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Millefoglie di lenticchie con crema ai lupini: il fascino della rossa che accende l’immaginazione

Dire che ho un debole per le lenticchie non è propriamente esatto. Mangio senza problemi qualsiasi tipo dei lenticchia, qualcuna più volentieri, quanlcun'altra con maggiore indifferenza. Volentieri, certo, le trovo preziose da un punto di vista nutrizionale, ma ritengo non siano niente che mi sconquinferi le papille gustative! Però c'è un ma. Nella mia continua ricerca di sapori nuovi, nell'affinare le tipologie di prodotti presenti in dispensa, ho conosciuto, ormai molto tempo fa, la lenticchia rossa. Ecco, è proprio davanti a lei che non riesco a fermare l'immaginazione. Delicata, sia come consistenza che come sapore. Divertente, con le sue note di colore brillanti. Versatile, per la sua struttura che la può rendere ora croccante, ora morbida, ora vellutata. Ormai per me, dopo le diverse preparazioni in cui l'ho utilizzata (un esempio qui, qui e qui), la lenticchia accende un'immagine arancio acceso nel mio immaginario. Per me esiste quasi esclusivamente lei, la rossa. Ma mai, e dico MAI, finisce nel piatto senza essere stravolta, accostata ad altri sapori, aromatizzata. Questa millefoglie ne è la prova. Insolita, come fosse un'impronta digitale identificativa. Curiosa, nella sua alternanza di consistenze. Armoniosa, in una calda avvolgenza tipicamente autunnale. Irresistibile.

Con questa ricetta partecipo al contest di Kiara
http://kucinadikiara.blogspot.it/2014/10/4-contest-kucina-di-kiara-una.html

Ingredienti

Per la sfoglia
50 g di lenticchie rosse
20 g di farina di ceci
45 g di brodo di cottura delle lenticchie
sale
peperoncino
noce moscata

Per la crema
2 patate medie (80 g pulite)
80 g di lupini
10 g di burro di arachidi salato
1 rametto di mentuccia
sale

Per la composizione
parmigiano
noce moscata

Versate le lenticchie in un colino e sciacquatele sotto l'acqua corrente per un buon minuto. Versatele, quindi, in un pentolino e portate a bollore, aggiungendo poco sale e sapori a piacere. Fatele cuocere fino a quando saranno ben morbide, quindi scolatele e lasciatele intiepidire.
Versate la farina di ceci in una ciotola capiente. Aggiungete poca acqua di cottura delle lenticchie alla volta, mescolando energicamente in modo da non far formare grumi. Salate e unite noce moscata e peperoncino a piacere, quindi versate le lenticchie, mescolate e lasciate riposare la pastella per almeno un'ora. Rivestite una teglia con carta forno e, dopo il tempo di riposo, versateci sopra l'impasto. Livellatelo in modo da ottenere uno strato uniforme, spesso non più di 3 o 4 millimetri. Infornate e cuocete a 200° per 30 minuti.
Pelate e tagliate le patate a dadini. Fatele bollire in acqua leggermente salata fino a renderle morbide. Nel frattempo pulite i lupini e metteteli in un bicchierone. Unitevi le patate, il burro di arachidi e le foglioline di menta.
Frullate tutto per diversi minuti, in modo da ottenere una crema corposa e liscia. L'amido delle patate (io ho usato le mitiche patate rosse dell'orto di famiglia) legherà tutto perfettamente.
Assaggiate e correggete, eventualmente, con un pizzico si sale.
A questo punto la sfoglia sarà pronta. Dovrà essere molto croccante in superficie, ma morbida all'interno. Sfornatela e tagliatela secondo la forma a voi più gradita.
Iniziate a comporre la millefoglie versando su un primo triangolo di sfoglia un cucchiaio di crema.
Grattugiatevi un po' di parmigiano e della noce moscata (io ne sono una folle amante, per cui non mi sono risparmiata). Posizionate sopra un'altra sfoglia e continuate con la crema, il parmigiano e la noce moscata, fino a terminare gli ingredienti.
Ultimate la composizione con una generosa grattugiata di parmigiano.
Passate il piatto in forno e fatelo gratinare per pochi minuti, fino a quando il formaggio si sarà fuso e avrà conferito un colore ambrato.
A questo punto non vi resta che servire la vostra millefoglie e assaporarla in tutta la sua pienezza. Che sia al taglio o sfogliata, la presenza di una consistenza sfiziosamente croccante accanto alla pienezza di una crema delicata, renderanno unico questo piatto dai toni insoliti.
Una nuova magia, ricca di proteine e ben bilanciata in grassi e carboidrati.
Ovviamente senza sacrificare il sapore!!!! Siete convinti? ^_^


abc

Crema dolce di zucca e castagne: ispirazioni, trasformazioni e contestualizzazioni in sapore autunnale

Mi è bastato leggere il titolo: crema spalmabile alla zucca. Non avevo ancora idea cosa, la zietta, aveva in serbo per noi, ma la scintilla è scattata proprio nell'istante in cui il mio sguardo si è posato su quelle parole. A dirla tutta Consuelo aveva in serbo tutt'altro. La sua era una preparazione salata e non era nulla di paragonabile a questa crema, ma.... ha dato il via a un insieme aggrovigliato di pensieri che ha presto trovato forma e consistenza in questo deliziosissimo vasetto. Se utilizziamo creme al cioccolato da spalmare su fette biscottate, pane, o direttamente al cucchiaio ^_^ perché non creare una crema che possa avere le stesse contestualizzazioni, ma sapori tipicamente autunnali e del tutto insoliti? In fondo si sa che azzardo e diversità sono ingredienti fondamentali nelle mie ricette ^_^ E allora eccomi alle prese con una nuova sfida. La castagna mi piace perché, sia nelle preparazioni dolci che salate, diventa un perfetto addensante, che conferisce sapore e consistenza unici. E la zucca, con la sua naturale dolcezza, non ha bisogno di ulteriori presentazioni. E se, a tutto questo, aggiungiamo l'ottimizzazione di risorse? Già, perché, mentre la crema prendeva forma, i deliziosissimi semi di zucca ricavati dal frutto mi hanno deliziato e rallegrato. Ma quante ricchezze ci offre la natura?

Ingredienti

550 g di zucca pulita
200 g di castagne
45 g di farina di castagne
5 g di farina di semi di carrube
110 g di zucchero di canna Dulcita
1/2 cucchiaino di cannella in polvere

Fate bollire le castagne in acqua leggermente salata, per circa 30 minuti. Spegnete il fuoco, lasciatele intiepidire e sbucciatele. Il peso al netto delle bucce dovrà essere di circa 140 g.
A questo punto pulite la zucca, liberandola anche da tutti i semi, che potrete far seccare e sgranocchiare ^_^
Tagliate la zucca a dadini e inseritela in un boccale, insieme allo zucchero. Frullate fino ad ottenere una polpa piuttosto omogenea.
Unite le castagne bollite e frullate nuovamente, trasformando tutto in purea.
Setacciate la farina di castagne e unitevi la farina di semi di carrube e la cannella. Unitela alla purea, poco alla volta. Quindi portate a bollore, sempre mescolando, e fate cuocere la crema per circa 3 minuti a fiamma bassa. A questo punto versatela velocemente in piccoli vasetti di vetro, che avrete precedentemente sterilizzato.
Chiudeteli e avvolgeteli in un panno. Lasciateli raffreddare completamente, fino a quando si formerà il sottovuoto.
A questo punto si possono conservare per molti giorni. Un volta aperto il barattolino, conservatelo in frigorifero e consumatelo nel giro di 3 o 4 giorni.

E' un'ottima base per crostate di frutta (o frutta secca), ma anche una deliziosa farcitura per torte. Immaginatela come ripieno di biscotti, o semplicemente spalmata su una bella e fragrante fetta biscottata (ovviamente meglio se fatta in casa).

Non c'è limite alla gioia di sapersi deliziare con genuinità e nel rispetto delle stagioni.

Ah, e guai a chi butta i semi!!! Sono così sfiziosi.... ^_^abc

Sgorbietti di porro in crosta di ceci: tutto il sapore di un ricordo in un’immagine di ‘decadente estetismo’

Da sempre, fin da quando ero piccolina, mia mamma ha rappresentato, per me, la risposta alla mia mancanza di fantasia. Lei ha l'animo di una bambina, la forza di una sognatrice e il carattere di un'artista. Nel tempo ho sempre sfruttato questa sua capacità di arrivare laddove io tendevo ad arenarmi. Un'immagine, una forma, un colore, una descrizione. Così eccola coinvolta in un nuovo gioco quando, in preda ad uno dei miei raptus, metto insieme un paio di idee e creo questi sgorbietti. Ho sorriso insieme a lei, perché, per quanto mi tenga a debita distanza da certi prodotti, sono proprio stata rapita dal cartellino che diceva OFFERTA sul mio amato Fontal Nazionale. Amato? Sì, perché la storia di questo formaggio risale a parecchi anni fa e diventa simpatica nel passato più recente. Il sabato sera, in casa dei miei genitori, si è sempre usato preparare la pizza. Si impastava a rotazione, senza una regola se non quella del si faccia avanti chi è libero: mia madre veloce e pragmatica, mio padre meticoloso e amorevole, mio fratello che faceva saltare e picchiare l'impasto per un'eternità e poi io, che pregavo, ogni volta, che arrivasse a lievitazione. La pizza era condita sempre in 4 o 5 modi differenti, ma l'ingrediente comune era il formaggio: il Fontal. Mia mamma prediligeva quello estero, più compatto, più facile da tagliare e, forte della gestione dell'economia domestica, più economico del fratello Nazionale. Non certo un formaggio da conquista, ho sempre pensato io. Volente o nolente, arrivò comunque il giorno in cui assaggiai il fratellino. Ma vogliamo mettere? Morbido, cremoso, con quella crosticina da perderci la testa. Insomma, da quando vivo sola la sola parola estero mi dissuade da comprare il Fontal. Ebbene, volente o nolente, quel giorno è arrivato anche per papà: con buona pace di mamma, la scoperta di un mondo :D Ammaliato dall'avvolgente cremosità di quella fettina, quasi in una manifestazione di innocente incontinenza di idee, ha simpaticamente investito mamma di parole e rimostranze per avergli fatto mangiare Fontal estero per lunghissimi anni e avergli sempre nascosto questa meraviglia ^_^ Sorrido ogni volta, come ho sempre sorriso quando, a casa mia, in tavola compariva il Nazionale. Mi piaceva vedere la reazione di papà: era come se si illuminasse ^_^ Allora ho ceduto: ho preso la mia fetta di Fontal ("faccia un paio di etti" e mi sono ritrovata tre etti e mezzo nel sacchetto : / ) e ne ho immaginato una forma. La sua cremosità, con la dolcezza del porro.... sì, è fatta. Poi l'idea di questa morbida crosticina (ossimoro azzeccato, perché la crema è morbida, ma con la cottura diventa sfiziosamente croccante all'esterno) che mantiene all'interno tutta la scioglievolezza del formaggio..... e la loro incredibile bruttezza :D E adesso come li chiamo? "Maaaaaaaaaaamma!!!! Ho bisogno di te". Ve lo dico? L'ho messa in seria difficoltà. I miei sgorbietti le hanno smorzato tutto il carico di fantasia che si è sempre portata dietro ^_^
Alla fine è così, li chiamo sgorbietti. Sono dei brutti ma buoni in versione salata. Sono gli inguardabili, ma anche gli irresistibili. Pessimi d'estetica, ma intensi nel sapore, ricchi di ricordi e di pura golosità.

Ingredienti

50 g di farina di ceci
35 g di acqua
5 g di olio evo + q.b.
sale nero di Cipro
130 g di porro
80 g di Fontal Nazionale
10 g di semi di sesamo
sale
farina di riso

Setacciate la farina di ceci in una ciotola capiente. Aggiungete l'olio e poi l'acqua, poco alla volta. Mescolate con una frusta, in modo da evitare che si formino i grumi.
Unite il sale nero di Cipro, mescolate bene e lasciate riposare la pastella, coperta con un foglio di pellicola trasparente, per un'ora, in frigorifero. Occupatevi, nel frattempo, del ripieno.
   Lavate il porro e tagliatelo a rontelle piuttosto fini. Fate scaldare un cucchiaio di olio evo in una padella e, quando sarà ben caldo, unitevi il porro. Fatelo cuocere a fiamma bassa, coperto, fino a quando sarà appassito e morbido. Salate a piacere. A questo punto spegnete la fiamma e lasciate intiepidire.
Tritate il Fontal e unitelo al porro, insieme ai semi di sesamo. Mescolate tutto, fino a creare una crema densa e ben amalgamata. Fate raffreddare completamente.
In questo modo acquisirà compattezza e sarà più facile lavorarla. Preparate su un foglio di carta assorbente un po' di farina di riso e riprendete la pastella di ceci.
Inumiditevi le mani. Prelevate una cucchiaiata scarsa di crema al porro e lavoratela fino a formare una polpetta. Passatela nella pastella, coprendone perfettamente l'intera superficie, poi nella farina di riso, impanandola completamente. Posatela su un piatto e continuate fino a terminare la crema di porro.
Fate riposare gli sgorbietti, così ottenuti, per almeno mezz'ora, in frigo o, ancora meglio, in freezer.
Sono consistenze piuttosto difficili da lavorare, ma con l'accortezza della mano inumidita, tutto riuscirà alla perfezione.
Scaldate dell'olio evo in una padella. Una volta che sarà molto caldo, adagiatevi delicatamente gli sgorbietti e fate in modo che vengano irrirati dall'olio su tutta la superficie.
Procedete con la cottura a fiamma viva, girando spesso e con estrema attenzione le polpette, fino a quando saranno dorate su tutta la superficie. A questo punto non vi resta che servirle. Io le ho presentate su un letto dei miei amatissimi germogli di soia saltati in padella.
Sono irresistibili da assaporare molto caldi, anche se vi consiglio di prestare attenzione al palato: il formaggio rovente è un grande nemico della gola e della fretta ^_^
In ogni caso anche tiepide hanno il loro perché. Acquisiscono compattezza, senza alterare la loro bontà.

E ora ditemi: brutti sono brutti, ma vorreste farmi credere che non siano una favola????? ^_^
Voi assaggiate, io mi gusto il sorriso di papà ; ))

abc

Vellutata di spinaci e castagne al cardamomo: l’importanza di saper attendere il momento giusto

Probabilmente avrei dovuto attendere il mio momento. Funziona così per tutto: ogni cosa a suo tempo. Così avrei dovuto anelare a questa spezia per molti mesi, prima di riuscire a trovarla. E in questi mesi avrei dovuto nutrirmi del suono del suo nome, arricchirmi, immaginarne il sapore. E non so spiegarvi quanto la sola idea che si era creata nel mio immaginario mi facesse amare questo incontro. Poi un giorno, in trasferta in quel di Torino, mamma mi propone una visita al Negozio Leggero di Moncalieri. E' il luogo in cui generalmente mio fratello fa scorte di ogni bene, tutti prodotti alla spina che puoi decidere di farti confezionare direttamente in barattoli tuoi personali, portati da casa. Scelta etica, anche questa. Si trova davvero ogni genere di delizia. Quel giorno mamma sapeva che mi avrebbe reso felice. Ho trovato il mondo. E, il mondo, ho portato a casa. Ma soprattutto, questo negozio, abbarbicato sulla collina del centro storico, è stato teatro del grande incontro: il mio olfatto e il cardamomo. Profumo intenso, che mi ha subito affascinato. Pieno, rotondo, proprio come l'avevo immaginato. I suoi semi sono piccole pepite dal sapore rispettoso, ma travolgente. Dolce e incisivo. Di carattere. Esattamente come piace a me. Il sacchetto ha subito acquisito volume e il suo aroma mi ha reso trepidante fino al momento in cui ho potuto viverne la trasposizione sul palato. Oggi è un elemento importante nella mia cucina: dagli infusi alle pietanze, è un favoloso insaporitore che, con le sue preziose proprietà antisettiche, diuretiche e depurative (se voleste approfondire leggete qui), coccola e appaga. Oggi ve lo presento vestito da primo piatto. Lasciatevi inebriare.

Ingredienti

200 g di spinaci freschi puliti
200 ml di acqua
3 bacche di cardamomo
10 castagne + 2 per il crumble
sale nero di Cipro
1 cucchiaio di olio evo + q.b.

Lavate molto bene gli spinaci, in modo che tutta la terra e le impurità vengano eliminate. Inseriteli in una pentola capiente e unite l'acqua. Mettete sul fuoco e portate ad ebollizione.
Nel frattempo aprite le tre bacche di cardamomo e prelevate i semi.
Uniteli agli spinaci, in pentola, insieme al sale e coprite tutto. Lasciate bollire a fuoco basso per circa 20 minuti.
A parte fate bollire le castagne in abbondante acqua, per una ventina di minuti, al massimo mezz'ora. Scolatele, raffreddatele e sbucciatele. Tenetene due da parte, mentre il resto unitelo agli spinaci.
   Versate un cucchiaio di olio evo e passate tutto con un frullatore ad immersione, fino a quando si sarà creata una crema vellutata e momogenea.
In una padella scldate pochissimo olio evo. Sbriciolate le due castagne tenute da parte e fatele rosolare in padella, per pochi istanti, a fiamma viva. Dovranno dorare e diventare croccanti. A piacere potrete salarle leggermente. A questo punto tutto è pronto per essere impiattato.
Versate una generosa porzione in una ciotola e cospargete la superficie con il crumble di castagne.
Servite immediatamente e gustate la vellutata bollente.

L'aroma del cardamomo sposerà bene la delicatezza degli asparagi e donerà carattere alla consistenza delle castagne.
Un piatto semplice, genuino e nutriente. Che non risparmia, di certo, il sapore!


Con questa ricetta partecipo al contest di Michela e Alex
http://atuttopepe.blogspot.it/2014/10/crema-zucca-castagne-salsiccia-contest.html
 

abc

Cipollotti in agrodolce di balsamico e vaniglia: il tempo, le promesse e le pianificazioni

L'eredità lasciata dall'ultima semina di papà nell'orto vantava, tra le tante cose, degli splendidi cipollotti rossi. Piccoli, sodi, dolci. Ne chiesi subito una buona rappresentanza a mamma, perché l'idea di farne qualcosa di prelibato mi solleticava non poco la fantasia. Lei, che alle promesse non viene mai a meno, si è tempestivamente presentata con una vaschetta pienissima di queste prelibatezze. Nemico il tempo, nemici gli impegni e anche un filo di intorpidimento fisico emotivo, ho rinviato il lavoro di pulizia per molti, molti giorni. Così tanti che lei, ancor prima di me, è riuscita a mettere sotto vetro queste piccole gemme. La sua parte, sia chiaro ^_^ Ma il giorno è arrivato: finalmente mi procuro l'ingrediente segreto, dettaglio magico desiderato, immaginato e voluto per incastonare queste meraviglie, e, via, inizio a pulire il mezzo chilo di pepite. Un lavoro piuttosto lungo e neanche tanto gioioso, ma.... il risultato, in quel vasetto, vale ogni lacrima versata ^_^ Ho promesso a mamma che sentiremo insieme il clik del coperchio e che, insieme, ce ne delizieremo. E farò in modo che sia così, per essere all'altezza della sua promessa e perché lei lo merita. Lei merita tutta la bontà di questo mondo. Prima, però, mi sono accertata che ne piantasse altre centinaia: queste cipolle saranno la mia personale conserva, la mia coccola speciale per palati speciali e non mi accontenterò certo di mezzo chilo!! Allora sì.... il loro seme giace, speranzoso, nella fertile terra di casa. Attenderò, come per questa preparazione che si intensifica di sapore con il passare del tempo, e ne gioirò ancora. E ancora. E ancora.

Ingredienti

450 g di cipollotti (peso da puliti)
50 ml di aceto balsamico
30 ml di olio evo
1/2 stecca di vaniglia
40 g di malto di riso
peperoncino in polvere (per me con i peperoncini dell'orto)
1/2 cucchiaino di sale

Prendete i cipollotti e, muniti di coltellino e tanta pazienza, puliteli perfettamente. Divideteli per dimensioni (io li ho divisi in 3 gruppetti). Questo vi permetterà di avere una consistenza uniforme delle cipolle, una volta imbarattolate. E' un lavoro da pazzi, ma la normalità non mi è mai piaciuta!
Versate in un pentolino capiente l'olio, l'aceto balsamico, il malto di riso, il sale, il peperoncino e la 1/2 stecca di vaniglia, tagliata nel verso della lunghezza e aperta.
Scaldate tutto e lasciate insaporire. Quindi versate le cipolle di dimensione più grande. Lasciate insaporire per 5 minuti, poi versate quelle medie, e dopo 3 minuti quelle piccole.
Coprite la pentola e procedete con la cottura per circa 30 minuti.
Cercate di mescolarle il meno possibile, in modo che non si sfaldino. Il tempo di cottura potrebbe dipendere dalla dimensione delle cipolle. E' importante che non rimangano crude, ma che comunque non siano troppo morbide, e l'unico modo per capirlo è..... l'assaggio ^_^
Nel frattempo sterilizzate un vasetto da mezzo litro (o due, se li utilizzaste più piccoli).
Quando le cipolle saranno cotte, versatele velocemente nel vasetto, chiudetelo e avvolgetelo in un panno. Lasciatelo raffreddare a temperatura ambiente. In questo modo si formerà il sottovuoto e potrete conservare le cipolle per lunghi mesi, sempre che ci riusciate.
Di certo dovrete essere consapevoli che, più tempo riposeranno in dispensa, più sapore acquisiranno. La vaniglia si sentirà a partire dalla prima settimana in poi ^_^

Variate con il peperoncino secondo il vostro gusto. Io lo trovo gradevole nella misura in cui non coprirà la vaniglia, ma ne sosterrà l'aroma. E il connubio vi garantisco che è vincente!!


abc

Gallette di riso venere alle nocciole e frutti rossi: doverose ammissioni e tattiche d’azione

Ho imparato, nel tempo e con l'esperienza, che iniziare un articolo o un discorso con una negazione è una scelta assolutamente perdente. Ebbene, questa volta mi tocca farlo. Consapevole, ma per necessità. Sì, perché so che NON sono la maga della fotografia. Non ho lo spazio, non ho l'attrezzatura, non ho la pazienza di creare maggiore disordine di quello che ci sia generalmente in casa e di trovare ulteriori energie per sistemare quel qualcosa in più di quello che già chiede attenzione, e la luce, qui, è veramente scarsa (uh, questa sì che è una bella scusa ^_^). Ma, e dico MA, la mia super fedele Canon compatta mi rende una modesta e orgogliosa apprendista foodblogger che cerca di trasmettere qualcosa più per le scelte di ingredienti, che per immagini. Anche perché queste gallette sono molto più sfiziose e travolgenti, che fotogeniche ^_^
Avevo aperto la saga del riso Venere presentandovi questi biscotti. Li ho fatti e rifatti così tante volte, che quella scorta di riso da ultimare è presto arrivata al termine. Non prima, però, di avere provato delle semplicissime gallette per la colazione. Dolci, insolite e sfiziose nelle varianti di consistenze, tra un chicco di riso, una nocciola, una bacca e un fiocco di farro. Decisamente irresistibili!!

Ingredienti

350 g di riso Venere bollito
45 g di frutti rossi essiccati
15 g di bacche di Goji
40 g d nocciole
75 g di malto di riso
15 g di fiocchi di farro soffiato

Se non l'aveste già pronto, procedete con la cottura del riso, in acqua leggermente salata. Prelevatene 350 g e versatelo in una ciotola capiente. Pestate grossolanamente le nocciole con un mortaio. Unitele al riso, insieme ai frutti rossi, alle bacche di Goji e al malto di riso. Mescolate tutto, in modo da creare un composto perfettamente amalgamato.
Unite, a questo punto, i fiocchi di farro soffiato. Mescolate ulteriormente.
Foderate una teglia con carta forno e versate il composto. Distribuitelo in maniera uniforme e compattatelo formando uno strato di non più di mezzo centimetro. Abbiate cura di non lasciare spazi e buchi nella sfoglia e di fare in modo che lo spessore sia uniforme. In questo modo la cottura sarà perfetta. Accendete il forno e portatelo alla temperatura di 180°.
Infornate e cuocete per 40 minuti circa. Trascorso il tempo, sfornate e trasferite la sfoglia su un ripiano. Tagliate subito, magari con una rotella taglia pizza, formando delle gallette della forma preferita.
Lasciatele, quindi, raffreddare. A questo punto sporcatevi le mani ^_^

Potrete conservaer le gallette in un contenitore in frigorifero. Arriveranno al settimo giorno senza perdere un solo grammo di aroma. La fragranza di una colazione a portata di mano!!!

abc

Chips di patate senza frittura: l’incontro tra curiosità, aspettativa, desiderio e gusto

Io sapevo che avrei cercato, da subito, di approcciarmi in maniera edificante al mio nuovo acquisto. Sapevo che avrei dovuto cercare un posticino di facile accesso, in cui riporlo, perché di frequente ne avrei sentito il bisogno. Sapevo che, per quei ripiani, sarebbero passati i più svariati alimenti e che, ciascuno di questi, mi avrebbe conquistato. E sapevo che, alla fine, avrei ceduto anche alle patate. Solo una cosa non avevo previsto: che proprio le patate sarebbero state tra le prime ad essere sperimentate ^_^
Il primo esperimento l'ho eseguito utilizzando le patate crude. L'essiccatore permette di essere utilizzato seguendo un programma crudista, che non prevede una temperatura superiore ai 42°. Ci ho provato. No, abbandono l'idea crudista sulle patate. Il loro sapore forte non mi conquista affatto. Ci riprovo: faccio sbollentare le patate, poi le passo sull'essiccatore, poi le aromatizzo. Decisamente d'impatto e molto sfiziose, ma gli aromi scivolano via facilmente. Con il terzo tentativo ho fatto centro. Ho affettato molto finemente le patate, le ho bollite velocemente con gli aromi e poi le ho essiccate. Che dire??!! Uno spasso ^_^
E con il brodo ottenuto..... una zuppetta niente male. Perché in cucina ci sono sempre infinite risorse da sfruttare!!

Ingredienti

2 patate rosse
2 rametti di rosmarino
1/2 spicchio d'aglio
sale grosso
noce moscata
paprika dolce

Pelate le patate e affettatele, con una mandolina, in fettine molto sottili. Lasciatele in ammollo, cambiando acqua un paio di volte, in modo che perdano il loro amido.
Nel frattempo lavate i rametti di rosmarino, Asciugateli, sfogliateli e tritateli, insieme all'aglio pulito. Aggiungete la noce moscata e la paprika secondo il vostro gusto (oppure utilizzate spezie diverse) e mescolate bene.
Mettete sul fuoco un pentolino con circa un litro di acqua. Aggiungete una piccolissima manciata di sale grosso e il trito di erbe e spezie. Portate ad ebollizione, quindi immergetevi le sfoglie di patata. Se fosse necessario cuocetele in due volte.
Lasciatele sbollentare per un paio di minuti, non di più. Più tempo le farebbe disfare. Prelevatele, quindi, con una schiumarola e sistematele su un canovaccio pulito, stendendole bene. Lasciatele asciugare.
A questo punto sistemate le sfoglie sui ripiani dell'essiccatore. Accendetelo alla temperatura di 42° e lasciatelo in azione per circa 4 ore. Controllate che siano ben asciutte e secche. Sarà facile che qualche fettina raggiunga prima la consistenza perfetta, e qualcuna dopo. Man mano togliete quelle pronte e lasciate terminare la preparazione delle altre. In totale, comunque, non ci dovremìbbero volere più di 4 ore. A questo punto potreste già essere soddisfatti. Io, però, non mi sono fermata qui.
Per rendere più sfiziose le mie chips le ho passate, per un paio di minuti, sotto il grill. In questo modo le ho fatte dorare e le ho rese ancora più croccanti.
E' un passaggio che vi consiglio vivamente. Vi permetterà di ottenere delle chips molto simili alle patatine, ma senza un solo filo di olio.
Per chi non avesse l'essiccatore, la stessa preparazione potrebbe essere effettuata in forno, ad una temperatura di 50°, con lo sportello leggermente socchiuso, in modo che il capore esca e non faccia ammorbidire le patate. Certo, però, sarebbe una scelta alquanto dispendiosa ^_^

Adatte da servire come aperitivo, da accompagnare a salsine (sempre fatte in casa, mi raccomando e sempre con un occhio di riguardo alla salute ^_^), sono sfiziose e perfette anche per uno spuntino spezza fame. Si conserveranno molto bene, mantenendo la loro perfetta croccantezza, chiuse in un barattolo di vetro.
Ah!! Non di poca importanza: dal momento che le patate, prima della cottura, hanno rilasciato una buona parte di amido e che il brodo di cottura rimarrà perfettamente aromatizzato, perché non approfittarne per fare una bella zuppa? Io l'ho preparata con germogli di soia e alga wakame. E l'ho gustata fino all'ultima goccia!! ^_^

abc

Fagottini di melanzana con crema di feta e germogli croccanti: l’esigenza che dà spazio alla fantasia

A volte penso 'ma quante interpretazioni potrò mai dare ad una melanzana?', e dico 'melanzana' intendendo gli ortaggi in generale. Perché, fondamentalemente,il sapore è quello e la tipologia di cottura.... beh, non può variare così tanto. La frulli, la grigli, la friggi, la cuoci al vapore, la tagli a dadini, a fettine, a bastoncini, ma.... più di questo, cosa si potrebbe???? Poi, però, mi misuro sempre con idee nuove e.... non c'è mai fine alle sorprese!
Questa volta tutto è partito dall'idea di fare un panzerotto, utilizzando delle lunghe fette di melanzana come involucro. Mi piace molto accostare consistenze diverse dello stesso ingrediente nella medesima pietanza, per cui ho ottimizzato al meglio la materia prima. Il personale tocco croccante, nota sfiziosa che non può mai mancare, è nascosta nel cuore e, proprio al cuore, arriva diretto il sapore travolgente.
Curiosa di scoprire a quale risultato sarebbe potuta arrivare questa nuova bizzarra esperienza, ho sorriso, soddisfatta, fin dal primo boccone.
Questo è un periodo in cui la verdura predomina la scena, nella mia alimentazione. Non mi manca un piatto di pasta, o una fettina di carne. Sento un richiamo forte verso ortaggi di ogni genere e spesso mi lascio conquistare da sapori nuovi. E l'assaggio non mi delude mai!!!

Ingredienti

1 melanzana striata
100 g di germogli di soia
50 g di feta light
10 g di semi di sesamo
15 foglioline di menta fresca
1 cucchiaio di farina di riso
sale
olio evo
noce moscata
1 albume d'uovo
pangrattato di riso

Lavate la melanzana e asciugatela. Tagliatela per il lungo e cuocetene una metà a vapore, fino a quando sarà morbida. Volendo potrete cuocerla al forno, ma per ottimizzare le risorse a vapore andrà benissino!!
Tagliate la seconda metà a fettine, nel senso della lunghezza, e mettetele sotto sale, schiacciate, in modo da far perdere il liquido di vegetazione che le rende amarognole. Lasciatele per almeno un'oretta (sarebbe meglio lasciarle molto di più, ma questo tempo sarà sufficiente).

In una ciotola sbriciolate la feta e unitevi i semi di sesamo. Tritate la polpa della melanzana cotta al vapore con le foglioline di menta, precedentemente lavate e asciugate. Aggiungete tutto alla feta, insieme alla noce moscata e mescolate tutto, schiacciando bene con una forchetta. Quando avrete ottenuto una crema omogenea, lasciatela riposare, in modo che i sapori si armonizzino alla perfezione. Occupatevi, a questo punto, dei germogli.
Portate ad ebollizione abbondante acqua salata e immergetevi, quindi, i germogli sciacquati. Lasciateli ammorbidire per un paio di minuti, quindi scolateli e lasciateli asciugare su un canovaccio pulito.
Scaldate un paio di cucchiai di olio evo in una padella.
Infainate velocemente i germogli di soia nella farina di riso e sistemateli in padella. Fateli saltare subito, in modo che vengano intrisi uniformemente di olio. Questo vi permetterà di ottenere un risultato croccante, senza ricorrere ad una vera frittura.
Salateli a piacere e fateli cuocere a fiamma piuttosto viva, smuovendoli spesso, fino a quando saranno belli croccanti.
   Nel frattempo sciacquate le fettine di melanzana e tamponatele in modo da asciugarle al meglio. Grigliatele in modo da renderle ben colorite e sistematele su un ripiano.
Adagiate su ciascuna fettina un cucchiaino di crema di feta alla menta, poi una forchettata di germogli si soia. A questo punto chiudete i fagottini, ripiegando prima i lati nl senso della lunghezza.
Immergete velocemente i fagottini nell'albume appena sbattuto, poi impanateli nel pangrattato di riso.
Lasciateli riposare per una decina di minuti, quindi cuoceteli in una padella, con un cucchiaio di olio evo.
Lasciateli cuocere per qualche minuto per lato, a fiamma viva.
Girateli delicatamente e, quando saranno ben dorati, toglieteli dal fuoco e impiattateli.

Se voleste renderli più sfiziosi spolverizzateli con dei semi di sesamo. Assaporateli quando saranno caldi: in questo modo manterranno fragranza e avvolgenza e vi sapranno conquistare in un incontro insolito di sapori e di consistenze.

Io non rimpiango la tradizione ^_^
L'innovazione di sapori mi conquista, ogni assaggio sempre di più!!!


abc

Crocchette di patate al pistacchio e rosmarino: la scelta che conquista fino all’ultima briciola

Me ne rendo conto continuamente, ad ogni scelta di "piatto": le patate rosse di papà stanno dominando sempre più la scena culinaria di casa mia. Studio, immagino, pianifico, organizzo..... ma davanti ad una proposta di questo tipo non ci sono compromessi: si fa, si mangia e se ne gode alla grande.
Superata la fase 'però tutto questo amido....' le crocchette di patate sono la scelta vincente di quelle volte in cui ho voglia di mangiare sporcandomi le mani. Allora questa polpa morbida è un invito ad utilizzare colori e sapori sempre nuovi, come fosse la mia tela bianca, come solleticasse la mia fantasia. Confesso che, fra le tante, questa è la versione che preferisco. Il rosmarino fresco dà un aroma delicato, ma deciso, e il pistacchio..... cos'altro aggiungere ancora in merito a questo deliziosissima pepita d'oro? Il pangrattato di riso è sempre l'unica scelta della mia dispensa e rende questa sfiziosità ideale anche per chi non tollera il glutine e l'assenza dell'uovo trasforma la crocchetta in un piatto irrinunciabile anche per chi vive veg. Ovviamente, per una salutista come me, la scelta della cottura è la ciliegina sulla torta. Con il tempo sto affinando la pratica, con risultati sempre migliori ^_^

Ingredienti

125 g di patate (peso da patate bollite)
10 g pistacchi
2 rametti di rosmarino
10 g burro salato di arachidi
pangrattato di riso
sale
olio evo

Sbucciate le patate e tagliatele a tocchetti. Fatele bollire in acqua salata, fino a quando saranno morbide. A questo punto scolatele e trasferitele in una ciotola capiente.
Tagliuzzate le foglioline del rosmarino e pestate i pistacchi in un mortaio, in modo da lasciarli piuttosto spessi. Versate tutto nella ciotola, insieme alle patate, e unitevi anche il burro di arachidi salato.
Con una forchetta impastate tutto, schiacciando le patate. Quando sarà tutto ben amalgamato, lasciate riposare per circa mezz'ora.
A questo punto riprendete l'impasto e formate delle piccole polpettine, con le mani.
Versate su un foglio di carta assorbente il pangrattato di riso e rotolateci sopra le polpettine, dando loro la forma della crocchetta. Lasciatele riposare ancora una decina di minuti: in questo modo la panatura acquisirà compattezza e faciliterà la cottura.
Scaldate un cucchiaio di olio evo e, quando sarà molto caldo, trasferite le crocchette in modo che tutta la superficie venga intrisa di olio.
Procedete con la cottura a fiamma viva, smuovendo spesso la padella, fino a quando saranno belle dorate e croccanti. Quindi trasferitele in un piatto e servitele.
Io le ho presentate con delle sfoglie di zucchina essiccata, condite con una crema di rucola. Un contorno avvolgente e perfettamente legato ai sapori della crocchetta.

Un piatto che non richiede altri commenti: un invito ad assaporarlo fino all'ultima briciola!!

abc

Torta nocciolata al cioccolato con pere e pistacchi: la ricchezza che risiede nei piccoli dettagli

Parliamo di evento? Di grande evento? Di occasione? Di occasione speciale? Beh, se mi ha portato a creare una torta, come generalmente NON faccio, a prescindere da cosa sia.... è importante.
Qualche giorno fa avevo lanciato, a mo' di scherzo che qualcuno ha colto e assecondato, una sfida. Un contest non contest, in cui chiedevo, per il mio compleanno, di propormi la vostra torta. Di portarla, di spedirla, insomma.... di dedicarmela. Beh, confesso che l'affetto che ho ricevuto, in questa occasione, e che sto ricevendo è indescrivibile. Ho conosciuto, con voi, persone tanto meravigliose da non poter spiegare. Persone, voi, che ringrazio con tutto l'affetto possibile. Che sento scaldarmi dentro. Per ogni parola, per ogni gesto, per una torta, per un pensiero, per quel video registrato per me, per.... una presenza importante.
Ma come avrei potuto chiedervi tanto senza cogliere, io stessa, l'occasione di preparare la mia versione, quella che potesse rappresentarmi e conquistarmi? In occasione dell'incontro con la dolcissima Marzia, il giorno in cui lei mi portò la sua torta specialissima, con il suo "tanti auguri Erica", mi lasciai affascinare dal contesto: il Cake Design Festival che si è tenuo allo Sheraton di Malpensa. Tornai a casa con un paio di immancabili nuovi acquisti. Ne ho utilizzato una parte per creare questa tortina. Piccola, solo per me, ma davvero speciale. Ci sono i miei ingredienti preferiti, c'è la mia consapevolezza, c'è un percorso di conoscenza e di vita, c'è la voglia di volermi bene. E di condividerla con voi.

Ingredienti

Per la base di cioccolato
100 g di Okara di nocciole
100 g di malto di riso bio
150 g di cioccolato fondente al 72%
150 g di latte di nocciola
125 g di farina Petra 5
8 g di cremor tartaro
1/2 cucchiaino di aceto di mele
35 g di olio di semi di soia
1 pizzico di sale

Per la farcitura
100 ml di crema al pistacchio
pera essiccata in fettine
10 g di pistacchi

Mettete l'Okara di nocciole in un boccale (l'Okara è ciò che rimane della nocciola, nella preparazione del latte. In assenza di questo, tritate finemente 200 g di nocciole, ma diminuite l'olio a 20 g).
Unite il malto di riso e lavorate, fino ad ottener euna crema densa e morbida. Aggiungete 100 g di cioccolato fondente e tritate tutto. A parte, fate sciogliere i rimanenti 50 g di cioccolato e lasciate raffreddare.
Mischiate il cremor tartaro alla farina e tenete da parte. Accendete il forno a 180° e rivestite una teglia con carta forno. Io ho utilizzato una teglia rettangolare da 30 cm x 20 cm.
Versate, poco alla volta, il latte di nocciola tiepido nel composto di nocciole e cioccolato. Unitevi, quindi, la farina, un cucchiaio dopo l'altro, l'aceto di mele e il sale. Per ultimo versate il cioccolato fuso e mescolate fino ad ottenere un impasto uniforme.
Versatelo nella teglia e livellatelo con un tarocco. Non avrete una crema sufficientemente liquida che possa distribuirsi da sola, per cui abbiate pazienza e curate questo passaggio.
Infornate, lasciando sul fondo una ciotola con dell'acqua. Fate cuocere per 30 minuti. Controllate con la punta di un coltello che sia pronta, quindi sfornate. Trasferite la torta su una gratella e lasciatela raffreddare.
Una volta fredda, tagliatela secondo lo stampo scelto, 2 pezzi per ciascuna dimensione di strato.
Procedete ora alla composizione. Unite i due strati della stessa dimensione con la crema di pistacchio. Sovrapponeteli tra loro, insieme alle altre, utilizzando sempre la crema di pistacchio.
Tagliate, ora, le fette di pera a metà. Sistemate ogni parte su un lato di ciascun livello di torta, poi una parte come base, sul fondo.
Terminate spolverando con la granella di pistacchi, ottenuta pestandoli in un mortaio, grossolanamente.
Riponetela in frigorifero e lasciate che riposi per almeno un paio di ore.

Nel frattempo deliziatevi con i ritagli della base: vi garantisco che sarà difficile fermarsi!!!! Non vi sembrerà di assaporare una torta "senza". Senza, uova, senza latte vaccino, senza burro, senza zucchero. Gli scettici si ricrederanno e i convinti..... sorrideranno!




Perché, di fronte a tanta sana e consapevole bontà, non si può che compiacersi!!












Un ringraziamento particolare va a Marzia per la sua torta crudista e a mio fratello, per la sua mitica Sacher vegana. Siete unici!!!!

abc

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