricotta di lupini al forno: quando i gusti si incontrano e i piatti si confrontano

Ho un debole per i lupini. Questo credo non sia più un mistero. Li trasformo in ogni pietanza e puntualmente, nel percorso di filiera, qualcuno finisce dritto sotto le affamate fauci. Creme, crocchette, burger e insalate. Ma chi mai avrebbe pensato ad una ricotta? Quando lessi il post di Ravanellocurioso rimasi estasiata e mi dissi che avrei replicato. Lei si ispirò ad una ricetta di Cristina, La zucca capricciosa, che a sua volta si ispirò a a Mimì, Una V nel piatto. DOVE "V" STA PER VEGAN. La sorpresa è stata scoprire che io ero sempre stata ad un passo da questo piatto. Il passaggio in forno rende sfiziosa questa crema che incanta, per delicatezza e avvolgenza. Ho apportato un paio di piccole modifiche, secondo il mio gusto, ma ve ne parlo con la fierezza di chi sa dare valore al cibo e alle sue proprietà. In questo piatto c'è piena genuinità: proteine pure che, supportate da vitamina A, ferro, calcio e potassio, a fronte della completa assenza di colesterolo, fanno di questo piatto una vera fonte di salute. Ingredienti 500 g di lupini (da sbucciare) 8 g di gomasio 1 rametto di rosmarino 80 g di acqua 2 cucchiaini di olio evo + q.b. noce moscata paprika dolce semi di sesamo per guarnire sale pepe
Pulite i lupini e lasciateli a mollo, anche una notte, in modo che perdano parte della soro sapidità.    Sciacquateli e metteteli in un biccherone di plastica. Unitevi paprika e noce moscata a piacere, il rosmarino lavato e asciugato e una parte dell'acqua. Iniziate a lavorare tutto con un frullatore ad immersione, aggiungendo l'acqua rimasta e i due cucchiaini di olio evo. Frullate bene fino ad ottenere una crema omogenea e liscia, senza rimasugli di lupini. Unite il gomasio e lavorate bene, fino ad amalgamarlo completamente. Riempite, con la crema ottenuto, uno stampino, o una fuscella, se vi piacesse l'aspetto estetico che lascia al composto. Compattatelo bene senza lasciare vuoti, copritelo con un foglio di pellicola trasparente e mettetelo a riposare in frigo per almeno un paio d'ore. Preparate un'emulsione con olio evo, sale e pepe. Rovesciate la ricotta dallo stampo, su una teglia coperta di carta forno e copritela, spennellando, con l'emulsione. Cospargete la superficie con i semi di sesamo e infornate, a 180° per 30 minuti. Alzate quindi la temperatura a 200° e proseguite per altri 10 minuti. Non ha bisogno di cuocere, come piatto, per cui non dovrete arrivare ad un punto di cottura ottimale. Guardate solo che dori bene in superficie. Sarà pronta quando raggiungerà il grado preferito di doratura.
Sfornate la vostra ricotta e impiattatela. Con queste dosi mi sono venute due porzioni abbondanti: una che ho cotto al forno e l'altra che..... attende ^_^    Ho accompagnato questa pietanza con un buon piatto di carote, fagiolini e asparagi saltati in padella con un po' di semi di sesamo. Il piatto appaga i sensi e si fa mangiare con grande gusto! Non vi ricorda qualcosa questa immagine presa dall'alto?abc

Marmellata di pere agrumate allo zenzero: la dolcezza che sa attendere e che non chiede artifici

Passavo davanti a quel cesto di frutta da giorni. La scusa che le pere dovessero maturare bene era solo un modo per dirmi "tranquilla Erica, a tempo debito riuscirai a fare tutto". Ma i giorni trascorrevano senza che le mie manine si posassero su quelle dolci prelibatezze. Questo è un periodo di cambiamenti. Piccoli o grandi che siano, lascio al mio domani l'unico diritto di giudicarli. Sicuramente, però, sono voluti. Attesi con minuziosa pazienza, difesi con pacata perseveranza, impugnati con fervida convinzione. Ed ora sono tra le mie mani per mia sola volontà. E fanno sì paura, eccome se ne fanno, ma mi caricano molto più di quanto mi facciano tremare. Ho visto la mia vita trasformarsi infinite volte e mai come in questi ultimi anni. E per una persona come me, che ha sempre trovato equilibrio nelle piccole certezze, rivoluzionare il concetto della stabilità è davvero un colpo grosso. Ho solo saputo ascoltarmi e mettermi in gioco quando ho sentito il bisogno di farlo. Ed ora sì, lotto continuamente con una giornata troppo breve per ospitare tutti i miei desideri e i doveri. Lotto continuamente con la mia mania di perfezionismo, abbandonandomi alla consapevolezza di avere una casa che sembra una bancarella del mercato al sabato mattina. Lotto con i miei vuoti mentali a cui ho dovuto rassegnarmi, frutto di un affaticamento persistente e logorante, cercando di stare al passo con tutto. Ma mi riempio di conoscenza, mi riempio di voglia di imparare, mi riempio della certezza che in me posso credere. E non importa se quel cesto di frutta mi ha atteso per giorni: a tempo debito, Erica, e tutto verrà compiuto.

Ingredienti

450 g di pere (Abate o quelle che desiderate) pulite
1 limone biologico
10 g di zenzero fresco
15 g di malto di riso
100 ml di acqua di cottura del limone

Lavate bene il limone e mettetelo in un pentolino. Copritelo d'acqua e portate tutto ad ebollizione. Lasciate bollire per 1 ora. Spegnete il fuoco, prelevate il limone e lasciatelo intiepidire.
Tagliatelo a metà, liberatelo da tutti i semini e poi ricavate delle strisce sottili. Procedete con un nuovo taglio in modo da ottenere pezzi non troppo grandi e teneteli da parte.
Lavate le pere e pulitele dal torsolo. Tagliatele a spicchi piccoli e metteteli in un pentolino sufficientemente capiente. Unitevi il limone e lo zenzero, precedentemente pulito e grattugiato.
Versatevi il malto di riso e mettete sul fuoco. Aggiungete poca acqua di cottura del limone alla volta e girate di frequente affinché non attacchi al fondo. Coprite il pentolino e fate cuocere a fuoco basso per circa 2 ore.
Nel frattempo sterilizzate un barattolino in vetro e, quando la marmellata sarà morbida e densa, versatecela dentro.
Chiudete subito e fate raffreddare il barattolo, a temperatura ambiente, avvolto in un canovaccio.
   Una volta che si sarà creato il sottovuoto potrete conservare la vostra confettura in dispensa per molto tempo.
Personalmente so che la lascerò armonizzarsi con i sapori il tempo necessario e poi la assaporerò in tutta semplicità.
E' un'avvolgenza di sapori decisi, ma ben legati tra di loro. Lo zenzero, messo in risalto dal limone, dà una struttura decisa alla delicatezza della pera.


Difficile resistere, difficile pazientare. Emblema della vita o meno, arriverà il momento in cui poterla assaporare in pienezza.



abc

Insalata di sedano, pere e feta: l’attenzione per il dettaglio a partire dalla scoperta

Si fa presto a dire insalata. Che poi uno pensa sia un piattino veloce, indolore e senza troppi scervellamenti. E NO! Anche sulle insalate il lavoro di studio e bilanciamento di sapori è essenziale. Non è che prendo e butto dentro. I percorsi di assaggio mentale e pianificazione degli accostamenti sono lavori che non risparmiano neanche una semplice insalatuccia.
Parliamoci chiaro: formaggio, pere e noci è legge. Non ho inventato niente. Ma la grande scoperta è stata QUESTO formaggio. La feta l'ho sempre amata. Ma un conto è il sentimento, un conto è la frequentazione. La percentuale di grassi presenti nella feta mi fa strabuzzare gli occhi, tra le moltitudini di prodotti e clienti avventori sui bancali, alla sola visione (perché prima ancora della data di scadenza, la tabella nutrizionale scorre sotto i miei occhi come il codice a barra sotto il laser della cassiera). E a volte ci riprovo, sia mai che il tempo abbia mostrato clemenza su quei valori poco affini alle mie inclinazioni. Questa volta è successo. Questa volta ho trovato una feta che, garantito al pepe verde, mantiene lo stesso sapore in soli 12 grammi di grasso su 100 grammi di prodotto. La parola light scritta accanto alla parola feta. Pazzesco. Non avrei dovuto approfittarne?
Intorno a questo evento è nata l'insalata, nello studio preciso di dettagli e ingredienti. Un piatto fresco, leggero e completo. E senza esuberi di grassi!!


Ingredienti

3 gambi di sedano
50 g di feta light
1 manciata di rucola
1 pera
40 g di bresaola
1 cucchiaio di olio evo
succo di 1/2 limone
sale

Lavate il sedano, asciugatelo, pulitelo dai filamenti e tagliatelo a tocchetti. Mersatelo in una ciotola.
Mettete a bagno la rucola, sciacqutela nebe e asciugatela tamponandola in un canovaccio, senza rovisarla. Tagliatela a striscioline e aggiungetela al sedano. Unitevi anche la feta, tagliata in piccoli dadini, e i gherigli di noci, spezzettati grossolanamente.
Lavate la pera (io ne ho usata una piccola), pulitela dal torsolo e tagliatela a piccoli spicchietti. Versatela nella ciotola insieme al resto degli ingredienti.
   Emulsionate l'olio con il succo di limone e il sale. Volendo potrete aggiungere pepe o altre spezie a piacere. Versate tutto nella ciotola e mescolate delicatamente.
Sistemate su un piattino le fette di bresaola e versate nel centro l'insalata appena preparata.
Servitela come fresco aperitivo o come sfizioso contorno. Oppure assaporatela come piatto unico per un pasto leggero e gustoso.
L'amore per il cibo non ha niente di banale e non chiede ricercatezza estrema. Basta davvero quel pizzico di fantasia e tutto prende forma, sia sotto gli occhi, sia sul palato.











Con questo piatto partecipo al contest della Cuisine di Tantocaruccia

abc

Polpette di lupini e cime dal cuore filante: l’insolito e inatteso incontro di caratteri forti

Probabilmente non ero stata precisa, ma il bottino di cime di rapa che ho portato a casa dalla trasferta taurinense era piuttosto importante. Vi accennai qualcosa presentandovi il gratin di avena. Ovviamente non mi sono potuta fermare lì. Che poi diciamolo, buona parte di questa verdura dal sapore intenso l'ho assaporata semplicemente saltata in padella magari con una buona manciata di parmigiano grattugiato e un uovo rotto sopra, ma anche così, in semplicità, con una forchettata una tantum rubata alla pace del frigorifero. Ma oggi torno presentandovene una versione che mi soddisfa particolarmente, perché porta in scena un altro tra i miei ingredienti preferiti: i lupini.
Il sapore che conferiscono a questo impasto è pazzesco, carattere puro. Il cuore delicato e contrastante, per sapore e consistenza, è un piacevole gioco per il palato. Mi sono divertita a intrecciare gusti diversi senza appesantire l'impasto con le uova, ma a queste polpette non manca per niente l'effetto stupore. L'inatteso insieme di gusti creerà quella piacevole sensazione di dipendenza in una lotta all'ultima polpetta.

Ingredienti

120 g di lupini puliti
80 g di cime di rapa cotte al vapore
10 g di capperi di Pantelleria sotto sale
5 g di olio evo + q.b.
1 cucchiaino di lecitina di soia
4 cucchiaini di latte di avena
1 cucchiaio di pangrattato di riso + q.b.
50 g di mozzarella

Versate in una tazzina il latte di avena e unitevi la lecitina. Lasciatela ammorbidire per circa mezz'ora. Pulite i lupini e inseriteli in un boccale insieme ai capperi, precedentemente lasciati in ammollo e sciacquati, e alle cime di rapa.
Tritate a più riprese, fino ad ottenere un composto fine e omogeneo.
Unitevi il latte con la lecitina, l'olio e il cucchiaio di pangrattato. Continuate a tritare. Avrete un composto compatto, che lascerete riposare per mezz'ora in frigorifero.
Nel frattempo tagliate la mozzarella a dadini piuttosto piccoli e lasciatela scolare dal suo liquido.
   Sistemate una manciata di pangrattato su un foglio o su un piattino. Riprendete l'impasto e, con le mani umide, prelevatene un po' alla volta, dando una forma sferica. Inserite nel mezzo un dadino di mozzarella e richiudete l'impasto in modo che sia perfettamente compatto.
Passate ciascuna polpetta nel pangrattato, avendo cura di formare uno strato importante. Lasciatele riposare per una decina di minuti e poi ripassatele nuovamente nel pangrattato. Scaldate un buon cucchiaio di olio in una padella antiaderente e, quando sarà ben caldo, posatevi le polpette.
Fatele cuocere uniformemente, girandole con delicatezza. Quando saranno pronte trasferitele su un foglio assorbente e servitele.

Saranno morbide, saporite e il loro cuore filante vi saprà stupire.
Un insieme di gusto e genuinità che lascia il palato appagato e lo spirito sereno. Per una cottura salutare al massimo, potrete passarle in forno, a 200°, per circa 25/30 minuti.

Una polpetta che vi conquisterà dal primo all'ultimo morso!

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