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Crocchette di platessa in crosta di avena: l’interpretazione perfetta, che sia desiderio o necessità

Nuovamente alle prese con "voglia di...". Alterno periodi in cui trovare il pezzo che si incastri alla perfezione nella mia costruzione è faticosamente estenuante, a momenti in cui a tutti i costi il pezzo deve essere quello, perché irradia il suo richiamo in tutti i modi. E si incastra magistralmente. Queso è il momento che posso etichettare come casistica del secondo genere. Voglia di.... platessa. Mi correggo. Voglia di ..... platessa in crocchetta. Con i contrasti del caso, con la copertura speciale, con la cottura ad hoc. E' lei, non ci sono troppi giri di parole da fare: questo volevo e questo ho creato. Non ho bisogno di mascherare ingredienti in elaborazioni varie per farmeli piacere. La platessa la adoro anche semplicemente saltata in padella, con la sua bella crosticina dorata. Ma se cercaste un modo per far mangiare il pesce, e la verdura, e tante cose genuine a chi non ha questa affinità con il cibo.... avanti gente, c'è posto per tutti!!

Ingredienti

80 g di filetti di platessa (preferibilmente senza pelle)
50 g di bresaola
7 g di pistacchi tostati non salati
7 g di farina di mais fioretto
60 g di foglie di catalogna cotte al vapore
1 rametto di rosmarino
noce moscata
sale
olio evo
2 cucchiai di crusca d'avena

   Separate le foglie di catalogna dai gambi, lavatele e cuocetele al vapore, o in pentola senza condimenti.
Fatela raffreddare, poi unitela, in un boccale, ai filetti di platessa, alla bresaola, ai pistacchi tritati e alla farina di mais fioretto.
Tritate tutto minuziosamente. Lavat il rametto di rosmarino, asciugatelo e separate gli aghetti dal rametto. Uniteli al composto, aggiungendo noce moscata a piacere e sale. Tritate ancora tutto, fino a rendere il composto omogeneo. Lasciatelo riposare per mezz'ora in frigo.
Riprendete l'impasto e formate delle palline grosse quanto una noce. Passatele sulla crusca d'avena, cercando di coprirle completamente e dando la forma di crocchetta.
Versate un po' di olio su un foglio di carta forno (che poi utilizzerete per la cottura) e rotolatevici sopra le crocchette, in modo da bagnare leggermente l'avena. Mi raccomando a non inzupparle troppo, ne andrebbe la genuinità della cottura.
Coprite una teglia con il foglio di carta forno appena utilizzato e sistemateci sopra le crocchette. Se i fiocchi saranno stati ben irrorati in cottura doreranno, diversamente rimarranno molto chiari. Buoni e sfiziosi ugualmente, ma senza l'effetto croccante ^_^
Infornate a 200° e cuocete per 30 minuti, girando un paio di volte le crocchette affinché cuociano uniformemente da tutte le parti.
Quando saranno ben dorate sfornatele e servitele.
Sono squisite da assaporare calde, ma anche tiepide sanno farsi apprezzare.
Ideali per una cena a regime, si prestano bene anche per aperitini come sfiziosi e particolari finger. Ma anche sul divano davanti ad un buon film, da assaporare con le mani, non sono niente male ^_^

Insomma, per un momento di piacere e di consapevole amore per il proprio corpo, c'è sempre una soluzione!!

abc

Polpettine alla rucola su fagioli piattoni e mandorle: concorrenze tra ricordi e nuove identità

Quante volte vi sarà capitato di preparare un piatto cercando di ricreare un sapore vivo nei ricordi? I piatti della mamma difficilmente sono replicabili: c'è sempre qualcosa che li rende speciali e diversi. Questa, però, è tutt'altra faccenda. Le polpette di mia mamma, quasi sempre cotte al sugo, non sono mai riuscite a fare realmente breccia nel mio cuore. Credo fosse per il fatto che la tritata era troppo fine e che il poco condimento le rendesse troppo asciutte, all'interno. Sia chiaro, le ho sempre mangiate facendo anche scarpetta, ma ho realmente capito che avrei potuto migliorarle la prima volta in cui le preparai da me, alle prese con la mia nuova vita da single, anni e anni fa ^_^ Da lì me ne innamorai follemente. Potrei mangiare una quantità tale di polpette da rotolare giù dalla sedia. Senza controllo. Impasto veloce e non troppo minuzioso, che lasci i sapori nelle loro consistenze grossolane. Aborro il pomodoro, come accompagnamento: la mia polpetta deve essere rosolata. Croccante e saporita fuori, morbida e delicata all'interno. Umida da non richiedere un solo goccio di acqua, addolcita da verdura semplice come contorno.
In un regime alimentare sempre più consapevole, la carne entra sempre meno nei miei piatti. O meglio, determinati formati (chiamiamoli così) sono stati quasi definitivamente eliminati. La tritata mancava da un po'. Per scelta. E sempre per scelta questa volta è tornata. Si assaporano meglio, quando sono un regalo.

Ingredienti

275 g di tritata di vitello
20 g di olive di riviera
1 mazzetto di rucola
10 g di semi di zucca
240 g di fagioli piattoni puliti
15 g di mandolre
sale
olio

Mettete la tritata in una ciotola capiente. Lavate la rucola e asciugatela accuratamente. Tritatela, tenendone un poì da parte, insieme ai semi di zucca e alle olive e aggiungetela alla carne. Salate leggermente (le olive daranno già sapore). Volendo potrete aggiungere mezzo spicchio d'aglio. Personalmente trovo dia un sapore incantevole, ma ultimamente il mio stomaco fatica a sopportarlo e mi tocca assecondarlo.
Impastate tutto velocemente, amalgamando in maniera grossolana. Coprite con un foglio di pellicola trasparente e lasciate riposare in frigorifero.
Pulite e lavate i fagioli piattoni. Tagliateli in piccole losanghe o nella forma a voi gradita.
Scaldate un filo di olio evo in una padella e buttateci i fagioli. Fateli saltare a fiamma viva per un minuto, poi abbassate il fuoco, salate e coprite con un coperchio.
   Cuocete per una decina di minuti, dopodiché unitevi la rucola tenuta da parte a tocchetti e le mandorle schiacciate e spezzettate grossolanamente. Proseguite per altri cinque minuti la cottura, poi spegnete e lasciate da parte.
Riprendete l'impasto di carne trita e preparate tante piccole polpettine. Scaldate nuovamente dell'olio in una padella e, quando sarà ben caldo, adagiatevi le polpette. Fatele saltare bene, cercando di cuocerle uniformemente.
Quando saranno ben dorate unitevi i fagioli e lasciate insaporire sul fuoco per qualche minuto.
Una volta che i sapori saranno ben amalgamati e che la verdura avrà assorbito il fondo di cottura delle polpette, spegnete il fuoco e servite.
Con queste dosi mi sono venute 30 polpettine. Confesso di aver opposto resistenza, ma ci ho mangiato in due comode porzioni.
Umide, delicate, saporite e ben equilibrate nella loro sapidità data dai soli ingredienti.

Una piacevole rievocazione di sapori amati che lascia il sapore dolce, senza appesantire lo stomaco.
  Nelle mie polpette non c'è traccia di uovo, né di pane. Anche questa è una scelta!!


La rucola rende fresco l'impasto, le olive danno carattere e morbidezza e il formato mignon trasforma questo semplice piatto in un divertente gioco al canestro ^_^


abc

Carciofini in finger-frittata al rosmarino con olive e parmigiano: la soluzione a potata di mano

Se c'è un ingrediente che osservo e che cerco di stravolgere, cercandone le infinite pontenzialità, questo è il carciofo. Mi piace. Mi piace il suo sapore dolciastro. Mi piace croccante, crudo, con un po' di olio e limone e qualche scaglia di parmigiano. Mi piace ripieno, da sfogliare ed eviscerare. Mi piace saltato in padella, mi piace in umido, mi piace nella pasta, mi piace in una vellutata, mi piace in una torta salata. Mi piace anche guardarlo, semplicemente. Ma ogni volta in cui prendo in mano un carciofo, lo giro e lo rigiro cercando una versione sempre nuova, perché è come se non accettassi di banalizzarlo con qualcosa che ho già provato. Così penso ad una finger versione. L'idea iniziale di trasformarlo in muffin è stata prontamente accantonata: il periodo mi sta regalando troppi carboidrai, devo cercare di porre rimedio. Allora penso a delle mini frittatine, cotte in forno affinché possano manenere una forma insolita e avvolgente. Piccoli concentrati di sapori e consistenze che si sciolgono sul palato. Sì, credo proprio che questi finger carciofi meritino un posto nel ricettario della Cuocherellona. Sono finiti in un istante!!

Ingredienti

1 carciofo
2 uova
10 g di olive taggiasche denocciolate
15 g di parmigiano
1 rametto di rosmarino
sale
pepe
olio evo
1/2 limone

Pulite il carciofo, eliminando le punte, le foglie esterne, le barbe interne e le spine, tagliatelo in 8 spicchi e fatelo bollire in acqua acidulata con il succo di mezzo limone e sale. Basteranno una decina di minuti. Quando sarà trascorso il tempo, scolatelo e passatelo immediatamente sotto un getto di acqua ghiacciata, dopodiché asciugatelo e tenetelo da parte.
Lavate accuratamente e asciugate il rametto di rosmarino. Prelevate tutti gli aghi e tritateli finemente, aiutandovi con una mezzaluna.
Scolate bene le olive dal liquido di conservazione e tagliatele a rondelle piuttosto sottili. Tagliate il parmigiano in cubetti e tenete tutto da parte.
Rompete le uova in una ciotola, unitevi un po' di sale (non troppo, le olive e il parmigiano renderanno piuttosto sapido l'insieme), il pepe e sbattete energicamente con una frusta, fino ad ottenere un impasto molto spumoso. Ci vorrà qualche miuto di paziente lavoro.
Ungete, aiutandovi con un pennellino, uno stampo da babà in silicone. Versate in 8 forme un cucchiaio di composto di uova sbattute. Alla restante crema aggiungete le olive, il parmigiano e il rosmarino e mescolate.
Sistemate uno spicchio di carciofino in ciascuno stampo e poi coprite tutto con la crema di uova.
Infornate e cuocete, a 200°, per 15 minuti circa. Le vostre frittatine saranno cotte quando inizieranno a dorarsi in superficie.
Sfornate e ribaltate lo stampo, dopo aver lasciato leggermente riposare i finger. Serviteli come aperitivo, come secondo, come antipaso o come semplice spuntino (decisamente proteico!!).

In qualsiasi caso non vi deluderanno.

abc

Involtini di tacchino con granella di pistacchio e chips di mela: l’importanza del presente e il valore dell’attesa

Vi capita mai di vedere un oggetto, un qualsiasi oggetto più o meno animato, e di studiarlo da tutte le angolazioni per trasformarlo in una piccola opera d'arte? A me è capitato con una Granny Smith. Ormai l'arrivo della stagione calda sancità il distacco da questo frutto aspro, che i accompagna tutto l'inverno con il suo caratterino frizzante. L'ultimo esemplare lo tenevo nel piatto nella frutta, come fosse un cimelio. Lo guardavo e lo riguardavo, aspettando il momento giusto. Non può essere banalizzato, continuavo a ripetermi, e i giorni passavano osservando questo frutto di un verde non più così acceso come nella migliore stagione. Poi ho sentito di essermi accostata alla giusta soluzione. Tutto è partito da queste fragrantissime chips, rigorosamente cotte in forno, che danno un tocco di sfiziosità e una fragranza peperina al piatto. E allora saluto con questi involtini un frutto che mi mancherà, con una piccola opera d'arte, fatta da mani inesperte, ma con grande soddisfazione.

Ingredienti

200 g di tacchino in una fetta
1 mela Granny Smith
semolino di riso
farina di mais fioretto
15 g di pistacchi sgusciati tostati
2 g di alga Wakame
olio
sale
1/2 limone

Lavate e asciugate la mela. Liberatela dal torsolo e tagliatela a fettine sottili, aiutandovi con una mandoline. Mettetela in una scodellina e copritela con acqua e il succo di mezzo limone.
Mettete a mollo anche l'alga Wakame in un po' d'acqua, in modo da ammorbidirla.
Mescolate un paio di cucchiai di farina di mais fioretto con altrettanti di semolino di riso. Prelevate le fettine di mela, lasciandone 9 da parte, impanatele schiacciandole bene da entrambi i lati e riponetele su una teglia, coperta da carta forno. Irroratele velocemente con olio evo.
Infornatele a 150°, lasciando la porta del forno socchiusa, in modo da fare fuoriuscire il vapore e rendere più croccanti le fettine di mela. Non c'è un tempo preciso di cottura. Giratele quando le vedrete leggermente dorate, dopo circa 25/30 minuti e procedete con la cottura fino a quando saranno croccanti, ma non troppo scure.
Tritate i pistacchi e mischiateli alla panatura che vi sarà avanzata. Tagliate la fetta di tacchino in 3 fettine, salate a piacere e sistemate su ciascuna di esse un pezzo di alga Wakame, ben sgocciolata dall'acqua di ammollo e 3 fettine di mela. Aadagiatene una alla volta sulla panatura, schiacciando in modo che sul dorso della fettina aderiscano bene i pistacchi.Attorolatele strette e chiudetele con un laccio, dello spago o degli stuzzicadenti.
Fatele cuocere in una padella calda, con un filo di olio evo, facendole rosolare uniformemente e salandole leggermente. Se vi sovessero avanzare fettine di mela e alga, tagliatele a tocchetti e unitele agli involtini in cottura. Bagnate leggermente con acqua (o se voleste con del vino secco bianco) e procedete la cottura ancora per una decina di minuti a fiamma moderata. Quando saranno pronti, impiattate, decorando con le cialde di mela.
La morbidezza dell'involtino in contrasto con la friabilità delle chips di mela farà di questo piatto un piacevole gioco di antagonismi.
   Buoni da assaporare caldi, ma gradevoli anche tiepidi, possono essere una proposta insolita per un pranzo all'aperto, all'inizio di una stagione di pic nic e gite fuori porta.
E di queste mele cosa dire? Versatili, sfiziose, intriganti, possono essere dei gradevoli e curiosi finger per i vostri aperitivi.abc

Guazzetto di cozze in salsa di rucola e arancia: connessioni in differita di piccoli stati di lucidità


Pianifico tutto: mi alzo a quest'ora, lavoro fino a quest'ora, poi un impegno, e mentre sono fuori passo anche di lì. Magari mi fermo a fare un po' di spesa? Il frigorifero piange e, seppur la moltitudine di pensieri tolga ossigeno agli sfoghi neuronali della Cuocherellona, qualcosa in questo pancino dovrò pur buttarcelo.
Odio la metodicità a cui ti obbligano le corsie di un supermercato: se per pura fatalità dimenticassi un dettaglio, la tua testa, proiettata in un contesto nuovo e diverso, rimuove automaticamente il tempo trascorso fino a dieci passi prima. Ho dimenticato il tofu!!!!! Ma me ne sono accorta quando ormai, uscita da quel dedalo di trincee, la mia testolina è tornata a prendere coscienza. Però ho preso un bel chilo di cozze!! Torno a casa, mangio ad un'ora che è più merenda che pranzo, sistemo le due cose di spesa, mentre parlo al telefono, chiarisco il dettaglio di una pratica burocratica, lavoro nuovamente, scrivo, penso, cerco, invio. Controllo, sorrido, mi concentro, faccio pipì (ogni tanto mi concedo anche questo). Scarico mail, rispondo, inoltro, registro pagamenti, pago. Guardo l'ora. Ora di cena e non ho idea di cosa mangiare. Vuoto. Lo stomaco si è arreso al senso di abbandono. Non parla più perché non ho orecchio per ascoltarlo. Qualcosa, però, deve uscire da queste meningi. Non solo nutrimento, ma piacere del nutrimento. Le cozze!!!! Gratinate? Sgusciate? In umido? Ma con il pomodoro o in bianco? Stomaco mio ti prego fammi un fischio se ci sei!! Posso accendere il forno per due cozze, visto che dovrò già accenderlo domani e forse anche dopodomani? Posso aprire una bottiglia da un litro di pomodoro (casalingo, la fine del mondo!!) per due cucchiai da usare come fondo di cottura? Ci sonooooooo!!!!! La spesa mi ha premiato di una bella vaschetta di rucola, ma bella davvero. E quell'ultimo arancio mi guarda chiedendo che gli venga dato un ruolo degno di menzione ad honomrem nei ricordi estivi di un inverno. Il trittico si sposa alla perfezione sopra le papille gustative del mio pensiero. Ci sono, la cena è salva e lo stomaco sorride!!

Ingredienti

1 kg di cozze
1 arancio bio non trattato (succo e scorza)
1 mazzetto di rucola
1 cucchiaino di olio evo
1/2 spicchio d'aglio

   Lavate le cozze sotto l'acqua corrente, grattando via le incrostazioni ed eliminando la barbetta. Mettetele in una pentola, copritele e accendete il fuoco, a fiamma moderata. Lasciate che si aprano bene e che liberino il liquido.
Nel frattempo lavate l'arancio e asciugatelo. Grattugiatene la scorza, che terrete da parte, poi tagliatelo a metà e spremetene il succo.
Lavate accuratamente la rucola e ascigatela con delicatezza. Mettetela in un boccale, insieme al succo dell'arancio e al mezzo spicchio d'aglio pulito e frullate tutto, unendo il cucchiaino di olio evo.
Unite alla crema appena ottenuta la scorza grattugiata e lasciatela riposare per qualche minuto.
   Quando le cozze saranno pronte, scolatele da quasi tutto il loro liquido e unitevi la crma di arancia e rucola. Ponete nuovamente sul fuoco e lasciate insaporire bene, girando delicatamente, per qualche minuto. La crema dovrà rapprenderci un po', ma non troppo, perché diventerebbe troppo salata.
A questo punto sporzionate le cozze in piatti fondi o scodelline. Rovesciateci sopra il liquido aromatizzato e servite.

Il sapore intenso che la cozza lascia in cottura viene smorzato dalla dolcezza della salsa: la rucola dà carattere e l'arancio avvolge. I sapori si mischiano creando una sinfonia che solo al palato si può comprendere.
Una dietro l'altra, senza possibilità di resistenza.
   Colori intensi, sapori avvolgenti.

P.S. Consigliate anche a chi non ama il gusto forte delle cozze.abc

Occhio di bue morbido alla rucola: momenti di cucina espressa che nulla lasciano al caso

Non sempre "cucina" vuol dire servirsi di ogni genere di utensile, spadellare su quattro fuochi contemporaneamente, infarinare un ripiano e seguire, passo passo, una lievitazione. "Cucina" vuole anche dire guardare un uovo e trasformarlo in dipinto, nel poco tempo che la giornata ti concede per un pranzo. Ricordo che, tempo fa, molti di coloro che seguivano le mie avventure culinarie condivise e conoscevano la mia condizione di nuovamente single mi chiedevano che voglia avessi di cucinare "solo per me". Quasi come se l'essere soli significasse non prendersi cura di un momento così intimo con il proprio Io. Ve lo dico senza troppi giri di parole: cucinare non solo è passione, è un atto d'amore verso se stessi. Ed io ho iniziato ad amarmi proprio a tavola. Proprio nel momento in cui ho deciso di ricominciare da me. Anche quando guardo l'orologio e mi dico che "non c'è tempo a sufficienza", qualcosa viene sempre fuori. Apro il frigo, prendo due cosette e le trasformo in qualcosa che possa essere una coccola. Così vi parlo di questo piatto come la risposta ad un'esigenza di tempo che non vuole sacrificare il palato. Pochi semplici passaggi che vi regaleranno un momento di delizioso sapore- Ingredienti 1 uovo 100 g di certosa light 30 g di rucola 10 g di semi di sesamo olio evo sale Lavate accuratamente la rucola e asciugatela in un panno, con delicatezza. Scaldate un filo d'olio in una padella e fatela soffocare velocemente. Unite la certosa a fette non troppo spesse. Lasciatela ammorbidire, poi cospargete i semi di sesamo. Rompeteci sopra l'uovo, facendo attenzione a mantenere intatto il tuorlo. Salate a piacere e coprite con un coperchio. Fate cuocere, a fiamma moderata, per circa 4 minuti, il tempo necessario affinché l'albume rapprenda e il tuorlo rimanga morbido. Quindi spegnete il fuoco e servite. Neanche si spiega la velocità e la semplicità di esecuzione. E' un semplice uovo all'occhio di bue, ma porta con sé un insieme avvincente di sapori. Anche per un pasto mordi e fuggi ^_^
 abc

Polpette di lupini e cime dal cuore filante: l’insolito e inatteso incontro di caratteri forti

Probabilmente non ero stata precisa, ma il bottino di cime di rapa che ho portato a casa dalla trasferta taurinense era piuttosto importante. Vi accennai qualcosa presentandovi il gratin di avena. Ovviamente non mi sono potuta fermare lì. Che poi diciamolo, buona parte di questa verdura dal sapore intenso l'ho assaporata semplicemente saltata in padella magari con una buona manciata di parmigiano grattugiato e un uovo rotto sopra, ma anche così, in semplicità, con una forchettata una tantum rubata alla pace del frigorifero. Ma oggi torno presentandovene una versione che mi soddisfa particolarmente, perché porta in scena un altro tra i miei ingredienti preferiti: i lupini.
Il sapore che conferiscono a questo impasto è pazzesco, carattere puro. Il cuore delicato e contrastante, per sapore e consistenza, è un piacevole gioco per il palato. Mi sono divertita a intrecciare gusti diversi senza appesantire l'impasto con le uova, ma a queste polpette non manca per niente l'effetto stupore. L'inatteso insieme di gusti creerà quella piacevole sensazione di dipendenza in una lotta all'ultima polpetta.

Ingredienti

120 g di lupini puliti
80 g di cime di rapa cotte al vapore
10 g di capperi di Pantelleria sotto sale
5 g di olio evo + q.b.
1 cucchiaino di lecitina di soia
4 cucchiaini di latte di avena
1 cucchiaio di pangrattato di riso + q.b.
50 g di mozzarella

Versate in una tazzina il latte di avena e unitevi la lecitina. Lasciatela ammorbidire per circa mezz'ora. Pulite i lupini e inseriteli in un boccale insieme ai capperi, precedentemente lasciati in ammollo e sciacquati, e alle cime di rapa.
Tritate a più riprese, fino ad ottenere un composto fine e omogeneo.
Unitevi il latte con la lecitina, l'olio e il cucchiaio di pangrattato. Continuate a tritare. Avrete un composto compatto, che lascerete riposare per mezz'ora in frigorifero.
Nel frattempo tagliate la mozzarella a dadini piuttosto piccoli e lasciatela scolare dal suo liquido.
   Sistemate una manciata di pangrattato su un foglio o su un piattino. Riprendete l'impasto e, con le mani umide, prelevatene un po' alla volta, dando una forma sferica. Inserite nel mezzo un dadino di mozzarella e richiudete l'impasto in modo che sia perfettamente compatto.
Passate ciascuna polpetta nel pangrattato, avendo cura di formare uno strato importante. Lasciatele riposare per una decina di minuti e poi ripassatele nuovamente nel pangrattato. Scaldate un buon cucchiaio di olio in una padella antiaderente e, quando sarà ben caldo, posatevi le polpette.
Fatele cuocere uniformemente, girandole con delicatezza. Quando saranno pronte trasferitele su un foglio assorbente e servitele.

Saranno morbide, saporite e il loro cuore filante vi saprà stupire.
Un insieme di gusto e genuinità che lascia il palato appagato e lo spirito sereno. Per una cottura salutare al massimo, potrete passarle in forno, a 200°, per circa 25/30 minuti.

Una polpetta che vi conquisterà dal primo all'ultimo morso!

abc

Saltimbocca di platessa ai frutti rossi su crema di pistacchi e rucola: mai parola fu più futile

Vi capita mai di trovarvi a dover descrivere qualcosa e non avere le parole per trasmettere fedelmente quanto avete dentro? Ecco, non so davvero con quali parole rendere giustizia a questo piatto. Che se lo chiamo capolavoro sembra che me la canti da sola, e lungi da me farlo, ma è davvero un peccato non potervene fare assaggiare un boccone. Credo che avessi capito cosa si sarebbe potuto materializzare in quel piatto dal momento in cui ho avvistato i filetti di platessa sul banco della pescheria. Ma credo che il supporto a quei filetti l'abbiano fornito le belle e verdi foglie di rucola, solari e sorridenti. E credo anche che quella confezione di pistacchi, presa per tutt'altro scopo, abbia dato il suo contributo. E credo poi che le preziosissime bacche di frutti rossi, mai entrati in quel formato in casa mia prima d'ora, abbiano dato il tocco di classe. Perché vedete, ci sono piatti e piatti. Ci sono piatti che soddisfano, nutrono e appagano e ci sono piatti che spaccano. Questo è un piatto che spacca. Ho solo messo insieme una spesa perfetta. Ho legato sapori completamente differenti tra loro e ho composto la mia tavolozza. E.... wow, sono ancora senza parole.

Ingredienti

2 filetti di platessa
2 fettine di prosciutto crudo
25 g di pistacchi tostati e non salati
30 g di rucola
85 g di latte di avena
1 bustina di zafferano
10 g di frutti rossi disidratati + q.b. per guarnire
sale
olio evo

Sgusciate i pistacchi e metteteli a mollo in acqua per circa 3 ore. Cambiate l'acqua almeno una volta e, trascorso il tempo, sciacquateli sotto l'acqua corrente.
Eliminate tutte le pellicine passandoli tra le dita. Vedrete che verranno via con molta facilità.
Mettete i pistacchi in un pentolino, versatevi il late di avena, salate e mettete sul fuoco, a fiamma bassa. Portate ad ebollizione. Aggiungete la bustina di zafferano, mescolate bene e fate sobbollire per circa 10 minuti.
Nel frattempo lavate la rucola e asciugatela delicatamente su un canovaccio pulito.Inseritela in un boccale e unitevi, una volta pronti, i pistacchi con tutti il liquido.
Passate tutto con un frullatore ad immersione, fino ad ottenere una crema liscia ed omogenea.
Assaggiate e verificate che sia sufficientemente sapida. Il latte con i pistacchi daranno un'impronta piuttosto dolciastra all'insieme, per cui non esagerate con il sale! Tenete la crema ottenuta da parte, in modo che i sapori si leghino armoniosamente tra loro.
Sciacquate le fettine di platessa, tagliatele a metà nel verso della lunghezza e adagiatele su un piano.
Sistemate su ciascun filetto mezza fettina di prosciutto crudo, cercando di non farla fuoriuscire. Aggiungete qualche frutto rosso e arrotolate i filetti, iniziando dal fondo (la parte più stretta). Legate gli involtini in modo che non si aprano durante la cottura.
Scaldate un filo d'olio evo in una padella. Quando sarà molto caldo adagiatevi gli involtini. Fateli cuocere a fiamma moderata, girandoli di tanto in tanto, fino a quando saranno dorati uniformemente. Slegate ciascun saltimbocca facendo attenzone a non rovinare la carne e fate cuocere ancora per 5 minuti. La platessa cuoce in fretta, ma dovrete dare il tempo che cuocia anche all'interno. In questo modo verrà ben rosolata all'esterno e cotta all'interno.
Terminata la cottura togliete i saltimbocca e versate nella padella calda la crema di rucola e pistacchi. Fatela scaldare e insaporire bene nel fondo di cottura del pesce.
Componete ora il piatto creando una base di crema, su cui adagerete i saltimbocca. Guarnte con qualche frutto rosso e servite.
Il piacere dell'assaggio sta nell'assaporare l'insieme di tutti i sapori. Fate in modo che ciascuna forchettata li contenga: dal pesce al prosciutto, dai frutti rossi alla crema di rucola e pistacchi.

E poi aiutatemi a trovare le parole....abc

Carciofo romanesco farcito al porro: la gestione del tempo nello scorrere delle stagioni

Sono giorni molto intensi. Incastro gli impegni come fosse un tetris di alto livello e a fine giornata, diciamo a notte fonda, stramazzo sul letto esanime. Tutto ciò toglie spazio ed energie alla cucina. Così questo carciofo, bello pieno di soffice fragranza, ha dovuto farsi attendere prima di essere trasformato, da una semplice idea ad un concreto e tangibile piatto. Paziente più che mai, ma quando è arrivato il suo turno, si è manifestato in tutta la sua magnificenza. Mi piace la sua dolcezza e la differenza di consistenze che offre. E mi diverto molto ad interpretarlo. Lo avevo disegnato vicino al sapore deciso, ma sempre delicato, del porro e da qui sono partita, per arricchirne la struttura. Il tocco croccante non manca mai e dà consistenza al formaggio cremoso e la cottura in forno mette in risalto il gusto, garantendo il piacere dell'assaggio.
Forse l'ultimo della stagione, non lo so. Fatico a pianificare la spesa e non so con cosa la stagione mi affascinerà la prossima volta. Di certo posso dire di esserne rimasta ampiamente soddisfatta, conquistata dalla pazienza con cui ha atteso di manifestarsi a me e rapita dalla pienezza dei sapori.

 Ingredienti

1 carciofo romanesco
1/4 di porro
100 g di certosa light
10 g di semi di girasole
10 g di pinoli
1 cucchiaino di pangrattato di riso
sale
olio evo

Pulite il carciofo togliendo il gambo e le foglie più esterne.
Portate abbondante acqua salata ad ebollizione e sbollentatelo per circa 5 minuti. Scolatelo e gettatelo subito in un recipiente con acqua ghiacciata, facendolo raffreddare e fermandone la cottura.
Aprite delicatamente le foglie, togliete la barbetta e lasciatelo asciugare a faccia in giù per un'oretta circa.
Scaldate in una padella un filo di olio evo. Tagliate a rondelle il porro precedentemente lavato e fatelo saltare in padella per qualche istante. Aggiungete, quindi, un po' di acqua, salatelo a piacere e fatelo appassire, abbassando la fiamma, per circa 5 minuti, girando di tanto in tanto.
   Tritate finemente i pinoli insieme ai semi di girasole, unite tutto al porro e fate insaporire per qualche minuto. Spegnete la fiamma.
Tagliate la certosa a tocchetti, unitela al porro e mescolate tutto fino a creare un composto abbastanza omogeneo. Assaggiate la sapidità ed eventualmente correggete di sale. Schiacciate leggermente i pezzi di certosa, senza farli diventare una crema, ma mantenendoli piuttosto grossolani.
Sistemate il carciofo su una teglia ricoperta da carta foro, versatevi sopra un po' di olio evo, poi riempitelo con la farcia di certosa, cercando di inserirne parti anche tra le foglie e non solo al centro.
Spolverizzate con il pangrattato e infornate, a 200°, per circa 15 minuti. Il formaggio dovrà sciogliersi e in superficie dovrà formarsi una crosticina croccante e dorata. Quando sarà pronto, sfornate e impiattate.
Divertitevi a sfogliarlo e ad assaporare ciascun petalo con la sia parte di farcia, preparandovi al cuore intenso e avvolgente.
Sarà un intrecciarsi di dolcezze diverse, tra porro, formaggio e carciofo, diverse tra loro, ma affini.
E vi sentirete stregati dal gioco di consistenze, ora mobide, ora croccanti, ora ruvide.
Delicato e completo, questo è un piatto che non lascia tracce.... in tavola!!

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Scamorzine croccanti al forno: vizi e sfizi visti e rivisitati in una sfida tra palato e cuore

Le vidi qui, dalla grande Emanuela, e me ne innamorai. Poco tempo dopo, davvero troppo poco tempo dopo, le ripropose Tamara, qui. Acciderboli, mi ha fregato sul tempo mi sono detta! Ma di certo questo non mi ha dissuaso dal replicare ulteriormente. Arriva il giorno in cui VOGLIO queste scamorzine. Ho in testa quell'aspetto delizioso, poi Tamara ha fatto una spiegazione pazzesca sulla frittura, sugli oli e sul metodo ideale per far fare la crosticina a questi bocconcini, senza che versino una sola gocciolina di morbido cuore. E da cosa mi faccio assalire????? I sensi di colpa. No, era tutto pianificato, la ricetta era stata aggirata in base alle mie necessità e cosa mi si ficca in testa? Il senso di colpa! Mangi un formaggio di per sé ricco di grassi, e in più lo friggi? Ho ceduto, sì. Ho messo tutto in forno. Sono un caso patologico, lo so. La medicina per me dovrebbe ancora fare grandi progressi, ma non vi posso nascondere che queste scamorzine mi hanno letteralmente incantato. Anche con le crepe, anche con il cuore morbido riverso sulla teglia. Una frecciata che passa oltre una frittura perfetta. Sono bocconcini di deliziosa golosità. Ringrazio di cuore le mie due muse ispiratrici e chiedo venia per la mia irriducibile smania di rendere tutto il più possibile "sano". Siete due grandi. I fiorellini portateli voi!! ^_^

Ingredienti

5 scamorzine affumicate
30 g di albume
30 g di latte d'avena
15 g di farina di riso
20 g di pangrattato (io di riso)
10 g di semi di sesamo
sale
paprika dolce
olio evo

Preparate tutti gli ingredienti. in una scodellina l'uovo con un po' di sale, in un'altra il latte di avena, su uno scottex la farina di riso mischiata con la paprika e su un altro scottez il pangrattato mischiato ai semi di sesamo.
Passate ciascuna scamorza nel latte di avena, quindi tuffatela nella farina di riso con la paprika. Avvolgetela bene. A questo punto passatela nell'albume e poi nel pangrattato, cercando di creare uno strato uniforme e compatto di panatura.
Rivestite una teglia con carta forno e ungetela leggermente. Adagiatevi i bocconcini, versateci sopra un filo di olio evo e infornate nel ripiano alto del forno, a 230° (io con funzione ventilato).
Lasciateli cuocere per una decina di minuti, girandoli a metà cottura affinché dorino in maniera uniforme.
Quando saranno pronti sfornateli e serviteli. Ricordate che è essenziale la verdura nella dieta quotidiana, per cui non dimenticate di accompagnarli ad un buon contorno.
Semplici e velocissimi, sono una vera slurperia e sapranno stuzzicare l'appetito.

Che sia servito come portata principale, o come sfizioso aperitivo, non deluderò i vostri palati!!



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