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Filoncini al farro con le noci: nuvole di fragrante piacere che coccolano il palato e alimentano l’orgoglio

NON VOGLIO CEDERE ALLA PASTA MADRE! Non sono pazza, tranquilli (beh, insomma, un pochino.....). Generalmente è quello che mi ripeto, come un mantra, quando vedo pani meravigliosi ed è quello che dico abitualmente quando qualcuno mi esorta a lasciarmi andare a questa creatura dal cuore pulsante. Non mangio tanto pane, contollo l'assunzione di carboidrati, non faccio pizza in casa e i lievitati mi vengono benissimo con il lievito madre secco. Poi però sforno pane a gogò, impasto dolci a lunga lievitazione, sfoglio crackers in tutte le versioni. MA IO NON CEDO!! Sì, forse sono proprio folle, ma questa cosa un po' mi piace (qualcosa in più di "un po'"). Quello che vi sto presentando oggi è in assoluto il miglior pane di sempre. Il toscano, con cui deliziai mio padre e che mi valse la nascita del blog, lotta e si difende caparbiamente, ma questa soffice nuvola fragrante, delicata, avvolgente, è una coccola che riempie il palato e l'orgoglio!! Le fasi dell'impasto lasciavano presagire un grande successo, ma si sa, le considerazioni si possono trarre solo a lavoro finito. E a lavoro finito.... le mie deliziose papille gustative sono impazzite di gioia, e le ospiti, per cui questo pane è stato creato, pare abbiano gradito ampiamente. Dal momento che l'articolazione dell'impasto è stato un mio capriccio, frutto di una valutazione estemporanea, ho voluto dare forza, con una farina importante, solo nella fase del pre impasto, utilizzando soltanto farine speciali nella seconda fase. La lunga lavorazione mi ha sostenuto nella lavorazione. La pazienza è essenziale. E il risultato non è mancato!! Insomma, ora dite che cederò alla pasta madre? Io continuo a dire NO, PER FAVORE NO!! ^_^

Ingredienti

Per il pre-impasto
20 g di malto di riso
80 g di acqua
65 g di farina di Manitoba
4 g di lievito madre secco (Antico Molino Rosso)

Per l'impasto
245 g di farina di farro bianca
65 g di farina di segale Jurmano
12 g di lievito madre secco
6 g di sale
210 g di acqua
15 g di olio evo
50 g di gherigli di noci

Sciogliere il malto di riso in 80 g di acqua tiepida. Nel caso in cui la temperatura fosse superiore, lasciatela raffreddare fino a farle raggiungere i 27°. Setacciate la farina e mescolate il lievito madre.
Aggiungeteli all'impasto, lavorando velocemente fino ad ottenere una pastella non troppo amalgamata. Lasciate lievitare per un'ora e mezza. Io ho lasciato tutto nel boccale in cui ho impastato.
Preparate, nel frattempo, tutti gli altri ingredienti. Setacciate le farine e unitevi il lievito madre. Quando sarà trascorso il tempo di lievitazione, iniziate ad aggiungere poca farina alla volta.
   Impastate con cura e pazienza, versando l'acqua per mantenere morbido l'impasto. Questa lavorazione mi ha richiesto 6 minuti buoni. Quando avrete ultimato l'aggiunta di acqua e farina, inserite il sale e continuate ad impastare. Solo quando sarà ben incorporato all'impasto, unite l'olio a filo e a più riprese. Lavorate bene l'impasto fino al totale assorbimento dell'olio, prima di procedere con l'aggiunta dell'altro. E quando lo avrete terminato impastate fino a quando si sarà amalgamato tuttio perfettamente. L'impasto dovrà essere molto elastico e, seppur morbido, dovrà staccarsi bene dalle mani. Dovrete sentirlo incordato e forte.
Versate la pasta in una terrina unta con un po' di olio, coprite con un foglio di pellicola trasparente e lasciate lievitare fino al raddoppio. A me ci sono volute 2 ore, in forno con la sola lucina accesa.
Quando la pasta sarà lievitata, versatela su una spianatoia infarinata. Aiutandovi con le dita delle mani, sgonfiatela leggermente e allargatela in un rettangolo non troppo sottile.
Fate attenzione a coprire bene la superficie con la farina, altrimenti vi si appiccicherà rovinosamente al piano di lavoro.
A questo punto coprite la superficie con i gherigli di noci spezzettati grossolanamente.
Arrotolatela partendo da uno dei lati minori, cercando di chiudere bene su se stesso l'impasto.
Lavorate leggermente il salsicciotto appena ottenuto, allungandolo un po'. Dividetelo in 4 pezzi. Attorcigliate su se stesso ciascuno di questi. Non sarà facile mantenere la forma, perché tenderà a riaprirsi, ma non demordete e lavoratelo, magari a più riprese.
Trasferite ciascun filoncino su una teglia, coperta da carta forno e spolverizzata con della farina. Lasciateli lievitare ancora un'ora circa.
Portate il forno alla temperatura di 200° e infornate. Abbassate a 190° e lasciate cuocere 40 minuti.
Se fosse necessario, e solo dopo la mezz'ora di cottura, girate la teglia per rendere la cottura omogenea. Ormai conosco il mio forno e so quali sono i suoi difettucci. Abbiate cura di valutare le caratteristiche del vostro!!
Sfornate i vostri filoncini e, dopo esservi stupiti della loro leggerezza, lasciateli raffreddare.
Vi garantisco che ci vorrà poco tempo, per cui potrete resistere!!

La croccantezza della crosta raccoglie una soffice nuvola di mollica leggera e fragrante. Le noci danno quel tocco in più, che rende tutto ancor più magico!!

Resistere a questo pane per me è stato.... IMPOSSIBILE!!
Provare per credere!!



abc

Babà all’arancio: storie di ordinaria follia in un contesto di lievito-terapia

Inguaribile curiosona. A fin di bene, sia chiaro. Non curioso per spettegolare (le avventure del mondo le lascio volentieri al mondo), ma per estrapolare sempre insegnamenti nuovi. Reduce da entusiasmanti perfomance(s) con impasti a mano e comunque con grandi lievitati, sono rimasta folgorata dal dolce proposto, qualche tempo fa, da Lucy. La consistenza giusta, da provare, in un dolce che non ho mai amato veramente, forse perché l'originale napoletano non l'ho mai assaggiato e  al nord i babà sono concentrati alcolici che tolgono qualsiasi sapore (e piacere - de gustibus) al dolce stesso. E poi quegli aromi, arancia e pistacchio, li ho subito sentiti legarsi perfettamente. E, seppur io abbia omesso il pistacchio e adattato la versione di Lucy ai miei gusti, questo babà mi ha ampiamente appagato. Peraltro, giusto per avvalorare la tesi della mia sete di sapienza, mi sono confrontata con una piccola grande esperta, responsabile di pasticceria in un rinomato ristorante della mia zona, che mi ha dato una dritta per migliorare l'inzuppo, unico aspetto su cui lei avrebbe lavorato. E se non sono soddisfazioni queste!!

Ingredienti

Per il preimpasto
25 g di farina di Manitoba
4 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
2 g di zucchero di canna grezzo
20 g di acqua

Per l'impasto
125 g di farina di Manitoba
50 g di zucchero di canna grezzo
2 uova
50 g di margarina

Per la bagna
90 g di succo di arancia filtrato
10 g di zucchero di canna grezzo
50 g di alcool puro

Setacciate la farina del preimpasto e mescolatela al lievito. Aggiungete l'acqua, mescolate velocemente inserendo il sale e lasciate riposare l'impasto per 25 minuti. Preparate, nel frattempo, gli ingredienti che vi serviranno per l'impasto.
Quando sarà trascorso il tempo di riposo, unite al preimpasto, poco alla volta, la farina e lo zucchero. Impastate bene fino a quando non saranno perfettamente amalgamati. Solo allora unite un uovo alla volta, lavorando l'impasto fino al totale assorbimento, prima di aggiungere l'altro. A questo punto sarà necessario impastare per 10 minuti, lasciando che inizi ad incordarsi. Unite, quindi, poca margarina alla volta, continuando a lavorare la pasta. Io ho proseguito per altri 5 minuti buoni. La pazienza è fondamentale per certi tipi di lavorazioni!! Alla fine dovrete ottenere un impasto morbido e molto elastico. Lo sentirete consistente tra le dita, seppur piuttosto appiccicoso.
Ungete lo stampo che utilizzerete con pochissima margarina. Io mi sono servita di uno stampo in silicone per babà monoporzione. Versate all'interno l'impasto (ciascuno stampo dovrà essere riempito per 3/4) e lasciatelo lievitare, coperto da un foglio di pellicola trasparente unto, per 2 ore almeno. Io ho lasciato che riposasse per 2 ore e mezzo. A questo punto passate alla bagna.
   Spremete le arance e filtrate il succo, in modo che la polpa rimanga a parte. Unite lo zucchero e portatelo ad ebollizione. Mescolate in modo che lo zucchero si sciolga. Lasciatelo bollire per un paio di minuti, poi spegnete il fuoco e unitevi l'alcool (la dose di alcool dipenderà dal vostro desiderio di sentirlo più o meno forte di sapore). Tenete da parte e lasciatela raffreddare. L'appunto dello chef è stato proprio qui. Se per la prima "puccia" va bene il succo freddo, per fare in modo che i babà si impregnino bene è buona cosa fare scaldare una parte del succo stesso e di irrorare i babà una seconda volta. Il liquido caldo impregnerà perfettamente l'interno delle paste.
Trascorso il tempo di riposo, portate il forno alla temperatura di 170°. Infornate i babà e lasciateli cuocere per circa 30 minuti.
Li vedrete gonfiarsi magicamente e dorarsi in superficie. Sfornateli quando saranno cotti e prelevateli dai loro stampi. Io non ho resistito e ne ho voluto verificare uno all'interno: consistenza perfetta!!
Versate la bagna all'arancia (tenendone da parte un po') in un contenitore e sistemate i vostri babà, in modo che ne siano a contatto. Lasciateli una notte intera in immersione. Al mattino capovolgeteli e lasciate che si inzuppino bene anche nella parte superiore. Dopo qualche ora di inzuppo scaldate la bagna tenuta da parte, irrorate i babà e lasciateli macerare ancora qualche ora. Io li ho preparati 2 giorni prima: state certi che l'impasto rimarrà morbido e, anzi, i sapori si legheranno armoniosamente tra loro!
Ora non vi rimane che deliziarvi. Io ho già avuto richieste di altre rappresentanze, magari al rum!!

Questa volta li ho serviti in un tris di dolci, in cui ho presentato, oltre al babà, le melanzane al cioccolato e una dolce sorpresa di cui vi parlerò presto!! ^_*


Devo dire che è stato apprezzato!abc

Bagel: il pane ebraico che stuzzica la curiosità e soddisfa il palato

Ci sono cose a cui non so resistere, sebbene la mia natura mi porti sempre a sperimentare, piuttosto che a replicare. E anche quando replico, sento sempre l'irrefrenabile spinta verso l'interpretazione. Non sembrava che, questa volta, fosse così. Vidi queste meravigliose ciambelle da Simona e mi dissi che, per una volta, avrei eseguito fedelmente una ricetta già scritta. Ma sono incorreggibile: studio, cerco, mi documento, osservo, scruto, valuto, decido, peso, immagino. E così mi sono imbattuta in altre due ricette, qui e qui, che un po' mi hanno destabilizzato. Ma alla fine mi sono rimboccata le maniche e mi sono detta "provaci! Buttati, segui il tuo istinto". Detto fatto. Ho estrapolato nozioni, valutato le proporzioni degli ingredienti ed ho messo a fuoco la mia versione. Vorrei permettere al mio orgoglio di confrontarsi con la vera versione americana e capire se possa giustificarlo o ammonirlo, ma nel tempo che ancora mi separa dal tornare nella meravigliosa città di New York, chido gli occhi e assaporo le mie delizie!!

Ingredienti

250 g di farina Manitoba
1 cucchiaio di malto di riso
3 g di lievito di birra liofilizzato
sale (la punta di 1 cucchiaino)
130 g di acqua
10 g di margarina

2 litri di acqua
sale
1 cucchiaio di fecola di patate

1 albume
semi di sesamo
semi di girasole
sale grosso

Mescolate la farina di Manitoba con il lievito.
Sciogliete il malto di riso e il sale in 130 g di acqua, facendola intiepidire. Lasciatela riposare fino a quando sarà scesa sotto la temperatura di 30°. In questo modo non ammazzerà il lievito.
Versate il liquido nel mezzo della farina e iniziate ad impastare. Quando avrete iniziato ad avere una pasta compatta unite la margarina e continuate a lavorare. Impastate per almeno 10 minuti.
La pasta sarà appiccicosa, ma acquisirà compattezza e forza, iniziando ad incordarsi sotto le vostre mani.
 Trascorso il tempo della lavorazione (non abbiate fretta e soprattutto non stancatevi!!), date all'impasto la forma di un panetto e mettetelo in una terrina appena unta. Coprite con un canovaccio e lasciatelo riposare per dieci minuti. Trascorso questo tempo, lasciando il panetto nella terrina, effettuate le pieghe (come mostrato nel video). Lasciate nuovamente riposare il panetto, coperto, per 10 minuti. Ripetete altre due volte questo passaggio (in tutto le pieghe dovranno essere fatte 3 volte).


A questo punto coprite l'impasto e lasciate che lieviti fino al raddoppio del proprio volume. Ci vorranno circa 3 o 4 ore, ma molto dipenderà dalla temperatura presente.
Quando l'impasto sarà raddoppiato, dividetelo in pezzi uguali. Io ne ho ottenuti 6 di circa 60 g l'uno. Praticate su ciascun pezzo, con le dita di una mano, un buco centrale. Allargatelo bene: la pasta dovrà essere sufficientemente dura da porre resistenza, ma il buco non dovrà essere troppo piccolo per evitare che si richiuda nella fase succssiva e in cottura.
Lasciate lievitare le ciambelle ottenute per circa 10/15 minuti. Nel frattempo mettete sul fuoco i 2 litri di acqua con il sale. Fate sciogliere la fecola di patate in poca acqua e poi versatela nella pentola, unendola alla restante.
Appena l'acqua inizierà a raggiungere il lieve bollore (esattamente quando inizieranno a venire a galla le prime bollicine), immergete i bagel, uno, due, tre o quanti ve ne staranno, alla volta. Io ho usato una pentola molto larga, per cui sono riusita a cuocerli tutti in una sola volta. I bagel dovranno andare a fondo e poi, dopo pochi istanti, riemergere. Dal momento in cui riemergeranno, fateli
cuocere per circa 4 minuti. Trascorso questo tempo rovesciateli e fateli cuocere per altri 4 minuti dal lato opposto. Quando saranno cotti scolateli con una schiumarola e adagiateli su un ripiano.
Lasciateli raffreddare per qualche minuto, poi spennellateli con l'albume. Ricopriteli, ora, con i semi. Potrete usare quelli che maggiormente vi piacciono, o semplicemente usare del sale grosso, o ancora lasciarli naturali.
Trasferiteli su una teglia coperta da carta forno. C'è chi si aiuta, in questi passaggi, con della farina. Io l'ho completamente omessa. La cottura in acqua li rende leggermente collosi, ma sono comunque facilmente gestibili.
Portate il forno alla temperatura di 200° e, quando sarà pronto, infornate i bagel. Cuoceteli per circa 20 minuti. Controllate che cuociano uniformemente e che non scuriscano troppo.
Sfornateli e lasciateli raffreddare.

La mia curiosità mi ha portato ad assaggiarne uno senza farcitura, come una semplice ciambella di pane. Non so dirvi la bontà di questa soffice pasta racchiusa sotto una crosticina irresistibile.

   Ma provate anche a farcirli: con il salmone affumicato sono assolutamente prelibati!!abc

Crackers sfogliati con semi di zucca e di girasole: la sfida che insegue un sogno e porta il successo

Avete presente quando dico che non mi piace ripetermi? Che non ho un piatto forte, perché non cucino mai due volte la stessa pietanza? Ecco, si dà il caso che non sia così nel genere. Insomma, non è che il pane non lo ripeto mai, come la pasta fresca, come i crackers. Appunto, loro. Sapete che i crackers ho iniziato a sfoggiarli in mille versioni. Bene, proprio loro, queste forme mai realmente perfette, che mi hanno sempre incuriosito, loro.... loro sono ospiti fissi, a cadenze regolari, nel mio forno. Certo, però, mai uguali alla volta precedente!! Sarebbe troppo noioso ripetere le stesse procedure e versare gli stessi ingredienti. Occorre andare avanti, migliorare, sviluppare un pensiero, mantenere la mente in funzione creativa. Ed ecco che, poco alla volta, mi sto avvicinando alla mia forma di perfezione, quella che inseguo da tempo e su cui mi arrovello ad ogni sfida. Di certo vi posso dire che il successo di questa versione di crackers è arrivato un giorno, per caso. Inatteso. Piovuto dal cielo. Mio padre, amante come sapete delle tradizioni e del suo toscano, mi guarda e mi dice "la prossima volta non fare il pane, fai questi!!". Bene. Non ho altro da aggiungere. Per certi versi la perfezione è stata raggiunta.

Ingredienti

200 g di farina integrale
25 g di semi di zucca tostati e non salati
25 g di semi di girasole
15 g di crusca di grano
5 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
3 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)
150 g di acqua
12 g di margarina + q.b. per la sfogliatura
1 g di sale + q.b. per la superficie

Tritate finemente i semi, sia di zucca che di girasole. Unite la crusca, la farina integrale, il malto e il lievito. Mescolate e unite l'acqua. Impastate fino ad ottenere un impasto omogeneo.
Unite, poco alla volta, la margarina, incorporandola bene prima di aggiungerne altra. Alla fine unite il sale e lavorate fino a dare compattezza all'impasto. Date una forma di palla e mettetela in una terrina, leggermente unta, a lievitare.
Coprite con un foglio di pellicola trasparente e lasciate che raddoppi di volume. A me ci sono volute circa 4 ore.
Alla fine dovrete trovare un impasto soffice, seppur non vellutato, e pieno di bollicine. Quello è il momento di procedere alla lavorazione.
Infarinate una spianatoia e versateci la pasta. Stendetela in una sfoglia sottile, circa mezzo centimetro, cercando di dare la forma di un rettangolo regolare. Cospargete, con l'aiuto di un pennellino, la margarina (o se utilizzaste quella acquistata, ammorbiditela leggermente e spalmatela sulla superficie della sfoglia).
Procedete con la prima piega a 3.
Avvolgete la pasta in una pellicola trasparente e fatela riposare per una decina di minuti in frigorifero. Trascorso il tempo, stendete nuovamente la sfoglia su un piano infarinato, sempre sottile. Cospargete nuovamente con un leggero strato di margarina e piegate, questa volta, in 4: prima a metà in un verso, poi a metà nell'altro. Effettuata questa operazione, avvolgete nuovamente il panetto nella pellicola e lasciatela riposare per altri dieci minuti. Ripetete ancora una volta l'operazione, piegando la sfoglia nuovamente in tre parti e lasciatela ancora a riposo per dieci minuti.
Infarinate nuovamente il piano di lavoro e riprendete il panetto.
Stendetelo in una sfoglia piuttosto sottile, crca 3 o 4 mm, e ritagliate cei rettangoli regolari. Io mi sono servita di una rotella da pizza. Foderate una teglia (o più se una non dovesse bastare) con carta forno e sistemate le gallette appena ottenute, leggermente distanziate tra loro.
Con la rotella praticate 2 o 3 tagli obliqui su ciascuna sfoglia. Salate a piacere la superficie (passaggio che si può omettere) e infornate, a 200°, per 20 minuti.
Cuocete 15 minuti, poi girate velocemente le sfoglie e procedete per altri 5, fino a quando saranno ben dorati.
A quel punto sfornateli e lasciateli raffreddare su una gratella. Raffreddando diventeranno croccanti e friabili. Fate comunque attenzione a non farli cuocere troppo: abbrustoliscono facilmente ^_^
A questo punto, quando sarete riusciti a resistere al completo raffreddamento, gustateli!!

Come accompagnamento ad un pasto, come semplice snack, come sfizioso antipasto con una crema al formaggio o quant'altro, sono certa che sapranno conquistare anche voi!!abc

Panini dolci al cocco: istinto e razionalità di un pensiero e di una necessità



Mettiamo insieme l'amore compulsivo per i lievitati, per quell'impasto che si intreccia tra le mani come a voler assorbire ogni ombra e far trionfare un sanissimo e terapeutico sorriso, con la necessità. Avevo utilizzato, un paio di giorni prima, della panna di riso al cocco come supporto ad un piatto vegano e quel cartoccio non avrebbe avuto ancora lunga vita, seppur ben conservato in frigorifero.
Nonostante per un attimo abbia creduto di aver trovato la soluzione nella preparazione di un liquore fatto da quell'angelo di Elisa e pubblicato nel suo blog Il rovo di bosco, presto mi sono resa conto che un ulteriore liquore, dopo quello alla liquirizia appena fatto, sarebbe stato di certo un azzardo, in una casa per soli salutisti. Ho quindi iniziato a mettere insieme farine, le mie adorate e bizzarre farine, con l'immancabile frutta secca e ho studiato una forma diversa di dolce, per la colazione. La quantità, ampiamente generosa, è ora riposta con cura nel cassetto dei lievitati del congelatore, ma la frangranza di questi bocconcini è pronta a deliziare qualsiasi desideroso palato!

Ingredienti

400 g di farina per dolci
200 g di farina d'orzo
315 ml di latte di riso al cocco
170 ml di panna di cocco
55 g di mandorle spellate
35 g di farina di cocco
12 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
35 g di zucchero di canna grezzo

Mischiate il latte di riso con la panna e intiepiditelo. La loro temperatura non dovrà superare i 29°. Tritare le mandorle non troppo finemente (non dovranno diventare farina, ma rimanere piuttosto a granella) e mescolatele alla farina di cocco e alle restanti farine. Unite il lievito madre secco, lo zucchero e mescolate bene.
Versate gli ingredienti liquidi e mescolate, cercando di incorporare tutto il mix di farine. Lavorate l'impasto energicamente fino ad ottenere una pasta compatta ed uniforme.
Dovrà risultare morbida e piuttosto appiccicosa, ma dovreste riuscire a non farma attaccare alle mani durante la lavorazione.
Date all'impasto una forma di palla e adagiatela in una ciotola leggermente unta. Copritela con un foglio di pellicola tasparente e riponetela nel forno spento, o ventualmente con la sola lucina accesa, fino al raddoppio. Per me ci sono volute circa 4 ore.
Trascorso questo tempo dovrete trovare un bell'impasto soffice, pieno di bollicine.
Infarinate una spianatoia e versateci sopra la pasta. Lavoratela con le mani formando un filoncino e tagliatela in pezzi di pari misura.
A questo punto procedete a piegare e a dare forma ai panini.
Stendete con le mani ogni pezzo di impasto. Arrotolatelo su se stesso. Girate poi il cordoncino appena ottenuto, schiacciatelo nuovamente e arrotolatelo ancora. Fate, quindi, roteare il panetto appena ottenuto sotto la mano, fino a formare una pallina, che adegerete su una teglia coperta da carta forno.
Ho pensato di mostrarvi un piccolo video di questa fase di lavorazione. Decisamente artigianale, ma spero vi aiuti a comprendere i passaggi.


       


Lasciate che i bocconcini lievitino ancora per un'ora, sulla teglia. 
Quindi portate a temperatura il forno e cuoceteli, a 190°, per circa 20 minuti. Dovranno assumere un colore dorato e uniforme. Regolatevi in base al vostro forno.
Sfornateli quando saranno pronti e lasciateli raffreddare su una gratella.
Quando saranno tiepidi, semplicemente, assaporateli.

Il modo migliore in cui li ho gustati? Cuore caldo con un quadrotto di cioccolato bianco, praticamente fuso, nel mezzo!!

Non esiste limite alla fantasia e..... alla gola!!



abc

Panbrioche sfogliato alle mele annurche e il pensiero che si sofferma, poi corre lontano

Quando mi consigliarono di creare uno spazio, tutto mio, in cui mostrare e condividere la mia grande passione per la cucina, non mi dissero quanto mi sarei arricchita. Insegnamento vecchio stampo: sarà un lavoro, dovrai impegnarti, ti darà soddisfazioni se ti ci dedicherai con pazienza e costanza. L'insegnamento che mi ha sempre aiutato, negli anni. Probabilmente, se mi avessero detto ma sì, ogni tanto lasci in giro un commento e vedrai che qualcunoverrà da te, non sarei arrivata a tanto. Ma del resto so bene che, chi mi ha spinto ad arrivare qui, credeva e crede fortemente in me. E così scopro piacevolmente che le emozioni si susseguono, una dietro l'altra, giorno dopo giorno, pagina dopo pagina. Si susseguono in quegli sguardi di chi legge, ma non compare, di chi si riempie delle mie parole e tace. Si susseguono in nuove "amicizie", in conoscenze che svelano anime deliziose con cui condividere sorrisi e affetto. Anche solo virtualmente. Si susseguono in chi trova allettanti le mie proposte e si cimenta nel riprodurle. Ultima, in ordine di tempo, è la cara amica Roberta, con i suoi cavoletti di Bruxelles, ma non dimentichiamo la grande Lucia, amica di Facebook e moglie di un vecchio compagno di classe, che ha il più alto numero di rivisitazioni all'attivo. Ma c'è un aspetto, in questo susseguirsi di emozioni, che mi prende dritto al cuore. Parole come "mio figlio è un tuo grande fan", giuro, mi fanno venire la pelle d'oca e le lacrime agli occhi. "Ti segue sempre", oppure "è lei che mi dice 'hai visto Erica cos'ha preparato?'"..... trasformano in dolce zucchero a velo tutte le ore passate a sistemare foto e scrivere, scrivere e ancora scrivere. Questo panbrioche, nello specifico, lo voglio dedicare alla mia piccola fan Chiara. So che mi leggerà, perché so che non si perde mai un post. Mamma Ale me l'ha detto. Grazie dolcissima cucciola, grazie perché tu non lo sai, ma mi dai tanta forza e grande volontà di proseguire.

Ingredienti

250 g di farina 0 di Manitoba
120 g di farina di segale Jurmano
225 g di latte vaccino
8 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
30 g di olio evo
60 g di malto di riso (oppure 50 g di zucchero di canna)
2 mele annurche
30 g di noci
70 g di margarina (per la sfogliatura)
1 pizzico di sale

Setacciate le farine e il lievito madre secco. Sciogliete il malto di riso nel latte appena tiepido e versateci la metà delle farine. Mescolate fino ad ottenere una pastella omogenea. Versate l'olio a filo e, poco alla volta, la restatnte farina. Per ultimo unite il sale. Impastate fino ad ottenere un composto omogeneo e compatto.
Infarinatelo leggermente e formate un panetto, che metterete in una boule di vetro, coperta da pellicola trasparente. Fate lievitare la pasta in un luogo tiepido (circa 28°) fino al raddoppio.
Sbucciate le mele annurche (la vuccia potete utilizzarla, cotta in forno, per arricchire cereali o muesli. Non buttatela, è ricca di proprietà preziosissime!!). Tagliatela a julienne, con l'aiuto di una mandolina. Tritate i gherigli di noci e tenete tutto da parte.
Riprendete l'impasto, una volta che sarà lievitato, e rovesciatelo su una spianatoia infarinata. Allargatelo con le dita, sgonfiandolo leggermente, fino a formare un rettangolo di cica 20 x 30 centimetri, non troppo sottile.
Coprite la sfoglia con un generoso strato di margarina (un po' più della metà richiesta per la sfogliatura). Se utilizzaste quella fatta in casa, di consistenza piuttosto cremosa, non avvicinatevi troppo al bordo, perché fuoriuscirebbe con le pieghe.
Versate sopra metà delle mele e metà delle noci tritate, in modo da ricoprire tutta la superficie (nella foto la copertura è parziale per mostrare lo strato di margarina).
Arrotolate dalla parte del lato più corto, cercando di mantenere stretto e compatto il rotolo. Appiattite il salsicciotto ottenuto e allargatelo nuovamente. Ripetete l'operazione, utilizzando la margarina rimasta (tenetene da parte mezzo cucchiaio da utilizzare in superficie), le mele e le noci.
Arrotolate nuovamente la pasta e formate un salame. Allungatelo leggermente, facendo attenzione che non si sfaldi, e attorcigliatelo su se stesso, come per formare una spirale. Ungete uno stampo da plumcake e sistemate il pancrioche. Effettuate 4 o 5 tagli nel verso delle pieghe e spennellatelo con la margarina tenuta da parte. Se vi avanzassero delle noci, ricopritevi la superficie.
Fate lievitare, in un luogo tiepido, fino a quando raggiungerà il bordo dello stampo. Ci vorrà circa un'oretta. Non abbiate fretta.
Portate il forno alla temperatura di 220°. Infornate il panbrioche e abbassate la temperatura a 190°. Ponete la teglia su un ripiano medio basso, in modo che non bruci in superficie.
Cuocete per circa 50/55 minuti. Le mele tenderanno a rendere l'interno piuttosto unido, per cui anche se dall'esterno vi sembrerà cotto, è necessario lasciarlo tutto quel tempo in forno.
Sfornatelo e lasciatelo raffreddare completamente. Completamente. Con una sfogliatura il taglio a caldo sarebbe deleterio.
Quando sarà perfetto, toglietelo dallo stampo e procedete: fettine di circa 2 centimetri, o secondo il vostro gusto, e infinito e morbido piacere!!
Conservatelo avvolto in un foglio di pellicola trasparente, in frigo. Si conserverà per 3 o 4 giorni, morbido e profumato!!
E ad ogni morso, una grande soddisfazione.abc

Frollini al mandarino con ripieno di albococche e cannella: sapori tradizionali che si vestono di genuinità

Ci sono sapori e profumi che, come fossero una seconda pelle, vivono in me. Sapori e profumi che, nonostante la voglia di mettermi sempre in gioco e di sperimentare nuovi approcci, mi riportano la pace nel cuore. Sapori e profumi che mi rassicurano, quando mi sento fuori dal mondo, senza forze, sconfortata. Sapori e profumi che, di tanto in tanto, devo rievocare. E' così che nascono questi frollini. Il desiderio di fermare, per un attimo, il tempo, di guardarmi dentro e di riconoscermi, di prendere il fiato prima di procedere. Nascono così, in una giornata apparentemente tranquilla. Forse troppo. Nascono e mi riempiono di quelle sensazioni incantevoli. E mi danno forza, quella forza che la mia determinazione richiede costantemente. Non una frolla tradizionale. Lo sapete, seguo principi salutistici, seleziono le materie prime. Una frolla rivisitata, perché anche la rassicurante rievocazione dei sapori tradizionali per me deve avere personalità. E questa è la mia "personale" versione.

Ingredienti

Per la frolla
300 g di farina integrale
45 g di tuorli (corrispondono a 2 tuorli di uova medie)
100 g di olio evo
4 g di lievito per dolci
la scorza di un mandarino
60 g di zucchero di canna Mascobado
1 pizzico di sale

Per il ripieno
135 g di albicocche secche
50 g di nocciole tostate
50 g di gherigli di noci
8 g di zucchero di canna Mascobado
1 cucchiaino raso di cannella

Pesate la farina, setacciatevi, sopra, il lievito e mescolate. Separate i tuorli dagli albumi e sbatteteli con lo zucchero Mascobado.
Lavorate a lungo, fino a quando non avrete ottenuto una crema spumosa. Il Mascobado è uno zucchero grezzo scuro, per cui non otterrete una crema omogenea e chiara, come se utilizzaste un normale zucchero raffinato.
Unite, a filo e sempre con le fruste in movimento, l'olio evo. Quando sarà tutto ben amalgamato, versate la pastella al centro della farina. Iniziate ad impastare con le mani, incorporando la farina poco alla volta e creando un impasto compatto.

Date alla pasta una forma di panetto, avvolgetelo nella pellicola trasparente e fatelo riposare in frigo. Io l'ho lasciato un paio d'ore abbondanti, ma sarebbe sufficiente una.
Preparate, ora, la farcitura. Unite le albicocche secche alle noci e alle nocciole. Tritatele fino ad ottenere una pasta piuttosto appiccicosa. Aggiungete lo zucchero e la cannella e mescolate molto bene, affinché tutto sia perfettamente amalgamato. Lasciate riposare in frigo per un'ora circa.
Riprendete la frolla e tagliatela in tre parti. Appiattite ciascuna parte su una spianatoia e, con l'aiuto di un matterello, stendete l'impasto in un rettangolo spesso circa un centimetro e alto circa 25 centimetri. Non importerà la larghezza, ma sarà di circa 20 centimetri.
Ricoprite ciascun rettangolo con la farcia di albicocche e frutta secca, lasciando un paio di centimetri liberi su uno dei due lati più corti (quello di misura variabile). Lo strato di farcia dovrà essere di 3 millimetri circa e steso in maniera uniforme.
Iniziate ad arrotolare ciascun rettangolo partendo dalla parte libera dalla farcitura. Continuate fino al fondo, cercando di rendere il rotolino il più possibile compatto. Se la frolla si rompesse durante questa operazione, tenetela unita con le mani.
Avvolgete i rotolini appena ottenuti in un foglio di pellicola trasparente e lasciate riposare in frigorifero per mezz'ora circa.
Riprendete quindi le forme e iniziate a tagliarle a fettine, dello spessore di un centimetro circa. Rivestite una teglia con carta forno e posizionatevi sopra i biscotti appena ottenuti. Non lasciateli troppo vicini, perché in cottura tenderanno ad aumentare di volume.
Portate il forno in temperatura e cuocete, a 180°, per 20 minuti.
Trascorsi i primi 10 minuti, estraete velocemente la teglia e girate i biscotti dalla parte opposta. Procedete, quindi, con gli altri 10 minuti di cottura. In questo modo risulteranno dorati uniformemente.
Sfornate i biscotti e lasciateli raffreddare. Acquisiranno, in questo modo, tutta la friabilità tipica del frollino.
Potrete conservarli in un barattolo di vetro, o in una scatola di latta.
In questo modo, sempre che ci riusciate, potranno durare una settimana buona!!
Io vi dico solo che, dalla teglia al barattolo, ne è sparita un'importante quantità.

In fondo, come poter resistere a tanta fragranza?

abc

Fette biscottate bicolore: una nuova sfida si apre su una colazione senza misteri

Ormai lo sapete: tutto ciò che entra nella mia dispensa non è che sotto forma di materia prima. Come spiego in questa pagina, diamoci un taglio, ho sviluppato nel tempo un duplice pensiero: la soddisazione del creare da sé e la genuinità del creato da sé. Questo è il mio modo di vivere. Almeno in cucina. Mi balenava da un po' in testa l'idea di provare a preparare le fette biscottate. Mi sono documentata un po' su versioni differenti, ma all fine ho fatto di testa mia. Diciamo che questa è la mia prima versione, quella che parte da una ricetta collaudata, a cui ho semplicemente dato il seguito della tostatura, oltre che una variante di impasto. E, per quanto sia stata soddisfatta del risultato, per quanto queste fettine abbiano una buona croccantezza, credo che non siano altro che una partenza per avvicinarmi alla..... perfezione. Queste fette biscottate hanno tutto, manca solo una leggera friabilità, tipica. E allora mentre gusto questa bontà, studio già la sua evoluzione.

Ingredienti

87 g di farina Manitoba
92 g di farina di segale Jurmano
92 g di farina integrale
85 g di farina ai 5 cereali (io Molino Chiavazza)
7 g di crusca di grano
12 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
4 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)
10 g di zucchero di canna a velo
216 g di latte di avena
24 g di olio evo
1 pizzico di sale
8 g di cacao

Setacciate le farine e mescolatele con il lievito madre secco, il malto d'orzo e la crusca di grano. Intiepidite il latte di avena e fatevi sciogliere lo zucchero. Unite metà delle farine e impastate fino ad ottenere una pasta omogenea. Unite, poco alla volta, la farina restante, l'olio evo a filo e, per ultimo, il sale. Lavorate fino ad ottenere un impasto compatto.
Dividete in due l'impasto ottenuto ed unite, ad una metà, il cacao. Impastate fino a quando non si sarà ben amalgamato. A questo punto mettete i due panetti in due differenti terrine, copriteli con pellicola trasparente e lasciateli lievitare in un luogo tiepido, io nel forno con la lucina accesa, fino al raddoppio di volume (per me 7 ore).
Quando saranno gonfiati bene, infarinate una spianatoia e rovesciateci un impasto alla volta. Sgonfiatelo leggermente e stendetelo con le dita, formando un rettangolo.
Piegatelo in tre, lasciando la lunghezza del lato più lungo. Ora arrotolatelo su se stesso, dategli una forma arrotondata e mettetelo a riposare, per una ventina di minuti, sotto la ciotola utilizzata per la prima lievitazione. Ripetete l'operazione anche con il secondo impasto. Vi consiglio di iniziare con l'impasto bianco, perché sarà il primo che utilizzerete nella fase successiva. Infarinate ancora la spianatoia.
Riprendete l'impasto bianco e stendetelo, con un mattarello, formando una sfoglia larga quanto lo stampo che utilizzerete per la cottura (io ho utilizzato uno stampo da plumcake 24 cm x 10 cm). Stendete anche l'impasto al cacao e sovrapponetelo a quello bianco.
Arrotolate molto strette su se stesse le due sfoglie, formando un salame della lunghezza dello stampo. Ungete lo stesso stampo e adagiatevi il salame appena ottenuto. Copritelo con un foglio di pellicola trasparente, in modo che non si formi la crosta, e lasciatelo lievitare, in luogo tiepido. Va sempre bene il forno spento.
Accendete il forno a 220° e portatelo in temperatura.
Quando il volume dell'impasto avrà raggiunto il bordo dello stampo, spennellate la superficie con un po' di latte di avena.
Infornate e abbassate la temperatura a 190°. Cuocete per 35 minuti circa, ma controllate la cottura, perché ogni forno ha caratteristiche differenti: potrebbero volerci 5 minuti in più o 5 in meno. Quando sarà ben dorato in superficie fornatelo e lasciatelo raffreddare completamente. Questa è una condizione fondamentale, affinché non si sbricioli durante il taglio. Lasciatelo anche tutta la notte, sdraiato su una griglia, su un fianco, poi sull'altro. Quando sarà completamente freddo iniziate a tagliarlo a fettine dello spessore di un centimetro.
Posizionate le fettine su una leccarda e infornate, a 180°, per 15 minuti, prima di girare le fettina dal lato opposto e procedere per altri 15 minuti. Ripetete questa operazione per almeno due volte.
Dovranno essere belle croccanti.
A questo punto sfornatele e lasciatele raffreddare.
Gustatele come meglio desiderate: con burro e marmellata, con crema al cioccolato, con una crema al pistacchio o con qualsiasi prelibatezza desideriate.
La loro forza è la genuinità. Sorride il palato e sorride il vostro corpo.


abc

Burro di anacardi: le basi di nuove e avvincenti sfide e una conquista dal sapore genuino

Difficile parlarvi di questa scoperta senza dirvi cosa ne ha mosso la ricerca. Ma dal momento che non voglio ancora svelare niente, cercherò di mantenere il riserbo assoluto. Chi mi conosce e segue le mie esperienze culinarie sa bene che non utilizzo grassi animali, nello specifico il burro, e che tutto ciò che posso lo produco in casa, nello specifico la margarina. Ma dovrebbe anche sapere che difficilmente mi accontento di un traguardo e che, anzi, guardo al successivo mentre sono ancora in corsa. E' la mia esistenza. Sono io. Ma questo modo di vivere mi ha sempre permesso, anche nel piccolo, di crescere e di imparare. Così è stato per questo burro. Sia chiaro: non parliamo di un burro dalle caratteristiche paragonabili a quello animale, ma di un burro che sfrutta i grassi vegetali di un frutto, l'anacardo (o anacardio), ricco di proprietà preziose. E allora perché non imparare a sfruttarne i benefici?

Ingredienti

150 g di anacardi non salati
150 g + 150 g di acqua
15 g di olio di semi di soia

Mettete a mollo gli anacardi in una terrina, con 150 ml di acqua. Lasciateli ammorbidire per almeno 6 ore. In questo modo sarà più semplice lavorarli e perderanno l'acido fitico, sostanza che non permette al nostro organismo di assorbire i minerali e di cui la frutta secca è ricco.
Vedrete che si formeranno delle bollicine nell'acqua. Passato il tempo di ammollo scolate gli anacardi. Trasferiteli in un bicchierone e frullateli azionando le lame ad intervalli, in modo da non surriscaldare il composto. Versate 150 ml di acqua a filo (non quella dell'ammollo) e, a fine lavorazione, unite l'olio. Volendo potrete aggiungere il sale, per preparazioni salate, o ancora aromatizzarlo con quanto possiate desiderare. Io l'ho lasciato naturale.
Otterrete una crema omogenea e vellutata. Trasferitela in un barattolo di vetro, chiudete e ponetela in frigo. Dura almeno una settimana, se ben conservata al fresco.


Preparazione veloce. Basta solo ricordarsi di mettere a mollo gli anacardi, magari la sera, prima di andare a dormire!


E tutta questa bontà rimane a portata di mano!
Con queste dosi vi verrà un vasetto da 33 cl..... colmo!! ^_^
abc

Panbrioche dei “senza” con goloso ripieno di uva fragola e la dimostrazione che solo chi osa… ottiene

Dai tempi della mia prima volta con il pane in cassetta, e poi ancora con la versione ai cereali, avevo in mente di cimentarmi nella variante dolce di questo pane goloso e versatile. Ovvia la mia propensione all'utilizzo di ingredienti selezionati e all'esclusione di altri ritenuto d'obbligo. Nel tentativo di trovare la formula perfetta, mi sono imbattuta in questa pagina: Ritroviamoci in cucina. E' stato amore a prima vista. Trovo che Valentina sia molto brava e che dia ottimi spunti. Da qui è nata la mia versione: le mie farine, la mia farcitura, la mia dose minima di zuccheri integrali e la mia fantasia. Non credo che la mia amica Laura (l'archi.... colei che mi chiese ricette a base di frutta di stagione di cui vi ho parlato qui) si cimenti in preparazioni così laboriose, ma qui dentro c'è un buon assaggio di frutta di stagione, avvolta da genuina bontà. Quell'uva fragola dal profumo irresistibile... Ovviamente le mie colazioni si sono tinte di viola ^_^

Ingredienti

150 g di farina di farro bianca bio
150 g di farina integrale (io Molino Chiavazza)
185 g di latte di avena
8 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
20 g di malto di riso
10 g di zucchero di canna grezzo (io non l'ho messo, ma ve lo consiglio per un sapore più dolce)
25 g di olio di semi di soia
1/2 stecca di vaniglia
200 g di uva fragola
10 g di zucchero integrale di canna per la marinatura
25 g di gherigli di noci
latte di avena per spennellare la superficie

Fate scaldare il latte di avena con la mezza bacca di vaniglia incisa a metà nel senso della lunghezza.
Spegnete il fuoco prima che arrivi a bollore e lasciate intiepidire.
Setacciate e mescolate le farine, insieme al lievito madre e allo zucchero. Unite, poco alla volta, il latte aromatizzato, l'olio, il malto di riso e impastate fino ad ottenere una pasta di consistenza piuttosto morbida e appiccicosa. Trasferite il composto in una terrina infarinata, coprite con un foglio di pellicola trasparente e fate riposare e lievitare, in un luogo tiepido, fino al raddoppio. A me è servita circa un'ora e mezzo.
Nel frattempo preparate l'uva: lavate gli acini, tagliateli a metà e liberateli di tutti i semini. Raccoglieteli in una ciotola e versateci sopra lo zucchero di canna. Mescolate bene e lasciate macerare per un'ora circa. Giusto il tempo che l'impasto lieviti a sufficienza. Nell'attesa tritate le noci non troppo finemente, o comunque secondo il vostro gusto: io amo che si senta la noce distintamente ad ogni morso, per cui le ho lasciate piuttosto grossolane.
Riprendete, a questo punto, la vostra pasta e stendetela su un ripiano infarinato, in una sfoglia di circa 2 cm di spessore. Piegatela in tre e stendetela nuovamente, formando un rettangolo che abbia il lato minore di lunghezza pari a quella dello stampo in cui lo cuocerete. Lo spessore non dovrà essere superiore ai 2 cm, anche questa volta.
Ricoprite la sfoglia ottenuta con le noci tritate, lasciando libera una striscia, sul lato minore, alta circa 5 cm, che vi servirà per far chiudere bene l'impasto prima della cottura. Sistemate, sopra le noci, gli acini di uva macerati, cercando di non includere il succo che avranno formato: più asciutto sarà il ripieno e più soffice rimarrà l'impasto.
Iniziate ad arrotolare la sfoglia, lasciando la striscia libera dalla farcitura in fondo. Cercate di arrotolarla piuttosto stretta, in modo che in cottura non si creino spazi. Quando sarete giunti al fondo fate aderire bene la pasta libera dalla farcia al rotolo stesso.
Ricoprite lo stampo con carta forno, oppure ungetelo e infarinatelo.
Sistemate il rotolo ottenuto, con l'apertura in appoggio sul fondo, e copritelo con pellicola trasparente. Sarà necessario che la pellicola aderisca all'impasto, in modo che non si formi la crosta durante la seconda fase di lievitazione. Fate riposare fino a quando l'impasto raggiungerà il bordo dello stampo. A me c'è voluta circa un'ora.
Accendete il forno, a 190° e quando sarà in temperatura togliete la pellicola, spennellate la superficie con latte di avena e infornate lo stampo. Cuocete per circa 40 minuti, ma regolatevi in base al vostro forno. Quando sarà ben dorato in superficie potrebbe essere cotto ^_^ Vi consiglio di non sistemarlo su un ripiano troppo alto, in modo che cuocia bene all'interno, senza che diventi troppo scuro all'esterno.
Una volta cotto sfornatelo, estraetelo dallo stampo e sistematelo, poggiato su un fianco, su una grata per il raffreddamento.
Resistete giusto il tempo che sia ben freddo e procedete al taglio.


E' davvero appagante, alla vista quanto per il palato.


Le farciture potranno essere diverse e assecondare i vostri gusti e le vostre fantasie. Questo panbrioche si conserva in frigo, morbido, per 5 giorni, avvolto in un sacchetto di plastica per alimenti.


abc

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