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Treccia sfogliata alla mozzarella: un po’ per scelta, un po’ per necessità

E alla fine cedo. Credo sia la vera coccola che talvolta mi concedo. Non il dolce, no. Un buon lievitato fragrante, saporito, sfizioso, di quelli che riempiono il palato e appagano l'anima, che ti fanno chiudere gli occhi mentre affondi il morso nell'infinita sofficità di una pasta irresistibile. Anche questa volta nasce tutto da una folgorazione. Mi trovai sulla pagina di Roby, davanti a questi meravigliosi pan di mozzarella. Mi dissi subito "devo provarli!!!". Così salvai il link della sua ricetta nella mia preziosissima cartella delle folgorazioni e la lasciai decantare. E decantare. E decantare. Fino a quando..... sos mozzarellina in scadenza!!! Quale migliore occasione? Vi garantisco che non l'ho fatto di proposito, ma vi garantisco anche che comprerò mozzarelle a badilate per i prossimi 40 anni!!!!! ^_^ Non vi posso spiegare la bontà di questo pane. Ovviamente non è durato molto, benedetta gola, ma sfido chiunque a resistervi! Ringrazio Roby per avermi fatto scontrare con questa prelibatezza e la porto sulle vostre tavole, con le mie solite modifiche, per gusti e per necessità. Vi prego, cedete!! Non ve ne pentirete!

Ingredienti

155 g di semola di grano duro
45 g di farina di segale Jurmano
2 g di malto d'orzo
4 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
100 g di mozzarella
100 ml di latte di avena
30 g di olio evo
1/2 cucchiaino di sale
1/2 cucchiaino di zucchero (io fruttosio)
15 g di olive taggiasche
10 g di pinoli
10 foglie di basilico fresco
uovo per spennellare

Tritate la mozzarella e tenetela da parte. Mescolate tra di loro le farine, il lievito madre, lo zucchero e il malto d'orzo. Aggiungete il latte e iniziate ad impastare. Unite l'olio a filo, il sale e, in ultimo, la mozzarella. Impastate per qualche minuto, fino a quando l'impasto non si sarà incordato bene. A questo punto avvolgetelo con una pellicola unta e lasciatelo lievitare, un un luogo tiepido, per 3 ore. Io l'ho lasciato nel forno spento.
Lavate le foglie di basilico e asciugatele accuratamente. Tritatele insieme alle olive taggiasche e ai pinoli.
Una volta trascorso il tempo della lievitazione liberate la pasta dall'involucro e stendetela, in una sfoglia rettangolare spessa circa 1 centimetro.
Ricopritela con il trito di olive in maniera uniforme. Arrotolatela su se stessa e compattatela. Tenendo il lato aperto sul fondo, schiacciatela leggermente con il mattarello, in modo da ottenere un rettangolo largo circa 15 centimetri e lungo circa 30.
Con una rotella eseguite due tagli, in modo da ottenere tre strisce, ma senza andare fino in fondo: l'estremità dovrà rimanere unita.
Iniziate ad intrecciarle tra di loro come fosse una coda di cavallo.
Quando avrete raggiunto il fondo, unite le tre parti e rigiratele leggermente  su loro stesse.
Posate la treccia ottenuta su una teglia coperta da carta forno e lasciate riposare, per un'ora, in un luogo tiepido.
Accendete il forno a 200°. Spennellate la treccia con l'uovo (io ho utilizzato l'albume), infornate e abbassate la temperatura a 190°.
Cuocete per 25/30 minuti circa. Regolatevi, come dico sempre, in base al vostro forno.
Quando sarà ben dorato in superficie sfornate, trasferite la treccia su una grata e lasciatela raffreddare.
Non servirà che utilizziate un coltello: si strappano pezzetti con le mani e se ne assapora l'infinita fragranza.



Credo che non servano altre parole: il cuore di questa treccia parla da sé.
A voi l'assaggio...





abc

Chiocciole integrali alle noci con cacao e burro di anacardi: partire da zero e crederci!

Si parte da zero. Spesso mi chiedete come mi vengano certe idee, da dove tragga ispirazione la mia creatività. Ecco, credo di avere la risposta. Trasporto in termini culinari quello che è il mio modus operandi nella vita. Parto da zero. Unica aspettativa è tagliare un traguardo. Non mi affido a raccomandazioni, non utilizzo pappe pronte, non accetto l'arresa, credo in me stessa, cerco di sfruttare al meglio le mie forze, mi concentro sul successo ma con un occhio puntato sull'insuccesso, in modo da prevenire eventuali cadute e se proprio dovrà arrivare un fallimento, che almeno sia stato toccato per mezzo di un tentativo e non per arrendevolezza e che almeno mi insegni qualcosa, per le volte successive. Avevo del semplice burro di anacardi, il desiderio di impiegarlo per la creazione di qualcosa di nuovo, una dispensa ricca di preziosi elementi e tanta speranza. Ho perfezionato l'idea strada facendo e questo è quanto mi è riuscito.

Ingredienti

30 g di gherigli di noci
90 g di farina di segale Jurmano
60 g di farina integrale
3 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
20 g di malto di riso (+ 10 g per ma farcitura)
105 g di acqua
15 g di olio di semi di soia
8 g di zucchero integrale di canna
30 g di burro di anacardi (+ 10 g per la farcitura)
2 g di cacao amaro
zenzero a piacere
un pizzico di sale

Setacciate e mescolate tra di loro le farine e il lievito madre secco. Aggiungete il malto di riso, il sale e, poco alla volta, l'acqua e l'olio, e impastate fino ad ottenere una pasta molto morbida e appiccicosa.
Trasferitela in un recipiente, possibilmente di plastica, infarinato. Coprite con la pellicola trasparente e lasciate lievitare per 6 ore circa in un luogo tiepido, al riparo dalla luce. Io l'ho lasciato nel forno spento.
Prendete, quindi, l'impasto lievitato e trasferitelo su una spianatoia infarinata. Stendetelo con un mattarello, non troppo sottile e copritelo con uno strato di burro di anacardi. Piegatelo in 3 e stendetelo nuovamente. Copritelo ancora con uno strato di burro di anacardi e piegatelo di nuovo in 3.
Avvolgetelo in una pellicola trasparente e lasciatelo riposare per mezz'ora circa.
Preparate, nel frattempo, la farcitura: mescolate il malto di riso con il cacao, il burro di anacardi e lo zenzero. Create una crema omogenea, che terrete da parte.
Riprendete l'impasto e stendetelo su un ripiano infarinato, dello spessore di circa un centimetro, cercando di dargli una forma quadrata o rettangolare. Tagliate con una rotella delle strisce alte circa 3 centimetri.
Spennellate, su ciascuna striscia, un po' della crema ottenuta.
Arrotolate, ora, ciascuna striscia su se stessa, cercando di formare delle chioccioline piuttosto strette. Imburrate ciascuno stampo per babà (io ne ho utilizzato uno in silicone) e inserite una chiocciolina per ogni spazio.
Lasciate riposare ancora mezz'ora e infornate, a 190°, per 25 minuti circa.


Sfornate e lasciate raffreddare i coni. Quindi assaggiate ^_^

Un incontro delicato di sapori, la fragranza di un pane dolce, la soffice consistenza in ciascun morso..... un viaggio sensoriale.

                                 

abc

Schiacciate rustiche all’uva fragola e la fragranza della genuinità ad ogni boccone

Continua la ricerca di quel qualcosa di dolce che, al mattino, completi la perfetta armonia della colazione e dia un tocco di sfizio all'inizio della giornata. Sul web, ultimamente, pullulano ricette di focacce con l'uva di tutti i tipi. Vi garantisco che, ad ogni immagine comparsa sul mio monitor, lo stomaco reclama una coccola mirata. Quella coccola. Un morso su quel soffice cuscino profumato. E allora ho ceduto. Ho voluto mettere insieme due ingredienti che, ultimamente, ho scoperto e apprezzato. Ovviamente le farine sono le mie, quelle rustiche, quelle che profumano, quelle che non subiscono raffinazioni nocive. Ovviamente l'interpretazione è la mia, le dosi le mie, come sempre, regolate in corso di esecuzione in base agli ingredienti usati. E, ovviamente, il mio palato è in festa. Ogni mattina, quando tiro fuori la mia razione, le papille mi sorridono ^_^

Ingredienti

Per l'impasto
15 g di semi di lino
15 g di semi di girasole
20 g di nocciole
25 g di zucchero di canna
200 g di farina integrale
4 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
3 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)
1 pizzico di sale
150 g di acqua
40 ml di olio di semi di soia

Per il ripieno
100 g di uva fragola
20 g di zucchero di canna grezzo
5 g di farina di cocco
20 g di burro di cocco (ammorbidito)

Tritate i semi di lino, i semi di girasole e le nocciole, piuttosto finemente. Aggiungete la farina, lo zucchero di canna, il lievito e il malto d'orzo. Mescolate in modo da rendere tutto ben amalgamato. Aggiungete, poco alla volta, l'acqua, il sale e, in ultimo, l'olio a filo. Impastate fino ad ottenere un panetto consistente. Posizionatelo in una terrina di vetro (anche se ho imparato essere meglio di plastica, perché trattiene il calore e non lo disperde, come invece il vetro), copritelo con un foglio di pellicola trasparente e fatelo lievitare in un luogo tiepido fino al raddoppio. Io l'ho lasciato 4 ore.
Preparate la farina di cocco e lasciate ammorbidire il burro di cocco. Stendete la pasta su una spianatoia infarinata con un mattarello, formando un rettangolo spesso circa 1 centimetro.

Cospargete 2/3 della superficie con il burro di cocco e poi con una spolverata di farina di cocco. Piegate il terzo non unto verso il centro e poi ripiegate la parte singola sopra (insomma, va piegato in tre). Stendete nuovamente la pasta con il mattarello, ungete tutta la superficie con il burro di cocco e ancora con la farina di cocco e piegatelo a metà, prima in un verso e poi nell'altro (quindi, piegato in quattro). Stendetelo ancora una volta cercando di allungarlo senza allargarlo troppo e arrotolatelo su se stesso. Date la forma di un panetto e ponetelo nuovamente nella terrina lasciando l'apertura sul fondo.
Lasciatelo lievitare, sempre coperto dalla pellicola, per un'altra ora.
Nel frattempo lavate gli acini dell'uva, asciugateli, tagliateli a metà e liberateli dei loro semini. Lavoro certosino, ma verrete ripagati!!
Stendete la pasta lievitata in una sfoglia di 1 centimetro circa. Tagliatela in 4 parti. Sovrapponete 2 parti e stendetela, schiacciandola con le dita. Dovrete formare una sfoglia di circa 1 centimetro di spessore. Con l'aiuto di un coppapasta tagliate dei cerchi (di numero pari, mi raccomando).
Sistemate su metà dei dischi ottenuti circa 6 o 7 mezzi acini di uva fragola. Coprite ciascun disco con un altro (senza condimento) e ponete sopra il fagottino ottenuto altri 6 o 7 mezzi acini.
Spolverizzate tutto con lo zucchero di canna e trasferite le pizzette su una placca coperta da carta forno. Fate in modo che siano piuttosto distanziate tra loro.
Lasciate lievitare ancora per mezz'ora circa e portate a temperatura il forno. Cuocete a 190° per circa 25/30 minuti, ma abbiate l'accortezza di verificare il grado di doratura delle vostre schiacciate in cottura.
Sfornate quando saranno dorate, ma non troppo. Lasciate intiepidire e gustatene la fragranza.

Irresistibili.....
Io le ho congelate, una volta fredde, e assaporate calde ogni mattina ^_^abc

Panzerotti fragranti al salmone e pesto di pistacchi: cena salvata in corso di preparazione

Via via, con lo scorrere dei mesi, la cena della domenica è arrivata a rappresentare sempre più lo strappo alla regola. Come se volessi aggiungere un punto colorato e sfizioso alla lunga (mica sempre!!) settimana trascorsa. E, con amabile e benaccetta prepotenza, si impone la forma del lievitato. Che sia una piadina, una focaccia, una chiocciola salata, un babà di pizza o un muffin, l'importante è che abbia una buona dose di selezionata farina e una importante componente di farcitura. Generalmente vedo l'arrivo di questo appuntamento come fosse un mordente desiderio che si aggrappa alle mie emozioni solleticandole sempre più. E solitamente mi basta chiudere gli occhi per individuare la forma che maggiormente appaga questo desiderio. Ma una delle ultime domeniche invece...... buio totale. Non amo mai ripetere le preparazioni, a meno che non le voglia proporre ad altre persone, eppure non riuscivo a focalizzare cosa avrebbe soddisfatto perfettamente la mia timida voglia di mangiare qualcosa di sfizioso. Avevo solo voglia di utilizzare farine speciali (e queste, credetemi, lo sono veramente), ma in che forma? Questi panzerotti sono nati strada facendo: impastiamo!, mi sono detta.... qualcosa uscirà. Qualcosa, appunto: dei saporitissimi scrigni di pasta morbida con un ripieno davvero ghiotto. Amo i pistacchi, e lo sapete, e questa volta li ho trasformati a suon di pestello nel mio piccolo e preziosissimo mortaietto!

Ingredienti

Per l'impasto
30 g di di farina di segale Jurmano
50 g di semola di grano duro Senatore Cappelli
50 ml di acqua
10 ml di olio evo
3 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
2 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)
1 pizzico di sale

Per la farcitura
10 g di foglie fresche di basilico
15 g di pistacchi tostati non salati
10 g di parmigiano
5 ml di olio evo
sale
2 fettine di salmone affumicato

Setacciate e mescolate le farine, con il lievito e il malto. Aggiungete l'olio, l'acqua, il sale e lavorate fino ad ottenere un impasto compatto. Date la forma di una pallina, ponetela in una terrina, copritela con un foglio di pellicola trasparente e lasciate lievitare in un luogo tiepido per almeno un paio di ore.
Pulite i pistacchi e trasferiteli nel mortaio. Lavate le foglie di basilico, asciogatele delicatamente, spezzettatele con le mani e aggiungetele ai pistacchi. Iniziate a lavorare con il pestello, aggiungendo l'olio e il sale, fino ad ottenere un composto piuttosto omogeneo. Io non ho voluto che fosse troppo fine, perché ne avrei gustato meglio la consistenza nel ripieno.
Riprendete la pasta quando avrà raggiunto il doppio del suo volume e stendetela su una spianatoia infarinata, in una sfoglia di circa un paio di millimetri di spessore. Con un coppa pasta tagliate un numero pari di cerchi.
Sistemate, su metà dei cerchi ottenuti, un po' di salmone affumicato e, sopra, sistemate un cucchiaino circa di pesto di pistacchio. Chiudete i cerchi farciti con i restati, cercando di fare aderire bene i bordi (se necessario inumiditeli con dell'acqua) e sistemate i fagottini ottenuti su una placca rivestita da carta forno.
Cuocete a 190° per circa 15/20 minuti, fino a quando risulteranno piuttosto dorati in superficie. Volendo potrete spennellarli, prima della cottura, con olio, latte oppure uovo. Io ho preferito lasciarli al naturale.

Sfornateli e serviteli. Attenzione ad addentarli perché sono piuttosto roventi ^_^ Personalmente li trovo buoni anche tiepidi.



Il risultato è stato un decisivo appagamento, a fronte di quell'incertezza di partenza che non sapeva bene dove portarmi.
Io li ho accompagnati con delle sfoglie croccanti di zucca, semplicemente passate nella farina di riso e cotte in forno con un filo di olio evo e un po' di sale, per 30 minuti circa.




abc

Muffin con fichi, noci e quell’ingrediente segreto che… stupisce: un nuovo esperimento, di dolce vestito

Colpita da un raptus di tofuite acuta, mi trovo a elucubrare su un ingrediente generalmente ostico, che fa storcere spesso il naso. E' vero, il tofu al naturale non ha un grandissimo sapore. Anzi, diciamola tutta: di sapore proprio non ne ha. Ricordate quando ve ne parlai in occasione della presentazione del peperone ripieno al pesto di basilico e tofu? Ebbene, tanto era stato il successo di quel ripieno, che mi sono fatta conquistare da questo panetto biancastro e ho voluto testarne la versatilità in una preparazione dolce. In fondo ve l'avevo anticipato. Ed ora eccomi qui a parlarvene. Cerco sempre di utilizzare ingredienti tipici della stagione, rispettando il naturale ciclo di vita. Allora ho pensato: perché non creare qualcosa unendo al tofu dei dolcissimi fichi? E come rendere tutto ancora più gustoso? Dovete sapere, e scusate se torno sempre là, che quando preparai il risotto ai fichi alla mia plurimenzionata amica Laura, si aprì una sorta di sfida con una carissima amica, Gianna, chef e proprietaria di un favoloso ristorante di Sanremo, il G&G da Gianni e Gianna. Laura le inviava le foto della preparazione e Gianna cercava di indovinare gli ingredienti. Bene, in quell'occasione lei disse che in quel risotto sarebbero state bene delle noci. In realtà non ho previsto l'utilizzo di frutta secca, ma ho tenuto prezioso quel suggerimento e l'ho concretizzato in questa preparazione. Devo dire che il gioco di consistenze è stato decisamente azzeccato e, provare per credere, questi muffin, seppur molto morbidi all'interno, sono una vera ghiottoneria.

Ingredienti

180 g di tofu al naturale
60 g di gherigli di noci
40 g di zucchero grezzo di canna
150 ml di latte di avena
160 g di farina integrale
50 ml di olio di semi di soia
1/2 bustina di lievito per dolci
1 pizzico di sale
3 fichi

Tritate il tofu insieme a 40 g di gherigli di noci, fino ad ottenere un composto piuttosto omogeneo. Aggiungete lo zucchero e il sale e amalgamate tutto.
Pulite i fichi (o lavateli se voleste utilizzarli con la buccia) e tagliateli a pezzi. Setacciate la farina insieme al lievito e uniteli al tofu, insieme al latte e all'olio. Iniziate ad impastare in modo da far legare tutti gli ingredienti.
Aggiungete, a questo punto, i rimanenti 20 g di gherigli di noci spezzettati, i fichi e mescolate bene il tutto. Dovrete ottenere un impasto decisamente morbido, ma comunque consistente.
Sistemate i pirottini nella teglia da muffin e versate un cucchiaio abbondante di impasto in ciascuno di questi. Con queste dovi dovreste riuscire a ricavarne 12.
Accendete il forno a 200° e fate cuocere per 45 minuti. All'interno rimarranno molto morbidi, poiché il fico inumidisce parecchio l'impasto, ma all'assaggio scoprirete il piacevole contrasto tra morbidezza e la croccantezza delle noci.
Sfornate quando vedrete la superficie dorata. Sistemate i muffin su una griglia e fateli raffreddare.

Morbidi, avvolgenti e fragranti, vi sapranno conquistare fin dal primo morso.


abc

Muffinbread senza uova, con ricotta e olive taggiasche: quando la caparbietà dà i suoi frutti

Della ricotta da finire, un po' di verdura appena cotta e il desiderio di sperimentare qualcosa di diverso. Sia chiaro: non ho inventato proprio nulla, ma io non cedo praticamente mai a preparazioni da forno come muffin o plumcake salati. Questa volta, però, non avrei voluto ricadere nella solita torta salata, che amo, ma che forse è il caso di evolvere. Allora eccomi alle prese con il mio solito principio: visto che le cose semplici non mi piacciono, riuscirò a fare uscire un muffin senza uova? Perché?, vi chiederete... Beh, la ricotta copre perfettamente la parte proteica della preparazione, l'uovo sarebbe veramente di troppo, se non un perfetto nemico! ^_^ E visto che, oltre ad essere malata, sono anche pignola e testarda (chi, IO??????) ci ho provato! Un po' di questo, poi quest'altro, magari aggiungo qui, però anche questo.... ok, consistenza giusta: inforno! Ed ecco che un mio capriccio di è trasformato in uno sfiziosissimo muffinbread, che ho così definito perché è un muffin, ma con la consistenza simile ad una pagnottina. Insomma, una bontà irresistibile che, udite udite, il giorno dopo (e anche due giorni dopo.... benedetta vita da single!) è ancora morbidissima e ancora più saporita!!

Ingredienti

100 g di ricotta
100 g di catalogna cotta
120 g di farina di farro bianca
3 g di lievito di birra secco
20 g di olio evo
40 g di olive taggiasche
sale

Tritate finemente la catalogna, fino a creare una crema grossolana. Unitevi la ricotta setacciata, il sale e mescolate bene rendendo tutto ben omogeneo. Tagliate le olive taggiasche a metà e tenetele da parte.
Mescolate farina e lievito e iniziate ad incorporarla al composto di ricotta. Aggiungete l'olio a filo, le olive precedentemente tagliate e lavorate fino ad ottenere un impasto piuttosto corposo e appiccicoso. Non facilissimo da lavorare ^_^
Preparate i pirottini per muffin sistemandoli nell'apposita teglia. Con queste dosi verranno 6 muffinbread piuttosto piccoli. Regolatevi in base al vostro gusto. Aiutandovi con un cucchiaio e con una spatola in silicone dividete l'impasto nei pirottini, senza riempirli fino all'orlo: in cottura cresceranno, non troppo ma cresceranno! Anche facendoli piccoli, come li ho fatti io, l'interno risulterà morbidissimo!
Portate a temperatura il forno e infornate, cuocendo a 200° per 40/45 minuti. Controllate che siano piuttosto dorati e che inizino a creparsi in superficie. Se non foste sicuri della cottura, accertatevene inserendo uno stuzzicadente o la lama di un coltello in uno dei muffinbread: se quando la ritrarrete saranno perfettamente puliti allora è ora di sfornarli!!
Non dovrete fare altro che servirvi: questi vanno benissimo anche da mangiare caldi caldissimi ^_^
Certo, visto la consistenza, potrete sbizzarrirvi ad interpretarli in modi diversi. Trovo siano ottimi come pane per accompagnare un pasto, ma io li ho anche apprezzati a colazione (lo sapete, per me la colazione è assolutamente salata!!!!).
Io li ho farciti con la verdura che mi era rimasta dall'impasto, ma credo che potrei trovarne infiniti altri utilizzi!


A voi la... fantasia e l'estro!!


abc

Focaccine di farro dal sapore autunnale: una folgorazione, l’ispirazione, un semplice salto in padella

Uno degli aspetti che maggiormente mi piacciono della vita è avere la possibilità di incontrare sempre persone diverse e confrontarsi con loro. Ogni aspetto dell'esistenza è così, anche nel caso di momenti o esperienze che non sono propriamente felici. Mi è capitato di conoscere sguardi profondi in circostanze difficili, o un sorriso spontaneo percorrendo le vie della mia nuova città. Poi ho iniziato questa esperienza cuocherellona. Beh, confesso che mi tengo ben lontano da situazioni che possano creare attriti o competizioni che non mi piacciono. Confesso che i miei commenti sulle pagine di altri blog nascono da un sincero pensiero e non hanno finalità pubblicitarie, seppur portino alla visibilità. Io cucino e raccolgo tutto in questo diario per pura passione e per il puro piacere di farlo. Capita allora che con qualche identità non si possa instaurare un rapporto confidenziale: io sono un piccolo, piccolissimo numero che fa volume, ma non valore. Capita invece di incontrare persone, seppur virtualmente, con cui riesci ad entrare in sintonia. E sono emozioni belle toste!! In punta di piedi mi sono avvicinata al blog di Aria. Lei è bravissima, una donna eccezionale. Mette passione in tutto ciò che fa e condivide semplicità. Ha veramente tanti followers e, garantisco, li merita tutti. Mi è piaciuto subito il suo diario di vita. Fino a quando, da un commento, da una risposta, da un confronto si instaura una sorta di empatia. E succede che si condividono bei momenti di chiacchiere in cui ci si racconta. Ecco, vedete: per me la vita è bella proprio per questo, perché ti mette davanti tanti angeli, tanti sorrisi. E quando comprendi che il valore della vita sta nello scoprirli, sorridere e stare bene sono veramente a portata di mano!
Qualche giorno fa Aria ha pubblicato la ricetta di queste focaccine. Ho strabuzzato gli occhi e mi sono detta "impossibile resistervi... le proverò!". Con qualche variazione, un po' per esigenze un po' per gusti, le ho provate e, vi garantisco, vale la pena di provarle!! La particolarità è che cuociono in padella. Sì, niente forno!! E per un'incallita single a tavola questa è una grandissima cosa! Grazie Aria, ma del resto lo sai già ; )

Ingredienti

Per le focaccine
100 g di farina di farro bianca
35 g di acqua
50 g di Philadelphia Balance
10 g di olio evo
1 pizzico di sale
1/2 bustina di lievito di birra liofilizzato
1/2 cucchiaino di fruttosio (non uso il saccarosio!!)

Per la farcitura
50 g di caciocavallo (o pecorino o parmigiano)
3 fichi
1 mazzetto di rucola

Mescolate la farina allo lievito e allo zucchero. Unitevi il Philadelphia, l'olio, il sale e l'acqua e impastate. Lavorate il composto energicamente fino ad ottenere una pasta liscia. Date la forma di un panetto, ponetelo in una terrina, copritelo con un foglio di pellicola trasparente e lasciatelo lievitare per mezz'ora circa, in un luogo tiepido (io nel forno spento).
Nel frattempo grattugiate il formaggio in scaglie non troppo piccole. Scaldate un padellino e, mantenendo la fiamma bassa, coprite il fondo con parte del composto. Curatene attentamente la cottura e girate la cialda dopo circa 2 minuti. Fate cuocere per un altro minuto e trasferitela in un piatto.
Ripetete l'operazione fino ad ultimare il formaggio. Io ho ottenuto 3 cialde.
A questo punto lavate accuratamente la rucola, asciugandola bene in un canovaccio pulito. Togliete la buccia ai fichi (se non ne conosco l'origine non la mangio mai... ma a voi la libera scelta) e tagliateli a spicchi, o a fettine, come maggiormente vi aggrada. Tenete tutto da parte, pronto per la farcitura.
Riprendete l'impasto e dividetelo in 3 pezzi. Stendete ciascuno di questi, aiutandovi con un mattarello, fino ad ottenere un disco di circa mezzo cm di spessore. Io ne ho provate diverse versioni, dal più spesso (1 cm) al più sottile (meno di 1/2 cm). Cambia solo il tempo di cottura, ovviamente, ma la bontà rimane indiscussa.
Scaldate un padellino (io uso padelle con il rivestimento in ceramica) e, senza aggiungere grassi, adagiate la prima focaccina. Fatela cuocere qualche minuto (dipenderà appunto dallo spessore) e poi giratela, ultimandone la cottura anche sull'altro lato.
Toglietela dal fuoco, tagliatela a metà e farcitela con la cialda di formaggio, la rucola e i fichi. A dire il vero potrete anche mangiare le focaccine come pane, o potrete farcirle in superficie senza tagliarle.
Insomma, in qualsiasi modo voi vogliate ne sentirete la fragranza e ne gusterete la morbidezza. A dirla tutta.... si sciolgono in bocca!!


Mangiare di gusto è veramente un gran piacere!! Grazie Aria...


abc

Panbrioche dei “senza” con goloso ripieno di uva fragola e la dimostrazione che solo chi osa… ottiene

Dai tempi della mia prima volta con il pane in cassetta, e poi ancora con la versione ai cereali, avevo in mente di cimentarmi nella variante dolce di questo pane goloso e versatile. Ovvia la mia propensione all'utilizzo di ingredienti selezionati e all'esclusione di altri ritenuto d'obbligo. Nel tentativo di trovare la formula perfetta, mi sono imbattuta in questa pagina: Ritroviamoci in cucina. E' stato amore a prima vista. Trovo che Valentina sia molto brava e che dia ottimi spunti. Da qui è nata la mia versione: le mie farine, la mia farcitura, la mia dose minima di zuccheri integrali e la mia fantasia. Non credo che la mia amica Laura (l'archi.... colei che mi chiese ricette a base di frutta di stagione di cui vi ho parlato qui) si cimenti in preparazioni così laboriose, ma qui dentro c'è un buon assaggio di frutta di stagione, avvolta da genuina bontà. Quell'uva fragola dal profumo irresistibile... Ovviamente le mie colazioni si sono tinte di viola ^_^

Ingredienti

150 g di farina di farro bianca bio
150 g di farina integrale (io Molino Chiavazza)
185 g di latte di avena
8 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
20 g di malto di riso
10 g di zucchero di canna grezzo (io non l'ho messo, ma ve lo consiglio per un sapore più dolce)
25 g di olio di semi di soia
1/2 stecca di vaniglia
200 g di uva fragola
10 g di zucchero integrale di canna per la marinatura
25 g di gherigli di noci
latte di avena per spennellare la superficie

Fate scaldare il latte di avena con la mezza bacca di vaniglia incisa a metà nel senso della lunghezza.
Spegnete il fuoco prima che arrivi a bollore e lasciate intiepidire.
Setacciate e mescolate le farine, insieme al lievito madre e allo zucchero. Unite, poco alla volta, il latte aromatizzato, l'olio, il malto di riso e impastate fino ad ottenere una pasta di consistenza piuttosto morbida e appiccicosa. Trasferite il composto in una terrina infarinata, coprite con un foglio di pellicola trasparente e fate riposare e lievitare, in un luogo tiepido, fino al raddoppio. A me è servita circa un'ora e mezzo.
Nel frattempo preparate l'uva: lavate gli acini, tagliateli a metà e liberateli di tutti i semini. Raccoglieteli in una ciotola e versateci sopra lo zucchero di canna. Mescolate bene e lasciate macerare per un'ora circa. Giusto il tempo che l'impasto lieviti a sufficienza. Nell'attesa tritate le noci non troppo finemente, o comunque secondo il vostro gusto: io amo che si senta la noce distintamente ad ogni morso, per cui le ho lasciate piuttosto grossolane.
Riprendete, a questo punto, la vostra pasta e stendetela su un ripiano infarinato, in una sfoglia di circa 2 cm di spessore. Piegatela in tre e stendetela nuovamente, formando un rettangolo che abbia il lato minore di lunghezza pari a quella dello stampo in cui lo cuocerete. Lo spessore non dovrà essere superiore ai 2 cm, anche questa volta.
Ricoprite la sfoglia ottenuta con le noci tritate, lasciando libera una striscia, sul lato minore, alta circa 5 cm, che vi servirà per far chiudere bene l'impasto prima della cottura. Sistemate, sopra le noci, gli acini di uva macerati, cercando di non includere il succo che avranno formato: più asciutto sarà il ripieno e più soffice rimarrà l'impasto.
Iniziate ad arrotolare la sfoglia, lasciando la striscia libera dalla farcitura in fondo. Cercate di arrotolarla piuttosto stretta, in modo che in cottura non si creino spazi. Quando sarete giunti al fondo fate aderire bene la pasta libera dalla farcia al rotolo stesso.
Ricoprite lo stampo con carta forno, oppure ungetelo e infarinatelo.
Sistemate il rotolo ottenuto, con l'apertura in appoggio sul fondo, e copritelo con pellicola trasparente. Sarà necessario che la pellicola aderisca all'impasto, in modo che non si formi la crosta durante la seconda fase di lievitazione. Fate riposare fino a quando l'impasto raggiungerà il bordo dello stampo. A me c'è voluta circa un'ora.
Accendete il forno, a 190° e quando sarà in temperatura togliete la pellicola, spennellate la superficie con latte di avena e infornate lo stampo. Cuocete per circa 40 minuti, ma regolatevi in base al vostro forno. Quando sarà ben dorato in superficie potrebbe essere cotto ^_^ Vi consiglio di non sistemarlo su un ripiano troppo alto, in modo che cuocia bene all'interno, senza che diventi troppo scuro all'esterno.
Una volta cotto sfornatelo, estraetelo dallo stampo e sistematelo, poggiato su un fianco, su una grata per il raffreddamento.
Resistete giusto il tempo che sia ben freddo e procedete al taglio.


E' davvero appagante, alla vista quanto per il palato.


Le farciture potranno essere diverse e assecondare i vostri gusti e le vostre fantasie. Questo panbrioche si conserva in frigo, morbido, per 5 giorni, avvolto in un sacchetto di plastica per alimenti.


abc

La piadina, con la P minuscola, che sfida i giudizi degli esperti e che appaga il mio sogno domenicale

C'è un giorno, la domenica, in cui dedico alla cena gli sfizi repressi durante tutta la settimana. Generalmente mi concedo una piadina, o talvolta altro, ma pur sempre un lievitato o affine. E c'è una linea sottile che separa una piadina da una Piadina. La mia, chiarisco, è una piadina. Modesta, interpretata, lontana dal sapore autentico, realizzata da mani non certo esperte e studiata da una mente per niente cultrice della vera Piadina. Ma per me è una piadina. E se il risultato non è quello di una Piadina.... è solo perché scelgo ingredienti salutari e genuini. Ma per me.... arrotolata, piegata in due, tagliata o addentata, con quel cuore filante e calda di piastra è una piadina da fine del mondo!!! ^_^
Ovviamente ho voluto provare una variante rispetto a quella già proposta qui. Sul risultato non ho altro da aggiungere.... il mio palato ha apprezzato, il mio stomaco ha ben gradito e il mio cuore ha sorriso. Per me è tutto.

Ingredienti

Per la piadina
75 g di farina di manitoba 00
40 g di farina integrale (direttamente dal mulino)
60 g di latte di avena tiepido
15 g di olio evo
1 g di bicarbonato di sodio
1 pizzico di sale

Per la farcitura
1 mozzarella (io light)
4 fettine di prosciutto crudo

Setacciate e mescolate le farine, il bicarbonato di sodio e il sale. Aggiungete poco alla volta il latte di avena caldo, impastando con le mani, e l'olio. Lavorate bene la pasta fino a formare un panetto compatto. Dategli la forma di una sfera, avvolgetelo in una pellicola trasparente e lasciatela riposare per un'ora circa.
Prendete l'impasto, dividetelo in due e iniziate a stendere la prima metà, su una spianatoia infarinata, aiutandovi con un mattarello. Formate una sfoglia circolare dello spessore di un paio di millimetri.
Scaldate una piastra per piadine sul fuoco e, quando sarà in temperatura, posate sopra la sfoglia. Cuocetela per un paio di minuti per parte, bucherellandola per evitare che faccia bolle.
Nel frattempo tagliate la mozzarella a fettine sottili e disponetene metà su una parte della piadina ancora in cottura. Ricopritela con il prosciutto crudo, piegate in due la piadina stessa, lasciate che scaldi bene il ripieno e trasferitela in un piatto, pronta per essere mangiata.
Preparate,quindi, la seconda sfoglia e procedete con la cottura.
Potrete chiudere la piadina piegandola in tre o arrotolandola, secondo il vostro gusto. Di certo il sapore non cambierà  la sua fragranza riempirà la tavola e..... l'anima!!

Lavorate la sfoglia secondo il vostro gusto: se vi piace più sottile dividetela in 3 o in 4 parti e procedete alla stessa lavorazione. Rammentate che, cuocendo, tende a gonfiarsi leggermente.

La mia settimana termina alla grande, con una cena così! Con tante scuse ai romagnoli per l'audacia. L'originale rimane la vostra splendida e deliziosa Piadina. Insostituibile, ininterpretabile, unica e magica Piadina, che amo con tutta me stessa ^_^abc

Croissant al cocco e il tanto atteso momento dell’esperimento…. riuscito!

Da tempo, diciamo da quando ho ultimato la preparazione dei croissant ai cereali, e da quando ho scoperto e utilizzato per la prima volta l'ingrediente speciale dei cocchini, avevo il tarlo di un nuovo esperimento. Insomma, si sa che non uso burro, si sa che non compro margarina, si sa che, la margarina, me la faccio in casa e che uso proprio questa per la sfogliatura dei miei cornetti. Sapete anche che i croissant in casa mia non mancano mai..... la colazione della domenica è sacra!! Insomma, tutte le strade convergevano verso un centro e io non desideravo altro che arrivasse il momento di dare forma a questo input. Ecco quindi la mia piccola opera d'arte! Ammetto che ho usato farine particolari, non di quelle che si trovano in commercio (e che, comunque, utilizzo), ma che arrivano direttamente da un mulino, piuttosto lontano da casa peraltro..... diciamo quel migliaio di chilometri! ^_^ Il risultato è stato stupefacente. Impasto leggerissimo e sfogliatura egregia che, non per peccare di presunzione, batte qualsiasi precedente tentativo! Ovviamente le scorte mi delizieranno per un po' di settimane e.... non saranno mai abbastanza, ma di certo c'è che il burro di cocco sarà una costante e abiterà sempre la mia dispensa. Provare per credere!!

Ingredienti

Per l'impasto
150 g di farina integrale
50 g di farina di riso integrale
220 g di semola di grano duro
40 g di zucchero grezzo di canna
8,5 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
2,5 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)
20 g di malto di riso
1 uovo (più un tuorlo o un albume per spennellare)
180 ml di latte di avena
50 ml di olio di semi di soia
1 pizzico di sale
50 g di burro di cocco per le pieghe (io Rapunzel)

Per il ripieno
8 g di farina di riso integrale
60 g di latte di avena
5 g di zucchero integrale di canna
15 g di farina di cocco
20 g di gocce di cioccolato fondente extra (io Tulipano)

Setacciate le farine e mescolatele, insieme allo lievito e al malto d'orzo (tutti gli ingredienti secchi). Unite lo zucchero e impastate energicamente per diversi minuti aggiungendo il latte, l'uovo, il malto di riso, l'olio e il pizzico di sale, fino ad ottenere un impasto ben incordato.
Ponete il tutto in una ciotola e copritela con un foglio di pellicola trasparente. Mettete a lievitare nel forno spento (in inverno lasciatelo con la lucina accesa) per almeno 4 ore o comunque fino al raddoppio del suo volume.
Nel frattempo tagliate in scagliette il burro di cocco. In alternativa potrete scioglierlo (basterà lasciarlo a temperatura ambiente affinché diventi olio) e versarlo in due stampi rettangolari di circa 12 cm x 18 cm. A quel punto potrete farlo raffreddare in frigo ed ottenere una sfoglia unica. Mi raccomando che siano sottili, perché diversamente diventerebbe impossibile lavorarlo nell'impasto.
Riprendete l'impasto e stendetelo su una spianatoia infarinata in una sfoglia di circa 20 cm x 45 cm. Coprite 2/3 della superficie con il burro di cocco (se avrete formato le "placche" di burro ponetene 2 a pochi cm di distanza l'una dall'altra, in modo da ricoprire comunque 2/3 di superficie). Ripiegate la parte libera sopra il burro e poi richiudete sopra la restante parte.
Dovrà essere quindi piegato in 3.
Ora stendete la pasta con il mattarello fino a formare un rettangolo simile al precedente e non troppo spesso. Piegate a metà nel verso della lunghetta e poi a metà nel senso della larghezza (quindi in 4).
Avvolgete il panetto ottenuto in un foglio di pellicola trasparente e fate riposare in frigo per un'ora circa.
Nel frattempo preparate il ripieno: stemperate la farina di riso con poco latte per volta, aggiungete lo zucchero e mettete tutto sul fuoco, a fiamma media, portandolo ad ebollizione. Mescolate sempre per evitare che attacchi al fondo. Raggiunto il bollore abbassate la fiamma e lasciate che rapprenda per circa 1 minuto. Spegnete il fuoco e aggiungete la farina di cocco. Quando sarà freddo unite le gocce di cioccolato e mescolate bene per rendere la crema omogenea.
Riprendete la sfoglia e stendetela sulla spianatoia formando un rettangolo di circa 20 cm di altezza e 60 cm di larghezza. Ritagliatelo in triangoli con base di circa 10 cm, facendo un tagliettino a metà della base.
Posizionate al centro di ciascun triangolo un cucchiaino di ripieno, che nel frattempo sarà raffreddato. Iniziate ad arrotolare ciascun croissant dalla base verso il vertice.
Posate ciascun croissant su una placca ricoperta da carta forno in modo da pizzicare sotto la punta (ed evitare che si apra durante la cottura). Lasciateli lievitare per almeno 3 ore (io generalmente li lascio lievitare tutta la notte e li inforno al mattino).
Accendete il forno a 200° statico. Spennellate con un tuorlo sbattuto o con l'albume di un uovo (io ho usato l'albume pastorizzato che utilizzo per le mie colazioni) e infornate.
Cuocete circa 20 minuti, ma controllate che non dorino troppo.... e che non brucino!!
Sfornate e..... non posso dirvi di lasciarli raffreddare: li faccio cuocere apposta al mattino affinché possa mangiarli caldi, fragranti e soffici!! ^_^

Quindi avventatevi sulla teglia appena uscita dal forno e gustatene l'inebriante sapore!! Sono certa che ne rimarrete estasiati!

abc

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