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Uovo scomposto fritto su asparagi filanti: il piatto della tradizione come mai fu fatto

Sicuramente in qualche recondito anfratto della mia testolina, piuttosto lontanto dalla zona di volo del mio unico neurone genietto, abitava, indisturbata, l'immagine di questo tuorlo fritto. Che poi... scusate se è poco, parliamo nientepopodimeno che del tuorlo fritto di Cracco (scusate, ma chi sarebbe???). Probabilmente ai tempi non avevo neanche lontanamente idea di chi fosse tale Carlo Cracco ed oggi, lo scrivo a chiare lettere, NON HO ASSOLUTAMENTE VOLUTO RIPRODURRE LA SUA MAGISTRALE ESECUZIONE. Semplicemente avevo voglia di un uovo scomposto. Semplicemente mi sono posta la domanda "ce la farai, piccola grande Cuocherellona?" e sicuramente mi sono data la risposta ^_^ Primo tentativo: Cuocherellona 1, Carlo Cr....ehm uovo fritto 0. Ho vinto io, certo. Non parliamo di una frittura vera. Sapete bene che ci tengo a nutrire in maniera genuina l'habitat di quel piccolo neurone e di tutto il sistema in esso contenuto. Ma posso solo garantirvi che quella crosticina così delicata e stuzzicante mi ha decisamente conquistato. Intorno ci ho costruito un piatto. Ecco, l'uovo rotto sugli asparagi filanti è sempre stato un piatto apprezzato, in famiglia. Ho pensato di rivisitarlo. Ed eccolo qui, tutto per voi!!

Ingredienti

2 uova
10 asparagi
2 cucchiai di parmigiano grattugiato + q.b.
1 cucchiaino di semi di sesamo
sale
pangrattato di riso
olio evo

Lavate gli asparagi e cuoceteli al vapore. Fateli intiepidire, poi tagliate a tocchetti la parte inferiore, fino circa a 3/4.
Separate i tuorli delle due uova dagli albumi. Raccogliete gli albumi in una ciotola, mentre i tuorli adagiateli sul pangrattato di riso. Coprite delicatamente i rossi, facendo attenzione a non romperli. Lasciateli riposare, in modo che la panatura rassodi bene.
Unite agli albumi le code degli asparagi, i semi di sesamo e il parmigiano. Salate secondo il vostro gusto. Sbattete il tutto con una forchetta, versate in uno stampino (io ne ho usato uno da 15 cm di diametro) e fate cuocere in forno fino al completo rassodamento.
   A questo punto fate saltare gli asparagi tenuti da parte in padella, con un filo di olio evo. Salateli e aggiungete, alla fine, una buona manciata di parmigiano.
Coprite la padella con un coperchio, abbassate la fiamma, e attendete che il formaggio si sciolga, avvolgendo gli asparagi stessi. Quando saranno pronti trasferiteli si un piatto. Sistemate delicatamente i tuorli nella padella calda, con un filo d'olio, e fateli cuocere per un minuto circa a fiamma moderata. A questo punto girateli e procedete con la cottura dalla parte opposta. Cercate di farli cuocere uniformemente, ma ovviamente senza romperli.
Io ero talmente presa da questa fase, che non ho avuto modo di fotografare la cottura. Ma vi dico che.... si può fare ^_^
Adagiate la frittatina di ablumi accanto agli asparagi e unitevi i due tuorli.
Servite e assaporate all'istante. Il tuorlo dovrà rimanere cremosissimo all'interno.

Il contrasto di consistenze, nonché di sapori, renderà piacevole e divertente ogni assaggio e vi farà desiderare di arrivare al momento della rottura della scocca croccante.
  
A quel punto sarà puro piacere....
abc

Crocchette di ceci neri e spinaci: dalla visione all’assaggio attraverso il supporto dell’interpretazione

Non riesco a ripetere due volte una mia stessa ricetta, figuriamoci se riesco ad attenermi alle dosi di una ricetta proposta da qualcun altro e apprezzata!! Chiamiamola interpretazione, chiamiamolo desiderio di personalizzazione, diciamo anche che provo quel pizzico di piacere nel sentirmi libera di esprimere il mio estro, seppur nella riproduzione di qualcosa di già esistente. Non me ne voglia la dolce Rachele, che ho riempito di complimenti quando ho visto i suoi kofta di ceci e spinaci. La mia reazione è stata questa: LI DEVO PROVARE. Ma già sapevo che il cumino non l'avrei messo, che i ceci sarebbero stati neri e che il fritto non sarebbe stato proprio fritto. Però, in tempo record, la sua ricetta, o meglio l'ispirazione arrivata dalla sua ricetta, si è materializzata sulla mia tavola ed è stato un grande successo. Cosa dire di questa farina di soia che sto amando ogni volta di più? Non posso spiegare il sapore. Solo il profumo inebria. L'apertura del sacchetto è un'esperienza sensoriale. Mi ci chiuderei dentro ogni volta, ad immergermi, sporcarmi e farmi riempire di quell'aroma che travolge. Così ho pensato di provarla anche in una panatura. Beh.... un successo! Presto proverò anche la versione al forno; intanto gustare queste crocchette salutari e piene di sapori intensi mi ha assolutamente soddisfatto. Grazie Rachele e.... a voi l'assaggio.

Ingredienti

60 g di ceci neri secchi (120 g bolliti)
200 g di spinaci freschi
20 g di farina di soia + q.b. per la panatura
15 g di crusca d'avena
15 g di semi di lino
noce moscata a piacere
pepe a piacere
latte d'avena q.b. per la panatura
sale
olio evo

   Mettete a mollo i ceci per una notte e poi bolliteli. Io ho provato a farli bollire senza ammollo per un paio d'ore, con un pizzico di bicarbonato, e il risultato è stato lo stesso. Una volta cotti lasciateli raffreddare su un piano.
Tritate grossolanamente i semi di lino, poi unitevi la crusca d'avena, la farina di soia e i ceci. Aggiungete noce moscata e pepe e tritate tutto.
Lavate bene gli spinaci e cuoceteli al vapore per qualche minuto.
Strizzateli e uniteli al composto di ceci. Tritate ancora tutto velocemente e salate a piacere. Prelevate poco impasto alla volta e formate delle crocchette della forma desiderata. Su un foglio di carta assorbente versate della farina di soia.
Intingete ciascuna crocchetta nel latte di avena, poi passatela nella farina di soia, cercando di coprire tutta la superficie uniformemente. Togliete la farina in eccesso, che rimarrà facilmente attaccata all'impasto, e lasciate riposare le crocchette, in frigorifero, per almeno mezz'ora. In questo modo si rassoderanno e la panatura diverrà compatta, agevolando la cottura. Io le ho lasciate riposare per più di un'ora.
Fate scaldare due cucchiai di olio in una padella e, quando satà ben caldo, unitevi le crocchette.
Lasciatele rosolare bene, a fiamma piuttosto vivace, girandole spesso affinché la cottura sia uniforme.
Quando le vedrete dorate, spegnete il fuoco e trasferitele su un foglio di carta assorbente, in modo che l'olio in eccesso venga rilasciato.
A questo punto servitele. Io le ho accompagnate con una salsina preparata con della meravigliosa salsa di pomodoro preparata dalla mia mamma, che ho fatto cuocere e ridurre, aggiungendo qualche goccia di tabasco e un cucchiaino di salsa di soia.
L'abbinamento l'ho trovato strepitoso.

Ho assaporato, crocchetta dopo crocchetta, senza davvero riuscire a fermarmi. Il gusto intendo, la compattezza giusta, l'abbinamento di sapori contrastanti hanno reso questo piatto un vero successo!

abc

Tagiolini di zucca agli agretti e crema di feta: tempi, rincorse e… un piede salva l’altro

Sono fatta così. Non datemi tempi, non mettetemi fretta. Io le cose le faccio, e le faccio anche con impegno, ma i tempi devono essere i miei. Sotto pressione non rendo come vorrei. La chiamo ispirazione, propensione al godere del piacere di fare qualcosa e tutto questo non ammette tempistiche. Piuttosto perdo un'occasione, ma quando la colgo, so che la affronto con lo spirito giusto e con tutte le energie a disposizione.
Per questo non ho mai partecipato ad un contest. Che poi voglio dire, tantissimi mi interessano, solo che vuoi che in quel periodo non mi senta ispirata, vuoi che non abbia in dispensa quel particolare ingrediente, vuoi che la mia testolina (e quel neurone genietto in sinapsi alterne) non la persuadi tanto facilmente, sta di fatto che, puntualmente, quando arrivano le congiunzioni astrali affinché quel piatto prenda forma e tempo, il contest è appena concluso. E, sorridente di quel sorriso rassegnato che fa scuotere la testa la testa con rassegnazione, assaporo con orgoglio la mia piccola creazione. Questa volta no. Questa volta ci avrei tenuto particolarmente. Già, sono stata molto colpita dallo spirito di questa iniziativa. Sandra è una grande donna, e quando una grande donna guarda negli occhi un'altra forza e si rimbocca, con lei, le maniche, quello che ne viene fuori è decisamente ammirevole. Un primo piatto di pasta fresca, senza farine raffinate (vi adoro!!!), che costi, per 4 persone, meno di 5 euro: avreste mai pensato che potessero venire fuori piatti pazzeschi come quelli proposti qui? E allora questa volta ce la faccio, cara Sandra. Arrivo in tempo limite, ma contrubuisco con grande, grandissimo piacere.


Con questa ricetta partecipo al contest
Pasta che ti passa.... Impastiamo la crisi
di Sandra e Gaia

Ingredienti

Per la pasta
310 g di zucca (€ 2,28/kg = € 0,70)
310 g di semola di grano duro (€ 1,10/kg = € 0,34)
1.5 g di sale + q.b. per la cottura (€ 0,01)

Per il condimento
300 g di agretti (€ 3,30/kg = € 1,00)
100 g di feta light (€ 1,49)
20 g di olive di Riviera denocciolate (€ 8,36/kg = € 0,16)
20 g di semi di zucca tostati (€ 16,80/kg = € 0,34)
1 spicchio d'aglio (€ 0,05)
olio evo (€ 12/l = € 0,10)

Costo totale del piatto, per 4 persone, € 4,19

Cuocete al vapore la zucca e procedete alla preparazione della pasta, come indicato qui. Se fosse necessario aggiungete semola, in modo che l'impasto rimanga morbido, ma non appiccicoso. Avvolgetela in un canovaccio e lasciatela riposare per un'oretta in frigorifero.
Mettete a mollo gli agretti, pulendoli dalle radici. Sciacquateli un paio di volte, in modo da eliminare tutti i rimasugli di terra e sporco. Quindi fateli saltare in padella con un filo d'olio e uno spicchio d'aglio. Dopo un paio di minuti abbassate la fiamma, salate, coprite la padella con un coperchio e procedete con la cottura fino a quando saranno morbidi e l'acqua di vegetazione quasi del tutto evaporata.
   Riprendete l'impasto, stendetelo in più sfoglie sottili e tagliatele a spaghettini. Stendeteli su un canovaccio, infarinateli bene e lasciateli asciugare.
Passate al condimento.
Tritate la feta insieme ai semi di zucca e alle olive e mescolate fino ad ottenere un composto omogeneo.
Portate ad ebollizione abbondanta acqua salata e cuocete i tagliolini per un paio di minuti (dovranno rimanere al dente).
Quando saranno pronti scolateli, tenendo da parte un po' dell'acqua di cottura, e trasferiteli nella padella in cui avete fatto cuocere gli agretti. Unite 3/4 del composto di feta e saltate tutto a fiamma viva per qualche minuti, aggiungendo un po' dell'acqua di cottura, in modo da creare una cremina. Quando il liquido si sarà ridotto, spegnete la fiamma ed impiattate.
Cospargete i piatti con la restante feta e passate  per un paio di minuti sotto il grill del forno.
Serviteli molto caldi. Il sapore deciso della feta, con la delicatezza della zucca e la punta di carattere degli agretti, vi saprà donare il piacere di un primo piatto stuzzicante e conturbante.

Non vi resta che divertirvi a.... spettinarli e a spettinarvi!! ^_^


abc

Frolla ai pistacchi con radicchio filante allo zafferano: l’importanza di chiedersi sempre il perché

La mia mente contorta, che cerca sempre un motivo, e poi una dimostrazione pratica, e poi ancora un'evoluzione della teoria, anche ad orari improbabili della notte (il neurone genietto là dentro mica sta dietro al sorgere o al calare del sole!!), mi ha messo davanti questa domanda: se con gli anacardi e le arachidi si fa il burro, se le nocciole sono da tritare a più riprese per non fare sprigionare l'olio in esse contenuto, se le noci sono così ricche di acidi grassi (omega 3) e se la frutta secca di per sé è una fonte importante di grassi insaturi.... perché non posso utilizzare questo prezioso elemento come sostitutivo del burro per una gustosissima pasta frolla? E visto che non sono abbastanza propensa a facilitarmi le cose, perché non creare una frolla che escluda anche l'ombra di un uovo? Su una cosa, probabilmente, mi troverete scontata: la base di questa pasta è fatta di pistacchi. Ormai c'è chi associa alla parola pistacchio il mio volto. Non mi stupirei se qualche azienda spacciatrice di pistacchi mi chiedesse di prestare il mio volto per le confezioni da mettere in commercio. Del resto loro, i pistacchi, qui ci stanno alla grande!! Conferiscono un sapore dolciastro che contrasta l'amarognolo del radicchio e stuzzicano il palato, prima che sia deliziato dalla morbidezza del formaggio. Perché questa testolina con il neurone anarchico non lascia mai nulla al caso!!

Ingredienti

Per la pasta frolla
30 g di pistacchi tostati non salati
35 g di farina integrale
15 g di farina di soia integrale tostata
15 g di olio evo
15 g di latte di avena
1 g di sale
2 rametti di rismarino

Per la farcia
100 g di mozzarella
1 scalogno
1/2 cespo di radicchio semilungo
1 cucchiaio di olive di Riviera denocciolate
1 pizzico di sale
1 bustina di zafferano
olio evo
noce moscata

Tritate molto finemente i pistacchi, riducendoli a farina. Unite la farina integrale e quella di soia e le foglioline del rosmarino lavate e asciugate. Tritate ancora tutto, poi unitevi l'olio, il latte e il sale.
Lavorare l'impasto velocemente, fino a creare un composto compatto, che avvolgerete nella pellicola trasparente e che metterete a riposare, in frigorifero, per almeno mezz'ora.
Nel frattempo tagliate il radicchio a striscioline e mettetelo a bagno in acqua fredda.
Tritate la mozzarella con la bustina di zafferano e il sale, in modo da creare una sorta di crema. Copritela con un foglio di pellicola trasparente e lasciatela riposare in frigorifero per il tempo di preparazione del radicchio.
Scaldate un filo di olio in una padella e fate soffriggere lo scalogno affettato finemente. Quando sarà dorato unite il radicchio lavato. Salate e unite noce a moscata a piacere e fatelo soffocare, facendo in modo che perda tutta l'acqua di vegetazione.
Scolate bene le olive e tagliatele a metà. Unitele al radicchio, togliete la padella dal fuoco e fate raffreddare.
Quando sarà freddo mescolate il radicchio alla crema di mozzarella e zafferano ottenendo un composto ben amalgamato.
Riprendete la pasta frolla. Stendetela in una sfoglia rotonda non troppo sottile e foderate uno stampo. Io ho usato una mono porzione a forma di stella.
Riempitela con la farcia, cercando di compattarla bene. Fate attenzione che non superi il livello del rivestimento.
Accendete il forno a 200° e, una volta in temperatura, infornate.
Cuocete per circa 20/25 minuti.
Quando sarà ben dorata in superficie sfornatela e lasciatela intiepidire leggermente. In queso modo acquisirà compattezza.
A questo punto non avrete da fare altro che impiattare e servire.
Deliziarsi di tanta genuina bontà sarà un piacere che vorrete non finisse mai (c'è sempre la strada della doppia dose, ma attenzione alle calorie!!!).

A chi ancora non vi avesse ceduto, consiglio vivamente di provare la delicatezza e la dolcezza della farina di soia: profumo, sapore e consistenza che si fanno apprezzare da tutti i sensi!!

abc

Risotto al pistacchio: storie di strade che si incrociano e si interpretano tra ricordi, piaceri e desideri

Tutto è partito dal desiderio di coccolarmi con un semplicissimo risotto in bianco. Di quelli cremosi, semplici, che avvolgono grazie alla corposità della cottura, senza necessitare di ulteriori sapori. Voglia di cose semplici, senza elaborazioni. Necessità di resettare le papille gustative. Un risotto come quello dei ricordi, quando al massimo si aggiungeva un po' di latte. Ecco, questa l'intenzione di partenza. Poi un piccolo corto circuito neuronale mi ha fatto deragliare: quello del pistacchio è un binario che non mi scoraggia mai. Credo sia un tentativo del mio metabolismo di recuperare tutto il tempo in cui me ne sono tenuta a distanza, scoraggiata dal pensiero che il pistacchio avesse il sapore di quei pezzetti giallastri che trovavo nella mortadella (e ancora oggi non fatemi mangiare la mortadella con il pistacchio, perché lo tolgo!!), prima di scoprirlo nella sua meravigliosa natura. E da lì.... l'amore. Perché non mettere insieme, allora, le due strade? Nasce in quel preciso istante questo risotto, comunque semplice, ma con carattere. Nessun artificio, solo due sapori uniti in un primo piatto che non si dimentica facilmente.

Ingredienti

70 g di riso arborio di Sibari
400 ml di brodo vegetale
25 g di latte di avena
25 g di pistacchi tostati non salati + 10 g
7 g di olio evo
8 foglioline di basilico fresco
1 manciata di parmigiano grattugiato (no per la versione veg)
sale

Pulite i pistacchi, lavate le foglie di basilico, asciugatele bene e unite tutto in un bicchierone da mixer. Versate l'olio, il latte di avena e frullate fino a creare una crema omogenea. Salate a piacere.
Versate la crema in una padella e scaldatela a fiamma moderata. Unite il riso, mescolatelo e fatelo tostare per un minuto circa.
Iniziate la cottura versando poco brodo alla volta. Giratelo, di tanto in tanto, e lasciatelo cuocere, a fiamma media, coperto.
Ci vorranno circa 18 minuti, ma controllate il tempo di cottura del vostro riso.
Quando mancherà un minuto alla cottura unite la manciata di parmigiano, mescolate, spegnete il fuoco e lasciatelo riposare, per un paio di minuti, sempre coperto.
A questo pinto impiattatelo e cospargetelo con la granella di pistacchi.

Assaporatene la delicatezza e la particolarità. Due sapori che si abbracciano, senza rubarsi la scena. L'avvolgenza di una cremosità, resa unica dal sapore dolce salato del pistacchio, vi conquisterà.

abc

Frittata di spaghetti di riso basmati con pesto di rucola: che sia sole o che sia pioggia il piacere è garantito

Ci sono piatti che rievocano ricordi, che fanno sorridere. Piatti che non sono mie consuetudini per un'importanza alimentare troppo elevata per il mio stomaco ostile. Ma che mi piace ricordare. E riproporre nella loro bellezza.
Nei rientri scolastici spesso il pranzo era un panino, una focaccia, una torta salata. L'arrivo della primavera spesso ci permetteva di assaporare i pasti all'aperto, tra chicchiere e risate. Ricordo che, talvolta, capitava che una compagna portasse quella meravigliosa frittata di spaghetti, che la madre faceva in quantità proprio per accontentare qualche palato in più. Ricca, saporita, deliziosissima. Ricordo con infinito piacere quei momenti. Difficilmente il desiderio di riassaporarla mi persuade al punto da cedervi, ma questa volta, in occasione dell'arrivo delle stesse giornate primaverili, non ho davvero potuto resistere. E se non potrà essere per una scampagnata di Pasquetta, bagnata dalla pioggia, sarà per un qualsiasi altro giorno di primavera. Ho utilizzato spaghetti di riso basmati, leggeri e fragranti, li ho conditi con un pesto delicato e saporito e vi ho unito due uova, seppur vi consigli di valutarne uno in più. L'aggiunta del formaggio la rende golosa e..... non ve ne frà pentire!!

Ingredienti

60 g di spaghetti di riso basmari
3 uova (io ne ho usate due)
100 g di mozzarella light
30 g di rucola
10 g di noci
10 g di anacardi
15 g di parmigiano
8 g di capperi sotto sale
sale
olio evo

Lavate la rucola, asciugatela delicatamente e mettetela in un boccale. Aggiungete le noci, gli anacardi, i capperi precedentemente sciacquati e il parmigiano. Tritate finemente tutto fino a creare un pesto omogeneo.
Trasferitelo in una padella calda, con un filo d'olio e fatelo rapprendere per qualche minuto.
   Nel frattempo fate cuocere gli spaghetti di riso in abbondante ascqua salata, lasciandoli leggermente al dente.
Quando saranno cotti trasferiteli nella padella, insieme al pesto e fateli saltare, aggiungendo un po' di acqua di cottura della pasta.
Tagliate la mozzatella a dadini non troppo grandi e unitela agli spaghetti. Mescolate bene affinché si distribuiscano in maniera omogenea tra la pasta.
Rompete in una terrina due uova (meglio 3), aggiungete un pizzico di sale e sbattete energicamente con una forchetta, fino a creare un composto ben amalgamato e quasi cremoso.
Versatelo negli spaghetti, smuovete bene tutto per distribuirlo uniformemente e fate cuocere a fiamma media, coprendo la padella con un coperchio. Lasciate che l'uovo rapprenda per almeno 6 o 7 minuti, poi girate la frittata e cuocete dall'altra parte per altri 5 minuti. Alzate eventualmente la fiamma affinché si formi una crosticina dorata, decisamente golosa all'assaggio.
Quando sarà pronta trasferite la frittata in un piatto, lasciatela riposare un paio di minuti, poi procedete al taglio e servitela.
Tagliandola calda di sfalderà con maggiore facilità, ma aspettando che raffreddi sarà decisamente più compatta.
Se voleste consumarla direttamente al tavolo rimarrà una portata da gustare con forchetta e coltello, diversamente, come piatto on the road, sarà un gradevolissimo finger, con un bel cartoccino, tanto sole e una piacevole aria di primavera.
Io l'ho gustata in entrambe le versioni, nella seconda brevemente riscaldata, a fiamma alta, per rendere più croccante l'esterno. Vi dirò, questo è uno di quei piatti che ripaga l'attesa ^_^


A voi la vostra contestualizzazione e a voi il piacere dell'assaggio.


abc

Crespelle d’orzo e canapa sativa farcite di asparagi e feta croccante: il piacere di trovare un equilibrio

Le crespelle sono una di quelle forme di cibo a cui davvero non so resistere. Cerco di moderare i miei istinti ricorrendo, nelle volte in cui mi concedo questa coccola, alle versioni senza uova. Non tanto perché non le ami in versione originale (tutt'altro!!), ma per alleggerirle a sufficienza. Nel bilanciamento di valori nutrizionali e calorie il ripieno gioca una parte importantissima, ed equilibrare, con una versione light, queste frittatine irresistibili è una scelta che appaga spirito e corpo. Amante accanita della farina d'orzo, che trovo essere dolce, leggera e fragrante come poche altre, non ho potuto fare altro che portare lei in scena. Ad arricchirla ho scelto una percentuale di farina di canapa sativa. Essendo ricca di grassi preziosi (insaturi, omega 6 e omega 3), oltre ad avere un alto contenuto proteico, il suo utilizzo mi ha permesso di eliminare l'aggiunta dell'olio nell'impasto. Insomma, forse un po' difficili da stendere in cottura, ma con un po' di pazienza il lavoro ripaga e il ripieno può sfoggiare tutto il suo sapore e tutta la sia pienezza. Un primo piatto sicuramente insolito, ma di grande impatto.
Ingredienti 40 g di farina d'orzo 5 g di farina di canapa sativa 70 g di acqua + 10 g per la salsa di asparagi 40 g di latte di avena 12 asparagi cotti al vapore 85 g di feta light sale 1 pizzico di bicarbonato di sodio 15 g di nocciole 3 g di lecitina di soia olio evo per la cottura Setacciate e mescolate tra loro le due farine e il bicarbonato. Aggiungete, poco alla volta, il latte di avena prima e l'acqua dopo. Le dosi indicate potrebbero essere differenti in base alla farina utilizzata, per cui regolatevi. Dovrete ottenere, mescolando bene con una frusta, una crema liscia e piuttosto densa. Salatela e tenetela da parte. Scaldate una padella antiaderente e ungetela con uno scottex imbevuto di olio evo. Quando sarà molto calda versate circa 2 cucchiai di pastella e allargatela bene a coprire il fondo della padella stessa.    Cuocetela, a fuoco moderato, pr circa un minuto, poi giratela e cuocetela per un altro minuto scarso dal verso opposto. Fatela scivolare dalla padella su un piatto, ungete nuovamente la padella e procedete con altra pastella. Dovranno venirvi circa 4 crèpes. Quando saranno pronte procedete alla preparazione della farcia. Tritate le nocciole insieme alla feta e tenetele da parte. Mettete la lecitina in ammollo in 10 g di acqua. Tagliate le code degli asparagi, in modo da tenere una lunghezza, dalla cima, di circa 15 centimetri. Versate le code in un boccale, unitevi la lecitina con l'acqua e un po' di sale. Frullate fino ad ottenere una crema omogenea. Passate a comporre le crèpes. Coprite circa 3/4 di ciascuna crespella con il trito di feta e nocciole (alla fine ve ne dovrà rimanere una parte inutilizzata). Sistemate sopra tre asparagi. ripiegate la parte di crespella libera sopra la farcitura e arrotolatele strette. Sistematele su un piatto, o in una pirofila, una accanto all'altra. Unite la feta rimanente alla crema di asparagi e mescolate bene. Copritevi la superficie delle crespelle  e fate cuocere in forno per circa 15 minuti, a 200°. Utilizzate un ripiano alto, in modo che gratinino in superficie. Quando saranno ben  dorate sfornatele e servitele.    Assaporatele calde, gustando il contrasto di consistenze e di sapori e facendovi travolgere dalla morbidezza della feta, resa sfiziosa dalla granella di nocciole. In una forma insolita. Il sapore rustico della crespella renderà tutto un piacevole gioco di antagonismi. Nutrienti, genuine e con il giusto apporto di carboidrati, proteine, grassi e preziosi valori. Gustarle sarà un'esperienza che non dimenticherete facilmente.  
 abc

Occhio di bue morbido alla rucola: momenti di cucina espressa che nulla lasciano al caso

Non sempre "cucina" vuol dire servirsi di ogni genere di utensile, spadellare su quattro fuochi contemporaneamente, infarinare un ripiano e seguire, passo passo, una lievitazione. "Cucina" vuole anche dire guardare un uovo e trasformarlo in dipinto, nel poco tempo che la giornata ti concede per un pranzo. Ricordo che, tempo fa, molti di coloro che seguivano le mie avventure culinarie condivise e conoscevano la mia condizione di nuovamente single mi chiedevano che voglia avessi di cucinare "solo per me". Quasi come se l'essere soli significasse non prendersi cura di un momento così intimo con il proprio Io. Ve lo dico senza troppi giri di parole: cucinare non solo è passione, è un atto d'amore verso se stessi. Ed io ho iniziato ad amarmi proprio a tavola. Proprio nel momento in cui ho deciso di ricominciare da me. Anche quando guardo l'orologio e mi dico che "non c'è tempo a sufficienza", qualcosa viene sempre fuori. Apro il frigo, prendo due cosette e le trasformo in qualcosa che possa essere una coccola. Così vi parlo di questo piatto come la risposta ad un'esigenza di tempo che non vuole sacrificare il palato. Pochi semplici passaggi che vi regaleranno un momento di delizioso sapore- Ingredienti 1 uovo 100 g di certosa light 30 g di rucola 10 g di semi di sesamo olio evo sale Lavate accuratamente la rucola e asciugatela in un panno, con delicatezza. Scaldate un filo d'olio in una padella e fatela soffocare velocemente. Unite la certosa a fette non troppo spesse. Lasciatela ammorbidire, poi cospargete i semi di sesamo. Rompeteci sopra l'uovo, facendo attenzione a mantenere intatto il tuorlo. Salate a piacere e coprite con un coperchio. Fate cuocere, a fiamma moderata, per circa 4 minuti, il tempo necessario affinché l'albume rapprenda e il tuorlo rimanga morbido. Quindi spegnete il fuoco e servite. Neanche si spiega la velocità e la semplicità di esecuzione. E' un semplice uovo all'occhio di bue, ma porta con sé un insieme avvincente di sapori. Anche per un pasto mordi e fuggi ^_^
 abc

Polpette di lupini e cime dal cuore filante: l’insolito e inatteso incontro di caratteri forti

Probabilmente non ero stata precisa, ma il bottino di cime di rapa che ho portato a casa dalla trasferta taurinense era piuttosto importante. Vi accennai qualcosa presentandovi il gratin di avena. Ovviamente non mi sono potuta fermare lì. Che poi diciamolo, buona parte di questa verdura dal sapore intenso l'ho assaporata semplicemente saltata in padella magari con una buona manciata di parmigiano grattugiato e un uovo rotto sopra, ma anche così, in semplicità, con una forchettata una tantum rubata alla pace del frigorifero. Ma oggi torno presentandovene una versione che mi soddisfa particolarmente, perché porta in scena un altro tra i miei ingredienti preferiti: i lupini.
Il sapore che conferiscono a questo impasto è pazzesco, carattere puro. Il cuore delicato e contrastante, per sapore e consistenza, è un piacevole gioco per il palato. Mi sono divertita a intrecciare gusti diversi senza appesantire l'impasto con le uova, ma a queste polpette non manca per niente l'effetto stupore. L'inatteso insieme di gusti creerà quella piacevole sensazione di dipendenza in una lotta all'ultima polpetta.

Ingredienti

120 g di lupini puliti
80 g di cime di rapa cotte al vapore
10 g di capperi di Pantelleria sotto sale
5 g di olio evo + q.b.
1 cucchiaino di lecitina di soia
4 cucchiaini di latte di avena
1 cucchiaio di pangrattato di riso + q.b.
50 g di mozzarella

Versate in una tazzina il latte di avena e unitevi la lecitina. Lasciatela ammorbidire per circa mezz'ora. Pulite i lupini e inseriteli in un boccale insieme ai capperi, precedentemente lasciati in ammollo e sciacquati, e alle cime di rapa.
Tritate a più riprese, fino ad ottenere un composto fine e omogeneo.
Unitevi il latte con la lecitina, l'olio e il cucchiaio di pangrattato. Continuate a tritare. Avrete un composto compatto, che lascerete riposare per mezz'ora in frigorifero.
Nel frattempo tagliate la mozzarella a dadini piuttosto piccoli e lasciatela scolare dal suo liquido.
   Sistemate una manciata di pangrattato su un foglio o su un piattino. Riprendete l'impasto e, con le mani umide, prelevatene un po' alla volta, dando una forma sferica. Inserite nel mezzo un dadino di mozzarella e richiudete l'impasto in modo che sia perfettamente compatto.
Passate ciascuna polpetta nel pangrattato, avendo cura di formare uno strato importante. Lasciatele riposare per una decina di minuti e poi ripassatele nuovamente nel pangrattato. Scaldate un buon cucchiaio di olio in una padella antiaderente e, quando sarà ben caldo, posatevi le polpette.
Fatele cuocere uniformemente, girandole con delicatezza. Quando saranno pronte trasferitele su un foglio assorbente e servitele.

Saranno morbide, saporite e il loro cuore filante vi saprà stupire.
Un insieme di gusto e genuinità che lascia il palato appagato e lo spirito sereno. Per una cottura salutare al massimo, potrete passarle in forno, a 200°, per circa 25/30 minuti.

Una polpetta che vi conquisterà dal primo all'ultimo morso!

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Carciofo romanesco farcito al porro: la gestione del tempo nello scorrere delle stagioni

Sono giorni molto intensi. Incastro gli impegni come fosse un tetris di alto livello e a fine giornata, diciamo a notte fonda, stramazzo sul letto esanime. Tutto ciò toglie spazio ed energie alla cucina. Così questo carciofo, bello pieno di soffice fragranza, ha dovuto farsi attendere prima di essere trasformato, da una semplice idea ad un concreto e tangibile piatto. Paziente più che mai, ma quando è arrivato il suo turno, si è manifestato in tutta la sua magnificenza. Mi piace la sua dolcezza e la differenza di consistenze che offre. E mi diverto molto ad interpretarlo. Lo avevo disegnato vicino al sapore deciso, ma sempre delicato, del porro e da qui sono partita, per arricchirne la struttura. Il tocco croccante non manca mai e dà consistenza al formaggio cremoso e la cottura in forno mette in risalto il gusto, garantendo il piacere dell'assaggio.
Forse l'ultimo della stagione, non lo so. Fatico a pianificare la spesa e non so con cosa la stagione mi affascinerà la prossima volta. Di certo posso dire di esserne rimasta ampiamente soddisfatta, conquistata dalla pazienza con cui ha atteso di manifestarsi a me e rapita dalla pienezza dei sapori.

 Ingredienti

1 carciofo romanesco
1/4 di porro
100 g di certosa light
10 g di semi di girasole
10 g di pinoli
1 cucchiaino di pangrattato di riso
sale
olio evo

Pulite il carciofo togliendo il gambo e le foglie più esterne.
Portate abbondante acqua salata ad ebollizione e sbollentatelo per circa 5 minuti. Scolatelo e gettatelo subito in un recipiente con acqua ghiacciata, facendolo raffreddare e fermandone la cottura.
Aprite delicatamente le foglie, togliete la barbetta e lasciatelo asciugare a faccia in giù per un'oretta circa.
Scaldate in una padella un filo di olio evo. Tagliate a rondelle il porro precedentemente lavato e fatelo saltare in padella per qualche istante. Aggiungete, quindi, un po' di acqua, salatelo a piacere e fatelo appassire, abbassando la fiamma, per circa 5 minuti, girando di tanto in tanto.
   Tritate finemente i pinoli insieme ai semi di girasole, unite tutto al porro e fate insaporire per qualche minuto. Spegnete la fiamma.
Tagliate la certosa a tocchetti, unitela al porro e mescolate tutto fino a creare un composto abbastanza omogeneo. Assaggiate la sapidità ed eventualmente correggete di sale. Schiacciate leggermente i pezzi di certosa, senza farli diventare una crema, ma mantenendoli piuttosto grossolani.
Sistemate il carciofo su una teglia ricoperta da carta foro, versatevi sopra un po' di olio evo, poi riempitelo con la farcia di certosa, cercando di inserirne parti anche tra le foglie e non solo al centro.
Spolverizzate con il pangrattato e infornate, a 200°, per circa 15 minuti. Il formaggio dovrà sciogliersi e in superficie dovrà formarsi una crosticina croccante e dorata. Quando sarà pronto, sfornate e impiattate.
Divertitevi a sfogliarlo e ad assaporare ciascun petalo con la sia parte di farcia, preparandovi al cuore intenso e avvolgente.
Sarà un intrecciarsi di dolcezze diverse, tra porro, formaggio e carciofo, diverse tra loro, ma affini.
E vi sentirete stregati dal gioco di consistenze, ora mobide, ora croccanti, ora ruvide.
Delicato e completo, questo è un piatto che non lascia tracce.... in tavola!!

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